1. Caldiero, le Terme di Giunone 1.1. Cenni sull'ambiente Il comune di Caldiero si estende su una superficie di 10,42 kmq, quasi
interamente pianeggianti (solo un ottavo della superficie complessiva è collinare) e
presenta un'altitudine di trenta metri sul livello del mare con una punta massima di
ottanta metri nella zona collinare.
Si localizza tra il fiume Adige e le ultime propaggini dei monti lessini, allo
sbocco della verdeggiante valle d'Illasi. Dista tredici chilometri da Verona e confina
con i comuni di Colognola ai Colli a nord-est, Belfiore a est e a sud, Zevio a
sud-ovest, S. Martino Buon Albergo a ovest e Lavagno a nord-ovest. Conta 7.393
abitanti (ISTAT 2010).
Strategicamente rilevante fin dal più lontano passato preistorico per essere
situata nella tradizionale fascia di transito ai piedi dei monti, Caldiero è un nodo di
notevole importanza per tutti i paesi circonvicini per la sua collocazione a cavallo
della strada statale n. 11 (Verona-Vicenza), nonché per la vicinanza alla linea
ferroviaria Milano-Venezia e all'autostrada Serenissima.
Protette a nord e a ovest dalle ultime collinette lessiniche del Monte Gazzo e
del Monte Rocca, sul quale si ergono la villa ottocentesca La Rocca e il castello
medievale, la natura ha donato all'uomo un incantevole luogo di benessere, le
antiche Terme di Giunone, alle quali è legata buona parte della storia del paese.
1.2. Dalla storia antica a oggi
Sul Monte Rocca di Caldiero sono state rinvenute tracce di villaggi
preistorici, in particolare dell'Età del ferro. Inoltre, scavi più recenti, nel 1992,
hanno rintracciato, sotto murature e pavimenti medievali, un deposito che
sembrerebbe attestare la presenza in sito, costantemente, per cinquecento anni (circa
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1600-1000 a.C.), di un villaggio di capanne nella tipologia della media e ultima Età
del bronzo. L'anno seguente una successiva campagna di scavi ha permesso di
rintracciarvi anche altri resti dell'Età del ferro.
Sebbene dell'epoca romana non vi siano importanti ritrovamenti
archeologici, la tradizione fa risalire il nome di Caldiero al latino c alidarium o
caldarium, da caldus o calidus (caldo), ovvero al calidario o caldario che era la
parte delle antiche terme romane d estinata ai bagni in acqua calda e ai bagni di
vapore. Scrive alla fine del Cinquecento lo storico Girolamo Dalla Corte:
Fù chiamato questo luogo Caldero, come piace a Gio. Antonio Panteo ne' suoi
commentari, dalle calde acque, che vi si trovano, le quali si come egli, e molti altri
dignissimi autori scrivono, e si vede tutto giorno per esperienza, sono di tanta virtù, che
sanano infinite gravissime infermità, e massimamente i dolori dello stomaco […].
Nascono queste acque a canto a Gadio Monticello, cosi detto da Gadio Magulla, che
ristaurò questi Bagni, come par che accenni il Panvinio fondando la sua opinione sù certe
lettere, che in uno antichissimo marmo intagliate in questo luogo si trovano 2
.
Esiste, tuttavia, una confutazione a questa associazione etimologica. Nel
1571 il monaco camaldolese Ventura Minardo da Este scrisse:
Narrano gli antichi scrittori lontano dalla Mag. & real città di Verona per diece miglia
essere stato il Castello di Gauderio, hora per corrotto vocabolo chiamato Caldiero: il
quale destrutto che fu al tempo dell'epio Azzolino di Romano insieme co molte cittadi,
castelli, & luoghi d'Italia nell'anno MCCXXXIII (si come in vna scrittura appare in detto
luogo) fu ripatriato & ridotto in vna copiosa, & bella villa; […]. Et bene chiamauasi
Gauderio, percio che se bene mancasse in qualche parte de' comodi, […] apportando à gli
huomini la desiata sanità da ogn'vno (& meritameute) desiderata. […] Con gaudio dunque
vi si coducono gli infermi co la speranza di guarire; co gaudio vi si sta sentendone
cotentezza
3
.
