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sfruttando nel contempo le opportunità di riduzione dei costi offerte dalle condizioni di
mercato di volta in volta applicabili.
Gli sforzi profusi hanno prodotto molteplici risultati, identificabili in particolare
nella creazione di contratti derivati a termine (come futures, options e swaps) adatti ad
affrontare attivamente i rischi derivanti dalle variazioni nel tempo dei tassi di interesse,
dei corsi azionari, delle valute e dei prezzi delle merci.
Utilizzando singolarmente o in combinazione gli strumenti appena richiamati,
l’operatore può implementare delle efficaci strategie di copertura o modificare l’intera
propria struttura finanziaria, creandone una totalmente nuova, detta “sintetica”, che
soddisfi il profilo richiesto dall’agente in termini di rischio/rendimento.
Data la rilevanza della questione, appare evidente l’importanza del problema della
valutazione di questi strumenti, dal momento che solo una corretta definizione del valore
di ogni singolo contratto aperto permette all’operatore di determinare l’esatta
dimensione della propria esposizione derivante dalla posizione complessiva che ha
assunto sui mercati. Gli sforzi degli studiosi si sono quindi concentrati sullo sviluppo di
tecniche di valutazione che forniscano delle stime il più possibile oggettive e rispondenti
alle leggi di mercato, giungendo alla realizzazione di approcci metodologici alternativi
dotati di diversa flessibilità applicativa ed accettabilità dei risultati forniti.
Scopo del presente lavoro è di mettere a confronto, utilizzando dati reali tratti dal
mercato europeo e lungo un intervallo temporale di sette mesi, tre modelli di valutazione
di uno fra gli strumenti finanziari richiamati, cioè lo swap su tassi di interesse.
L’interest rate swap (IRS) è stato preso in considerazione nella sua forma
contrattuale più semplice, detta plain vanilla, la quale prevedeva lo scambio di interessi
semestrali a tasso fisso contro pagamenti a tasso variabile indicizzati prendendo come
riferimento il tasso di mercato monetario EuroLIBOR a 6 mesi.
Nel corso dell’analisi si è cercato di cogliere i pro ed i contro di ogni singolo
metodo, al fine di determinare quale delle tre tecniche riuscisse a fornire i migliori
risultati e fosse quindi da preferire rispetto alle altre.
Focalizzando l’attenzione sulla definizione del problema, dato che differenti
metodologie non necessariamente forniscono i medesimi risultati, la problematica
principale da risolvere è consistita nella scelta del modello da applicare fra quelli
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disponibili. Tale decisione si è dovuta basare sia su considerazioni di carattere
quantitativo (analisi numerica) che su valutazioni della qualità dei risultati prodotti. Può
accadere che un metodo fornisca delle stime accettabili da un punto di vista matematico
ma che tale conformità sia il frutto di specifiche condizioni di mercato. L’approccio non
sarebbe quindi da ritenersi di portata generale, restando tuttavia valido nell’ambito delle
particolari condizioni richiamate.
Obiettivo di questa ricerca è stato di determinare se gli approcci sottoposti a
sperimentazione fossero effettivamente utilizzabili in ambiente operativo stabilendo nel
contempo quale fosse da ritenersi preferibile dal momento che rispettava i seguenti criteri
di selezione:
• semplicità di implementazione
• velocità di elaborazione
• accettabilità dei risultati sia da un punto di vista quantitativo che da uno qualitativo
• flessibilità del metodo misurata dalla capacità di fornire soluzioni stabili al variare
delle condizioni di mercato
Al termine della trattazione si vedrà se tale obiettivo è stato raggiunto, e cioè se è stato
possibile individuare le caratteristiche dei differenti approcci e stabilire un ordine
gerarchico in base al quale affermare che uno dei modelli ha prevalso sugli altri.
