INTRODUZIONE
Diventare adulti è un percorso complesso, a volte tortuoso: un processo a tappe,
scandito da rapidi ed importanti cambiamenti, che, nella loro criticità, possono
generare tensioni e sfociare in condotte trasgressive con differenti gradi di intensità.
Il rapporto con se stessi e gli altri cambia natura, non si può diventare adulti senza
confrontarsi con le differenze e le convergenze che questo inevitabilmente comporta.
Opposizione e scontro fanno parte di una fase importante del processo di crescita
individuale: prendere le distanze dal mondo strutturato della società adulta diventa
necessario ai fini della costruzione di una propria identità.
In questa particolare fase dell‟esistenza, il gruppo dei pari diventa il principale punto
di riferimento, e questo conduce ad un progressivo, seppur quasi sempre transitorio,
allontanamento dalla propria famiglia e genericamente dal mondo degli adulti. Esso
diventa per un adolescente un luogo importante di identificazione, dove può trovare
supporto nella costruzione del sé adulto, ed acquisire autonomia, staccandosi
progressivamente dalla realtà familiare, proiettandosi verso l‟esterno.
I giovani rifiutano di essere incanalati in convenzionali rapporti di ruolo, imposti da
figure la cui autorità, in questa delicata fase esistenziale, vacilla.
La gran parte degli adolescenti sceglie di appartenere ad un gruppo di loro coetanei,
nel quale poter sperimentare la condivisione di ideali e atteggiamenti, modi di
apparire e linguaggio. Attraverso il gruppo di appartenenza sviluppano una propria
cultura specifica, libera dai tradizionali vincoli che caratterizzano il rapporto con i
genitori o con il mondo degli adulti in generale. L‟aggregazione al gruppo dei pari
genera un senso di solidarietà e reciprocità tra i membri, i quali si riconoscono nella
condivisione di una dimensione diversa, anche allo scopo di sancire l‟appartenenza ad
una nicchia, e per marcare le distanze dal mondo adulto.
Tutto ciò può condurre alla formazione di una vera e propria subcultura, che orienta le
condotte di coloro che si riconoscono in essa, in opposizione a quella dominante,
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attraverso un insieme di norme e ideali in misura variabilmente deviante rispetto alla
cultura egemone.
Nel concetto di devianza giovanile si tendono ad inglobare fenomeni che in realtà
possono essere molto diversi tra loro: rientrano infatti nella stessa definizione
concettuale sia le azioni che violano le leggi in senso proprio, sia i comportamenti non
perseguibili dalla legge ma definiti antisociali perché sintomatici di disadattamento
(assenteismo scolastico, precocità sessuale, fuga da casa, ecc.).
La gioventù di oggi viene ritratta dai media attraverso un‟immagine decisamente
negativa; agli occhi dell‟opinione pubblica essa diventa violenta, spregiudicata e
temibile. Forme di bullismo, connessioni con la micro-criminalità, abuso e spaccio di
stupefacenti, sono contenuto costante di reportage televisivi, che offrono squarci in
quella che viene chiamata “scena” giovanile, rappresentata come un insieme di
giovani appartenenti ad una realtà generazionale alla deriva e senza valori.
Le prime esperienze di gruppi giovanili sociologicamente indagate, con strutture
riconosciute collettivamente, segni di riconoscimento, apparizioni e notorietà nei mass
media, risalgono agli anni sessanta e settanta.
In questo studio, si cercherà di approfondire peculiarità, caratteristiche, look,
linguaggio, simbologia, e forma in cui si sono manifestati i comportamenti devianti in
specifiche subculture giovanili.
Le questioni che saranno affrontate riguarderanno i “codici comunicativi” utilizzati
dalla subcultura punk, e in quella, altrettanto spettacolare e “spiazzante”, degli “emo”.
Per quanto riguarda la subcultura dei punk, il materiale bibliografico a cui fare
riferimento è molto vasto: molte ricerche sono state effettuate in questo ambito negli
anni scorsi; in riferimento invece al mondo degli “emo”, ho attinto ad altro genere di
sorgenti: internet, o articoli di giornali, in quanto vi è assenza di letteratura in merito,
essendo quello degli “emo” un fenomeno di recente diffusione. Queste due specifiche
subculture sono tra le meno tollerate nel pensiero comune; hanno entrambe avuto una
notevole risonanza mediatica, generando allarmismo tra genitori, insegnanti,
istituzioni.
Esiste una correlazione tra l‟età adolescenziale e l‟adesione alle subculture? Che ruolo
gioca la costruzione dell‟identità nel periodo adolescenziale, e in che modo
l‟aggregazione giovanile offre un importante supporto in questo processo? In che
modo si manifesta e con quale intensità si esprime il carattere deviante? Cosa
determina in seno ad una società l‟emergere di subculture devianti?
