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Introduzione
L’invecchiamento demografico, a cui sta andando incontro la gran parte della
popolazione mondiale, ha generato forti divergenze tra la popolazione ultra 65enne e
i quindicenni. Di conseguenza sono ormai numerosi i paesi europei il cui indice di
vecchiaia presenta valori superiori ben oltre la media europea (108,6 %).
Questo rapido invecchiamento della popolazione ha consentito a una parte degli
individui di vivere un “invecchiamento di successo”, ma ha determinato
contemporaneamente la crescita del numero di anziani fragili o che vivono un
“invecchiamento con disabilità”.
Di conseguenza, ci sono molti più anziani non autonomi, e questo determina
maggiori costi sanitari, ma soprattutto, un aumento del numero di persone trasferite in
strutture protette.
Questi avvenimenti hanno generato una maggiore attenzione nei confronti del mondo
della terza età, portando alla nascita di politiche e strategie operative volte a
promuovere un invecchiamento attivo e quindi, un invecchiamento di successo.
Una di queste strategie trova applicazione nel campo della tecnologia, e più nello
specifico nel campo della domotica.
Il significato più immediato di domotica è quello di “casa automatizzata” o
“intelligente”. Nello specifico, indica la disciplina che si occupa di integrare gli
impianti che si trovano all’interno di un edificio per migliorarne le funzionalità e
rispondendo così alle sempre maggiori esigenze di comfort, sicurezza, risparmio
energetico e comodità.
Proprio in termini di funzionalità, negli ultimi anni questa disciplina ha ampliato i
suoi confini trovando applicazione nel soddisfare le esigenze dei cosiddetti “utenti
deboli”, in altre parole anziani e disabili.
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Questo avviene attraverso la domotica assistenziale, un ramo della domotica nata per
rispondere all’esigenza di creare degli spazi di vita autonoma a persone anziane e
disabili, riducendo, così, il numero degli ingressi nelle strutture protette. Questa
disciplina si rivolge a quelle categorie di persone che richiedono particolari attenzioni
ed assistenza, e garantisce loro la creazione di un domicilio protetto attraverso
l’utilizzo di tecnologie che contribuiscono a rendere possibile la fruibilità
dell’ambiente domestico, estendendo le abilità della persona e quindi favorendo il
mantenimento dell’autonomia.
Fino ad oggi, la gran parte delle strategie operative realizzate nel campo della
domotica assistenziale erano rivolte al monitoraggio dei parametri vitali.
D’accordo con le linee guida dell’OMS circa l’importanza del movimento ai fini del
buon mantenimento delle capacità motorie dell’anziano e dell’autonomia, questa tesi
sottolinea l’importanza del monitoraggio a distanza delle capacità motorie volto non
solo al rilevamento del livello delle capacità funzionali dell’anziano, ma soprattutto,
da un punto di vista preventivo, al rilevamento di quelle situazioni e al monitoraggio
degli utenti definiti “a rischio”, ai quali proporre un percorso di attività motoria che
favorirà il mantenimento delle capacità motorie, la prevenzione di eventi negativi - in
grado di determinare fragilità o disabilità- e il mantenimento dell’autonomia.
Questa tesi si pone l’obiettivo di studiare la relazione tra invecchiamento, capacità
motorie e domotica e di come la tecnologia può essere utile agli anziani in termini di
autonomia e qualità della vita.
A tal proposito, viene innanzitutto effettuata un’analisi dei diversi aspetti e delle
caratteristiche -da un punto di vista biologico, patologico, psico-sociale e
demografico - dell’età anziana.
In una seconda parte vengono prese in considerazione tutti i diversi ambiti che,
secondo l’OMS, rappresentano la base per un invecchiamento attivo: il monitoraggio
delle capacità, la valutazione funzionale, la prevenzione, il mantenimento
dell’autonomia, l’attività motoria.
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Prosegue poi attraverso lo studio del concetto di domotica e la definizione di
domotica assistenziale. Quest’ultima sarà poi approfondita con una rassegna dei vari
studi presenti in letteratura e la ricerca di progetti che prevedono la realizzazione di
case e dispositivi domotici rivolti agli “utenti deboli”.
La ricerca prosegue con la definizione di “monitoraggio a distanza delle capacità” e si
occupa, con una rassegna della letteratura, di cercare studi, progetti e dispositivi
rivolti, appunto, al monitoraggio a distanza delle capacità motorie dell’anziano.