A questo punto, prima di addentrarsi nella descrizione dei metodi di valutazione
sottoposti a test e all’illustrazione delle prove sperimentali effettuate, a cui saranno
dedicati i seguenti capitoli, è necessario dedicare il resto del presente capitolo al richiamo
dei concetti teorici utili per comprendere il funzionamento e la struttura del contratto di
swap che rappresenta l’oggetto della analisi.
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1.2 - GLI INTEREST RATE SWAPS
Lo swap su tassi rappresenta una valida soluzione per modificare certi aspetti del
profilo qualitativo dei flussi di cassa attesi. Si tratta di un accordo privato fra due società
per scambiarsi dei futuri flussi di cassa secondo una struttura, o pattern, predefinito. Le
prime negoziazioni di contratti swap risalgono al 1981, e dopo essere state per vari anni
operazioni “su misura” (cioè strutturate con caratteristiche confacenti alle esigenze
specifiche dei contraenti), l’introduzione di un meccanismo di standardizzazione nella
definizione delle caratteristiche dei contratti e la creazione di un circuito telematico dal
quale ricavare in tempo reale, in modo trasparente ed efficiente, le quotazioni prevalenti
sul mercato, ne hanno pesantemente incentivato la diffusione e l’utilizzo fra un sempre
maggiore numero di operatori dei mercati finanziari. Sono testimonianza di questo fatto
gli evidenti e continui incrementi nei volumi che si sono registrati negli anni seguenti
all’introduzione di questi contratti.
Il tipo più comune di swap su tassi di interesse viene denominato “plain vanilla“
e consiste in un accordo tra due operatori nel quale:
• una delle controparti si impegna ad effettuare, per un certo numero di anni, una serie
di pagamenti di interessi a tasso fisso calcolati su un capitale di riferimento detto
nozionale
• l’altra controparte si impegna ad effettuare, per lo stesso numero di anni e sullo stesso
capitale nozionale, una serie di pagamenti di interessi a tasso variabile
La valuta in cui sono espressi i flussi dei pagamenti ed il capitale nozionale è la stessa,
quindi questa tipologia di contratto viene anche comunemente denominata domestic
swap. La durata dello swap può variare da un minimo di 2 anni ad un massimo di 30,
anche se la maggior parte delle negoziazioni effettuate si concentra sui contratti con
durata massima di 10 anni.
I due tassi di interesse concordati vengono confrontati in corrispondenza delle
scadenze pattuite (che solitamente hanno cadenza semestrale). La differenza risultante fra
il tasso fisso e quello variabile viene prima aggiustata per rispecchiare la frazione di anno
trascorsa dall’ultima scadenza e poi moltiplicata per il valore del capitale nozionale, che
ha semplicemente una funzione strumentale al calcolo degli interessi. L’ammontare
risultante viene infine pagato dalla controparte che risulta debitrice all’altra. In definitiva,
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il nozionale non viene mai trasferito, ma quello che viene pagato è solo un interesse
differenziale.
La maggior parte degli swaps su tassi d’interesse negoziati nell’ambito del mercato
europeo, prende in considerazione come tasso variabile di riferimento l’Euro London
Interbank Offered Rate (EuroLIBOR) che corrisponde al tasso d’interesse offerto dalle
banche su depositi denominati in Euro di altre banche e si tratta quindi di un tasso di
mercato monetario. Rappresenta il tasso applicato ai prestiti negoziati nei mercati
finanziari internazionali ed è calcolato sulla base di un anno di 360 giorni. È quotato
“flat”, cioè puro, ma quando viene preso in considerazione in uno swap, viene spesso
aumentato o ridotto di una percentuale fissa, chiamata spread.
Dal momento che il tasso fisso relativo ad una operazione di swap viene
determinato in base ai rendimenti dei titoli obbligazionari quotati sull’Euromercato, e che
questi sono tassi composti semestralmente sulla base di un anno di 365 giorni, è
necessario introdurre un aggiustamento per poter rendere comparabili i due tassi
coinvolti nello swap, il fisso ed il variabile. In pratica, per rendere confrontabile
l’EuroLIBOR con il tasso fisso stabilito nel contratto, è necessario moltiplicare
quest’ultimo per 360/365.