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Con l‟obiettivo di indagare su queste questioni, procederò nei primi capitoli fornendo
alcune definizioni e teorie in riferimento ai concetti utilizzati (adolescenza,
generazione, cultura, subcultura, devianza, ecc). Nella parte successiva mi dedicherò
all‟approfondimento della subcultura relativa alla scena punk: origini, significati,
aspetti salienti, stile musicale associato. Passerò poi nello specifico alla subcultura
giovanile di formazione più recente e oggi molto diffusa in tutti i paesi occidentali,
ovvero il fenomeno “emo”, che sembra essere in parte un‟evoluzione della corrente
punk, rappresentandone oggi, agli occhi di molti, una versione attuale.
L‟obiettivo sarà quello di comprendere significati, differenze, evoluzioni, eventuali
contaminazioni di genere, pur consapevole dell‟inevitabile difficoltà nel fissare ed
uniformare ciò che è invece plurale, fluido e mutante negli scenari multipli prodotti
dai giovani. Una visione unitaria e globale delle culture giovanili che possa essere
riassunta in poche righe non esiste. Questo è un tentativo di analisi effettuata con
occhio critico e “avalutativo”, come ci insegna Max Weber, scevro, cioè, da giudizi di
valore soggettivi.
Un ampio spazio sarà dedicato allo studio della teoria delle subculture giovanili
elaborata dal ricercatore americano A.K. Cohen, affrontata nel suo saggio
“Delinquent boys” (1955).
Secondo Cohen, l‟emergere di una subcultura giovanile deviante è una risposta
collettiva a problemi di adattamento di una comunità, generati da una società
strutturata in classi in cui le risorse, non essendo ugualmente distribuite, non
consentono il conseguimento di un certo status ad ognuno dei suoi membri. La
subcultura nascente ha quindi carattere adattivo, in quanto soddisfa i bisogni che i
modelli culturali vigenti non sono in grado di soddisfare. Il comportamento deviante
diventa in questo caso l‟unico mezzo per raggiungere mete altrimenti inaccessibili.
Vedremo come l‟emergere del movimento giovanile punk negli anni settanta si
sviluppò proprio secondo queste dinamiche, in un paese, l'Inghilterra, colpito da una
grave crisi economica, in cui le giovani generazioni, in particolar modo quelle
appartenenti alla working class, ne subivano le conseguenze sulla pelle.
Vivendo con due giovani adolescenti (di cui uno inequivocabilmente “emo”!!), e
condividendo molti momenti della vita quotidiana con la loro ampia cerchia di amici,
il desiderio di addentrarmi ed esplorare questo mondo si è fatto forte. Mi sono trovata
di fronte ad una mole di racconti, musiche, emozioni, e questo mi ha stimolato nella
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stesura di questo lavoro, che, senza ambizioni esaustive, rappresenta un tentativo di
comprensione della gioventù intorno a me.
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CAPITOLO 1
INTORNO ALLA GIOVINEZZA
Una definizione unitaria del concetto di giovinezza è impossibile, essendo la
mutevolezza il carattere dominante di questa fase: l'essenza di questo termine non
cambia solo nella sua durata, ma anche a seconda dell‟epoca in cui si colloca,
variando il significato in funzione del contesto culturale a cui si riferisce. Come
oggetto di studio solleva ancora numerosi dubbi e questioni aperte, a partire dal
tentativo di delimitazione temporale, reso più complicato dal fatto che sono le
condizioni sociali, soggette esse stesse al mutamento, ad influenzare e determinare il
susseguirsi delle fasi di età (Amaturo e Savonardo, 2006). Un esempio emblematico
di quanto appena affermato lo si ha al cospetto di un ragazzo di 25 anni, che
nell‟ambito della carriera professionale risulta un soggetto giovane, mentre in ambito
sportivo, può essere considerato già maturo. Ciò dimostra che la questione deve essere
affrontata tenendo in considerazione oltre all'aspetto temporale, il contesto storico e
sociale in cui il fenomeno è inserito (Agostinelli, 2004).
1.1 Definizione temporale o sociale?
In ambito sociologico, lo studioso August Hollingshead ci consegna la seguente
definizione della giovinezza:
“il periodo della vita di un uomo in cui la società nella quale egli vive non lo
considera più un bambino, senza peraltro riconoscergli pienamente lo status, i ruoli e
le funzioni dell‟adulto. Rispetto al comportamento, la giovinezza è definita attraverso
i ruoli che il giovane deve e può svolgere nella società in base al suo status, quelli che
gli s‟impone e gli s‟impedisce di svolgere. Non è definita da un particolare momento,
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ad esempio la pubertà fisica, ma per forma, contenuto, durata e periodo del ciclo
della vita in cui occorre è delimitata in modo diverso dalle varie culture e società”
(Mitterauer, 1991, pag. 26).