La parte finale della tesi sarà rivolta a concepire una nuova idea progettuale, che avrà
lo scopo di proporre una strategia per il monitoraggio e per la valutazione funzionale
del soggetto anziano residente presso il proprio “domicilio protetto”.
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Capitolo 1
Aspetti e analisi dell’invecchiamento
1.1 L’invecchiamento
Considerando l’approccio medico, psicologico e sociale, l’invecchiamento può essere
inteso come “un graduale deterioramento dell’organismo imputabile a irreversibili
cambiamenti in senso peggiorativo delle strutture e delle funzioni, che si verificano
con il passare del tempo a livello di cellule, di organi e di sistemi, con conseguente
diminuzione della capacità di mantenere l’omeostasi e di fare fronte ai fattori
ambientali” [Saccomani R, 2006].
Questo declino può essere influenzato da dinamiche biologiche, psicologiche, socio-
culturali etc. interconnesse tra loro, e che possono agire in situazioni di
“invecchiamento normale” o di “invecchiamento patologico”.
Per questo motivo, l'invecchiamento può essere considerato un processo
multifattoriale, prodotto dell'interazione tra fattori genetici, ambientali e stile di vita.
A livello biologico e morfologico avvengono cambiamenti in organi di fondamentale
importanza: [Saccomani R, 2006]
□ Apparato muscolare: le modificazioni a livello di questo apparato si
manifestano principalmente dopo i 45-50 anni. In questo periodo, infatti, si
verifica una riduzione della massa muscolare, dovuta a una diminuzione del
numero e delle dimensioni delle fibre muscolari (soprattutto quelle a
contrazione rapida, di tipo II) e una riduzione del tessuto elastico. Inoltre si
manifesta un aumento del tessuto collageno, un aumento della componente
grassa e una diminuzione del ventre muscolare generando, di conseguenza, il
declino della capacità di forza, la riduzione dell’attività contrattile del muscolo
e della sua velocità. Inoltre, la resistenza diminuisce in quanto i muscoli
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perdono progressivamente potenza e capacità lavorativa; i processi di restauro
sono più lenti e la coordinazione dei movimenti risulta ridotta.
□ Apparato osteo-articolare: il tessuto osseo va incontro a modificazioni che
interessano la consistenza, l’elasticità, la funzione e la permeabilità dell’osso
stesso. In particolare si osservano una riduzione nel numero delle cellule
dell’osso e una riduzione dell’intera massa ossea dovuta a una sua
demineralizzazione. A livello articolare, invece, si osserva la degenerazione
della cartilagine articolare la quale si assottiglia e si indebolisce, e la
disgregazione del collagene a livello dei legamenti.
□ Sistema cardiovascolare: i cambiamenti riscontrabili nel sistema circolatorio
possono essere descritti secondo una sequenza che, nei suoi effetti principali,
conduce a un aumento della pressione arteriosa sistolica e a un’insufficienza
degli scambi di ossigeno, nutrienti e metaboliti tra sangue e cellule. Si ha,
inoltre, una ridotta elasticità delle arterie – e quindi un aumento della rigidità- e
un aumento della resistenza vascolare periferica. A livello cardiaco, invece, si
rilevano il manifestarsi di un’ipertrofia ventricolare e una diminuzione
dell’efficienza cardiaca causata dalla diminuzione della forza contrattile del
muscolo cardiaco.
□ Sistema respiratorio: l’invecchiamento comporta una complessiva riduzione
delle capacità respiratorie. Si possono rilevare una progressiva rigidità della
gabbia toracica, il logoramento delle capacità funzionali dei muscoli
respiratori, una ridotta elasticità polmonare e la diminuzione della superficie
respiratoria.
□ Sistema nervoso: a livello del sistema nervoso si osserva una diminuzione nel
numero dei neuroni, la diminuzione del flusso cerebrale e il declino del sistema
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dei neurotrasmettitori. Come conseguenza a questi eventi si osserva, ad
esempio, l’aumento dei tremori, la diminuzione dei tempi di reazione, atrofia
cerebrale, diminuzione della memoria, del coordinamento neuromuscolare e
dell’equilibrio.
Analogamente al decadimento dei principali organi e apparati, l’invecchiamento è in
grado di determinare un conseguente declino delle capacità motorie degli individui.
Nello specifico, si possono osservare l’involuzione della mobilità articolare; nel
campo delle capacità coordinative si osservano carenze soprattutto nelle capacità di
equilibrio e coordinazione; ma principalmente a livello delle capacità motorie
condizionali, si osserva un particolare decremento della capacità di forza, della
resistenza e della velocità (Fig. 1).