Al fine di chiarire il funzionamento di questo genere di contratti, è conveniente
introdurre un esempio.
Si supponga che una Società A decida di stipulare un “plain vanilla swap” con
una Società B alle seguenti condizioni:
• durata del contratto: 4 anni
• scadenza dei pagamenti: semestrale
• capitale nozionale: EUR 500.000.000
• tasso fisso: 5% annuo (pagato da A a B)
• tasso variabile: EuroLIBOR a 6 mesi flat (pagato da B ad A)
In corrispondenza di ogni data di scadenza semestrale (denominata “settlement” o
“refixing date”), se il tasso EuroLIBOR a 6 mesi è maggiore del 5%, B dovrà versare la
differenza netta ad A; se invece il tasso variabile è minore del 5% allora sarà A a dover
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versare la differenza netta a B. In sostanza, lo swap è assimilabile allo scambio dei flussi
di cassa derivanti da cedole relative a due titoli obbligazionari dello stesso valore
nominale, ma uno con cedole a tasso fisso e l’altro con cedole indicizzate al tasso di
mercato monetario preso come riferimento.
Da questa breve esemplificazione emerge che lo swap non identifica una
operazione di finanziamento, avendo il capitale nozionale l’unica funzione di permettere
il calcolo degli interessi differenziali in corrispondenza delle varie scadenze.
Un’importante conseguenza di questo fatto è che il capitale non è esposto ad alcun
rischio ed in ogni istante di tempo una sola delle controparti si trova esposta ad una certa
porzione di rischio, e cioè quella che è stata penalizzata dal cambiamento dei tassi di
interesse (e si trova quindi nella posizione di debitrice).
Nel momento in cui viene stipulato un plain vanilla swap non si verifica alcun
trasferimento di denaro. Il flusso di pagamenti inizia in corrispondenza del primo
settlement.
Ma cosa spinge due o più operatori a stipulare questo genere di contratti?
Generalmente per dare una risposta al quesito si fa ricorso al concetto dei vantaggi
comparati. Quest’ultimo parte dalla considerazione che ogni operatore ha la possibilità di
indebitarsi sui mercati del fisso e del variabile alle condizioni definite in base al merito di
credito (credit rating) assegnato all’operatore stesso da società di rating indipendenti.
L’utilità di stipulare uno swap emerge nell’istante in cui due soggetti, con merito di
credito differente, si trovino ad avere un vantaggio in uno dei due mercati (ad esempio, il
fisso), ma desiderino, a causa della natura dei flussi di cassa che normalmente producono
o ricevono, emettere passività sull’altro mercato (il variabile). Ragionando meramente in
termini di tasso, è evidente che una società con rating migliore rispetto ad un altra potrà
indebitarsi a tassi minori sia sul fisso che sul variabile, tuttavia, l’analisi dei differenziali di
tassi può portare ad evidenziare la convenienza di stipulare uno swap, eventualità che si
rivelerebbe proficua per entrambe le controparti. Per spiegare il concetto, è utile fare
riferimento ad un esempio pratico.
Si consideri una azienda industriale con rating BBB che desideri raccogliere sul
mercato 500 milioni di Euro, indebitandosi per una durata di 10 anni ad un tasso fisso.
Dato il suo merito di credito, la società può raccogliere denaro sull’Euromercato ad un
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tasso fisso del 7%, tuttavia, avendo fatto spesso ricorso al mercato obbligazionario a
tasso fisso negli anni precedenti e a causa del basso rating, incontra grosse difficoltà a
collocare nuovi titoli. Dovendo fronteggiare queste restrizioni sul canale principale di
finanziamento, il tesoriere della società contatta un intermediario finanziario per avere
delle indicazioni su come ridurre il costo dell’indebitamento.
