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CAPITOLO PRIMO
IL “METALLO DEL DISONORE”, L’URANIO IMPOVERITO
1.1 L’URANIO NATURALE
L’ Uranio è l’elemento chimico che occupa la posizione numero 92
della tavola degli elementi atomici. Ha la stessa età della Terra, ma
fu scoperto solo nel 1789 dal chimico tedesco Klaphrot mentre
esaminava la Pechblenda, un minerale originario della Sassonia. Fu
così denominato in onore della scoperta del pianeta Urano avvenuta
otto anni prima. Nel 1896 il fisico francese Becquerel scoprì per
primo il fenomeno della radioattività dell’uranio; da questa importante
scoperta prese avvio lo studio sistematico della trasformazione
spontanea dei nuclei. Tuttavia solo dopo la scoperta della fissione da
parte di Hahn e Meitner nel 1939, questo elemento acquistò
importanza commerciale. I suoi minerali, che in un primo tempo
vennero usati come fonte di radio e in piccole quantità per colorare
vetri e ceramiche, successivamente trovarono impiego come
combustibile nucleare per la produzione di energia attraverso
processi di fissione nucleare per opera di neutroni termici, in modo
controllato nei reattori nucleari e in modo non controllato nelle bombe
nucleari. Difatti, sono state realizzate sia la bomba atomica (la
fissione istantanea dell’uranio), sia le pile atomiche, (la fissione
controllata dell’uranio).
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L’uranio è un metallo bianco argenteo, duttile, tossico e debolmente
radioattivo. È un elemento presente in quasi tutte le rocce, in tutti i
terreni e nelle acque. Allo stato finemente suddiviso si incendia
all’aria, mentre allo stato compatto brucia per riscaldamento all’aria a
170°C. Si scioglie bene in acido cloridrico e nitrico. Le sue proprietà
chimiche sono vicine a quelle del cromo, molibdeno e tungsteno.
Nella sua forma naturale l’uranio è composto da tre isotopi radioattivi:
234
U,
235
U, con una netta prevalenza dell’isotopo
238
U, quest’ultimo
meno radioattivo dei tre. Ogni isotopo ha il suo specifico processo di
decadimento che emette radiazione ionizzante: alfa (nuclei costituiti
da due neutroni e due protoni, pari a 4 unità di massa atomica),beta
(elettroni) e gamma(radiazioni vere e proprie) . A causa della sua
grande vita media, il
238
U ha un’attività molto bassa. Per utilizzarlo
nei reattori nucleari, o nelle armi nucleari, è necessario arricchire
l’uranio naturale con gli isotopi fissili
234
U e
235
U. L’isotopo
235
U è
fissionabile e quindi può venire direttamente utilizzato per la
produzione di energia nucleare. Il materiale che deriva da questo
arricchimento è noto appunto come uranio arricchito. Il sottoprodotto
di scarto derivato (uranio impoverito) ha una percentuale ridotta di
235
U ed è composto per il 99% da
238
U. Si può ricavare l’uranio
impoverito anche dal riprocessamento del combustibile nucleare
esaurito (scorie dei reattori nucleari).
A seconda del processo subito si ottengono due tipi di uranio
impoverito:
8
1) UI “pulito” ossia gli scarti della preparazione del combustibile
nucleare durante il processo di arricchimento dell’uranio
naturale.
2) UI “sporco” ossia il residuo del riciclaggio del combustibile
nucleare esaurito. Contiene l’80% della radioattività dell’uranio
naturale e tracce di
236
U e di altri elementi transuranici (
nettuno, plutonio, americio, tecnezio 99) che derivano dalla
fissione naturale. Tali elementi non sono presenti in natura e
sono particolarmente pericolosi per l’uomo e l’ambiente
1
.
1
Di Pietro G., “intervista Falco Accame, Uranio impoverito La verità", Roma, Edizioni
Malatempora 2006, pag. 65.
9
1.2 URANIO IMPOVERITO E SUOI UTILIZZI
L’uranio impoverito è un sottoprodotto del processo di produzione del
combustibile per i reattori e le armi nucleari. Queste lavorazioni
utilizzano l’uranio naturale per arricchirlo quantitativamente
nell’isotopo fissile 235 innalzandone la percentuale naturale dallo 0,7
al 3,5% per i reattori e oltre il 90% per le armi nucleari. Quello che
residua dal processo di arricchimento si chiama uranio impoverito
che contiene solo lo 0,2% di
235
U, lo 0,001% di
234
U e il 99,8% di
238
U. Rispetto alle proprietà chimiche dell’uranio naturale è
debolmente radioattivo, chimicamente tossico ed ha un’ emivita di
4,5 miliardi di anni. L’utilizzo dell’uranio impoverito in ambito civile
deriva generalmente dalla sua alta densità e soprattutto dal suo
basso costo. Importanti sono i suoi usi in medicina come materiale
per la schermatura delle radiazioni, in mineralogia nei pozzi petroliferi
e in ambito aerospaziale come equilibratore dell’aereo Boeing 747,
che contiene circa 1500 kg di uranio impoverito. Non c’è alcun
pericolo derivante da queste forme di utilizzo poiché, in questi casi,
l’uranio è custodito in appositi spazi che non permettono alle
radiazioni di contaminare l’ambiente circostante; in particolare,
l’uranio non è pericoloso in questi ambiti perché non è soggetto ad
esplosione
2
.