Fig.1: Il declino delle capacità motorie condizionali nell’anziano: Forza, resistenza e velocità
Fonte: Federici A., Valentini M., Cardinali C.T, (2000) Sportivamente anziano. Montefeltro, Urbino
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Nell’analizzare i diversi aspetti dell’invecchiamento è importante, però, considerare il
cambiamento dell’immagine e del ruolo dell'anziano nelle diverse fasi storiche, anche
da un punto di vista socioculturale.
Sono, infatti, gli eventi storici, i mutamenti della famiglia (patriarcale/nucleare) e
della società (preindustriale/postindustriale) che hanno condizionato la figura
dell’anziano.
Nella società preindustriale - dove il lavoro agricolo era il perno dell’attività
economica e si basava su mansioni manuali, e la famiglia era di tipo patriarcale -
l’anziano costituiva il detentore e l’asse di trasmissione dei valori tradizionali
fondanti la famiglia e la società e riceveva pertanto grande rispetto e considerazione.
Con la rivoluzione industriale e l’avvento della modernizzazione
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ha avuto inizio un
graduale mutamento nella struttura della società, favorendo così la nascita di una
società postindustriale, caratterizzata da una cultura e un’organizzazione sociale in
cui la produttività e l'attività lavorativa sono elementi fondamentali nella definizione
dell'identità e del ruolo sociale. Questa prospettiva ha favorito, in particolar modo nel
corso del XXI secolo, la nascita di una società globalizzata, in cui è dominante una
mentalità giovanilistica, discriminante nei confronti degli anziani i quali – con
l’avvento del pensionamento e la conseguente perdita dello status sociale - non sono
più ritenuti produttivi ma piuttosto un peso in grado di rallentare lo sviluppo della
società, e un elemento di ingombro e disagio all’interno delle nuove famiglie
nucleari.
Questi diversi mutamenti caratterizzanti l’età anziana e i conseguenti cambiamenti
della vita quotidiana, si ripercuotono, in modo più o meno negativo sulla sfera
psicologica della persona.
Com’è noto, infatti, l’autosufficienza personale si misura non solo in funzione delle
condizioni fisiologiche ma anche di quelle psicologiche. Da un punto di vista
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Modernizzazione: Processo di cambiamento economico e sociale determinato dall'introduzione del modo di
produzione industriale in una società preindustriale.
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psichico, le persone iniziano realmente a invecchiare quando la loro attenzione si
rivolge sempre più al passato rivissuto con crescente nostalgia, mentre il futuro viene
considerato con sentimenti di timore. [Saccomani R., 2006]
Eventi quali il pensionamento, la perdita dello status sociale, la vedovanza; ma anche
l’aumento della soglia di avvertimento dello sforzo, la presenza di patologie o la
diminuzione della velocità dell’esecuzione dei gesti, sono tutti fattori – ma non i soli -
in grado di influire negativamente sullo stato d’animo dell’anziano, sul senso di
gratificazione psicologica e sulla percezione di se stesso. In questo modo si va ad
accrescere sempre più la nascita di sensazioni negative – quali ansia, stress emotivi,
sensazioni di disagio- che possono sfociare in patologie - quali depressione, nevrosi,
fobie, etc, - o determinare un’incapacità di adattamento dell’individuo in grado di
indurre alla comparsa di eventi patologici.
Difatti, queste alterazioni tipiche dell’età geriatrica, influiscono sullo stato funzionale
dell’individuo aumentando così il rischio di malattia: è importante ricordare che il
processo d’invecchiamento, è indipendente dalla malattia, ma risulta spesso associato
a un aumentato rischio di patologia.
Tali modificazioni, effettivamente, sono in grado di determinare una progressiva
perdita dell’omeostasi da parte dell’organismo, per cui, il rischio di sviluppare
patologie diventa sempre più alto. Esistono, a tale proposito, una serie di affezioni e
patologie che risultano essere tipiche nella popolazione anziana: patologie
cardiovascolari, metaboliche, osteoarticolari, neurodegenerative, neoplastiche.
Tra le patologie cardiovascolari di maggiore rilevanza troviamo l’ipertensione
arteriosa, l’ictus e l’ipercolestorolemia.
