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INTRODUZIONE
Il tema del Doppio, per alcuni aspetti, sembra emblematico d e ll ’esp e ri e n z a u m a n a , inciso nelle sue radici, universalmente presente da tempi immemorabili. La doppiezza è
u n a c a ratt e ri stica int i m a m e n te l e g a ta a ll ’esse re u m a n o ; il Dop p io e siste , q u ind i n o n s i fo rm a , e d e siste d a l m o m e n to in c u i e siste l’ Io d i cu i in ca rn a u n ’ a lte rna tiv a ; l’ Io n o n d à vita al Doppio, semplicemente lo riconosce.
Per altri aspetti, invece, va inquadrato storicamente perché la sua popolarità e la sua
rapida diffusione risalgono al periodo romantico in cui si sviluppano temi quali la
duplicazione dell’Io, quando vi sono due incarnazioni dello stesso personaggio, e il
doppio apparente, quando si assiste a uno sdoppiamento interno a una singola persona
che può essere frutto di una dissociazione schizofrenica; tali tematiche risultano ideali
per soddisfare un certo tipo di interesse rispetto ad argomenti quali la follia e ogni forma
di patologia mentale, oltre che per una disciplina come la psichiatria, che proprio allora si
andava sviluppando.
Le storie incentrate sul Doppio hanno tutte alcune caratteristiche comuni, possono però
approdare ad esiti diversi.
Il so g g e tt o si co n f ron ta c o l su o Dop p i o , l’ im m a g ine d i se ste sso ; l’ im m e d i a t a conseguenza è una terribile angoscia, la dissoluzione della realtà del soggetto, la
distruzione delle fondamenta del suo mondo e del suo universo di certezze e sicurezze.
Solitamente solo il soggetto può vedere il suo Doppio, che gli appare esclusivamente in
privato, oppure solo lui ne percepisce la presenza. Inoltre il Doppio produce due effetti
apparentemente contradditori. Da una parte opera ai danni del soggetto, gli appare nei
m o m e n ti m e n o o p p o rt u n i e lo co n d a n n a a l f a ll im e n t o . D a ll ’altra re a li zz a i su o i d e side ri più reconditi o rimossi, agisce come il soggetto non oserebbe mai, o come la sua
coscienza non gli permetterebbe mai di agire. Il Doppio incrocia la sua volontà, blocca le
sue iniziative, fa naufragare i suoi progetti, assorbe tutte le sue energie e si mostra
intimamente legato al soggetto, che lo incontra dappertutto, ne è spiato e perseguitato.
Alla fi n e , l’ u n ica v ia d i sca m p o se m b r a l’ u ccisi o n e d e l Dop p io m a , u ccide n d o l o , il so g g e tt o u ccid e se st e sso . L ’Io e il Do p p i o n o n p o sso n o so p ra vv i v e re l’ u n o a ll ’altr o p e rché la loro v ita è u n a s o la; l a rea l e so s ta n z a e l’ e sse n z a p iù p r o f o n d a d e l Dop p i o si concentrano nel soggetto.
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Il Doppio diventa simbolo di cambiamento, di trasformazione e la sua comparsa è frutto
d e l se g reto d e sid e ri o d i u n ’esiste n z a d iv e rsa m a a ll o ste ss o te m p o si p rese n t a a n ch e co m e u n mes sa g g e ro d i m o rt e , in fa tt i l’ u ccisi o n e d e l Do p p io d iv e n ta il su ici d io d e ll ’Io .
