5
Introduzione
Cyberspazio, digitalizzazione, rivoluzione digitale o bit
revolution, Società dell‟Informazione, ICT (Information and
Communication Technology), diritti digitali conseguono tutti da
una comune e imprescindibile necessità: la libera circolazione del
sapere. Lo scambio di informazioni, attraverso il potenziamento
dei mezzi capaci di diffondere la conoscenza e le idee tra gli
uomini, è alla base dello sviluppo intellettuale e scientifico
1
. Le
restrizioni imposte dalle leggi sulla proprietà intellettuale, il
monopolio sulle tecnologie e sulla conoscenza da parte di pochi
giganti e gli interessi politici limitano fortemente l‟accesso alle
risorse, chiudendo ogni via di sviluppo: perché vi sia crescita
economica è essenziale che il sapere sia democraticamente e
universalmente accessibile e diffondibile. Rivoluzionaria in tal
senso è stata la diffusione nel 1995 del World Wide Web, rete
mondiale di reti di computer, che ha introdotto una nuova forma
di comunicazione (“molti-molti”) divenuta la fonte per uno
sviluppo inteso in senso collaborativo e cooperativo, abbattendo i
confini geografici e temporali a favore di un‟estensione sempre
più veloce del fenomeno della globalizzazione. Proprio dai
concetti del libero accesso alla conoscenza e del libero scambio
di idee, presupposti della libertà di pensiero ed espressione sui
quali si è sempre fondata la rete Internet, derivano quelli di
software libero e open source che, per la loro intrinseca natura
1
“GNU/Linux: la rivoluzione culturale”. http://www.megalab.it
6
immateriale si prestano ad essere riprodotti e trasmessi molto
facilmente
2
. “Considerati la vera anima di internet, essi incarnano
alla perfezione lo spirito di rete aperta al contributo di tutti;
consentire ad una pluralità di persone di guardare il codice
sorgente di un software ed, eventualmente, apporre modifiche
che consentano di migliorarlo, permette uno sviluppo più veloce
nei tempi e migliore dal punto di vista qualitativo
3
”. Proprio in
quest‟ottica di maggior efficienza, produttività e di adattamento
ad un‟economia globale soggetta all‟incessante innovazione
tecnologica, molte imprese e organizzazioni del terziario hanno
iniziato a dotarsi del modello a rete diffuso da Internet,
caratterizzato dai principi cardine del decentramento, della
cooperazione e connessione, avviando iniziative di sviluppo
sostenibile nel settore delle tecnologie: quali ad esempio il
riutilizzo dell‟hardware e la diffusione di software libero. Il
passaggio a tali tipologie di software determina un
capovolgimento delle consuete logiche economiche, nelle quali
l‟azienda si libera dell‟etichetta di venditrice per divenire
consulente di un certo numero di soggetti considerati non più
come clienti ma partner dell‟impresa stessa
4
.
2
Anche se, precisa Stallman, “non basta che le idee circolino liberamente, serve anche la
libertà di condividere il software, di adattarlo ai nostri bisogni e metterlo poi a disposizione
di altri”. “Anche in Italia software libero nelle scuole” articolo pubblicato dal giornale
Liberazione il 7 giugno 2007 in occasione della lezione tenuta all‟Università “La Sapienza”
di Roma da Stallman e Bruce Perens (uno dei maggiori sostenitori del movimento Open
Source). http://www.liberazione.it
3
“I guru del software libero si appellano all‟Italia”, rassegna stampa “La repubblica del
software”. http://www.news.rai.it del 08-06-2007 o anche http://linux-club.org/
4
Palmerini Paolo e Pucci Tommaso “GNU/Linux e il software libero nei paesi in via di
sviluppo” Firenze, Atti del terzo Linuxday, 29 novembre 2003. http://www.firenze.linux.it
7
In un‟epoca in cui ognuno può essere produttore di nuovi
contenuti digitali grazie alla diffusa tecnologia, le pratiche
tradizionali del copyright sembrano non rispettare la piena libertà
degli utenti. La dematerializzazione dell‟opera, conseguenza del
fenomeno in atto della digitalizzazione, comporta non pochi
problemi nell‟applicazione delle norme statiche sul diritto
d‟autore, ancorate al supporto cartaceo; il downloading, il file
sharing e la copia illegale di opere creative (tramite il semplice
“copia e incolla”) sono ormai diventate abitudini comuni e
legittime, seppure giuridicamente illegali
5
. Si aprono così nuovi
scenari possibili alle tradizionali pratiche di tali leggi: la
crescente contrapposizione tra la progressiva affermazione di una
cultura basata sulla libertà e la condivisione, e l‟imposizione,
invece, di una sorta di “cultura del permesso” da parte delle
grandi imprese (con alcuni diritti tutelati dal diritto d‟autore e
altri negati) tesa a contrastare le tendenze comunitarie e libertarie
in atto, sfocia nell‟ormai secolare dibattito tra licenza
commerciale e licenze libere, “closed software” contro “open
software”, cui si ricollega la filosofia di pensiero di Richard
Stallman, padre del free software movement
6
.
