1-L'IMPORTANZA DELL'ALLATTAMENTO AL SENO
L'allattamento al seno è universalmente riconosciuto dalle organizzazioni
scientifiche e mediche mondiali come la norma biologica per nutrire i neonati.
Secondo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), dell’UNICEF e
dell’Unione Europea, recepite anche dal nostro ministero della Salute, l’allattamento al
seno dovrebbe essere esclusivo fino ai sei mesi di vita del bambino e, successivamente,
continuare per due anni e oltre, secondo il desiderio della mamma e del bambino ( 1-2) . Le
evidenze scientifiche dimostrano infatti che l’allattamento al seno esclusivo per i primi sei
mesi di vita assicura una crescita, uno sviluppo ed una salute ottimali per il bambino; dopo
quest’età l’allattamento al seno, con l’aggiunta di alimenti complementari appropriati,
continua a contribuire alla crescita, allo sviluppo ed alla salute del lattante e del bambino
(3).
La promozione ed il sostegno dell’allattamento al seno sono da considerare un
obiettivo strategico di salute pubblica, poiché sono tra gli interventi più efficaci per il
miglioramento della salute dei bambini, ed i loro benefici ricadono anche sulle madri, le
famiglie, la collettività, il sistema sanitario e sociale, l’ambiente e la società in generale (4).
Dato che l’allattamento al seno è il modo naturale e specie-specifico di alimentare i
lattanti ed i bambini, esso non avrebbe bisogno di evidenze scientifiche sui suoi benefici
per essere promosso; inoltre, poiché “l’allattamento al seno esclusivo è il modello di
riferimento rispetto al quale tutti i metodi alternativi di alimentazione devono essere
misurati in termini di crescita, salute, sviluppo, e qualsiasi altro esito a breve o lungo
termine”, l’onere di provare la superiorità o l’equivalenza di metodi alternativi per
l’alimentazione dei lattanti e dei bambini dovrebbe ricadere perciò su coloro che
propongono questi metodi alternativi. Come ha scritto Diane Wiessiger nel suo articolo
“Watch Your Language”: “poiché l’allattamento è la norma biologica, i bambini allattati al
seno non sono più sani; sono i bambini alimentati artificialmente ad ammalarsi più spesso
e in modo più grave” (5).
Il seno NON E' MEGLIO,
è il modo NORMALE di alimentare i bambini.
Piuttosto che reclamizzare i benefici dell’allattamento, occorrerebbe mettere in risalto i
rischi dell’alimentazione artificiale. Presentare i benefici dell’allattamento come un valore
aggiunto, non solo rinforza l’idea che l’alimentazione artificiale sia la norma, ma distorce
anche ogni analisi di rischio.
Un esempio paragonabile è quello delle avvertenze per la salute del consumatore scritte
sui pacchetti di sigarette. Non si avvertono i consumatori che i non-fumatori hanno tassi
più bassi di malattie cardiache e di cancro ai polmoni. Gli avvertimenti sui pacchetti di
sigarette sono molto chiari: “Fumare provoca il cancro” , “Fumare provoca l’infarto”.
Analogamente, bisognerebbe affermare che: “I bambini alimentati artificialmente sono più
a rischio di polmoniti”, “I bambini alimentati artificialmente sono più a rischio di cancro,
diabete e malattie cardiovascolari”, e i produttori di alimenti per lattanti dovrebbero essere
obbligati a inserire sulle etichette dei loro prodotti avvertimenti di questo tenore.
Pertanto, anziché ricordare ancora una volta, e con estrema sintesi, alcuni dei benefici
dell'allattamento al seno riconosciuti universalmente, ho preferito presentare gli svantaggi
dell'allattamento artificiale (Riquadro1).
Uno studio australiano ha dimostrato che, se l’allattamento a tre mesi di età aumentasse in
prevalenza dal 60% all' 80%, 3,7 milioni di dollari australiani sarebbero risparmiati solo per
la cura dei disturbi gastrointestinali, mentre ricerche effettuate in una provincia del Canada
hanno stimato che, se più bambini fossero allattati, la provincia risparmierebbe 370.000
dollari canadesi/anno per la cura di asma ed eczema.
Da un recente studio statunitense, se il 90% delle famiglie USA raggiungessero l'obiettivo
di allattare esclusivamente i propri bambini per 6 mesi, gli Stati Uniti risparmierebbero 13
miliardi di dollari all'anno, e eviterebbero 911 decessi (10.5 miliardi e 741 decessi
risparmiati con una compliance dell'80%) (7).
