CAPITOLO I
ADELAIDE RISTORI: CENNI BIOGRAFICI "Grande, nobile, di bellezza commovente ed appassionata, con due occhi
che parlano, un sorriso di perle, un gesto da imperatrice. La sua voce è
una musica piena di soavità e di forza. Mai attrice tragica fu più
meravigliosamente dotata. Ella possiede tutte le corde, il furore, la rabbia,
l'amore, l'ironia, la tristezza, la tenerezza, la grazia. "... Così si espresse il
Reynaud allorché la grande friulana trionfava nella capitale francese e
destava l'ammirazione di Dumas, di Lamartine, che per Lei scriveva dei
versi, di Gautier, di Legouvé, di Wagner.
Scrupolosissima nella scelta dei lavori e delle parti, rigorosamente diligente
nello studio delle più minute caratteristiche dei personaggi che soleva
interpretare con assoluta fedeltà storica, poiché per lei il teatro era una
missione, non una professione, brillò per la sua adamantina irreprensibile
condotta; fu una autentica gentildonna sotto ogni aspetto. La Ristori
dimostrò coi fatti che, contrariamente a quanto comunemente si verifica
nella vita di palcoscenico, ove purtroppo la morale non è la virtù
maggiormente praticata, si può essere contemporaneamente donna di
teatro, sposa e madre esemplare.
Questa sua superiorità morale le valse la fortuna di entrar a far parte di una
delle più nobili famiglie di Roma; sposa del marchese Capranica del Grillo,
4
famiglia che ella, pur discesa da umili natali, seppe altamente onorare.
Il proposito di questo lavoro di tesi è analizzare la figura di Adelaide
Ristori, attrice di teatro, attiva in un secolo ricco di eventi e trasformazioni
storiche, politiche, sociali e culturali, partendo da alcune informazioni
biografiche, utili ad inquadrare il percorso che questa donna seguirà sia a
livello personale, ma soprattutto professionale, nonché l’importanza del
contributo che fornirà alla diffusione, all’estero, principalmente Inghilterra
e Stati Uniti, del fare teatro all’italiana. Un attore, anzi un grande attore ,
per essere compreso nella sua totalità, deve essere considerato in relazione
alla sua compagnia o all’organizzazione delle compagnie italiane attive
durante il suo tempo; ma un attore è fatto anche di memorie e la sua anima
viene conosciuta attraverso il repertorio che interpreta durante la sua
carriera ed è il tramite che consente al pubblico di apprezzarne lo stile
interpretativo. A questo tipo di rapporto è dedicato il secondo capitolo. Il
terzo invece si concentra sul rapporto che la Ristori ha con uno dei
personaggi che l’hanno consacrata nell’Olimpo degli attori più noti ed
importanti dell’Ottocento: Lady Macbeth.
Un buon contributo, per delineare un profilo poliedrico sulla figura oggetto
del mio lavoro, è il saggio offerto da Susan Bassnett e pubblicato nel
volume Three Tragic Actresses – Siddons, Rachel, Ristori , edito dalla
Cambridge University Press.