Allo stesso tempo, l’intermediario è a conoscenza del fatto che una istituzione
finanziaria con un rating AAA ha intenzione di raccogliere fondi a medio termine e tasso
variabile. Se l’istituzione finanziaria accedesse direttamente al mercato del tasso
variabile, potrebbe raccogliere fondi ad un tasso pari all’EuroLIBOR maggiorato di uno
spread di 25 punti base (EuroLIBOR + 0,25%). Tuttavia, si supponga che, al fine di
ridurre i costi dell’operazione, l’istituzione decida di andare alla ricerca di altre soluzioni.
Dato il suo rating AAA ed il fatto che non ha recentemente attinto risorse dal mercato
obbligazionario a tasso fisso, l’azienda riesce ad ottenere dal mercato un tasso del
5,60%.
L’intermediario realizza che esiste la possibilità di mettere in contatto le due
aziende e decide di spingerle a stipulare uno swap, al fine di ridurre il costo del
finanziamento per entrambe. La tabella 1.1 seguente riassume le condizioni vigenti sui
due mercati (fisso e variabile) applicabili alle controparti, i relativi differenziali di tasso
(credit spreads) espressi in punti base (bp = basis points = centesimi di punto
percentuale) e l’opportunità di arbitraggio, che rappresenta la differenza fra i due credit
spreads ed è il risparmio potenziale in termini di costi che le due Società si possono
aggiudicare stipulando uno swap.
Tasso fisso Tasso Variabile
Società AAA 5,60% Euro LIBOR + 25 bp
Società BBB 7,00% Euro LIBOR + 75 bp
Credit spread 140 bp 50 bp
Opportunità di arbitraggio 90 bp
Tabella 1.1 – Condizioni di mercato applicabili alle controparti
L’attento esame della tabella 1.1 rivela alcuni punti interessanti.
1) Come già in precedenza evidenziato, la Società AAA, di rating migliore, ha un
vantaggio assoluto in termini di tasso in entrambi i mercati.
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2) La Società AAA ha un vantaggio relativo nel mercato a tasso fisso di 140 bp, mentre
nel variabile è di 50 bp. Le conviene quindi indebitarsi a tasso fisso. La Società BBB è
indubbiamente penalizzata in entrambi i mercati, tuttavia lo è meno se sceglie la
soluzione a tasso variabile.
3) Le differenze dei costi di finanziamento nei due mercati non sono identiche. Ciò
implica la presenza di una opportunità di arbitraggio, dal momento che la differenza
fra il merito di credito attribuito alle due aziende viene valutata con prezzi diversi nei
due differenti mercati. Tale discrepanza di valori può essere sfruttata dai contraenti
per ridurre l’effettivo costo dell’operazione di finanziamento.
Come già detto, i 90 bp rappresentano il massimo risparmio in termini di costi di cui le
due Società contraenti si possono avvantaggiare stipulando uno swap. Teoricamente
questo risparmio potrebbe essere ripartito in via equitativa fra le due controparti (cioè
ciascuna potrebbe fare in modo di risparmiare 45 bp) ma nella pratica è la Società con
migliore standing creditizio che si aggiudica la maggior parte di questo risparmio
potenziale. Nell’esempio che segue, si supporrà che le parti si accordino in modo che
AAA ottenga un risparmio netto di 60 bp, mentre a BBB vadano i restanti 30 bp.
Tecnicamente l’operazione può essere strutturata come segue.
SOCIETÀ AAA
• Emette un’obbligazione del valore nominale di 500 milioni di Euro con cedole
semestrali fisse del 5,60% per 10 anni
• Riceve da BBB ad ogni scadenza semestrale pagamenti di interessi al tasso fisso del
6,25%
• Paga a BBB ad ogni scadenza semestrale l’EuroLIBOR 6 mesi + 30 bp
SOCIETÀ BBB
• Emette un’obbligazione del valore nominale di 500 milioni di Euro con cedole
semestrali indicizzate al tasso EuroLIBOR 6 mesi + 75 bp per 10 anni
• Riceve da AAA ad ogni scadenza semestrale l’EuroLIBOR 6 mesi + 30 bp
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• Paga ad AAA in corrispondenza di ogni scadenza semestrale interessi al tasso fisso del
6,25%
6,25%
AAA BBB
EuroLIBOR + 30 bp
5,60% EuroLIBOR + 75 bp
Figura 1.1 – Schema dei flussi di pagamento
La tabella 1.2 che segue illustra i risultati in termini di risparmio netto di costi che le due
società riescono ad ottenere grazie all’operazione finanziaria effettuata.