Adottando il punto di vista degli interessi della Comunità, i vantaggi potenziali
dell'allattamento sulla salute di donne e bambini sono confrontabili con altri interventi
indiscussi, come ad esempio i programmi di vaccinazione obbligatoria o di screening
mammografico. Nei Paesi Sviluppati, lo screening mammografico sotto i 50 anni ha una
riduzione stimata della mortalità per cancro mammario del 15% (8); a confronto, 2 anni
complessivi di allattamento al seno darebbero una protezione specifica paragonabile (-
18% circa di riduzione della mortalità per cancro mammario, - 21% per cancro ovarico), il
tutto con un risparmio per le famiglie di circa 1000 euro in media per il mancato acquisto di
latti formulati e con risparmi finanziari e di ore lavorate per il SSN (meno ricoveri e meno
visite) (9 ).
L'allattamento al seno è da considerare pertanto un'area “fertile”, con altissima
remunerazione (in termini di salute) delle risorse investite.
Riquadro 1: Svantaggi dell'allattamento artificiale rispetto all'allattamento al seno (6)
Per il bambino:
• Circa il 60% in più di probabilità di essere soggetti a frequenti infezioni delle vie uditive • Circa il 250% in più di probabilità di probabilità di subire ricoveri ospedalieri a causa di
infezioni respiratorie come asma e polmonite • Circa il 100% in più di probabilità di soffrire di diarrea
• Circa 40% in più di probabilità di contrarre il diabete di tipo 1
• Circa il 25% in più di probabilità di diventare obeso • Circa il 30% di rischio in più di contrarre alcune forme di leucemia e M. di Hodgkin • Maggiore incidenza di SIDS (Sudden Infant Death Syndrome)
• Maggiore incidenza di enterocolite necrotizzante del neonato • Predisposizione a M. di Crohn e colite ulcerosa
Per la madre:
• Maggiore rischio di sviluppare cancro ovarico e cancro mammario in età pre-
menopausale; l'aumento del rischio è inversamente proporzionale al numero di mesi di
allattamento • Aumentato rischio di sviluppare osteoporosi • Maggior rischio di emorragie post-partum e più lenta recupero della forma fisica dopo il
parto • Più lento recupero del peso corporeo; aumentato rischio di obesità a lungo termine Svantaggi per la società:
• Aumento delle spese sanitarie • Aumento dei giorni astensione dal lavoro per assistere i figli ammalati • Aumento della spesa per l'acquisto del latte formulato • Spreco di risorse ambientali (elettricità, acqua) utilizzate per la preparazione del latte in
formula e aumento dei rifiuti • Aumento delle disuguaglianze sociali, in quanto il latte artificiale comporta costi aggiuntivi
per le famiglie rispetto al latte materno La protezione, la promozione ed il sostegno dell’allattamento al seno ricadono nella
sfera dei diritti umani. La Convenzione sui Diritti dei Bambini, adottata dall’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite e ratificata finora da tutti i paesi eccetto gli Stati Uniti e la
Somalia, afferma nell’Articolo 24 che i Paesi membri riconoscono il diritto del bambino a
godere del più alto livello raggiungibile di salute: “ ...i Paesi membri cercheranno di mettere
pienamente in pratica questo diritto ed in particolare prenderanno misure appropriate [...]
per assicurare che tutti i settori sociali, ed in particolare genitori e figli, siano informati ed
abbiano accesso ad educazione e sostegno nell’uso delle principali conoscenze
riguardanti la salute e la nutrizione, i vantaggi dell’allattamento al seno, l’igiene ed il
miglioramento dell’ambiente, e la prevenzione degli incidenti ” (10).
2-I NUMERI DELL'ALLATTAMENTO AL SENO IN EUROPA E IN ITALIA
La prevalenza dell'allattamento materno al 6° mese è da considerare un ottimo
indicatore sintetico della qualità dei Servizi preposti all'assistenza, in quanto è il risultato
finale cui contribuiscono una serie di determinanti che comprendono, tra l'altro, politiche
sociali e di salute pubblica, accessibilità e qualità dell'assistenza (ospedaliera e non) nel
periodo pre-natale, al momento del parto e nel periodo post-natale, tipo e qualità della
formazione degli operatori professionali coinvolti nel sostegno all’allattamento.
Qual'è la prevalenza dell'allattamento al seno in Europa e in Italia?
Data l'assenza di un sistema di raccolta dati standardizzato, non è possibile reperire
informazioni complete sui tassi di allattamento al seno in Italia ed in Europa; tuttavia,
n onostante le difficoltà di interpretazione dei dati disponibili, sembra chiaro che gli attuali
tassi di inizio, esclusività e durata dell’allattamento al seno siano ben al di sotto dei livelli
raccomandati in quasi tutti i Paesi del mondo, compresi quelli dell’Unione Europea (11-12 ).
In alcuni Paesi dell’UE, i tassi di inizio sono molto bassi, ma anche nei Paesi dove sono
alti vi è una marcata riduzione nei primi sei mesi, ed in quasi tutta l ’Europa il tasso di
allattamento esclusivo a sei mesi può essere considerato basso.