Sembrerebbe che la comparsa del Doppio possa essere considerata una sventura per il
so g g e tt o . I n rea lt à b isog n a ri co rda re ch e la se p a raz ion e d e ll ’Io d a l l’ inco n scio a v v ien e i n m a n i e ra inc o n sa p e v o le. L ’I o n e g a l’ e siste n z a d e ll ’altr o, oppure si identifica con questo,
prendendo per debolezze o difetti propri le tendenze, le opinioni, le richieste che
p rov e n g o n o d a ll ’i n co n scio e c h e s o n o in c o n trast o co n la su a v o lon t à . E ’ q u i ch e si manifesta la necessità della comparsa del Doppio: es so si co ll o ca o ltr e l’ ide n tit à p e rson a le, è la p e rcez ion e s p a v e n to s a e so r p ren d e n t e d i u n ’ a ltr a i d e n tit à . L a co m p a rs a di questa immagine è un sollievo, quasi una liberazione, poiché finalmente si può
guardare in faccia il proprio antagonista e ci si può confrontare con una figura che è altro
da sé in modo tale da potersi sollevare dalle responsabilità di qualsiasi mancanza ma
che, allo stesso tempo, per quanto diversa, deriva pur sempre dal Sé.
In q u e st o g ioco c o n i l Dop p io, ri p rod u z ion e d e ll ’Io o fa n t a sma d e ll ’altro , lo specchio
o ccu p a u n p o s to ce n tr a le; la p iù a n tica fo rm a d i o g g e tt iv a z ion e d e l l’ a n im a è l’ im m a g ine d e l co rpo : l’ o m b ra, il ri trat to e , s o p ratt u tt o , il ri f lesso n e ll o sp e cc h io. Co m e so tt o li n e a Jean Pierre Vernant « nello specchio iniziatico, la nostra immagine riflessa si delinea
come una figura estranea, una maschera che, dirimpetto a noi, ci guarda al posto nostro;
questa maschera ci indica che non siamo là dove siamo e che dobbiamo cercarci
altrove, per riuscire a raggiungere noi stessi »
1
. L ’a m b iv a len z a d e ll o sd o p p ia m e n t o porta, in successione, alla perdita del sé, alla dispersione e poi alla raccolta, alla
ri u n if icaz ion e . Il ca m m ino v e rso l’ ide n tità p a ssa p e r l’ a lte ri tà e la r iun i f icaz ion e im p o n e una dispersione iniziale. Lo specchio si presenta come luogo di passaggio, punto di
co n ta tt o tr a q u e sto m o n d o e l’ a ltr o , il su o rov e scio, il su o d o p p i o ; l’ a lte ri tà a sso lut a sfugge a ogni organizzazione spaziale come a ogni logica narrativa.
Lo sdoppiamento evoca quello di Narciso, talmente straniero a sé stesso che arriva a
vedere un altro nel proprio riflesso; la scissione narcisistica fa del Doppio un altro ideale
e a ff a scina n te , d i cu i “ ca d e re” let t e ralm e n t e i n n a m o ra ti. L o s p e cch i o a p p a re co sì co m e l a metafora perfetta della proiezione cinematografica stessa.
Il concetto di Doppio trova, come vedremo nei capitoli che seguono, una sua
espressione in molteplici discipline quali la mitologia, le arti figurative e la psicoanalisi; è,
inoltre, un frequentissimo espediente narrativo nella letteratura, nel teatro e in particolare
1
Cfr. Schermi psicoanalitici , nu m ero m on og r af i c o d i “ L a V a l l e d el l ’ E d en ” , n . 15 , l u gl i o -dicembre 2005
6
nel cinema, strumento attraverso il quale spesso si mettono in scena temi come il sosia:
due individui che hanno la stessa immagine; e la doppia identità: un individuo che
possiede due personalità. In verità, la figura del Doppio , co m ’è rap p res e n ta ta n e ll a letteratura e nel cinema, introduce immancabilmente inquietudine e minaccia. Il Doppio
n o n è il sim il e rassicu ran te c h e c o n fo rta e p rote g g e l’ Io in u n m o n d o d i a ltr i e stra n e i e ostili ma piuttosto colui che ci rivela la fragilità della nostra esistenza, getta il dubbio sulla
nostra identità e ne fa vacillare il limite.
