9
INTRODUZIONE
ALLA
TESI
Nel
corso
degli
ultimi
anni
le
economie
mondiali
sono
state
interessate
da
eventi
e
da
cambiamenti
che
hanno
portato
alla
creazione
di
nuovi
equilibri
mondiali.
Questi
fenomeni
devono
essere
presi
seriamente
in
considerazione
da
qualunque
paese
operi
o
sia
intenzionato
a
operare
a
livello
internazionale,
affinché
non
siano
esclusi
dai
principali
rapporti
mondiali
che
re ggono
le
sorti
del
loro
sviluppo
interno.
Attualmente
le
economie
delle
nazioni
coinvolte
possono
essere
suddiv ise
in
due
macrogruppi.
Da
una
parte
troviamo
i
paesi
che
a
partire
dalla
Seconda
Guerra
Mondiale
hanno
potenziato
le
loro
risorse
interne
fino
ad
arrivare
a
gestire
le
più
importanti
relazioni
internazionali
di
ordine
economico
e
finanziario.
Oggi
queste
potenze
si
sent ono
minacciate
dall’entrata
sui
mercati
mondiali
di
nuovi
e
aggressivi
competitor.
Si
tratta
di
paesi
recentemente
emersi
da
situ azioni
di
instabilità
politi ca
e
di
arretratezza
economica,
che
grazie
all’utilizzo
di
alcuni
fattori
legati
perlop iù
al
capitale
naturale
e
umano
hanno
incrementato
il
loro
raggio
di
influenza
glo bale.
Questi
popoli
si
sono
quindi
resi
conto
di
avere
tutt e
le
carte
in
regola
per
acquisire
delle
posizioni
di
leadership
nei
rapporti
commerciali
e
nelle
relazioni
economiche
di
ordine
mondale.
L’altra
parte
è
invece
costituita
da
una
serie
d i
paesi
che
ancora
oggi
fanno
molta
fatica
a
collocarsi
e
a
competere
con
successo
sui
mercati
internazionali.
La
loro
situazione
politica,
economica
e
sociale
presenta
ancora
un
elevato
rischio,
oltre
a
condizioni
di
sottosviluppo
che
richiedono
costantemente
e
con
urgenza
aiuti
umanitari.
Questi
popoli
spesso
non
sono
rius citi
a
imitare
le
performance
di
crescita
dei
paesi
emergenti ,
per
ragioni
legate
principalmente
all ’aspetto
“fisico”
(ad
esempio
la
dimensione
e
la
posizione
geografica
o
la
disponibilità
di
risorse
naturali,
anche
se
non
mancano
altri
fattori
come
l’inst abilità
politica,
alcuni
eventi
storici
particolari
o
addirittura
la
presenza
di
episodi
razziali ).
Al
giorno
d’oggi
le
grandi
potenze
mondiali
o
le
imprese
transnazionali
dotate
di
ingenti
capitali
da
investire
sono
scarsamente
10
interessate
a
interagire
a
livello
economico
con
questi
soggetti,
perché
presumono
che
non
ci
siano
i
requisiti
sufficienti
per
ottenere
dei
risultati
positivi.
Oltre
agli
equilibri
e
ai
principali
rapporti
che
reggono
l’economia
mondiale,
perfino
i
concetti
che
cercavano
di
dare
u na
spiegazione
a
questi
fenomeni
stanno
subendo
degli
intensi
mutamenti.
All’inizio
si
parlava
della
globalizzazione ,
intesa
come
un
processo
integrativo
delle
singole
economie
nazionali
in
un
unico
sistema
economico
mondiale
e
interdipendente.
I
paesi
non
potevano
più
contare
sulle
loro
singole
ricchezze
per
sopravvivere.
Era
necessario
instaurare
nuove
relazioni
basate
sulla
collaborazione
e
sulla
trasmissione
di
conoscenze
specifiche,
indispensabili
per
creare
nuove
sinergie
e
per
sviluppare
capacità
e
competenze
innovative
e
benefiche
alla
crescita
della
nazione.
Con
la
globalizzazione
si
prevedeva
un
futuro
migliore
per
tutti,
ma
la
realtà
ha
dimostrato
degli
esiti
differenti.