“Lo sviluppo del software dovrebbe essere connesso con
l‟esistenza di proprietari cui spetti di limitarne l‟utilizzo?”: è in
questa domanda che è racchiuso il punto nodale di tutta la
questione. Stallman analizza gli effetti sulla società derivanti
dallo sviluppo dei software e dalle limitazioni poste al loro
5
http://it.wikipedia.org/wiki/rivoluzione_digitale
6
Galotti Francesco “L‟evoluzione del diritto d‟autore: copyright, copyleft, free culture”,
2006-2007.
8
utilizzo, mettendo a confronto il valore sociale di un programma
ristretto con uno disponibile a chiunque. Vorrei partire proprio da
una sua arguta metafora sulla costruzione di una rete stradale,
che, secondo me, spiega efficacemente il suo punto di vista e può
ben illustrare l‟argomento: tramite i pedaggi, lui dice, sarebbe
possibile finanziare la costruzione di tutte le strade; ciò
comporterebbe la presenza di caselli ad ogni angolo e
risulterebbe di grande incentivo al miglioramento della rete
stradale. Il vantaggio offerto consiste nel costringere quanti
usano quella specifica strada a pagare il relativo pedaggio; ma
paragonando le strade libere a quelle a pedaggio, si scopre che le
strade senza caselli richiedono meno denaro per essere costruite e
gestite e sono più sicure ed efficienti nell‟utilizzo. Inoltre in un
paese povero molti cittadini sarebbero impossibilitati a usare le
strade a pedaggio. Perciò l‟uso delle strade dovrebbe essere
libero, in quanto le strade senza caselli offrono alla società
maggiori benefici a costi minori; di conseguenza la società
dovrebbe scegliere di reperire i finanziamenti in altro modo, non
tramite i caselli a pagamento. Applicando la medesima logica
allo sviluppo del software, l‟esistenza di “caselli a pedaggio” per
utili programmi risulta assai esosa per la società: rende i
programmi più costosi da realizzare, da distribuire e meno
soddisfacenti ed efficaci da usare. Le restrizioni sulla
distribuzione e modifica del programma non possono certo
facilitarne l‟utilizzo, possono soltanto interferire. Secondo
9
Stallman questa “ostruzione” produce tre livelli diversi di danno
materiale:
- Il primo impedisce il semplice utilizzo del programma; una
licenza a pagamento è un disincentivo significativo
nell‟uso del programma. Se un programma è software
proprietario, verrà usato da un numero ridotto di persone.
Ogni utente potenziale di quel programma, di fronte alla
necessità di dover pagare per utilizzarlo, potrebbe scegliere
di pagare come anche di non pagare e rinunciare a usarlo.
Se decide di rinunciare all‟uso del programma, ciò
danneggia quell‟individuo senza giovare a nessuno.
- Il secondo livello di danno materiale è l‟impossibilità di
adattare i programmi. La gran parte del software
disponibile in ambito commerciale non può essere
modificato, nemmeno dopo l‟acquisto. Normalmente gli
sviluppatori lavorano con il codice sorgente di un
programma, scritto in un apposito linguaggio di
programmazione caratterizzato da un livello di astrazione
comprensibile; mentre il codice sorgente di un software
proprietario viene tenuto segreto, mostrando agli utenti
solo il codice eseguibile.
- Il terzo livello di danno, forse il più grave, colpisce lo
sviluppo del software, impedendo ai programmatori di
imparare dal relativo codice sorgente o di usarlo come base
per nuovi lavori
7
.
