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Introduzione
Troppo spesso corsi allenatori, aggiornamenti e convegni trattano di
una pallavolo che è tipica dell’alto livello. Certo l’evoluzione della
tecnica, della tattica e della preparazione fisica nell’alto livello e gli
studi statistici sempre più raffinati lì adottati, sono fonte
d’ispirazione per tutti ma nel livello provinciale, che rappresenta la
base del movimento, molte cose non potranno utilizzarsi o meglio vi
dovrà essere un forte adattamento; questo non può prescindere dal
partire dall’analisi del gioco di tale livello e dal suo confronto
appunto con l’alto livello.
Saranno quindi importanti in questa luce scout e statistiche su quello
che avviene durante una gara per ricavare utili informazioni al fine di
programmare allenamenti e stabilire obiettivi di squadra e
individuali più specifici (necessariamente adattati anche in termini
di costi, di mezzi, di personale e di tempo occorrenti).
Partendo da una panoramica di quella che è la pratica sportiva e la
diffusione in particolare dello sport olimpico della pallavolo in Italia,
si parlerà della struttura dei campionati organizzati dalla FIPAV,
federazione italiana pallavolo, dai nazionali ai provinciali passando
per i regionali e dai campionati giovanili al fine di evidenziare
l’ampissima base su cui poggia la pallavolo d’élite.
Con il fine di individuare differenze anche sostanziali che
caratterizzano i vari campionati, si affronterà il ruolo dell’analisi
statistica; si tratterà di come ricavare dati dalle varie fonti utili, di
6
come analizzarli e di come applicarli in allenamento con opportuni
esempi. In particolare si vedrà un tipo di esercitazione definito gioco
a punteggio speciale o gioco competitivo. Tali giochi forniscono
obiettivi numerici che, opportunamente calibrati sul livello di
campionato di riferimento e sugli specifici giocatori, permettono un
feedback immediato sul risultato e agiscono sul fondamentale fattore
della motivazione e appunto sulla competitività.
Nella verifica della diversità esistente tra un livello medio-alto di
campionato, individuato in quello di serie nazionale e regionale,
rispetto alla base, riconosciuta nei campionati di serie provinciale,
saranno considerati, oltre a dati esistenti sull’alto livello o quelli
ricavati dai campionati provinciali genovesi delle ultime stagioni,
anche dati ricavati da video, del tutto inediti per quanto riguarda il
livello provinciale; si cercheranno conferme o smentite circa
l’opportunità di principi, metodi, esercitazioni utilizzati in
allenamento e in partita nei vari campionati.
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CAPITOLO 1 LA PRATICA SPORTIVA IN
ITALIA E LO SPORT DELLA PALLAVOLO
1.1 L’attività fisica e lo sport in Italia
Fare attività fisica e sportiva è sempre più importante nella società
occidentale, divenuta sempre più sedentaria e spesso con
alimentazione ipercalorica, in tutte le fasce d’età della popolazione,
ovviamente con gli opportuni accorgimenti.
Vediamo qual è la situazione italiana appunto in tema di pratica
fisica e sportiva.
Partiamo da questa definizione dalla “Carta Sportiva Europea” del
Consiglio d’Europa:
“Per sport si intende qualsiasi forma di attività fisica che, attraverso
una partecipazione organizzata o meno, abbia per obiettivo
l’espressione e il miglioramento della condizione fisica e mentale,
8
con la promozione della socializzazione e/o con il conseguimento di
risultati in competizioni a tutti i livelli.”
1
Si prenderanno principalmente in considerazione tre delle principali
fonti di dati riguardo alla pratica dell’attività fisica e dello sport in
Italia ovvero l’ISTAT, il CONI e gli EDP (enti di promozione
sportiva).
L’Istat
L’Istat pone l’attenzione alla raccolta d’informazioni circa la pratica
sportiva e lo svolgimento di attività fisiche tra la popolazione
italiana. I dati pubblicati rappresentano un patrimonio
d’informazioni, di carattere demografico, sociologico, economico e
ambientale, condivisibile da tutti per affrontare ragionamenti e
pianificare interventi sulla diffusione della pratica sportiva.