2 GIROLAMO DALLA CORTE, L'istoria di Verona del sig. Girolamo dalla Corte gentil'huomo veronese:
diuisa in due parti, et in XXII libri: nella quale non solo a pieno si contengono le cose pertinenti alla
detta città, ma molte altre ancora si toccano, che alle altre città & luoghi circonuicini si aspettano: con
la tauola in ciascuna parte delle cose più notabili, Verona, stamparia di Girolamo Discepolo, 1592-1594,
pp. 427-428. Ho consultato il libro nell'archivio della biblioteca civica Bertoliana.
3 VENTURA MINARDO, De' bagni di Caldiero nel territorio Veronese, in Compendio delle regole
contenute negli Eccellentis. Autori, che de' bagni di Caldiero nel territorio veronese hanno scritto del
modo di vsar dette acque & fango; & d'altri particolari avisi a quelli, che auisi à quelli, che vi si
conducono per D. Ventura Minardo da Este, Venezia, 1571, cap. 2, p. 4-5. Ho consultato il libro
nell'archivio della biblioteca civica Bertoliana. Ho trascritto la citazione rispettando minuziosamente la
forma originale.
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Le ipotesi che spiegano il perchè del nome “ di Giunone ” dato alle terme le
riassume il nobile veronese Lodovico Moscardo:
L'anno secondo per voto fatto, Petronio Probo edificò sopra il colle vicino à Bagni di
Caldero vn tempio alla Dea Giunone, che poi dà Christiani fù dedicato à S. Mathia
Apostolo, del quale si vedono molti vestigi. […] Questo luogo poscia si chiamò
Monte di Gadio dà Madio Galula
4
, che n'era patrone, e che lo teneua con molta
diligenza, di varij alberi ornato. I Bagni quiui vicini dopò l'edificatione di detto
Tempio si chiamarono i Bagni di Giunone, come dimostraua vn antico marmo nella
villa di Caldero, mà ne anco questo si vede à i dì presenti, restando solo registrato dal
Saraina nel loco citato con tali note.
“GADIVS MAGVLLA
HAER. SEC. NON HABET
IVNONIS BALNEA
SED HABET OMNIA.
BALNEA VINA VENUS CORRVMPVNT
CORPORA NOSTRA,
SED VITAM FACIVNT. B.V.V.” 5
L'epoca medievale segnò il progressivo abbandono e quasi la rovina delle
terme: l'invasione dei barbari e le frequenti carestie, assieme a una serie di eventi
naturali, inondazioni e terremoti, provarono duramente gli abitanti e l'economia. Le
acque termali passarono quindi a usi più modesti e pratici, in particolare vennero
impiegate per la macerazione del lino. Sembra, appunto, che il vecchio nome
masera fonte dei bagni di Giunone derivi proprio da macera, perchè le acque,
durante tempi meno felici, furono adibite a preparare i fusti delle piantine di lino per
ottenerne filamenti adatti per la tessitura.
Con l'inizio della dominazione della Serenissima Repubblica di Venezia, a
Caldiero vennero costruite le ville Da Prato, Ca' Rizzi e Zenobio e iniziò quel
ritorno alla campagna che favorì, con ogni probabilità, anche la riscoperta delle
terme. Sembra appunto che da quel periodo iniziò a concorrervi gente interessata da
tutte le regioni vicine e anche personaggi illustri affidavano la loro salute alle virtù
terapeutiche delle sorgenti termali, come il guerriero Carmagnola perchè pativa
4 Il nome così riportato è certamente un errore di stampa, in quanto tutti gli altri libri che ho consultato
riportano il nome Gaudio Magulla, come anche le note riportate a seguito della stessa citazione.