La definizione di ipertensione arteriosa si basa sulla valutazione dei normali valori in
relazione alle fasce di età. Se in un adulto si può parlare di ipertensione quando il
valore supera i 140/90 mmHg, nell’anziano bisogna tener conto degli effetti
dell’invecchiamento sul sistema cardiovascolare. Infatti, fino ai 50-60 anni, la
pressione arteriosa (sistolica e diastolica) aumenta con l’età, in seguito, fino ai 70
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anni ed oltre, la pressione arteriosa sistolica aumenta ancora, mentre la diastolica
tende a ridursi. Per questo motivo in un anziano si può parlare di ipertensione
arteriosa quando il valore della pressione sanguigna supera i 160/90 mmHg.
Il termine Ictus viene usato per descrivere tutte le manifestazioni morbose che
avvengono in maniera improvvisa, procurando un danno cerebrale che spesso
conduce a morte. Questa situazione può esser dovuta a una riduzione del flusso
sanguigno (ischemia), o per rottura di un vaso sanguigno (emorragia).
L’ictus rappresenta la seconda causa di morte per le persone di età superiore ai 60
anni e nella maggior parte dei casi è attribuibile ad un’ostruzione aterosclerotica dei
vasi cerebrali.
L’ipercolesterolemia, infine, rappresenta un grande fattore di rischio cardiovascolare.
Questa importante patologia, unita a fattori di rischio quali fumo e sedentarietà,
rappresenta essere un fattore predisponente di gravi patologie quali eventi ischemici
cardiovascolari, l‘infarto del miocardio e la mortalità cardiovascolare.
Tra le patologie metaboliche, invece, è importante menzionare il diabete, l’obesità ed
il sovrappeso.
Il diabete nell’età anziana, si riscontra con sempre maggiore frequenza, anche a causa
della maggiore durata della vita media, e presenta una sintomatologia in parte diversa
da quella del diabete del non anziano in quanto spesso è attenuata o asintomatica. È
importante inoltre sottolineare le complicanze che il diabete è in grado di indurre
nell’anziano: tubercolosi, cistiti, aterosclerosi, infarto del miocardio, cirrosi, etc.
L’obesità e il sovrappeso, specie nell’età anziana, rappresentano condizioni associate
a morte prematura e sono ormai universalmente riconosciute come fattori di rischio
per le principali malattie croniche, - quali ipertensione arteriosa, malattie
cardiovascolari, ictus, diabete, alcuni tumori, osteoartriti -, specie se sono poi
affiancate da altri fattori di rischio quali la sedentarietà, il fumo, etc.
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A livello osteoarticolare invece sono frequenti patologie quali osteoporosi,
osteoartriti, artrosi e lombalgia.
L’osteoporosi consiste in una diminuzione della densità dell’osso in seguito ad una
sua demineralizzazione. Può essere definita come una patologia sociale in quanto
colpisce circa un terzo delle donne dopo la menopausa. Oggi rappresenta una delle
cause più frequenti di morbilità, invalidità e mortalità tra la popolazione anziana,
poiché predispone a eventi negativi, quali fratture, che interessano maggiormente le
vertebre e il femore, costringendo così l’individuo a lunghi periodi di immobilità.
L’osteoartrite è una malattia osteoarticolare degenerativa non infiammatoria. La
maggiore incidenza della malattia si verifica negli ultrasessantacinquenni e interessa
prevalentemente le articolazioni che sostengono il peso corporeo (anche e ginocchia).
L’artrosi è una patologia degenerativa delle superfici articolari, ed è fra le malattie
croniche più comuni nella popolazione e la causa di disabilità più frequente
nell’anziano.
La lombalgia è da considerarsi un complesso di sintomi e affezioni varie localizzate
in sede lombare: dolore, tensione muscolare, rigidità. Nell’anziano può manifestarsi
con un dolore acutissimo e persistente, quasi ai limiti della tolleranza. Tutto questo si
deve al crollo di uno o più corpi vertebrali per gravi alterazioni strutturali provocate
dall’osteoporosi. Questa situazione si presenta sopratutto nella donna in prossimità
della menopausa.
È importante, infine, menzionare le patologie neurodegenerative (Parkinson ed
Alzheimer) e le patologie neoplastiche.
La demenza di Alzheimer oggi colpisce circa il 5% delle persone con più di 60 anni.
L’Alzheimer è la forma più comune di demenza senile, uno stato provocato da una
alterazione delle funzioni cerebrali che implica serie difficoltà per il paziente nel
condurre le normali attività quotidiane. La malattia colpisce la memoria e le funzioni
cognitive, si ripercuote sulla capacità di parlare e di pensare ma può causare anche