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1. IL DOPPIO NELLA MITOLOGIA, NELLA LETTERATURA E
NELL’ARTE
1.1 Premessa
Il te m a d e ll o s d o p p ia m e n to d e ll a p e rso n a e d e ll ’i d e n tità è p rese n te n e ll ’i m m a g ina ri o d i tutti i tempi e si int re ccia co n la sto ri a d e ll ’um a n ità . S e c o n d o la reli g ion e e g izi a , Ra
cr e a v a insie m e a ll ’uo m o il su o d o p p io p e r g a ran tir g li l’ im m o rtalità . Nel T a o d u e so n o i p o li a rch e tip i: Y a n g , il p o t e re m a sc h il e , fo rt e e raz ion a le e Y in, l’ e leme n t o fe m m inile , intuitivo e ricet tiv o . S p e sso g li a n tich i m iti im m a g ina n o a ll ’i n iz io d e ll a crea z ion e u n e sse r e originario che solo più tardi viene diviso in due metà complementari: Adamo è una sorta
di androgino dalla cui costola viene staccata Eva, mentre nel Simposio platonico Zeus
ta g li a in d u e l’ u o m o e lo ind u ce , co sì , a ce r ca re n e ll a p ro p ri a v ita la m e t à m a n ca n te . I gemelli sono considerati esseri dotati di poteri particolari, due entità che condividono una
sola anima. Il cervello umano stesso è diviso in due emisferi diversi per competenze e
fu n z ion i: l’ E m is f e ro S inistro (ES), d o m i n a n te , p resie d e a i p roc e ssi raz ion a li e d è resp o n s a b il e d e i f e n o m e n i log ici , li n g u istici e m a te m a tici e l’ E m isfe ro Dest ro (ED) è , invece, la nostra parte irrazionale dove è localizzata la capacità di ascoltare musica,
meditare, sognare ed è responsabile delle nostre intuizioni e impressioni.
2
La storia
d e ll ’arte è d isse m ina t a d i n u m e rose i m m a g ini n e ll e q u a li il te m a d e l d o p p io si trov a rappresentato attraverso diverse varianti: secondo la specularità, la simmetria e il
rad d o p p io. L ’art e ste s sa è l a rep li ca d i u n m o d e ll o , u n r a d d o p p i o d i u n a re a ltà e ste r n a già esistente. Nella letteratura troviamo innumerevoli esempi e varianti sul tema del
d o p p io a tt rav e rso l’ u tili zz o e la ra p p res e n t a z i o n e d i v a ri e f i gure della duplicazione, come
il ri trat to , il so sia, l’ o m b ra, lo sp e cch io e le im m a g ini ri f lesse . Il p ro b lema è q u a si se m p r e q u e ll o d e l rap p o rto co n l’ a ltr o -da-sé, con tutto ciò che è sconosciuto e diverso, in cui lo
sdoppiamento può assumere diverse sfumature, tragiche, divertenti o del tutto
fantastiche.
2
Cfr. Aragona R.(a cura di), Il doppio, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2006, p. 15
8
1.2 L’èidolon
In Grec ia l’ ide n tit à d i u n a p e rson a n o n è cir co scri tt a a l s u o e sse re f isi co e m e n ta le, m a trova una proiezione in quella che è stata definita la categoria psicologica del Doppio.
Categoria semantica, che è allo stesso tempo anche psicologica e culturale, a cui si
applica la denominazione di èidolon , u n Do p p io ch e a lbe rg a n e ll ’ u o m o co m e u n o sp i t e sconosciuto. Nella cultura arcaica greca era definito èidolon un fenomeno come
l’ im m a g ine ch e appare nei sogni sotto sembianze umane (òneiros ), l’ a n im a d e l d e fu n t o ch e si a g g i ra n e ll ’Ad e , l’ o m b ra ( skià ), l’ a p p a ri z ion e so p ran n a tu r a le d i u n e roe o u n demone (phasma ). Ne ll a st e ssa ca te g o ri a v a in clusa a n ch e l’i m m a g i n e n e ll o s p e cc h io. I n sostanza, ciò che i Greci definivano èidolon sembra affine alla categoria psicologica che
in termini moderni viene definita il Doppio; esso manifesta in modo tangibile la presenza
di una seconda realtà, parallela a quella vivente ma non meno di quella reale. Nelle
cult u re a rcaich e le rela z ion i tra l’ io e il su o Do p p io n o n a ss u m o n o a lcun trat t o p a to log ico , ma conservano un carattere di quotidianità: in altre parole è attraverso il Doppio che si
rende visibile un settore non visibile di se stessi, settore che non cessa comunque di
essere reale.
