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Introduzione
Ho deciso di trattare e analizzare la situazione e il sistema di protezione dei minori in
Brasile in seguito ad un’esperienza di stage che mi è stata recentemente offerta.
Dopo aver visto, in diverse occasioni, le condizioni di vita di alcuni minori nella città
di Salvador a Bahia e in una regione dell’entroterra nello Stato di Minas Gerais ho voluto
approfondire a livello teorico ciò che in Brasile viene fatto per i minori, ciò che fanno i
professionisti del sociale che si interessino di cooperazione e di adozione internazionale e
ciò che si potrebbe fare in futuro per migliorare ulteriormente le cose.
Il mio lavoro parte, al capitolo 1, da una breve presentazione del territorio e della
storia del Brasile in modo da contestualizzare il paese di cui andrò a parlare e i dati che ho
riunito.
Al capitolo 2 presento la situazione dei minori in Brasile, presentando dati e
statistiche raccolti da grandi centri di ricerca nazionali brasiliani, vengono trattate la
mortalità infantile, la situazione sanitaria dei bambini e i tassi d’istruzione. Parlo anche di
situazioni specifiche come il lavoro minorile, lo sfruttamento sessuale, le violenze di vario
genere che subiscono i minori, l’abbandono e i bambini e gli adolescenti che soffrono di
patologie gravi come l’HIV e la disabilità.
Nel terzo capitolo descrivo il sistema di assistenza sociale e la normativa che lo
regola, concentrandomi su quegli attori sociali che forniscono servizi ed interventi per i
minori e le loro famiglie problematiche.
Nel quarto capitolo tratto le situazioni specifiche che portano all’allontanamento del
minore dalla famiglia, la conseguente destituzione della potestà genitoriale e l’affidamento
del minore ad un’altra famiglia o la messa in istituto e/o l’inserimento del minore nella lista
per l’adozione.
Nel quinto capitolo parlo di ciò che l’Italia ha fatto e sta facendo per il Brasile
attraverso i programmi di cooperazione, nel caso specifico, espongo tutti i progetti
realizzati e seguiti da AiBi, un Ente autorizzato per le adozioni ma anche una ONG
(Organizzazione Non Governativa) che si occupa di cooperazione e di sostegno a distanza,
molto attiva in alcune zone del Brasile. Tratto di ciò che ha fatto AiBi perché rappresenta
perfettamente il nuovo orientamento che si sta seguendo per quanto riguarda la
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cooperazione: cercare di dar vita a progetti che in futuro possano essere affidati
interamente a partner locali, in modo che non ci sia più bisogno dell’intervento di altri ma
che il Brasile possa occuparsi e risolvere da sé i problemi sociali, e non, che lo affliggono.
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Capitolo 1: Breve contesto storico e geografico del Brasile
1.1. Territorio e popolazione
Il Brasile è il quinto paese più grande del mondo, è situato nell’America meridionale,
è bagnato a est dall’Oceano Atlantico e confina con tutti i paesi del continente ad eccezione
di Cile ed Ecuador.
Ha una popolazione stimata di circa 190 milioni di abitanti, ed è quindi il paese più
popoloso dell’America latina.
La sua capitale è Brasilia, le altre città più importanti o molto note e conosciute sono:
San Paolo, Rio de Janeiro, Salvador, Belo Horizonte, Fortaleza.
Dal 1988 il Brasile è una Repubblica Federale di tipo presidenziale e comprende
ventisei stati e un distretto federale.