5
Adelaide Ristori nacque a Cividale del Friuli il 29 gennaio 1822. Il luogo di
nascita fu importante per la sua carriera teatrale: i suoi genitori iniziarono a
recitare lì, all’epoca. Suo padre, Antonio, probabilmente era un discendente
di Tommaso o di Giacomo Ristori, attori di commedia dell’Arte nel
diciassettesimo secolo, e certamente proveniva da una famiglia di teatro di
vecchia data. Antonio, figlio dell’attrice Teresa Ristori Canossa (1777-
1842), sposò l’attrice Maddalena Ricci-Pomatelli (Ferrara 1795 – Firenze
1874), madre di Adelaide. L’intera famiglia, come la famiglia Duse, era
costituita di attori che viaggiavano incessantemente per l’Italia, ed è
probabile che la facilità con cui la Ristori viaggiò per il mondo negli anni a
venire, portando con sé marito e figli, derivi da un’infanzia trascorsa per le
strade 1
. Oltre ad Adelaide, essi ebbero altri figli: Enrico (1826 – 1894), che
recitò per qualche tempo e divenne in seguito capostazione di Foggia;
Augusto (1830 - 1891), che dopo aver fallito nel commercio e in incarichi
amministrativi nella compagnia di Adelaide, entrerà nella carriera militare;
Annetta, Cesare che studiò disegno e musica e scrisse anche alcune
commedie; lavorò per tanti anni insieme a sua sorella Adelaide, insegnando
alle comparse, facendo i disegni delle scene, dirigendo l’orchestra, una
sorta di aiuto regista e direttore di palcoscenico. Infine Carolina che
1 M. BOOTH, J. STOKES, S. BASSNETT Three Tragic Actressess: Siddons, Rachel, Ristori ,
Cambridge University Press, 1996, pp. 132.
sposerà l’attore Pasquale Tessero, molto più anziano di lei e da cui avrà sei 6
figli, tra cui Adelaide, che si distinguerà nella generazione degli attori
veristi, ma la cui carriera fu rovinata da un matrimonio poco fortunato 2
.
Adelaide apparve per la prima volta sul palcoscenico a soli tre mesi e a tre
anni iniziò a recitare con successo nei drammi e nelle farse dell’epoca. A
dodici anni cominciò a ricevere ruoli da soubrette , ma a tredici era così
sviluppata fisicamente che cominciò ad interpretare ruoli da seconda
donna. A quindici anni recitò da protagonista in Francesca da Rimini di
Silvio Pellico. La giovane Adelaide ricevette molte proposte come prima
attrice, ma il padre le rifiutò e preferì per lei il ruolo di "ingenua" nella
Compagnia Reale Sarda.
Dal 1837 si può datare l’inizio della carriera artistica della Ristori: guidata
dalla celebre Carlotta Marchionni, nel 1838 divenne prima attrice giovane e
quando questa si ritirò dalle scene, nel 1840, la sostituì pur avendo appena
diciotto anni. Il contratto era per quattro anni e la Ristori lasciò la
Compagnia Reale Sarda nel 1841, iniziando a recitare nella compagnia
Mascherba dove rimase fino al 1846, quando passò alla compagnia
Domeniconi e Coltellini, recitando accanto al giovane Tommaso Salvini.
Nel 1846, a ventiquattro anni, incontrò il Marchese Giuliano Capranica del
Grillo con cui si sarebbe sposata. Si incontrarono quando la Ristori stava
2 Enciclopedia dello spettacolo, vol. VIII, Unedi, Roma 1975.
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recitando al Teatro Metastasio a Roma, di proprietà della famiglia di
Giuliano. La storia del matrimonio della Ristori è significativa perché
segna uno spartiacque nella sua carriera d’attrice e nella sua vita. Il
matrimonio ebbe luogo nel 1848, dopo molte peripezie, tra cui una fuga dei
due innamorati e le nozze segrete in un villaggio in Romagna, che
riuscirono a vincere le ostilità della famiglia del Marchese e portarono ad
una seconda cerimonia, questa volta pubblica, con cui la Ristori entrò
ufficialmente a far parte della famiglia Capranica del Grillo. C’è un
meraviglioso racconto della fuga in “Il Diavoletto”, il giornale di Trieste,
che fa un riassunto della biografia della Ristori fino al 1856 e trasforma la
storia della fuga per il matrimonio in una trama teatrale, ma ciò che più
conta è che si tratta della storia di una donna che trionfa su tutte le
disuguaglianze, ed è significativo che Giuliano, suo marito, sia
imprigionato in un castello della Maremma, lo stesso luogo dove si
consumò la tragedia di Francesca da Rimini. L’autore di questo resoconto
biografico attacca la classe sociale a cui appartiene il marchese poichè i
suoi genitori lo ripudiano per la scelta di sposare un’attrice e vede il
successo di un matrimonio quale segno di importanti cambiamenti
democratici in Italia. La Ristori e suo marito ebbero quattro figli, ma solo
due sopravvissero, Giorgio e Bianca, e l’attrice li portò sempre con sé 3
.