3
1.3 L’ombra come personificazione dell’anima
D’ un tratto v i d i n el l a n ott e o s c ura
S c i v ol are u n’ om bra s en z a r um ore
Sulla mia tenda la vidi passare
E venne a sedersi qui nel mio letto
Chi sei, dunque, viso pallido e triste
Cupa immagine vestita di nero?
Oh triste uccello, perché qui a migrare?
E ’ s o l o un s o gn o o m e s tes s o ri f l es s o
Quello che vedo quasi fossi allo specchio?
4
A.De Musset
L’ombra ha sempre suscitato curiosità, fascino e timore negli esseri umani, tanto da
popolare gli incubi dei bambini e i capolavori dei poeti (Hoffmann, Goethe e Andersen).
L ’omb ra rimanda a un senso di cupezza, di minaccia e, come ogni Doppio che si rispetti,
d i m o rte . Grad u a lm e n t e la cr e d e n z a in u n ’o m b ra ch e co n tin u a a v iv e re o ltr e la m o rte si sarebbe trasformata nella credenza in un Doppio che nasce insieme ad ogni bambino e
3
Cfr. Aragona R.(a cura di), Il doppio, cit., pp. 35-36
4
Cit. in Rank O., Il doppio, Se, Milano 2001, p. 34
9
a cu i e g li si ri co n g iun g e rà so lo a l te r m ine d e l la su a v ita te rr e n a . L a cr e d e n z a n e ll ’o mbra
a ssu m e a ll ’i n iz io co n n o ta z ion i p rett a m e n te p o sitiv e , d i p rote z ion e , p e r p o i p rog ressiv a m e n te a ss u m e r e u n ’i n te rpre ta z ion e d ia m e tral m e n te o p p o sta , d i angelo della
morte. Scrive Otto Rank « Così l’ o m b r a d e ll ’ u o m o , d a sp ir ito p rot e tt o re ch e lo s e g u iv a nella vita, si è ridotta tristemente a uno spettro persecutore che affligge colui che gli è
affidato e che gli dà la caccia fino alla morte».
5
In a m b ito cu ltu r a le g r e co v i è u n a relaz io n e m o lt o stret t a tra l’ o m b r a e l’ im m a g in e speculare. A differenza di altre forme di Doppio come maschere, ritratti e tutto ciò che
co stitu isce l a ri p rod u z i o n e d i u n a fo rm a p ri m a ri a , sia l’ o m b ra ch e il ri f less o sp e cu lare s i muovono insieme al soggetto, si percepiscono insieme, rendendo manifesta sul piano
fisico la coesistenza d i d u e rea ltà a ll ’i n t e rno d e ll a ste ssa p e rson a . S ia l’ o m b ra ch e la figura riflessa nello specchio prendono infatti il nome di skià, e le skiài sono dunque sia i
fa n t a sm i ch e si a g g ir a n o n e ll ’oltre t o m b a , si a le b u ie o m b re p rov e n ien ti d a u n a f ig u ra umana, sia le luminose immagini di uno specchio.