I
paesi
allora
più
potenti
e
dotati
di
maggiori
capitali
hanno
sfruttato
fino
allo
s tremo
le
risorse
che
i
luoghi
più
poveri
e
deboli
della
terra
offrivano.
Il
loro
unico
scopo
era
quello
di
ottenere
dei
vantaggi
sempre
più
numerosi
e
competitivi,
necessari
a
garantirli
il
dominio
sui
mercati
mondiali.
La
cooperazione ,
all’iniz io
uno
fra
gli
obiettivi
principali
che
il
fenomeno
globale
si
prefiggeva,
non
esercitava
più
nessuna
influenza.
La
situazione
che
si
è
venuta
a
creare
ha
evidenziato
disparità
ancora
maggiori
tra
i
paesi
industrializzati
e
quelli
alle
prime
fasi
di
svilup po.
Il
gap
determinato
ha
fondato
le
sue
radici
nel
disinteresse
a
trasmettere
il
proprio
sapere,
le
proprie
abilità
e
le
proprie
innovazioni
a
quei
popoli
che
non
erano
capaci
di
crescere
autonomamente
a
causa
della
mancanza
di
strutture
adeguate
o
di
cap itali
sufficienti.
Fortunatamente
con
la
globalizzazione
si
sono
creati
col
tempo
nuovi
e
più
efficienti
sistemi
di
comunicazione
e
di
trasmissione
delle
informazioni.
Questi
progressi
hanno
permesso
ad
alcuni
paesi
di
attingere
a
delle
nozioni
fondam entali
per
incrementare
lo
sviluppo
economico.
In
sostanza
sono
state
adoperate
le
stesse
strategie
internazionali
dei
paesi
economicamente
avanzati,
seguendo
però
un’ottica
interna.
Come
esempi
possiamo
citare
la
Cina,
che
grazie
allo
sfruttamento
intensi vo
di
manodopera
si
è
imposta
sul lo
scenario
internazionale.
A ncora
il
Brasile,
che
11
attraverso
l’estensione
delle
coltivazioni
riveste
un
ruolo
centrale
nel
mercato
delle
biotecnologie
e
delle
energie
rinnovabili,
ritenuti
oggi
tra
i
settori
più
innovativi
e
con
un
forte
grado
di
attrazione
di
capitali
esteri.
L’avvento
della
comunicazione
a
livello
globale,
stimolato
dalle
nuove
tecnologie,
ha
avuto
delle
ripercussioni
anche
sulle
decisioni
strategiche
internazionali
dei
paesi
più
ricchi.
Adesso
che
s tanno
emergendo
nuove
potenti
nazioni
dotate
degli
strumenti
necessari
per
contrapporsi
agli
sfruttamenti
a
cui
erano
state
sottoposte
nel
passato,
è
necessario
che
anche
le
nazioni
tradizio nalmente
più
avanzate
rinnovino
le
loro
impostazioni
per
instaurar e
relazioni
internazionali.
Ecco
quindi
ripristinare
i
primi
presupposti
su
cui
si
fondavano
i
processi
di
internazionalizzazione:
rapporti
equi
e
solidali,
economie
fondate
sulla
conoscenza
e
sull’apprendimento
reciproco,
la
collaborazione
e
la
cooperazio ne
per
il
conseguimento
di
obiettivi
comuni.
In
quest’ottica
assume
sempre
più
importanza
il
ruolo
dell’individuo,
che
grazie
alle
sue
caratteristiche
personali ,
ai
rapporti
stabiliti
con
altri
soggetti
all’interno
di
un
determinato
gruppo
e
al
patrimonio
intellettuale
e
psicologico
che
possiede,
rappresenta
un
valore
aggiunto
per
qualsiasi
attività
economica.
In
questo
contesto
nasce
una
nuova
filosofia
imprenditoriale
e
dalla
globalizzazione
passiamo
a
parlare
di
glocalizzazione
(Bauman,
1998).
Questo
ter mine
non
si
riferisce
al
rapporto
dialettico
esistente
tra
globale
e
locale,
bensì
ne
rappresenta
un
punto
di
connessione.