5 LODOVICO MOSCARDO, Historia di Verona di Lodouico Moscardo patritio veronese. Nella quale si
contengono i sucessi occorsi dall'origine sua, sino all'anno 1668, Verona, per Andrea Rossi, 1668, pp. 27-
28. Ho consultato il libro nell'archivio della biblioteca civica Bertoliana.
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certe infermità e dolori 6
. Inoltre molti della famiglia Gonzaga si sottoposero a cure
termali e, consigliato dai medici di Mantova, Caldiero fu scelto proprio dal
marchese Federico II Gonzaga nell'estate del 1524, come documentato da una
lapide di Mario Equicola realizzata per l'occasione.
Oltre a questa generale riscoperta dell'importanza delle terme, nell'età
rinascimentale anche la scienza medica fece la sua parte. Infatti riconosceva grande
valore terapeutico alle acque, e anche presso l'Università di Padova, agli inizi del
Quattrocento, assumevano particolare rilevanza gli studi di idrologia medica.
Comunque, bisogna attendere il 1492, per vedere rifiorire le terme, anno in cui la
municipalità di Verona decise di assumersene la cura e le riattivò 7
. Si leg ge nella
Illustrazione delle terme di Caldiero di Bongiovanni e Barbieri 8
del 1795:
... fu appunto allora o poco dopo che statutariamente venne comandato agli abitanti di
Caldiero e ne' paesi circonvicini di dover prima delle calende di maggio annualmente
espurgare le fonti, fulminando con pecunaria pena l'iniquo abuso di macerare i lini in
esse acque, o ne' bagni introdotto, commettendo ai Giudici Dugali il trasferirsi colà
due volte all'anno ed invigilare sull'osservanza di una tal legge. A questo oggetto furon
poscia nel 1493, come Proveditori, eletti tre illustri cittadini, unus miles, unus doctor,
unus civis ut provisiones faciendas referant Consilio...
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La paura di Lutero e di Calvino, tuttavia, portò a un severo
ridimensionamento di usi e costumi. Ostile a ogni esaltazione fisica, la Chiesa
avversava l'esibizione delle nudità: intollerabile era quindi l'ostentazione del corpo,
sia nei bagni salutari e termali sia per i nudi dipinti di Michelangelo nella Cappella
Sistina in Roma, ai quali furono applicati veli e mutandoni.
6 Nell'aprile del 1426 il Carmagnola, ammalatosi, chiese al Senato di potere andare ai bagni di Caldiero per
curarsi ( www.condottieridiventura.it ).
7 CARLENRICO NAVONE, Caldiero ieri e oggi. 1973 anno centenario della consacrazione della chiesa
parrocchiale. Caldiero, 1973, p. 9. Ho consultato il testo nella biblioteca comunale di Caldiero.
8 Si menzionerà successivamente che i medici Zenone Bongiovanni e Matteo Barbieri furono i vincitori di
un concorso bandito nel 1791 dall'Accademia di Agricoltura Arti e Commercio di Verona. Il concorso era
rivolto a esperti in grado di studiare le acque termali di Caldiero allo scopo di rivalorizzare le antiche
Terme di Caldiero. Pochi anni prima di promuovere il concorso fu dimostrato che la moderata
temperatura e il contenuto equilibrato di sali minerali, rendevano le acque termali caldieresi
particolarmente adatte a guarire diverse malattie, ma non ne era ancora stato intrapreso uno studio
minuzioso.
9 CARLENRICO NAVONE, Caldiero ieri e oggi, cit., p. 9. Per un confronto della citazione riporto gli
estremi del testo dal quale Navone ricavò le notizie, ZENONE BONGIOVANNI, Illustrazione delle
terme di Caldiero nel distretto veronese dei signori Zenone Bongiovanni e Matteo Barbieri medici fisici
coronata dalla pubblica Accademia d'agricoltura commercio ed arti di Verona, Verona, stamperia
Giuliari, 1795, cap. 1, pp. 7-8.