AAA BBB
Riceve da BBB 6,25% Paga ad AAA 6,25%
Paga agli obbligazionisti 5,60% Paga agli obbligazionisti Euro LIBOR + 75 bp
Paga a BBB Euro LIBOR + 30 bp Riceve da AAA Euro LIBOR + 30 bp
Costo netto del debito a Costo netto del debito a
tasso variabile Euro LIBOR - 35 bp tasso fisso 6,70%
Costo dell'indebitamento Costo dell'indebitamento
diretto a tasso variabile Euro LIBOR + 25 bp diretto a tasso fisso 7,00%
Risparmio netto 0,60% Risparmio netto 0,30%
Tabella 1.2 – Calcolo del risparmi netti dall’operazione di swap
Questa transazione ha permesso di raggiungere i risultati desiderati. La Società AAA è
stata in grado di raccogliere fondi a tasso variabile con un risparmio di 60 bp rispetto
all’indebitamento diretto alle condizioni di mercato. La Società BBB, invece, ha raccolto
fondi a tasso fisso risparmiando 30 bp.
Dall’esempio precedente si possono derivare alcuni elementi necessari affinché la
stipula di uno swap permetta di sfruttare le opportunità di arbitraggio su tassi che il
mercato offre. In particolare si devono verificare le seguenti condizioni.
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• Almeno una delle parti deve avere un vantaggio in uno dei mercati. E’ possibile
ottenere un guadagno da arbitraggio solo se ogni controparte prende a prestito nel
mercato dove ha il vantaggio comparato.
• Il profitto da arbitraggio disponibile ad entrambe le parti riflette il vantaggio
comparato dei due emittenti nei due mercati. Se una parte gode di un vantaggio
assoluto in entrambi i mercati, il profitto totale da arbitraggio è la differenza fra i costi
differenziali di indebitamento. Se, invece, ogni parte ha un vantaggio in solo un
mercato, il profitto totale è pari alla somma dei vantaggi comparati.
• La suddivisione dei profitti da arbitraggio fra gli operatori intervenuti dipende dalla
loro rispettiva forza contrattuale.
Nella transazione sopra descritta, il contratto prevede che lo scambio di interessi avvenga
con cadenza semestrale e tutti i tassi d’interesse coinvolti siano composti semestralmente
(dato che il tasso variabile preso a riferimento è l’EuroLIBOR a 6 mesi flat). In
conseguenza di ciò, ogni 6 mesi una parte effettua in favore dell’altra un pagamento di
ammontare corrispondente alla differenza fra i pagamenti a tasso fisso e quelli a tasso
variabile. Per chiarire il concetto, si supponga che in corrispondenza del primo settlement
il tasso EuroLIBOR 6 mesi sia pari al 6%, e che il numero esatto di giorni del primo
semestre sia 182. Allora, come da accordi, AAA dovrebbe versare a BBB il seguente
importo:
€ ( ) =×+×
360
182
0030,006,0000.000.500 € 15.925.000
Viceversa, BBB dovrebbe versare ad AAA:
€ =××
365
182
0625,0000.000.500 € 15.582.192
La transazione che effettivamente si conclude consiste nel pagamento da parte di AAA in
favore di BBB della differenza fra i due importi e cioè 342.808 Euro.