6
Un g ran n u m e ro d i p o p o li p ri m itiv i cr e d e c h e o g n i f e ri ta i n f e rt a a ll ’om b ra c o lpisca la persona a cui appartiene. Anche secondo una credenza indiana si può uccidere un
nemico trafiggendone al cuore il ritratto oppure l’ o m b ra . I p o p o li p ri m itiv i h a n n o u n g r a n n u m e ro d i ta b ù relat ivi a ll ’om b ra: e v ita n o d i f a r ca d e re la p rop ri a o m b ra su p a rtic o lari o g g e tt i (sop ratt u tt o s u l cibo ), t e m o n o l’ o m b ra d e g li a ltr i (sop ratt u tt o d e ll e d o n n e inci n te e della suocera) ed evitano accuratamente che la loro ombra venga calpestata. Tra i
popoli primitivi si evita, inoltre, con particolare attenzione di far cadere la propria ombra
su u n m o rto , su u n a to m b a o s u u n a b a ra . E ’ p e r q u e st o c h e i f u n e rali si sv o lg o n o principalmente di notte. Chi non proietta ombra muore, chi ne proietta una piccola o
ince rta è mala to , m e n tre u n ’ o m b ra n e tt a e b e n d e f i n ita è sin t o m o d i g u a ri g ion e .
7
A b b ia m o v isto , q u ind i, co m e l’ u o m o p ri m itiv o co n side ri il s u o m iste ri o so Do p p io, l’ o m b ra , come un essere spiritualmente concreto. Gli abitanti delle isole Figi credono che ogni
u o m o a b b ia d u e a n i m e : u n a scu r a , o ssia la su a o m b ra e sce n d e rà n e ll ’Ad e , e u n a ch iara, o ssia la s u a i m m a g ine ri f less a su ll a su p e r f ici e d e ll ’acq u a o in u n o s p e cc h io, e che rimarrà presso il luogo della sua morte. A questo punto ci si potrebbe chiedere
p e rché g li u o m ini sia n o g iun ti a v e d e re n e ll ’ o m b r a la loro a n i m a . In n a n z itu tt o l’ o m b ra , inse p a ra b il e d a ll ’uo m o , d iv e n ta u n a d e ll e p ri m e p e rso n i f icaz ion i d e ll ’an im a u m a n a . L a credenza, diffusa dai popoli p ri m itiv i d i tu tt a la te rr a , c h e l’ a n i m a d e ll ’uo m o si a u n a
5
Cfr. Rank O., Il Doppio, cit., pp.64-65
6
Cfr. Bettini M. (a cura di), La maschera, il doppio e il ritratto: strategie dell’identità, Laterza, Roma 1991,
pp. 36-37
7
Cfr. Rank O., Il Doppio, cit., pp.65-66
10
p recisa ri p rod u z ion e d e l co rpo , v ista iniz ialm e n te n e ll ’om b r a , si ri trov a a n ch e n e ll ’an im is m o p ri m itiv o d e ll e a n tich e cu ltu r e . S e co n d o la co n c e z ion e o m e ri ca , l’ u o m o presenta una duplice identità: una terrena, nelle sue sembianze percepibili dai sensi e
l’ a ltr a n e ll a su a im m a g ine inv isi b il e , ch e si li b e ra so lo co n la m o rte , la su a psychè. In un
vivente la cui anima sia integra, abita un ospite estraneo, un Doppio più debole, il suo
altro Io che è la sua psiche e il cui regno è il mondo dei sogni; quando il primo Io
sprofonda incosciente nel sonno, è il Doppio che agisce e veglia. Anche presso gli egizi
la p iù a n tica fo rm a d i r a p p res e n t a z ion e d e ll ’a n im a fu l’o m b ra .
8
1.4 L’immagine riflessa: lo specchio e il ritratto
Vedo il mio io attraverso una lente che
Lo moltiplica; tutte le figure che si muovono
Int orno a m e s on o i o e i o m ’ ad i r o p er
Il l oro m od o d ’ ag i r e.