Partendo
dal
micro
e
dallo
specifico
riassumibile
in
un
singolo
individuo,
attraverso
questo
fenomeno
si
riesce
infatti
a
creare
una
rete
di
contatti
con
numerosi
altri
soggetti,
legati
da
una
serie
di
interazioni
sinergiche
che
portano
alla
formazione
di
gruppi
distinti.
La
conoscenza
da
parte
dell’impresa
estera
dei
valori
e
degli
elementi
fondamentali
che
hanno
consentito
la
nascita
di
una
precisa
comunità
costituisce
un
vantaggio
competitivo
a
livello
internazionale.
Si
può
quindi
desumere
che
oggigiorno
il
sistema
economico
mondiale
è
retto
non
più
dalle
decisioni
di
pochi
singoli
stati,
ma
dalla
valorizzazione
dell’individuo
come
soggetto
appartenente
a
una
comunità
globale.
La
mia
domanda
sorge
dunque
spontanea:
in
questa
situazione
attuale,
può
un
paese
ancora
considerato
come
sottosviluppato
fuoriuscire
da
una
condizione
di
emarginazione
e
operare
sui
mercati
internaz ionali
al
p ari
di
altre
nazioni?
12
Con
questo
interrogativo
si
apre
quindi
un
dibattito
sulla
tematica
principale
che
il
lavoro
di
seguito
esposto
cercherà
di
sviluppare.
Si
tratta
infatti
di
indagare
sullo
sviluppo
economico
e
di
conseguenza
sulle
strategie
internazi onali
che
coinvolgono
un’area
geografica
specifica:
l’ America
latina .
La
ragione
di
tale
scelta
sostiene
che
la
maggior
parte
dei
paesi
ivi
presenti
soffrono
ancora
di
seri
problemi
e
di
gravi
lacune
che
li
impediscono
di
raggiungere
una
stabilità
economic a.
A
eccezione
di
alcuni
casi
isolati
che
solo
negli
ultimi
anni
hanno
ottenuto
un
interesse
a
livello
mondiale,
la
regione
dell’America
centrale
e
meridionale
non
riesce
a
occupare
una
posizione
influente
sullo
scenario
dei
rapporti
commerciali
internazio nali
che
regolano
l’intero
sistema
economico
globale.
Ci
sono
ancora
numerosi
popoli
e
comunità
che
devono
superare
situazioni
estreme
legate
alla
povertà
assoluta
e
alla
mancanza
di
reddito.
Queste
realtà
sono
ulteriormente
peggiorate
dal
comportamento
de lle
grandi
multinazionali
o
delle
PMI
estere
interessate
a
investire
i
propri
capitali.
Il
rapporto
che
questi
soggetti
decidono
di
stabilire
con
i
paesi
ospitanti
si
pone
nettamente
a
loro
favore:
le
azioni
promosse
consistono
essenzialmente
nello
sfrutta mento
della
manodopera
e
delle
risorse
naturali,
oltre
ad
approfittare
delle
concessioni
e
delle
agevolazioni
in
termini
fiscali
e
finanziari
che
sono
previste
per
legge
in
alcuni
di
questi
luoghi.
Manca
ancora
una
volta
la
collaborazione
e
l’interesse
da
parte
delle
entità
straniere
nel
conoscere
e
nel
rispettare
il
popolo
e
la
cultura
di
una
precisa
nazione.
Eppure
ci
sono
stati
dei
casi
dove
gli
investimenti
hanno
previsto
dei
benefici
anche
per
i
paesi
ospitanti.
In
questi
contesti
si
è
generato
un
rapp orto
più
diretto
e
bilaterale
tra
i
soggetti
coinvolti,
che
ha
dato
impulso
a
piccoli
ma
importanti
progressi
per
lo
sviluppo
economico
nazionale
della
parte
più
debole.
Tuttavia
il
fatto
più
importante,
ripreso
più
volte
nel
corso
della
tesi,
sancisce
che
tramite
queste
relazioni
entrambi
i
paesi
hanno
avuto
accesso
a
nuove
informazioni
e
conoscenze.
In
primo
luogo
i
paesi
latinoamericani
hanno
avuto
modo
di
acquisire
il
know-‐
how
e
le
capacità
firm
specific
dell’impresa
con
cui
hanno
avviato
una
collaboraz ione.