7
Stallman Richard “Software libero, pensiero libero”, volume 2, parte prima, paragrafo 2
“Perché il software dovrebbe essere libero” (2004).
10
“Non è possibile che oggi l‟accesso digitale e le capacità creative
dei singoli siano sottoposte a vincoli economici. Incentivare
l‟adozione di software libero è prima di tutto una scelta di
democrazia, di uguaglianza oltre le barriere culturali, simboliche
ed economiche imposte dalle leggi di un mercato selvaggio. Free
software e open source vogliono dire pluralismo e libertà di
accesso, capacità cooperativa, possibilità di collaborazione
finalizzata ad una pratica di scambio e diffusione di esperienze e
di contenuti informatici tra singoli, tra realtà associative e
culturali e tra Pubbliche Amministrazioni
8
”; in una parola: riuso.
L‟adozione di software libero unita alla pratica del riuso
consentirebbero alla Pubblica Amministrazione di gestire i dati e
le informazioni in modo trasparente e verificabile, garantendo
l‟indipendenza dal singolo fornitore e la neutralità sia rispetto
alla tecnologia che al mercato.
Il seguente studio metterà in evidenza proprio questi argomenti,
focalizzandosi maggiormente sulle dinamiche storiche e sociali
che hanno condotto alla rivoluzione dei Free and Open Source
Software, in un contesto caratterizzato da un intersecarsi di
normative, tra brevetto e diritto d‟autore, gettando uno sguardo
anche verso la neo-nascente pratica del riuso dell‟hardware e del
software in ambito locale e nazionale, nell‟ottica di evoluzione e
miglioramento del sistema PA nel suo complesso.
8
Preambolo del progetto di legge presentato, dall‟allora Presidente della Commissione
Cultura della Camera dei Deputati Pietro Folena, il 10 novembre 2006 n. 1928, recante
“norme in materia di pluralismo informatico e di incentivazione della diffusione del
software libero”. http://softwarelibero.it/portale/legislazione/folena2006.shtml
11
Premesse
Prima di addentrarsi nello studio della materia analizzandone gli
aspetti fondamentali, è bene soffermarci su alcuni termini chiave
per evitare di cadere in fraintendimenti o incomprensioni, com‟è
d‟altronde naturale trattandosi di un argomento attuale, ancora in
forte evoluzione e dai molteplici ambiti applicativi. Partendo
proprio dai concetti base, per programma si intende un insieme di
istruzioni atte a far sì che il computer svolga determinate
funzioni. Il computer ragiona in sistema binario (ossia ogni
informazione viene codificata in una serie composta solo da due
cifre: zero e uno); per questo sono stati inventati diversi
linguaggi di programmazione i quali permettono una più facile
interazione tra l‟utente e la macchina. Si tratta di forme di
comunicazione dotate di una sintassi ben definita più vicina al
linguaggio umano scritto; spetta poi al compilatore trasformare
automaticamente le istruzioni in linguaggio binario, rendendole
assimilabili da parte del computer. Il codice in generale è
l‟insieme delle istruzioni che costituiscono un programma mentre
per la nozione di software, che analizzeremo più
approfonditamente nel capitolo seguente, possiamo qui limitarci
a dire che si tratta di un insieme strutturato e organizzato di
istruzioni, contenuti in qualsiasi forma o supporto (nastro, disco,
film ecc), capace direttamente o indirettamente, di far eseguire o
far ottenere una funzione, un compito, un risultato particolare,
per mezzo di un sistema di elaborazione elettronica
12
dell‟informazione
9
. Nel gergo informatico si usa definire il
codice binario, “codice oggetto” (o codice eseguibile) mentre il
codice con cui è stato sviluppato il software, “codice sorgente”.
Si può definire il codice sorgente come il linguaggio “umano” in
cui vengono scritti i programmi, in contrapposizione al
programma binario, ossia „compilato‟, difficilmente
comprensibile all‟uomo senza l‟utilizzo di particolari tecniche
che consentono, attraverso l‟analisi di un sistema software, di
creare una sua rappresentazione ad alto livello di astrazione.