Da un punto di vista geografico il paese è inoltre diviso in 5 grandi regioni
geografiche, queste sono usate talvolta anche per fini statistici e non hanno dunque
rilevanza da un punto di vista amministrativo; gli stati invece sono così distribuiti:
il Nord o Amazzonia (Região Norte): Acre, Amapá, Amazonas, Pará, Rondônia,
Roraima, Tocantins il Nord-Est (Região Nordeste): Alagoas, Bahia, Ceará,
Maranhão, Paraíba, Pernambuco, Piauí, Rio Grande do Norte, Sergipe
il Sud-Est (Região Sudeste): Espírito Santo, Minas Gerais, Rio de Janeiro, São
Paulo
il Sud (Região Sul): Paraná, Santa Catarina, Rio Grande do Sul
il Centro-Ovest (Região Centro-Oeste): Goiás, Mato Grosso, Mato Grosso do Sul,
Distrito Federal do Brasil
Dal punto di vista della struttura etnica, la popolazione brasiliana è in larga
prevalenza bianca (circa il 54%) e meticcia (quasi il 40%), mentre la componente di antica
origine africana (discendente dai circa 7 milioni di schiavi importati fino al 1850)
costituisce il 6% e i residui Amerindi sono meno dell’1%. La popolazione di origine
europea ha provenienze molto variegate, per effetto della lunga fase immigratoria, oggi
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quasi esaurita: prevale ovviamente l’origine portoghese, ma molto numerose sono le
comunità di origine italiana (23-25 milioni), tedesca, spagnola, polacca; anche provenienze
extraeuropee sono ben rappresentate: in particolare, notevoli le presenze arabe (soprattutto
da Libano, Siria, Egitto: i Brasiliani di ascendenza araba sono circa 15 milioni) e
giapponesi (2 milioni, la più numerosa comunità giapponese all’estero).
Lingua ufficiale è il portoghese, con varianti fonetiche e morfosintattiche e
particolarità lessicali, per cui si tende a distinguere la varietà brasiliana dal portoghese
europeo. Religione dominante è la cattolica (quella brasiliana è la comunità nazionale
cattolica più numerosa del mondo), con minoranze (6%) protestanti; fenomeno
particolarmente vistoso è la diffusione di culti sincretici (candomblé, macumba ecc.), che
hanno largo seguito soprattutto tra la popolazione urbana dei ceti più sfavoriti.
Storicamente il Brasile, in origine occupato dagli indios, fu terra di colonizzazione
portoghese sin dal 1500 e venne utilizzato da questi principalmente come base per
sviluppare il commercio con le Indie. Successivamente venne utilizzato dai coloni
portoghesi come terra ideale per la coltivazione della canna da zucchero, dove gli indios
venivano utilizzati come schiavi per il lavoro nei campi. Nel XVII secolo furono
rimpiazzati dagli schiavi africani, poiché questi erano meno esposti alle malattie europee;
questi schiavi vennero anche impiegati nelle miniere per l’estrazione dell’oro.
La coltivazione della canna da zucchero fu poi sostituita dalla produzione di caffè e
le fazendas, con l’abolizione della schiavitù nel 1888, divennero meta degli immigranti
europei in cerca di lavoro. Da ciò possiamo desumere alcune delle cause della presenza di
una società multiculturale in Brasile.
1.2. Storia
Prima colonia portoghese e, in seguito alla separazione dal Portogallo, monarchia
costituzionale, nel 1889 con un colpo di Stato militare il Brasile divenne uno stato laico e
federale con istituzioni analoghe a quelle degli USA. I decenni successivi videro
un’accelerazione dell’immigrazione dall’Europa, che fornì un’ampia offerta di mano
d’opera, consentendo di superare i problemi derivanti dall’abolizione della schiavitù (come
detto precedentemente) e un’ulteriore espansione delle colture agricole di piantagione, in
particolare di quella del caffè, divenuto il principale prodotto di esportazione.