Oltre a dare indicazioni sulle caratteristiche socio-demografiche
(sesso, età e ripartizione territoriale) della popolazione di età
superiore ai tre anni durante il proprio tempo libero l’Istat rileva
principalmente quattro possibili atteggiamenti riguardanti l’attività
fisica cioè
2
:
• persone che praticano con carattere di continuità uno o più sport;
1
I NUMERI DELLO SPORT ITALIANO La pratica sportiva attraverso i dati CONI e
ISTAT CONI - Comunicazione e Rapporti con i Media Roma, 27 aprile 2011
2
LE FONTI DI DATI E LE INDAGINI STATISTICHE SULLO SPORT IN ITALIA
RAPPORTO 2002 Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Dipartimento di
Statistica, Probabilità e Statistiche Applicate-Coni Ufficio Documentazione e
Informazione
9
• persone che praticano saltuariamente (meno di una volta a
settimana) uno o più sport;
• persone che svolgono qualche attività fisica (fare passeggiate di
almeno 2 km, nuotare, andare in bicicletta o altro) in più di
un’occasione nel corso dell’anno;
• persone che non svolgono alcuna attività fisica o sportiva e sono
identificabili nella popolazione dei sedentari.
Secondo questa classificazione (figura 1.1) nel 2010 chi pratica sport
con continuità sono il 22,8% e saltuariamente il 10,2%, le persone
che praticano solo qualche attività fisica il 28,2% e quelli che
conducono una vita sedentaria 38.3%.
Figura 1-1 Lo scenario delle attività fisiche 2010
Queste percentuali fanno riferimento a una popolazione di circa 58
milioni 285 mila cittadini, come già detto individui d’età maggiore di
tre anni, inclusi i cittadini stranieri residenti in Italia. Ovvero nel
10
2010 sono oltre 19 milioni 234 mila le persone che dichiarano di
praticare uno o più sport; di questi circa i due terzi pratica attività
sportive con continuità e la restante parte in modo saltuario.
I sedentari sono 22 milioni 323 persone (dichiarano di non praticare
sport né attività fisica nel tempo libero).
Pur non praticando uno sport, hanno svolto attività fisiche (ad
esempio fare passeggiate di almeno 2 km, nuotare, andare in
bicicletta o altro) 16 milioni 436 mila persone.
La partecipazione sportiva per fasce d’età mostra l’elevata
percentuale di praticanti sportivi presente tra i giovani dai sei ai
diciassette anni. Dagli undici anni in poi, fino ad arrivare ai
quattordici anni, si raggiungono livelli di pratica superiori al 67%, in
altre parole oltre i 2⁄3 dei ragazzi pratica uno o più sport.
Dal periodo adolescenziale in poi, fino alla terza età, si profila una
flessione della pratica sportiva ma se si considerano
complessivamente chi pratica attività sportive e fisiche, si può
concludere che fino ai 34 anni d’età più dei 2⁄3 della popolazione
giovanile pratica sport e che, fino al compimento dei 75 anni di età
oltre la metà della popolazione resta attiva.
Il Coni
Dal Coni abbiamo dati soprattutto circa le federazioni sportive
nazionali e le discipline sportive associate.
Le Federazioni coprono dei segmenti d’attività fisico-sportiva che si
caratterizzano maggiormente per impegno agonistico, presenza di
strutture e personale di sostegno alla pratica attiva e all’articolazione
strutturale e organizzativa dell’attività svolta.
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Presentano importanti dati anche per quanto riguarda il personale
occorrente per il buon funzionamento della pratica stessa come
dirigenti, tecnici, arbitri, ecc.
Nel 2009 il movimento sportivo federale, composto di
quarantacinque Federazioni e da sedici Discipline Associate, conta
oltre quattro milioni e 391 mila atleti tesserati, più di 73 mila nuclei
associativi. Oltre 860 mila sono gli operatori che svolgono attività di
supporto e sostegno alla pratica all’interno delle organizzazioni
societarie e federali, ricoprendo le cariche di dirigenti, tecnici,
ufficiali di gara e altre figure (prevalentemente si tratta di medici,
personale parasanitario, collaboratori, ecc.).
La categoria degli atleti tesserati registra variazioni di segno positivo
ed è in continua e costante crescita dal 2001.
Enti di promozione sportiva EDP
Un altro dato utile viene fornito dai cosiddetti enti di promozione
sportiva che sono più orientati verso la poli sportività, offerta a un
gran numero di potenziali partecipanti, la cui pratica può essere più
o meno continua, se non saltuaria, o anche solo espressa in singoli
eventi e con minor formalizzazione dell’attività. Anche la velocità di
turn-over delle società è maggiore rispetto a quelle federali, e ciò
rende più complesso l’aggiornamento dei singoli registri e la
cancellazione di società non più attive, oltre all’estensione del
fenomeno delle doppie affiliazioni, che è fisiologico, in presenza di
modalità di pratica molto diverse da parte degli iscritti di una stessa
società, determina una vasta sovrapposizione dei due insiemi.