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Gli stabilimenti termali si componevano, e tuttora si compongono, di due
distinte vasche denominate Brentella e Bagno della Cavalla 10
. Per non far cadere in
disuso le terme si adibì la Brentella a bagno per le donne e la Cavalla per gli
uomini. Le mura che ora circondano la Brentella furono costruite nel 1590 per
nascondere allo sguardo avido degli uomini le nudità delle femmine che si
bagnavano 11
.
Un certo afflusso quindi c'era ancora alle terme, ma ormai, lontani dalle
licenze umanistiche, scarseggiava l'attenzione all'igiene e alla salute, causa fra le
altre delle spaventose epidemie dell'epoca, e le strutture erano in sfacelo. La
stagione fortunata di Caldiero, capitale della moda termale umanistica, era dunque
indecorosamente finita. Fu così che l'acqua delle terme fu utilizzata, anche per
volere dell'autorità veneta, per irrigare i campi.
Solamente nel 1684
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, l'Accademia degli Aletofili, nella persona dello stesso
fondatore, il conte veronese Giuseppe Gazola
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, prese posizione decisa contro le
condizioni precarie dei bagni di Caldiero e con l'aiuto di nuove tecniche, quali il
microscopio e la calamita, fece un'indagine che proclamò le acque pure e con
proprietà curative.
Da qui iniziò un lento ma graduale interesse e, a metà Settecento, fu il
medico Buonafede Vitali per primo a mettere per iscritto i benefici non solo
dell'acqua termale ma anche dei fanghi. Dalle sue ricognizioni risultò che la
Brentella , circondata dal muro, veniva utilizzata dalle persone pulite, mentre nella
Cavalla si immergevano gli ammalati e si abbeveravano i cavalli e altri animali.
10 Dai fondali delle vasche Cavalla e Brentella sorge acqua originaria termale, da numerose pozze, che si
creano spontanee sul fondo. La temperatura è costante di 26,4°. La vasca Brentella è a forma circolare,
con diametro di 18 metri e profondità massima di 2 metri. La vasca Cavalla è a forma di semicerchio (o
ferro di cavallo, come scrive Carlenrico Navone, il quale ritiene che dalla forma ha preso il nome) con
diametro di 38,5 metri e profondità massima di 1,70 metri.
11 CARLENRICO NAVONE, Caldiero ieri e oggi, cit., p. 9.
12 La data, riportata nel libro MICHELE GRAGNATO, FIORENZO MENEGHELLI, Caldiero fra cronaca
e storia , comune di Caldiero, Cierre, 2003, p. 75, risulta incongruente in quanto è precedente alla data di
fondazione dell'Accademia degli Aletofili, 1686, come indicato nella citazione successiva.
13 Gazola (Gazzola) Giuseppe nacque a Verona nel 1661. Con passione e profitto si dedicò allo studio della
medicina e della matematica all'Università di Padova ottenendo il 17 maggio 1683 il dottorato in
entrambe le facoltà. Si fece inoltre promotore dell'Accademia degli Aletofili, fondata il 21 dicembre 1686
in casa dei conti Serego. L'associazione, formata da giovani medici cui non era consentito l'esercizio della
professione, impegnò una dura battaglia culturale, e dal 1688 anche giudiziaria, contro il Collegio dei
medici della città, non riconoscendosi nei criteri adottati per la selezione degli aspiranti. Essa conseguì la
vittoria allorché la magistratura veneziana, il 19 dicembre 1700, soppresse di fatto il Collegio e quindi i
deputati alla Sanità nominarono una commissione, di cui facevano parte gli aletofili G. Allegri e il
Gazola, al fine di riorganizzarne le funzioni. Morì a Verona il 14 febbraio 1715 ( www.treccani.it ).
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