Saranno
quindi
in
grado
di
rielaborare
le
prestazioni
per
ottenere
dei
vantaggi
senza
dover
ricorrere
a
dei
supp orti
esterni.
13
In
secondo
luogo
le
imprese
straniere
hanno
approfondito
la
conoscenza
del
territorio
e
della
società
che
le
ha
ospitate.
Questi
nuovi
saperi
potranno
aiutarli
a
raggiungere
delle
posizioni
vantaggiose
quando
dovranno
affrontare
potenziali
competitor
internazionali,
perché
potranno
utilizzare
il
patrimonio
informativo
del
paese
locale
per
implementare
strategie
più
efficaci.
Allo
scopo
di
rendere
chiaro
il
concetto
e
di
provare
empiricamente
gli
effetti
positivi
che
un
sistema
economico
basato
sulla
trasmissione
della
conoscenza
e
sull’instaurazione
di
rapporti
sinergici
è
capace
di
raggiungere,
sarà
preso
in
esame
un
paese
latinoamericano
specifico:
la
Repubblica
Dominicana.
Anche
in
questo
caso
la
scelta
non
è
stata
accidentale:
lo
stato
dominicano,
situato
nell’area
geografica
dell’America
centrale,
è
considerato
ancora
oggi
in
condizioni
di
sottosviluppo
e
di
arretratezza
economica.
Inoltre
le
dimensioni
alquanto
ridotte
rispetto
ad
altri
paesi
del
Sudamerica
limitano
duramente
le
possibilità
di
miglioramento
e
di
crescita
autonoma.
La
Repubblica
Dominicana
non
occupa
delle
posizioni
strategiche
rilevanti
al
di
fuori
dei
p ropri
confini,
né
sui
principali
mercati
mondiali,
né
all’interno
dello
stesso
gruppo
dei
paesi
latinoamericani.
Eppure,
grazie
a
un’esperienza
diretta
sul
territorio,
è
stato
possibile
verificare
che
la
nazione
dominicana
non
ha
il
solo
privilegio
di
esse re
considerata
come
il
paradiso
terrestre
di
tanti
turisti.
Sarà
dunque
compito
di
questa
tesi
dimostrare,
attraverso
dati
e
fatti
concreti,
nonché
un’indagine
svolta
in
collaborazione
con
la
Camera
di
Commercio
dominico -‐italiana,
i
vantaggi
a
livello
econ omico
che
un
paese
in
via
di
sviluppo
come
la
Repubblica
Dominicana
può
offrire
a
potenziali
investitori
stranieri.
Alla
luce
di
queste
deduzioni,
è
possibile
stilare
un
elenco
dei
principali
obiettivi
della
tesi:
• analizzare
le
strategie
generali
di
inte rnazionalizzazione
dell’America
latina,
per
capire
quali
sono
stati
gli
errori
che
hanno
impedito
lo
sviluppo
dei
paesi
interessati
e
quali
piani
possono
essere
messi
in
atto
per
migliorare
la
situazione;
14
• analizzare
le
strategie
di
internazionalizzazione
n el
caso
specifico
della
Repubblica
Dominicana,
allo
scopo
di
rendere
più
comprensibili
le
ipotesi
che
saranno
formulate;
• dimostrare,
attraverso
una
ricerca
empirica,
gli
esiti
pervenuti
dalle
analisi;
• verificare,
sempre
attraverso
la
ricerca,
quali
sono
gl i
impatti
positivi
che
le
strategie
di
internazionalizzazione
basate
su
rapporti
di
interdipendenza
e
sinerg ici
possono
generare.
A
questo
proposito
l’indagine
si
rivolgerà
a
un
campione
preciso
di
imprese,
di
modo
che
sarà
possibile
esaminare
i
risultati
ottenuti
secondo
una
duplice
prospettiva.
Il
lavoro
che
ne
consegue
si
articola
in
cinque
capitoli.
La
struttura
della
tesi
segue
una
logica
simile
a
una
piramide,
che
partendo
da
concetti
teorici
e
generici,
posizionati
alla
base,
si
restringe
sempre
d i
più
fino
ad
arrivare
a
nozioni
specifiche
e
pratiche.
Il
primo
capitolo
propone
una
revisione
delle
principali
teorie
che
sono
state
formulate
per
comprendere
i
processi
e
i
fenomeni
legati
al
tema
dell’internazionalizzazione.