Va evidenziato che il tasso variabile utilizzato in corrispondenza di ogni data di
pagamento è quello osservato 6 mesi prima, rispettando così la convenzione di
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liquidazione posticipata degli interessi che viene applicata nei prestiti basati sul tasso
EuroLIBOR. Ciò significa che, alla data di stipula dello swap, entrambi i contraenti sono
già a conoscenza dell’esatto importo che dovranno pagare in corrispondenza del primo
settlement. L’incertezza resta invece per i successivi, dal momento che il tasso variabile
verrà rivisto di volta in volta in base alle effettive condizioni del mercato.
In precedenza, si è parlato della presenza di un intermediario finanziario che ha
favorito l’incontro di AAA con BBB. In effetti, nella realtà, le due società non entrano in
contatto direttamente, ma stipulano lo swap con un intermediario finanziario il quale fa
da controparte diretta. Quest’ultimo, contro l’assegnazione di parte del profitto
potenzialmente ottenibile dall’operazione di arbitraggio, effettua il servizio di mediazione
e si assume in proprio il rischio di insolvenza delle varie controparti.
Essendo molto improbabile che due società contattino l’intermediario esattamente
nello stesso tempo e per assumere posizioni opposte nello stesso swap, si rende
necessaria la creazione di un ampio e diversificato portafoglio di swaps su tassi di
interesse (adeguatamente assicurato servendosi di strumenti finanziari di copertura del
rischio di tasso come i futures). In questo modo l’intermediario finanziario è in grado di
cautelare la propria posizione almeno fino a quando non riesca a trovare una controparte
disposta ad assumere la posizione opposta in uno dei contratti aperti che ha in
portafoglio.
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1.3 – IL PROBLEMA DELLA VALUTAZIONE
Dopo aver dedicato la precedente sezione 1.2 all’illustrazione delle caratteristiche
fondamentali dello swap, è il momento di tornare alla questione centrale del presente
lavoro, cioè il problema della valutazione.
Una volta aperta, una posizione in swap viene tipicamente mantenuta fino alla
naturale scadenza. Tuttavia, per ragioni quali un cambiamento nelle aspettative relative ai
tassi o la necessità di modificare il nozionale sottostante, può succedere che una delle
controparti decida di prendere in considerazione la possibilità di estinguere
anticipatamente il contratto o di trasferirlo ad un altro operatore. In tale circostanza, si
presenta la necessità di poter disporre degli adeguati strumenti matematici che
permettano di valutare in modo corretto l’intera sequenza dei flussi di cassa futuri
previsti dal contratto al fine di ottenere il valore attuale dello swap, grandezza che
rappresenta il punto di partenza di ogni successiva decisione in merito all’estinzione o
trasferimento del contratto in essere.
Nel corso dei due capitoli che seguono, verranno illustrate le diverse tecniche di
valutazione degli swap attualmente conosciute e che possono essere utilizzate dagli
operatori dei mercati finanziari.
In realtà bisogna dire che le metodologie presentate nel capitolo 2 hanno più
valenza teorica che pratica, dal momento che sono state indubbiamente soppiantate dagli
approcci volti a sfruttare le informazioni incorporate nella struttura a termine dei tassi di
interesse (term structure), illustrati nel corso del capitolo terzo. L’elasticità di utilizzo
che caratterizza i modelli basati sulla curva dei tassi ha fatto sì che potessero essere
impiegati per stimare un’ampia gamma di soluzioni contrattuali diverse. Questo ne ha
determinato l’assoluta affermazione nei confronti di quelli basati sulla scomposizione
dello swap in contratti forward o titoli di debito.
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CAPITOLO 2
LA VALUTAZIONE DEGLI INTEREST RATE SWAPS
In questo capitolo verranno descritte le tecniche impiegate per valutare i contratti
di plain vanilla swap che non utilizzano la struttura per scadenza dei tassi di interesse
(term structure). Si partirà dalla definizione del concetto di pricing per poi passare
all’analisi specifica delle varie metodologie.