Software libero e open source: nascita, evoluzione e
relativi modelli di licenza
Open source/Free software. - „Sorgente‟ in inglese si traduce
„source‟ e sottintende in un‟unica parola anche il sostantivo
„codice‟; quindi la traduzione letterale di „open source‟ diventa
„sorgente aperto‟ a indicare proprio il fatto che il codice sorgente
rimane accessibile a chiunque voglia intervenire sul programma,
modificandolo, aggiornandolo, perfezionandolo
10
. La dizione
open source indica un software i cui autori (detentori dei relativi
diritti) ne permettono, anzi ne favoriscono il libero studio e
l‟apporto di modifiche da parte di altri programmatori
indipendenti, mediante l‟applicazione di apposite licenze d‟uso
11
.
Dal punto di vista giuridico la licenza è un contratto attraverso il
quale il titolare dei diritti patrimoniali su di un programma
9
OMPI (Organizzazione Mondiale della Proprietà intellettuale)-Roma-1984
10
Aliprandi Simone “Copyleft & opencontent. L‟altra faccia del copyright” (2005).
11
http://it.wikipedia.org/wiki/Open_Source
13
(licenziante) concede ad un altro soggetto (licenziatario)
l‟autorizzazione a compiere le attività oggetto dei suoi diritti
(copia, modifica e distribuzione). Le licenze d‟uso non sono vere
e proprie licenze ma piuttosto contratti tramite i quali viene
regolato l‟utilizzo di una o più copie, in versione eseguibile, di un
programma.
Spesso si tende a fare confusione tra software libero e open
source o a considerarli erroneamente equivalenti, essendo la
disponibilità del codice sorgente uno dei requisiti fondamentali
che li accomuna: fu Richard M. Stallman, uno dei principali
esponenti del movimento del software libero, a formalizzare per
la prima volta, nei primi anni Ottanta, tale concetto. La
definizione assume la forma di quattro principi di libertà:
- Libertà di eseguire il programma per qualunque scopo,
senza vincoli sul suo utilizzo.
- Libertà di studiare il funzionamento del programma e di
adattarlo alle proprie esigenze.
- Libertà di ridistribuire copie del programma.
- Libertà di migliorare il programma e di distribuirne i
miglioramenti.
Il software distribuito con una licenza che rispetti questi principi
è detto software libero. Traducendo nella pratica tali principi
cardine, nel 1984 Richard Stallman diede vita al progetto GNU,
con lo scopo di creare un sistema operativo composto
esclusivamente da software libero, e fondò la Free Software
Foundation per dare supporto logistico, legale ed economico al
14
progetto GNU (ma di questo parleremo più approfonditamente
dopo).
Il termine „free‟ di software libero a volte è mal interpretato.
Occorre qui sfatare alcuni miti: innanzitutto non ha niente a che
vedere con il prezzo del software; benché gran parte del software
libero più diffuso sia distribuito gratuitamente, ci sono
programmatori che vivono della vendita e della manutenzione dei
programmi da loro creati. Poi non è sempre vero che tutti i
software gratuiti sono liberi, in quanto molti programmi
proprietari vengono distribuiti gratuitamente. Come è falso il
fatto che il software libero sia privo di copyright, in quanto la
gran parte del software libero è distribuito con una licenza (una
di queste è la GNU Public License).
Un software, invece, è open source se i termini secondo i quali
viene distribuito rispondono all‟Open Source Definition
dell‟Open Source Initiative
12
; se una licenza rientra in tale
definizione allora può essere dichiarata licenza open source.
Open source non significa semplicemente libero accesso al
codice sorgente di un programma ma deve anche soddisfare i
seguenti criteri:
- Libera redistribuzione (la licenza non può limitare alcuno
dal vendere o donare il software che ne è oggetto).
- Codice sorgente (il programma deve includere tale codice
e ne deve essere permessa la distribuzione; si richiede
12
Organizzazione dedita a promuovere software open source fondata nel febbraio del 1998
da Bruce Perens e Eric S. Raymond.
15
l‟accesso al codice sorgente poiché non si può far evolvere
un programma senza poterlo modificare).
- Prodotti derivati (per garantire una rapida evoluzione deve
essere possibile sperimentare modifiche al software e
ridistribuirle).
- Integrità del codice sorgente originale (una licenza open
source deve garantire che il codice sorgente sia facilmente
disponibile ma può richiedere che esso sia ridistribuito
solo in forma originale; in questo modo le modifiche “non
ufficiali” possono essere rese disponibili ma rimanendo
distinte dal codice sorgente originale).