La
letteratura
riproposta
si
interesserà
sia
dei
fattori
che
stimolano
l’internazionalizzazione,
sia
delle
modalità
di
espansione.
Un’attenzione
particolare
sarà
data
alle
strategie
che
le
PMI
possono
adottare
per
ottenere
dei
vantaggi
competitivi,
prescindendo
dal
limite
delle
lo ro
dimensioni.
Con
queste
delucidazioni
sarà
possibile
procedere
a
un’analisi
più
coerente
delle
ipotesi
ri portate
nei
capitoli
successivi.
Il
secondo
capitolo
farà
uso
delle
teorie
precedentemente
esposte
per
introdurre
la
parte
di
analisi
dell’America
l atina.
Compito
di
questa
sezione
è
quello
di
rispondere
al
primo
obiettivo
della
tesi.
Ci
occuperemo
di
conseguenza
delle
principali
strategie
di
internazionalizzazione
che
sono
state
sviluppate,
tenendo
conto
per
un
15
lato
delle
problematiche
principali
che
impediscono
la
crescita
e
il
progresso,
mentre
dall’altro
citeremo
delle
possibili
azioni
che
possono
gar antire
delle
soluzioni
efficaci.
Partendo
dai
presupposti
elaborati
nel
capitolo
precedente,
il
terzo
capitolo
introduce
il
caso
specifico
della
Repu bblica
Dominicana.
Il
nuovo
argomento
presentato
è
strettamente
legato
al
secondo
obiettivo
del
lavoro.
Questo
punto
prevede
la
scomposizione
dello
studio
effettuato
in
due
parti:
la
prima
parte,
inserita
in
questa
sezione,
si
occuperà
di
compilare
un
prof ilo
completo
del
paese,
che
ponga
in
rilievo
i
sistemi
e
gli
elementi
p rincipali
che
lo
caratterizzano.
La
seconda
parte
dello
studio
è
affidata
invece
al
quarto
capitolo,
che
verterà
per
intero
sulla
situazione
che
la
Repubblica
Dominicana
presenta
a
liv ello
internazionale,
interessandosi
dei
suoi
rapporti
con
l’estero
e
delle
risorse
che
offre
a
potenziali
soggetti
investitori.
Sarà
quindi
proposta
una
panoramica
generale
dei
fattori
che
incitano
l’implementazione
di
strategie
internazionali
e
quali
ambi ti
sono
stati
maggiormente
investiti
dai
processi
di
espansione
estera.
La
parte
conclusiva
servirà
da
collegamento
al
capitolo
seguente
e
osserverà
nei
dettagli
le
relazioni
internazionali
che
intercorrono
tra
la
Repubbli ca
Dominicana
e
il
nostro
paese.
Infine
il
quinto
e
ultimo
capitolo
risponderà
agli
ultimi
due
obiettivi
preposti,
presentando
l’indagine
effettuata.
Con
questo
capitolo
la
nostra
piramide
avrà
raggiunto
l’apice;
avremo
cioè
in
mano
una
dimostrazione
empirica
di
tutte
le
supposizioni
esposte
in
precedenza.
Verificheremo
gli
effetti
delle
strategie
internazionali,
prendendo
in
considerazione
non
solo
il
paese
ospitante,
bensì
anche
i
risultati
che
gli
“ospiti”,
in
questo
caso
un
campione
di
PMI
italiane,
hanno
ottenuto.
Al
termine
di
questo
capitolo
avremo
a
disposizione
un
complesso
di
strumenti
e
di
conoscenze
sufficienti
per
rispondere
al
dibattito
lanciato
in
questa
parte
introduttiva.
La
metodologia
del
lavoro
prevede
quindi
una
sc omposizione
in
tre
differenti
macrosezioni.
16
La
prima
sezione
include
alcuni
tra
i
principali
riferimenti
teorici
sulla
letteratura
dell’internazionalizzazione,
fondamentali
per
affro ntare
i
temi
che
saranno
esposti
in
seguito.
Segue
una
seconda
sezione
che
verte
su
uno
studio
analitico
de ll’area
geografica
s elezionata,
per
rilevare
informazioni
utili
alle
tem atiche
principali
della
tesi.