9
E.T.A. Hoffmann
Le credenze e le superstizioni legate allo specchio e alle immagini riflesse hanno molti
p u n ti in co m u n e co n q u e ll e ch e ri g u a rda n o l’ o m b ra. A n c h e q u i p rev a lg o n o i tim o ri d i
morte e di sventura. Nelle regioni tedesche è proibito porre un cadavere di fronte a uno
sp e cch io o o ss e rv a rne l’ im m a g ine ri f less a : si v e d reb b e ro in fa t ti due cadaveri e il
secondo preannuncerebbe una nuova morte. Uno specchio che cade o si rompe è un
presagio di morte oppure è diffusa la credenza secondo la quale a un episodio del
genere seguiranno sette anni di disgrazia. Anche presso i Greci, gli antichi Indiani e
alcune popolazioni germaniche vigeva il divieto di guardare la propria immagine riflessa
n e ll ’acq u a p e rché n e sa reb b e co n se g u ita la m o rte. A d d ir ittu ra p resso i Grec i e ra
considerato presagio di morte perfino vedere in sogno la propria immagine riflessa
n e ll ’acq u a .
S i cr e d e ch e a n ch e l’ im m a g ine ri f less a , in u n o sp e cc h io o n e ll ’acq u a , co sì co m e i ri trat ti, rappresenti un ’ o g g e tt i v a z ion e d e ll ’an im a . Qu a n to sia rad icat a q u e sta cr e d e n z a , lo d im o str a l’ u sa n z a , a m p iame n t e d i ff u sa , d i v e lare g li sp e cc hi nella casa in cui si trova un
m o rto p e r e v ita re ch e l’ a n im a d e l d e fu n t o co n tin u i a d i m o rarv i; p o iché si ri tie n e c h e l’ a n im a d e l d e fu n to si a d e n tro l o sp e cch io e in ce rt e cir co sta n z e sia p o ssibile v e d e rl a . E ’ diffuso anche il divieto di guardarsi allo specchio di notte: chi lo fa perde la propria
8
Cfr. Rank O., Il doppio, cit., pp. 64-76
9
Ivi, p. 17
11
immagine riflessa, ossia la propria anima, e deve quindi necessariamente morire. Gli
Zulù n o n si sp e cc h ian o m a i n e ll ’acq u a p e r p a u ra c h e p o ssa p a s sa re u n c o cco d ri ll o e rubare il riflesso della persona, e quindi la sua anima. Nel mito di Narciso, egli muore
annegato poiché tenta di abbracciare la propria immagine (il proprio doppio) riflessa
n e ll ’acq u a . Ov idio , n e l II I li b ro d e ll e Metamorfosi, narra che alla nascita di Narciso venne
ch iest o a ll ’i n d o v ino T ir e sia se il b im b o sa r e b b e v issut o a lun g o , e l’ ind o v ino ri sp o se « Si,
se non vedrà se stesso » . M a u n g iorno Narci so v e d e n e ll ’acq u a la p rop ri a im m a g in e ri f lessa e s’i n n a m o ra a t a l p u n t o d i q u e l g iov a n e ch e l’ o sse rv a rad ioso , d a m o ri re annegato. Secondo una leggenda posteriore, Narciso si uccide dopo essersi innamorato
del proprio riflesso, e anche negli Inferi continua a contemplare nelle acque dello Stige la
propria immagine.
10
Nel mito di Atena, la dea inventa il primo flauto costruendolo con ossa di cervo e si
esibisce al banchetto degli dei, dove si accorge di essere derisa; si reca in un bosco a
meditare e, suonando il flauto davanti a un piccolo lago, si specchia: allora si accorge
con orrore che il suono dello strumento le deforma orribilmente il viso. La dea, inorridita,
getta via lo strumento. In questo mito, ciò che compare riflesso nello specchio-fonte è
q u a lcosa d i m o lto d iv e rso d a u n a se m p li ce d isto rsi o n e d e ll ’i m m a g ine , p o iché a d e ss a segue il riconoscimento della propria identità (che Narciso invece non arriva a
comprendere), e nello stesso tempo il riaffiorare di una aspetto rimosso del sé:
l’ im m a g ine a li e n a ta e d e f o r m e c h e A te n a ri c o n o sc e è in f a t ti il p ro p ri o ri p u g n a n t e d o p p io , q u e ll ’i m m a g ine i n q u iet a n t e d e ll ’i o ch e im p rovv isam e n t e ri co m p a re a t u rba re l a
coscienza, così come accade al Dorian Gray di Oscar Wilde.