2
Laccetti E.M.,, “Due guerre dai campi di battaglia dei Balcani alla lotta contro il cancro da
uranio impoverito”, Roma, Edizioni Memori Scarl, 2008, pag. 143.
10
Il suo utilizzo principale è nelle munizioni anticarro e nelle
corazzature di alcuni sistemi d’arma. In combinazione con la sua
grande densità , se usato come componente di munizioni anticarro
esso risulta molto efficace contro le corazzature, superiore al suo
principale competitore, ossia il tungsteno. Il tungsteno e l’uranio
impoverito sono i due metalli pesanti più adatti a quest’uso. Rispetto
al tungsteno l’UI è disponibile in quantità maggiori e a costi inferiori
ed è anche lievemente superiore in efficacia
3
. Ha un effetto piroforico
elevatissimo (oltre 3000 °C) e ciò garantisce una maggiore
penetrazione dei proiettili, che sono in grado di perforare le corazze
dei mezzi blindati, aumentando così l’effetto distruttivo. Per questi
motivi, negli anni ’60 le forze armate statunitensi iniziarono ad
interessarsi all’uso dell’uranio impoverito.
Quando un penetratore colpisce l’obiettivo, o quando un tank
4
con
corazzatura all’uranio, una parte dell’uranio impoverito brucia e si
ossida in piccole particelle. La gran parte dei proiettili che non vanno
a segno si conficcano profondamente nel terreno determinando di
conseguenza la difficile rilevabilità sul campo. Questi penetratori nel
corso del tempo si ossideranno, sgretolandosi in polvere sotto forma
di micro e nano sfere così leggere da essere trasportate dal vento
prima di ricadere al suolo. Le particelle sospese in aria verranno
inspirate dall’uomo, mentre quelle che cadranno al suolo
3
Fonte: http://www.uranioimpoverito.it
4
Carro armato con corazzatura sufficiente a resistere al fuoco di armi pesanti.
11
contamineranno le falde acquifere ed entreranno come ospiti
indesiderati nella catena alimentare.
12
1.3 UTILIZZI DELL’UI NEI CONFLITTI DEL SECOLO SCORSO
Come abbiamo visto l’uranio impoverito è un metallo pesante,
estremamente denso, piroforico, facile da reperire perché ceduto
gratis ai produttori di armi e disponibile in grandi quantità. La
Commissione di Regolamentazione del Nucleare degli Stati Uniti
stabilisce il suo trasporto fino a un massimo di 150 libbre all’anno. È
divenuto famoso in seguito alla Guerra del Golfo e ai conflitti
balcanici del 1995 e del 1999. Nel 1990 l’Iraq invase il Kuwait per
prendere il controllo dei giacimenti petroliferi ed ottenere uno sbocco
sul Golfo Persico, dando inizio alla guerra del Golfo durata sei
settimane. Si ipotizza che siano state usate armi chimiche e
batteriologiche da entrambe le parti, oltre che armi all’uranio
impoverito. In quel periodo gli aerei USA scaricarono più di 900 mila
proiettili all’UI di piccole dimensioni e i carri armati spararono 14 mila
proiettili all’UI più grandi; molti di quei proiettili presero fuoco
spontaneamente al contatto con i propri obiettivi. Inoltre, in due
occasioni distinte alcuni veicoli carichi di proiettili all’uranio esplosero
accidentalmente inondando amici e nemici senza differenza alcuna
con minuscole particelle respirabili di uranio letale
5
. Nel 1991, alla
fine della guerra, secondo alcuni calcoli sono rimasti in Medio
Oriente più di 400 tonnellate di uranio impoverito sotto forma di
proiettili, senza nessun riguardo per le conseguenze cliniche e
5
International Action Center, “Il metallo del disonore, che cos’è l’uranio impoverito”,
Asterios editore, Trieste, 1999, pag. 46.
13
ambientali del loro impiego. Pochi mesi dopo la guerra, più di 90.000
reduci denunciarono agli ospedali una serie di sintomi che
comprendevano disfunzioni respiratorie, epatiche e renali, perdita di
memoria, cefalee, febbre e bassa pressione sanguigna.
Successivamente sorsero problemi più gravi come leucemie, tumori
e malformazioni genetiche dei figli concepiti dopo il conflitto e tra
questi si sviluppò una misteriosa sindrome denominata Gulf War
Syndrome (GWS), Sindrome del Golfo. Per quanto riguarda invece la
guerra dei Balcani, i vertici della Nato hanno comunicato
ufficialmente di aver usato munizioni all’uranio impoverito durante
due diverse operazioni .
Non esistono dati certi sulla contaminazione radioattiva del territorio
del Kosovo, ma si è arrivati a ipotizzare che siano state sparate
munizioni all’UI per un peso totale di 85 tonnellate. L’allarme era già
stato lanciato dalle autorità macedoni che nel maggio del 1999,
avevano rilevato un aumento di 15 volte della radioattività lungo il
confine con il Kosovo
6
. Successivamente la NATO dopo diverse
pressioni da parte dell’opinione pubblica e dei governi, ha
consegnato all’ONU la mappa dei luoghi colpiti da armi all’uranio
impoverito, escludendo però i missili che hanno colpito zone della
Bosnia, del Kosovo e della Serbia.
6
International Action Center, “Il metallo del disonore”, op. cit., pag. 264.