La fascia d‟età a cui un individuo appartiene è quindi uno status transitorio, poiché
invecchiando egli entra a far parte di fasce d‟età differenti, che, una volta superate,
comportano cambiamenti sia di tipo biologico, che psicologico e comportamentale.
Sono i cosiddetti “riti di passaggio” ad indicare il cambiamento di status avvenuto, e
nel nostro caso, il passaggio da una fascia d‟età ad un‟altra; essi consistono in
cerimonie che accompagnano ogni variazione di stato o posizione sociale, e svolgono
la funzione di separare tipi diversi di relazioni sociali (Van Gennep, 1981).
Adolescenza è un termine che si sovrappone a quello di gioventù, anche se non si
parla di sinonimi.
1.2 Alcuni brevi cenni storici
Da un punto di vista storico, la giovinezza, come categoria sociale, è un‟invenzione
relativamente recente, pienamente riconosciuta tra il XIX ed il XX secolo come fase
della vita. A fronte dell'allungamento delle aspettative medie di vita e del periodo
necessario per il raggiungimento dell'età adulta, conseguenze dello sviluppo
industriale, la giovinezza, ritenuta la fascia di transizione al mondo adulto, cominciò a
suscitare l'interesse di sociologi appartenenti a diverse correnti di pensiero, i quali,
anche partendo da approcci molto diversi, confluirono sulla difficoltà del definire i
termini temporali di inizio e fine della giovinezza.
In epoche passate, si transitava dall‟adolescenza al mondo del lavoro. L'impegno
agricolo e quello industriale assorbivano i figli delle classi popolari già durante la loro
prima giovinezza. Solo i figli degli aristocratici potevano permettersi il godimento di
una età esentata dal lavoro (Toniolo, 1973). È solo nel secondo dopoguerra che si
inserisce “la scuola di massa” quale elemento innovativo, ed attraverso la sua
introduzione si crea un nuovo strato di popolazione, trasversale rispetto alle classi, che
separa famiglia e mondo produttivo. Per quanto riguarda l'aspetto temporale, la
gioventù, a differenza della pubertà, che caratterizza fisiologicamente il passaggio
dalla condizione del bambino a quella dell‟adulto, è il passaggio dal punto di vista
della condizione sociale. Lo status sociale, a sua volta, viene definito secondo
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modalità differenti nelle diverse società e contesti storici. Si può genericamente
affermare che una persona sia divenuta adulta quando ha varcato le seguenti soglie
(Cavalli e Galland,1996):
conclusione del percorso formativo;
acquisizione di un‟occupazione lavorativa stabile;
abbandono della casa genitoriale;
contrazione del matrimonio;
il divenire genitore.
Ma il periodo e la sequenza in cui avvengono questi passaggi nel percorso esistenziale
di un individuo, variano di società in società, per appartenenza di genere, o classe
sociale in cui un individuo è inserito. Se nel tempo e nello spazio vi sono state
ovunque importanti variazioni riguardo all‟età in cui questi passaggi hanno avuto
luogo, qui focalizzeremo l'analisi sul territorio europeo.
Fino al XIX secolo esistevano profonde differenze a seconda delle classi sociali e dei
ceti d‟appartenenza (Sorcinelli e Varni, 2004).
Il diverso sistema di formazione della famiglia influiva su durata e caratteristiche
della gioventù. Due importanti eventi ebbero luogo in Europa e influirono
profondamente sulla definizione attuale:
1) L‟introduzione della coscrizione universale obbligatoria e l‟affermazione del
principio che l‟acquisizione dei diritti civili dipendesse dall‟assolvimento del servizio
di leva. In tal modo il servizio militare finì per diventare sempre più un evento che
segnava la fine della gioventù.
2) Alla fine del XVIII secolo in tutti i paesi europei si affermò l‟idea che con il
raggiungimento della maggiore età i figli si emancipavano dalla patria potestà
(Bagnasco, Barbagli e Cavalli, 2001).
In seguito, la scuola di massa, i mass media e la metropoli dettero origine ad una vera
e propria classe di età autonoma identificata con la gioventù:
“Scuola media e metropoli sono i tre assi portanti per la costituzione moderna del
giovane come categoria sociale”(Canevacci, 1999, pag. 23).
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