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Da queste testimonianze si può delineare una storia del perturbante n e ll ’an tic h ità , u n a sto ri a ch e h a la su a r a g ion d ’ess e re n e l rad d o p p iame n t o a lte rat o d e ll ’i m m a g ine ri f less a in specchi deformanti: lo specchio in questo senso non è semplicemente uno spazio
vuoto, ma un universo popolato da forme che vivono dentro e dietro, forme dotate di una
loro autonomia e della capacità di riemergere e scomparire; così lo specchio permette di
proiettarsi in una terza dimensione, e da passivo oggetto di riflessione diviene autonomo
creatore di forme. Attraverso lo specchio si può avere una riproduzione fedele o una
riproduzione somigliante ma distorta. Come uno specchio ben fatto, perfettamente
piano, liscio e levigato proietta un ’immagine perfettamente simmetrica e quindi
somigliante, così uno specchio distorto e deformato, semplicemente genera mostri:
10
Cfr. Rank O., Il doppio, cit., pp. 78-85
11
Cfr. Bettini M. (a cura di), La maschera, il doppio e il ritratto: strategie dell’identità, cit., pp.38
12
figure allungate o schiacciate, allungamenti e allargamenti, con tutti gli effetti comici o
lugubri che tale d e f o r m a z ion e p u ò p rov o ca re. S tru m e n to a tt o a ri v e lare l’ ide n tità , l o specchio è altrettanto atto a deformarla, nel momento in cui produce forme nelle quali
somiglianza e alterità si sovrappongono e si mescolano.
12
Diffuso su tutta la terra è, anche, il timore del proprio ritratto e della propria fotografia.
Esso si ritrova tra gli esquimesi co m e tra g li In d ian i d ’America, n e ll e tribù d e ll ’A f ri c a ce n trale , in A si a , n e ll ’In d ia o ri e n t a le e p e rsi n o in E u ro p a . P o ich é q u e ste p o p o laz ion i v e d o n o n e ll ’i m m a g ine d e ll ’uo m o la su a a n im a , t e m o n o ch e u n e s tran e o , u n a v o lta c h e se ne sia impadronito, vi pos sa e se rci ta re u n ’i n f lue n z a d a n n o sa e m o rtale .
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Il ritratto mira ad essere il più possibile somigliante, simile al vero, al modello; il ritratto
riproduce, duplica la realtà, cercando di imitarla con la fedeltà di uno specchio.
La paura di invecchiare rap p rese n ta u n o d e i p iù p ro f o n d i p rob le m i d e ll ’Io n e l roman z o d i Oscar Wilde Il ritratto di Dorian Gray. Dorian, giovane e bello, osservando un suo ritratto
particolarmente ben riuscito, esprime il desiderio di rimanere per sempre giovane e bello
e trasfer ir e su l ri trat to i se g n i d e ll ’i n v e cch iam e n to e d e l v i z io. E q u e sto su o d e sid e ri o verrà esaudito. Dal quel momento il ritratto, che continua ad invecchiare e a rivelare i
segni del vizio, diviene la coscienza manifesta di Dorian; è come se il passare del tempo
agisse sul suo ritratto e non sulla sua persona, non sul suo originale. Il giovane, che ama
se stesso in maniera smisurata, comincia a detestare la propria anima a tal punto da far
coprire e chiudere in una stanza il ritratto, per lui fonte di orrore e repulsione.