Per quanto riguarda l'Italia, la banca dati dell’ufficio Europeo dell’OMS riporta
documenti con dati sull’allattamento al seno in Italia con percentuali che variano dal 29%
al 97% (13); in uno studio del 1999 condotto su tutto il territorio nazionale (14), la
prevalenza dell’allattamento materno esclusivo in Italia era del 72%, 37%, 8%, e 0%
rispettivamente all’avvio, a 3, 6, e 9 mesi; tuttavia, questi dati, comunque poco
soddisfacenti, risultavano certamente sovrastimati. La maggioranza degli studi sottoposti
all’analisi non ha alcuna definizione di allattamento al seno. In altri casi la definizione
proposta è troppo generica («allattamento al seno almeno una volta nella vita anche se
non esclusivo» o «qualsiasi periodo di allattamento al seno senza latte di formula o altro
tipo di latte») per permettere una stima accurata della prevalenza
1
.
Secondo l'ultima indagine condotta dall'ISTAT nel 2004-2005 su un campione di
famiglie italiane, la quota di donne che allattano al seno il proprio bambino, pari all'81,1%,
rimane stabile rispetto al 1999-2000. Cresce invece la durata media del periodo di
allattamento: da 6,2 mesi nel 1999-2000 a 7,3 mesi nel 2004-2005. Il 65,4% delle donne
ha avuto almeno un periodo nel quale ha allattato il figlio in modo esclusivo o
predominante. L'Italia insulare, soprattutto per effetto della Sicilia, si distingue per la più
bassa percentuale di donne che allatta (74,2%) e per la minor durata dell'allattamento:
solo il 26,6% delle donne di questa area territoriale allatta per più di sei mesi. Nel Nord-
est, al contrario, si riscontrano le quote più elevate di donne che allattano al seno i loro
bambini (86,1%) e che lo fanno per sette mesi o più (36,8%). La stessa distribuzione
territoriale si osserva per l’allattamento esclusivo o predominante: solo poco più della metà
delle donne dell’Italia insulare ha un periodo in cui allatta solo con latte materno (53,5%)
contro il 73,8% delle donne nel Nord-est (17) .
Da una più recente indagine sulla promozione dell’allattamento materno svolta nel
2008 dalla Società Italiana di Pediatria (SIP) in collaborazione con ISPO (Istituto per gli
Studi sulla Pubblica Opinione) su tutto il territorio italiano (18) emerge che a 3 mesi il 69%
delle mamme allatta, ma il tasso di allattamento solo materno è del 51%, mentre quello di
allattamento misto è pari al 18%. L’allattamento esclusivo riguarda un terzo (29%) del
campione (Figura 1).
Secondo lo stesso studio, a 6 mesi il tasso di allattamento solo materno scende al 37% del
campione, mentre quello di allattamento misto si riduce al 15%. L’allattamento esclusivo,
nell’età dell’inizio dello svezzamento, si riduce al 2%, contro il 33%, ad esempio, della
Svezia nel 2000 (Figura 2).
A 9 mesi, il tasso di allattamento solo materno scende ancora (26%), mentre quello di
allattamento misto si riduce all’11%. Oltre il 60% dei bambini a questa età non riceve più
latte materno (Figura 3).
Infine, a 12 mesi 3 bambini su 4 non prendono più latte materno. Il tasso di allattamento
1 Le categorie di allattamento al seno secondo le definizioni raccomandate dall’OMS, sono (14-15):
• Esclusivo : il lattante riceve solo latte materno dalla madre o da una balia, o latte materno spremuto, e nessun altro liquido o
solido, ma può ricevere gocce o sciroppi di vitamine, supplementi minerali o farmaci;
• Predominante : il lattante riceve solo latte materno e liquidi non nutritivi come acqua semplice o zuccherata, tè, camomilla,
tisane, infusioni, succhi di frutta non zuccherati, e può ricevere soluzioni reidratanti orali, gocce o sciroppi di vitamine,
supplementi minerali o farmaci. Nessun altro liquido nutritivo è permesso sotto questa definizione;
• Complementato : il bambino riceve latte materno con l’aggiunta d’altri alimenti liquidi (ad esempio latte artificiale, brodo
vegetale o di carne), semiliquidi (ad esempio pappe di cereali, frutta, verdura, carne, pesce) o solidi (ad esempio biscotti);
• Non allattamento al seno : il bambino non riceve latte materno, ma è alimentato con formula.
solo materno scende all’11% del campione, mentre quello di allattamento misto è pari al
13% (Figura 4).
Figura 1: Tassi di allattamento in Italia a 3 mesi Figura 2: Tassi di allattamento in Italia a 6 mesi
Figura 3: Tassi di allattamento in Italia a 9 mesi Figura 4: tassi di allattamento in Italia a 12 mesi