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Dopo aver partecipato all’ultima fase della Prima Guerra Mondiale (1917-18) a
fianco dell’Intesa, il B. fu scosso, negli anni 1920, da forti tensioni sociali, che sfociarono
nel colpo di Stato che portò al potere G.D.Vargas (1930). Egli, dopo aver preso il potere,
varò una Costituzione nettamente autoritaria e fece sciogliere tutti i partiti politici (1937)
riuscendo a mantenere la presidenza della Repubblica fino al 1945. Nel corso del proprio
governo attuò politiche economiche e sociali di stampo corporativista e centrate sulla
promozione dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione del paese. Tali sviluppi furono
accentuati dalla Seconda guerra mondiale, cui il B. partecipò dal 1942 a fianco degli
Alleati: ne furono favorite le esportazioni sui mercati internazionali, in particolare
americani, stimolata la crescita produttiva e rafforzati i legami con gli USA. Nel 1945 la
pressione per il ripristino di una formale democrazia rappresentativa si espresse nel
pronunciamento militare che costrinse Vargas alle dimissioni.
Dimessosi Vargas, furono eletti, con la partecipazione di vari partiti, un nuovo
presidente della Repubblica (il generale E. G. Dutra) e un’Assemblea costituente.
Nonostante l’avvento di un relativo pluralismo politico (il partito comunista, legalizzato nel
1945, dopo oltre vent’anni di clandestinità, fu comunque rimesso fuorilegge nel 1947), il
nuovo regime rimase essenzialmente espressione dell’oligarchia tradizionale e della nuova
classe media urbana, mentre l’esclusione dal suffragio degli analfabeti manteneva la
maggioranza della popolazione, soprattutto nelle campagne, al di fuori della vita politica e i
partiti restavano in gran parte legati a interessi e a gruppi dirigenti locali. I principali fra
questi si alternarono alla guida del governo tra il 1945 e il 1964.
Nel 1964 fu instaurata una dittatura militare favorita dalla diffusione del terrore
legato alla vittoria di Fidel Castro a Cuba; tale regime durò fino al 1985, quando il potere
venne ceduto dai militari a un governo di civili e i brasiliani ebbero per la prima volta la
possibilità di eleggere il Presidente con libere elezioni popolari nel 1989.
Da allora fino ad oggi si sono susseguiti, nel ruolo di Presidente della Repubblica,
vari politici di vari partiti.
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Enciclopedia Treccani, 2008, Brasile, pag. 367
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Capitolo 2: Quadro sulla condizione dei minori in Brasile
2.1. Dati generali sui minori e sulle loro condizioni in Brasile
Il censimento dell’ IBGE (Istituto Brasileiro de Geografia e Estatistica) del 2000 ha
contato, in tutto il Brasile, la presenza di 61 milioni di bambini e adolescenti. Di questi 61
milioni il 23,1% sono di età compresa fra gli 0 e i 6 anni, il 27,2% ha tra i 7 e i 14 anni e il
10,7% ha tra i 15 e i 17 anni. Sono riscontrabili notevoli differenze regionali, etniche e
sociali, infatti, della totalità dei minori: 29 milioni hanno la pelle scura o mulatta, 287 mila
sono discendenti indios, 181 mila sono di origine asiatica e 31 milioni sono bianchi.
La maggiore concentrazione di bambini e adolescenti è situata nelle regioni più
povere e presso gruppi di popolazione meno istruiti e i cui componenti percepiscono un
reddito minore rispetto alla media nazionale, dato che il 45% di essi vive in famiglie che
hanno un reddito pro capite di circa mezzo salario minimo. Inoltre, tra i bambini e gli
adolescenti neri e indigeni, la percentuale di povertà è ancora maggiore, rispettivamente del
58% e del 71%.
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In relazione alle condizioni abitative, l’accesso all’acqua potabile e alle fognature
non è ancora universale. In media l’89,6% di residenti nelle abitazioni urbane brasiliane
hanno accesso all’acqua corrente, la media dei bambini e degli adolescenti che hanno tale
accesso scende all’82,7%. Tali percentuali si differenziano da regione a regione e scendono
ulteriormente quando si tratta di minori che abitano nelle regioni rurali e che fanno parte
dei gruppi etnici neri e indigeni.