Questa
parte
sarà
ulteriormente
suddivisa
in
due
parti:
la
prima
affronterà
argomenti
legati
al
territorio
secondo
una
prospettiva
generale,
mentre
la
seconda
farà
riferimento
al
caso
specifico
preso
in
esame,
osservando
minuziosamente
tutte
le
dinamiche
che
intercorrono
secondo
un
punto
d i
vista
sia
interno
che
esterno.
Per
ulti mo
la
terza
sezione
ripropone
una
ricerca
sperimentale
che
è
stata
svolta
sul
caso.
Tale
ricerca
è
stata
condotta
tramite
la
somministrazione
di
questionari
a
una
popolazione
di
PMI
italiane,
allo
scopo
di
raccogliere
dati
utili
alla
valutazione
delle
ipotesi
scaturite
in
precedenza.
Ci
soffermeremo
infatti
sulle
strategie
di
internazionalizzazione
che
il
campione
ha
utilizzato
per
ottenere
dei
vantaggi
sul
territorio
straniero
e
quali
benefici
lo
stesso
paese
ospitante
ne
ha
potuto
ricavare.
17
CAPITOLO
PRIMO
TEORIA
E
PRASSI
DEL LO
SVILUPPO
INTERNAZIONALE
Il
primo
capitolo
della
tesi
propone
una
revisio ne
delle
principali
nozioni
teoriche
che
sono
state
elaborate
nel
campo
dell’internazionalizzazione.
Questo
primo
passaggio
è
di
fondamentale
importanza
perché
serve
a
fissare
dei
concetti
essenziali
che
faciliteranno
la
compr ensione
degli
argomenti
tratta ti
successivamente.
Il
lettore
avrà
quindi
la
possibilità
di
acquisire
gli
strumenti
idonei
a
dare
una
propria
opinione
in
merito
alle
ipotesi
che
saranno
discusse .
La
prima
parte
del
capitolo
propone
un
elenco
delle
principali
teorie
che
alcuni
tra
i
p iù
importanti
economisti
e
studiosi
del
secolo
scorso
hanno
formulato.
Si
partirà
dai
primi
tentativi
che
furono
fatti
al
termine
della
Seconda
Guerra
Mondiale
per
spiegare
il
fenomeno
dell’internazionalizzazione
fino
ad
arrivare
alle
più
recenti
dottrine
che
studiano
l’espansione
delle
piccole
e
me die
imprese
all’estero
e
che
saranno
prese
come
oggetto
di
analisi
nell’ultimo
capitolo.
La
seconda
parte
verte
invece
sui
modelli
disponibili
che
un’impresa
può
scegliere
per
internazionalizzarsi.
Anche
in
questo
caso
le
nozioni
riportate
contribuiranno
a
fornire
un
aiuto
indispensabile
quando
nell’ultimo
capitolo
saranno
discusse
le
strategie
di
internazionalizzazione
che
le
PMI
hanno
selezionato
per
espandersi
in
Repubblica
Dominicana.
Il
pri mo
capit olo
si
riallaccia
quindi
completamente
al l’ultima
sezione
della
tesi,
la
quale
valuterà
empirica mente,
prendendo
come
esempio
il
caso
specifico
della
Repubblica
Dominicana ,
le
supposizioni
teori che
citate.
Ciò
nonostante
ho
ritenuto
più
18
efficace
collocarlo
all’inizio
dell’elaborato
poiché
anche
neg li
altri
due
capitoli
spesso
saranno
ripresi
termini
o
processi
che
rientrano
nell’ambito
internazionale.
Attraverso
questo
ripasso
concettuale
il
lettore
è
pronto
ad
affrontare
qualsiasi
nuovo
argomento
gli
si
presenti
davanti
e
di
conseguenza
sarà
maggiorment e
coinvolto
nel
valutare
le
opinioni
e
le
ipotesi
che
riguarderanno
il
nocciolo
fondamentale
della
tesi,
cioè
le
strategie
di
internazionalizzazione
e
le
prospettive
di
sviluppo
di
un
mercato
quale
quello
do minicano.