Integrazione delle fonti
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La piramide della pratica sportiva, propostaci dal CONI nel rapporto
“i numeri dello sport italiano” del 2011 (figura 1.2), rappresenta bene
tutte le informazioni acquisite sulla pratica sportiva dalle diverse
fonti, partendo dai risultati dell’Istat e integrandoli con dati e
proiezioni Coni.
Figura 1-2 Le piramidi della pratica sportiva
Da questi dati sono 13,2 milioni di praticanti con continuità attività
fisica con questi contributi:
4,4 milioni sono tesserati delle FSN e DSA.
5,5 milioni sono gli iscritti degli EPS
3,2 milioni praticano sport autonomamente
Poi ci sono:
5.9 milioni di persone che praticano sport saltuariamente;
16,4 milioni di persone che svolgono soltanto attività fisiche.
Ovvero 35,6 milioni di persone tra chi pratica sport e quelli che
svolgono attività fisiche su circa 58 milioni 285 mila cittadini.
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1.2 Le motivazioni alla pratica sportiva
Sempre in ambito generale e non per la singola disciplina questa
interessante statistica riguardante le motivazioni alla pratica sportiva
(sia in senso positivo sia in senso negativo) tratto da un più ampio
articolo pubblicato dall’ISTAT
3
che può dare importanti spunti di
riflessione a tutti i soggetti che lavorano per un ampliamento della
pratica sportiva ai vari livelli.
“Rispetto alla dimensione motivazionale lo sport è praticato
prevalentemente per passione o piacere (63,8%), per mantenersi in
forma (53,6%) e per svago (50,4%). Anche la diminuzione dello
stress costituisce una motivazione molto importante, indicata dal
30,4% degli sportivi; seguono la possibilità che lo sport offre di
frequentare altre persone (25%), i valori che lo sport trasmette
(13,7%), il contatto con la natura (12,7%) e le potenzialità
terapeutiche (11,5%). …
I motivi prevalenti per cui non si pratica sport sono la mancanza di
tempo che è indicato come la causa principale dal 40,2% dei non
praticanti e in particolare dagli uomini (il 43,6% rispetto al 37,5%
delle donne). Seguono la mancanza d’interesse (30,3%), l’età
(24,1%), la stanchezza/pigrizia (16,2%), i motivi di salute (14,9%) e i
motivi familiari (12,7%) e i problemi economici (7,1%).Residuale la
quota di chi indica tra le motivazioni la mancanza d’impianti o la
difficoltà a raggiungerli (3,1%) e gli orari scomodi degli impianti
3
La pratica sportiva in Italia Anno 2006, famiglia e società Istat
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(1,7%). Se si escludono la mancanza di tempo (più indicata dagli
uomini) e i motivi familiari (maggiormente indicati dalle donne),
rispetto alle altre motivazioni non emergono differenze di genere
significative. …
Al crescere dell’età acquista sempre più peso la mancanza di tempo e
già dai quindici anni oltre la metà dei non sportivi indica questa
motivazione, con punte massime tra i trentacinque e i
quarantaquattro anni (65,3%).
I motivi di salute e l’età acquistano importanza dai cinquantacinque
anni, costituendo le due principali motivazioni della non pratica per
le persone con settantacinque anni e più: ben il 78,7% dei non
praticanti appartenenti a questa fascia d’età, infatti, individua
nell’età un impedimento alla pratica sportiva, mentre il 42% indica i
motivi di salute.”.
Per quanto riguarda le motivazioni all’interruzione della pratica
sportiva giovanile:
“Analizzando la sfera delle motivazioni dell’interruzione, emerge
come più di un ex-sportivo su due ha abbandonato per mancanza di
tempo (il 38% dei ragazzi di 10-24 anni che hanno interrotto
un’attività sportiva svolta con continuità o saltuariamente) o per gli
impegni scolastici (23,1%). Anche la mancanza d’interesse verso lo
sport ha giocato un ruolo importante, indicata da circa un terzo dei
giovani che hanno abbandonato lo sport, la stanchezza/pigrizia
(12,9%) e il subentrare di altri interessi (11,1%). I motivi di salute, di
famiglia e quelli economici raccolgono tutte preferenze intorno al 5%
circa. Mentre la carenza di strutture, le difficoltà nei rapporti con
istruttori e compagni e gli scarsi risultati agonistici non hanno
giocato un ruolo determinante nella scelta di interrompere l’attività
sportiva.”