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Tra i vari dati sulla salute dei bambini e degli adolescenti, uno dei più significativi è
legato alla mortalità infantile, che nonostante un calo registrato negli ultimi anni, continua
ad essere molto alta. Tra le cause principali di morte vi sono le malattie infettive e quelle
respiratorie, direttamente connesse alle condizioni di vita generali, ma anche agli anni di
studio della madre, in quanto, grazie ad una maggiore istruzione e maggiori informazioni
in loro possesso, le madri possono monitorare meglio la salute dei propri figli.
E’ importante sottolineare che il 64% delle morti infantili in Brasile si verificano nel
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UNICEF . Relatório da Situação da Infância e Adolescência Brasileiras, (p. 56-60). Brasília, 2003.
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UNICEF . Relatório da Situação da Infância e Adolescência Brasileiras, (p. 60-65). Brasília, 2003.
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primo mese di vita, il 55% di esse inoltre si verifica nell’arco della prima settimana. La
presenza di questo tipo di morti è strettamente influenzata dalla qualità delle cure parentali
al momento del parto e subito dopo esso.
Il tasso di mortalità infantile è un indicatore sensibile da cui si possono trarre
informazioni sulle condizioni sociali in cui vivono i bambini, gli adolescenti e le loro
famiglie. Le grandi differenze riscontrabili in alcune regioni (sempre rurali) rispetto alla
media nazionale, mostrano la gravità di talune situazioni e la necessità di ampliare e
promuovere la qualità dei servizi all’interno di esse.
I dati sulla malnutrizione infantile in Brasile del 1996 (anno di ultima indagine
sistematica sull’argomento), hanno mostrato che il 5,7% dei bambini era sottopeso rispetto
alla propria età, il 10,5% soffriva di malnutrizione cronica e il 2,3% soffriva di
malnutrizione acuta.
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Gli studi condotti dall’MDS e dall’IPEA mostrano che i tassi di
malnutrizione sono diminuiti sistematicamente nelle aree dove sono stati attivati degli
interventi (principalmente aree urbane). Rimangono ancora a rischio malnutrizione i
bambini le cui famiglie sono povere e abitano in aree rurali o presso le comunità indigene.
Nel 2004, il 13,4% dei bambini tra gli 0 e i 3 anni e il 70,5% dei bambini tra i 4 e i 6
anni ha frequentato l’asilo o la scuola primaria. L’espansione del servizio scolastico e la
promozione della “Politica Nazionale di Educazione Infantile”, promossa nel 2005, ha
certamente contribuito alla crescita dell’accesso all’istruzione della prima infanzia.
Tuttavia, se si va ad osservare e comparare le famiglie dei minori in base alla fascia di
reddito, si riscontrano notevoli differenze. Come è ovvio, tra i bambini che provengono da
famiglie con un reddito maggiore rispetto alla media nazionale, si riscontrano tassi
maggiori di scolarizzazione e per un numero superiore di anni.
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Superata la scuola infantile e primaria, i tassi d’istruzione calano, aumenta il numero
di coloro che ripetono gli anni scolastici e di coloro che abbandonano definitivamente gli
studi. Sono da segnalare, inoltre, i tassi di analfabetismo. Nella popolazione oltre i 15 anni
di età esso è dell’11,4% e quasi un terzo della popolazione adulta può essere considerato
analfabeta funzionale.
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Una delle grandi sfide educative, a livello nazionale, è quella di
promuovere la parità delle condizioni di accesso e di permanenza nella scuola previste
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UNICEF . Situaçao da Criança Brasileira- 2006. Crianças de atè 06 anos, o direito a sobrevivencia e ao
desenvolvimento, Brasilia, 2005, pag.41
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Presidência Da República. Secretaria Especial dos Direitos Humanos. Subsecretaria de Promoção dos Direitos da Criança edo
Adolescente. Relatório Anual de Acompanhamento (Jan – Dez/2005) do Plano Presidente Amigo da Criança e doAdolescente
2004/2007.
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IBGE. Pesquisa Nacional por Amostra Domiciliar. 2004.