19
1.1 UN’ANALISI
DELLE
PRINCIPALI
TEORIE
NEL
CAMPO
DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE
In
termini
generali
per
internazionalizzazione
si
intende
“l’insieme
dei
processi
e
delle
attività
che
consentono
l’inserimento
dell’impresa
in
un
contesto
internaziona le”
(Zucchella
&
Maccarini,
1999).
Nel
secondo
dopoguerra
i
progressi
maturati
in
vari
paesi
europei
e
negli
Stati
Uniti
hanno
indotto
varie
imprese,
solitamente
di
grandi
dimensioni,
ad
affacciarsi
oltre
i
propri
confini
nazionali,
spinti
originariamente
da
esigenze
di
risparmio
sui
costi
dei
fattori
produttivi.
L’internazionali zzazione
ha
cominciato
dunque
a
influenzare
sempre
di
più
le
economie
dei
singoli
stati,
e
con
l’avvento
della
globalizzazione
si
è
avvertita
sempre
di
più
un’esigenza
a
categorizz are
e
a
dare
una
definizione
al
fenomeno.
Le
prime
supposizioni
si
basavano
su
dati
e
analisi
prelevate
dalle
bilance
commerciali
e
si
sosteneva
che
“gli
investimenti
diretti
all’estero
fossero
effettuati
per
ragioni
di
vantaggi
comparati
basati
sul
differ enziale
di
remunerazione
del
capitale
investito
che
è
possibile
ottenere
in
un
paese
estero,
maggiore
di
quello
ottenibile
nel
paese
d’origine”
(Aliber
1970).
Era
dunque
necessario
formulare
nuove
dottrine
che
spiegassero
in
maniera
più
chiara
e
coincisa
quali
erano
le
vere
ragioni
che
spingevano
un’organizzazione
economica
a
rivolgere
la
propria
attività
verso
altri
paesi.
1.1.1
LE
TEORIE
OLIGOPOLISTICHE
E
HYMER
Le
prime
interpretazioni
non
tradizionali
sul
fenomeno
dell’internazionalizzazione
hanno
presso
le
mosse
dalle
teorie
oligopolistiche
dei
mercati,
anche
perché
molti
settori
oligopolistici
(ad
es.
informatica,
auto,
pneumatici,
chimica
di
base
e
petrolchimica,
cuscinetti
a
sfera,
ecc.)
erano
fortemente
caratterizzati
dalla
presenza
di
imprese
multinazionali.
20
Il
concetto
di
fondo
è
che
le
imprese
che
crescono
all’estero
godono
di
qualche
tipo
di
vantaggio
monopolistico
che
consente
loro
di
esercitare
un
potere
di
mercato
e
dunque
di
conseguire
extra -‐profitti.
I
principali
contributi
riconducibil i
a
questo
filone
interpretativo
sono
due
modelli
realizzati
da
due
studiosi
nordamericani
verso
la
seconda
metà
degli
anni
sessanta.
Il
primo
economista
che
si
oppose
alle
concezioni
neoclassiche
finora
stabilite
fu
Stephen
Hymer.
Secondo
il
suo
pensie ro
la
teoria
tradizionale
non
spiegava
l’esistenza
di
investimenti
reciproci
tra
i
paesi
avanzati.
Partendo
da
questo
presupposto
lo
studioso
canadese
ricercò
nelle
stesse
caratteristiche
dell’impresa
le
determinanti
del
processo
di
internazionalizzazione.
Le
sue
ipotesi
sostengono
che
l’impresa
decide
di
operare
all’estero
per
tre
motivazioni
principali:
• il
possesso
di
vantaggi
di
proprietà
interni
all’impresa
e
quindi
specifici
( firm
specific),
che
le
permettono
di
aumentare
il
grado
di
efficienza
sfrutta ndo
le
imperfezioni
di
mercato;
• la
ricerca
di
strategie
tese
a
diminuire
le
imperfezioni
di
mercato;
• la
tendenza
a
diversificare
sul
panorama
internazionale
le
proprie
attività
produttive.
L’espansione
dell’impresa
all’estero
non
è
dunque
per
Hymer
altro
c he
un
momento
del
processo
di
sviluppo
dell’impresa ,
da
un
punto
di
vista
geografico
e
secondo
sentieri
di
crescita
sia
orizzontali
che
verticali.