L ’ad o raz ion e iniz iale p e r la p r o p ri a b e ll e z z a ce d e p rog ressiv a m e n t e il p a sso a l d isg u st o per il proprio Io.
Alla fine decide di farla finita e di distruggere il ritratto, che rispecchia la parte più
repellente di sé, per liberarsi così di un passato intollerabile. Trafigge con un coltello il
dipinto e nello stesso istante cade a terra morto, invecchiato e stravolto, col coltello nel
cuore, mentre il quadro, intatto, lo ritrae nella sua bellezza giovanile.
14
Spesso, i protagonisti delle opere sul Doppio vivono in uno stato di totale egocentrismo
così da essere spinti ad amare unicamente se stessi. Molte volte il protagonista sceglie
l’ u ccisi o n e d e l Dop p io. Di e tro la p resu n ta li b e raz ion e d e ll ’Io d a ll a p e rsecu z ion e co m p iut a dal proprio Doppio, liberazione che si realizza solo attraverso un atto violento, si cela la
pulsione suicida del protagonista.
12
Cfr. Bettini M. (a cura di), La maschera, il doppio e il ritratto: strategie dell’identità, cit., pp. 17, 31, 41
13
Cfr. Rank O., Il doppio, cit., p. 82
14
Ivi, pp.28-29
13
Fin q u i a b b iamo v isto , d u n q u e , c o m e l’ o m b r a e l’ im m a g ine ri f lessa sian o ch iari a n a l o g h i del corpo, suoi doppi immateriali, e di conseguenza anche la forma più idonea per
rap p rese n ta re l’ a n im a . S o p rav v i v o n o a l co rp o g raz ie a ll a loro im m a te ri a li tà : il ri f lesso è i l n o stro v e ro I o . L ’i m m a g ine rap p r e se n ta la so sta n z a d i ch i la p ro d u ce , il su o a u te n tico essere, la sua anima, è la sua parte più preziosa, quella che può sopravvivere, il suo
scudo contro la morte.
1.5 Il sosia
Dovunque io abbia voluto dormire,
Dovunque io abbia voluto morire,
Dovunque io abbia posato piede,
Sul mio cammino è venuto a trovarsi
Un disgraziato vestito di nero,
Che mi assomigliava come un fratello
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A.De Musset
E r a l ’ et à i n c ui s i c r ed e ne l l ’ am ore
E sol mi trovavo nella mia stanza
Lì piangendo sul mio caso infelice
Un uomo in nero, che non conoscevo
A me somigliante come un fratello
Venne a sedersi vicin nel mio canto
16
Jean Paul
Nella tradizione popolare il sosia, da spirito tutelare, si trasforma in una coscienza che
perseguita e tormenta.
P lau to in u n a d e ll e su e co m m e d ie p iù n o t e , l’ Anfitrione, è il primo a raccontare la scena
p e rturb a n te p e r e cc e ll e n z a , l’ inco n tro d i u n p e rson a g g io co n il p rop ri o Dop p io, a n ch e s e in m a n iera t a le d a s u scita re il ri so e g e n e r a re e q u iv o ci. E g razie a q u e st’o p e ra si è generato un termine che ormai fa parte del nostro vocabolario e, soprattutto, a cui si fa
spesso riferimento nella trattazione del Doppio: questa parola è sosia. Sosia, appunto, è
il nome del servo protagonista della commedia di Plauto, il primo personaggio della
storia letteraria a cui sia capitata la sorte di incontrare il suo Doppio. Accade che Zeus,
invaghitosi di Acmena, decida di sedurla assumendo le sembianze di suo marito
A n f itr ion e , p a rtito p e r la g u e rr a . M e rcuri o , p e r a iut a re il su o d io, a ss u m e inv e ce l’ a sp e tt o dello schiavo di Anfitrione, di n o m e S o sia, a n ch ’eg li p a rtit o insie m e a l su o p a d ron e .
15
Cit. in Rank O., Il doppio, cit., p.3
16
Ivi, p. 34