2.1 - IL PRICING DELLO SWAP
Quando si parla di pricing dello swap si fa riferimento alle quotazioni
denaro/lettera (bid/ask) che l’intermediario finanziario, in qualità di market maker,
espone in via continuativa sul circuito telematico. Tali quotazioni hanno solamente un
valore indicativo per il mercato e non impegnano il market maker ad effettuare alcuno
scambio riferito ad importi minimi predefiniti. La quotazione indica, per le diverse
scadenze, il tasso fisso (detto “tasso swap”) che l’operatore è disposto a pagare o
ricevere in cambio del LIBOR. Le scadenze partono da un minimo di un anno per
arrivare ai trenta.
A titolo di esempio, se un intermediario quota l’Euroswap 5,82–5,84 per
scadenze a 10 anni, comunica al mercato di essere indicativamente pronto a pagare un
tasso fisso annuale del 5,82% in cambio dell’EuroLIBOR a 6 mesi e, per contro, ricevere
un tasso fisso del 5,84% pagando l’EuroLIBOR a 6 mesi.
Con una terminologia convenzionale, è stato stabilito che chi paga il fisso viene
definito compratore dello swap, mentre chi paga il variabile è il venditore.
Una tipica schermata che presenta agli operatori le quotazioni prevalenti sul
mercato è rappresentata nella figura 2.1, la quale è stata tratta dal sistema informativo
Bloomberg Professional alla pagina IRSB (con riferimento ai tassi Euroswap):
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Figura 2.1 – Mercato italiano: tassi swap quotati (fonte: Bloomberg Professional)
2.1.1 - Elementi determinanti del pricing
Il pricing dello swap è influenzato dalle seguenti variabili determinanti:
1) livello corrente dei tassi di interesse e aspettative relative all’andamento futuro dei
tassi a breve
2) standing creditizio delle controparti
3) grado di liquidità del mercato
2.1.1.1 - Il livello corrente dei tassi di interesse
Il livello corrente dei tassi di interesse rappresenta il principale termine di paragone per
determinare la convenienza di stipulare una operazione di swap, dal momento che ogni
operatore può sinteticamente replicare la struttura dei flussi di cassa generati dal
contratto ricorrendo direttamente al mercato del credito e assumendo
contemporaneamente sia il ruolo di prenditore di fondi che quello di investitore. In effetti
questo è ciò che fa il market maker, al fine di neutralizzare il rischio derivante dalle
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operazioni in swap che pone in essere. Da questo discorso sorge spontanea la domanda:
ma come fa il market maker a definire la corretta quotazione da esporre al mercato? Per
dare una risposta al quesito è utile fare ricorso ad un esempio.
Si consideri un intermediario finanziario operante in qualità di market maker sul
mercato degli swap su tassi di interesse che deve stipulare un contratto in cui:
• paga il tasso variabile EuroLIBOR a 6 mesi
• riceve un tasso fisso da determinare
Per ricavare il tasso swap da quotare, l’intermediario ipotizza di sintetizzare la struttura
dei pagamenti che possa compensare quella derivante dalla posizione in swap emettendo
una obbligazione a cedola fissa con scadenza pari alla durata dello swap e investendo il
ricavato sul mercato dei depositi in Euro a 6 mesi. Così facendo, il tasso swap quotato
sarà pari al tasso di rendimento offerto sul mercato dalle obbligazioni emesse dal market
maker, il quale verrà così ad ottenere un profilo perfettamente bilanciato dei flussi di
cassa a debito e a credito sorti in seguito alla stipulazione del contratto. Più
concretamente, la struttura degli incassi e dei pagamenti caratterizzante l’operazione in
esame (dal lato dell’intermediario), può essere schematizzata come segue:
• SWAP
(a) Paga il tasso variabile EuroLIBOR a 6 mesi
(b) Riceve il tasso swap da determinare
• EMISSIONE DELL’OBBLIGAZIONE PROPRIA
(c) Paga il tasso fisso
• DEPOSITO IN EURO SULL’INTERBANCARIO
(d) Riceve il tasso variabile EuroLIBOR a 6 mesi