- Discriminazione contro persone o gruppi (per ottenere il
massimo beneficio dal processo, il maggior numero di
persone e gruppi deve avere eguali possibilità di
contribuire allo sviluppo del software).
- Discriminazione per campo d’applicazione (la licenza non
deve impedire di fare uso del programma in un ambito
specifico; ad esempio non si può impedire l‟uso del
programma in ambito commerciale).
- Distribuzione della licenza e specificità ad un prodotto (i
diritti allegati ad un programma devono essere applicabili
a tutti coloro a cui il programma è ridistribuito, senza che
sia necessaria l‟emissione di ulteriori licenze. Inoltre tali
diritti non devono dipendere dal fatto che il programma sia
parte di una particolare distribuzione di software; se il
programma è estratto da quella distribuzione e usato o
16
ridistribuito secondo i termini della licenza del programma
stesso, tutti coloro che lo ricevono devono avere gli stessi
diritti garantiti nel caso della distribuzione originale).
- Vincoli su altro software (la licenza non deve porre
restrizioni su altro software distribuito insieme a quello
licenziato; ad esempio non può richiedere che tutti gli altri
programmi distribuiti sugli stessi supporti siano open
source).
- Neutralità rispetto alle tecnologie (la licenza non deve
contenere clausole che dipendano o si basino su particolari
tecnologie o tipi di interfacce; ad esempio clausole che
richiedano un „click‟ su interfacce web o di altro tipo
possono rendere difficoltoso il riutilizzo del software).
I termini “open source” e “software libero” sono da taluni
considerati sinonimi, in quanto i punti di contatto restano molti,
ma si riferiscono a filosofie e approcci diversi. Come si è
espresso qualcuno “l‟open source è una metodologia di sviluppo,
il software libero è un movimento di carattere sociale
13
”. Mentre
nel free software l‟attenzione è sulle caratteristiche tecniche
(disponibilità del codice sorgente), nell‟open source l‟accento è
spostato sugli aspetti etici (libertà e condivisione). È nel 1998 che
alcuni sviluppatori di software libero hanno iniziato ad usare
l‟espressione „software open source‟; il movimento dell‟OS
(open source) e del free software sono oggi due movimenti
diversi con diversi punti di vista e obiettivi. Il movimento
13
Stallman Richard “Software libero, pensiero libero”, volume 1, parte prima “Perché
software libero è da preferire a open source” (2003).
17
dell‟OS è spesso considerato una derivazione del movimento per
il software libero che sostiene il software open source come un
modo diverso di vedere il free software, da un punto di vista più
pragmatico che filosofico. Tali opposte posizioni sono però
mitigate dalle parole dello stesso Richard Stallman, il quale
descrive la FSF (Free Software Foundation) e la Open Source
Iniziative come campi politici separati nella stessa comunità del
software libero
14
. Oggi, per risolvere i conflitti etici e morali
derivanti da queste due terminologie, si sta promuovendo l‟uso
dell‟acronimo FOSS derivante dalla locuzione Free and open
source software, adottata per la prima volta nel 1993, con lo
scopo di inglobare in un‟unica definizione ogni genere di
software open, superando gli eventuali connotati politici dei due
termini.
Gli albori. – Partendo da questa fondamentale distinzione,
percorriamo adesso il filo logico-storico degli eventi che hanno
condotto alla nascita e alla progressiva affermazione di ciò che
fino a poco tempo fa era considerato un mero prodotto di nicchia,
e che adesso, diventato una valida e più efficiente alternativa al
software proprietario, si sta diffondendo in maniera capillare,
esportando la filosofia del free software movement e dell‟open
source in tutto il mondo.
Agli inizi dell‟informatica, quando ancora i computer si
trovavano solo nei grandi laboratori di ricerca delle università, il
14
“Siamo in disaccordo sui principi di base, ma siamo più o meno d‟accordo sugli aspetti
pratici. Perciò possiamo lavorare e in effetti lavoriamo assieme su molti progetti specifici”.
Stallman Richard “Software libero, pensiero libero”, volume 1, “Relazione tra il
movimento del Software Libero e il movimento Open Source” (2003).