3 M. BOOTH, J. STOKES, S. BASSNETT Three Tragic Actressess: Siddons, Rachel, Ristori , cit,
pp. 138-139.
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Nel 1851, terminato il contratto con Domeniconi, la Ristori, consapevole
della Sua nuova condizione di nobildonna, si ritirò dal teatro, decisa ad
abbandonarlo per sempre. L’anno successivo vi tornò con tre
rappresentazioni benefiche a favore del capocomico Pisenti, indebitato;
l’entusiasmo con cui fu accolta dal pubblico la ricondusse definitivamente
alle scene 4
. Nel 1853 si unì nuovamente alla Compagnia Reale Sarda, ma il
suo status di Marchesa le garantì condizioni contrattuali di tutto rispetto.
Oltre ad uno stipendio annuo di 20.000 lire, da pagarsi esclusivamente in
napoleoni d’oro e ad una partecipazione agli utili della compagnia,
figuravano la concessione di venti giorni di permesso in caso di grave
malattia dei suoceri e il diritto di rifiutare le parti in travestimento maschile
e quelle giudicate immorali 5
. Nel 1854 ci fu un’epidemia di colera che
portò alla chiusura di molti teatri e rese difficile la vita a molti attori a tutti i
livelli, ma per la Marchesa le cose continuarono ad andar bene perché lei
attirava un pubblico benestante. Nelle Memorie si delinea però
un’immagine differente di questa donna: esterna il suo dolore per la morte
di due dei suoi bambini e l’amore appassionato per quelli che sono
sopravvissuti come ragioni principali della riduzione del suo interesse per il
teatro. Si lamenta anche delle condizioni del teatro italiano, dichiarando
che all’opera fosse dato un trattamento preferenziale nel teatro drammatico.
4 Enciclopedia dello spettacolo, vol. VIII, cit.
5 I vi.
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Dice che bisogna sacrificare qualsiasi cosa all’opera. Inoltre i problemi di
censura in un momento estremamente sensibile nella storia
dell’unificazione italiana resero difficile lavorare. Tutti questi fattori
contribuirono alla depressione della Ristori, e lei dice di aver deciso, al più
tardi nel 1855, di ritirarsi dal teatro per dedicarsi alla sua famiglia. Invece
lei andò all’estero e nel 1855 iniziò i suoi viaggi e per i successivi
trent’anni, fino al suo tour finale nel 1885, girò il mondo. Marvin Carlson
ha visto questa decisione come l’inaugurazione di una nuova era nel teatro
italiano, e certamente la visita a Parigi nel 1855 stabilì un precedente di cui
avrebbero beneficiato le future generazioni di attori italiani. Il viaggio della
Ristori a Parigi fu pianificato attentamente. L’attrice italiana aveva bisogno
di un impatto sull’ audience francese come se si trattasse di un personaggio
politico 6
. Le recite erano accortamente preparate dalla propaganda svolta
dal marito presso i salotti dell’aristocrazia parigina nonché presso la critica;
la prima ad essere messa in scena fu Francesca da Rimini che ottenne un
notevole successo, ma il trionfo si ebbe con la rappresentazione della
Mirra 7
. Per la carriera dell’attrice, andare a Parigi significava possedere
abilità recitative almeno pari a quelle di Rachel, la più grande attrice tragica
in Europa.
6 M. BOOTH, J. STOKES, S. BASSNETT Three Tragic Actressess: Siddons, Rachel, Ristori , cit,
p. 141.
7 Enciclopedia dello spettacolo, vol. VIII, cit.
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La competizione Ristori-Rachel, che prefigura quella Duse-Bernhardt un
po’ di decenni dopo, venne usata dalla stampa, allora dominata dagli
uomini, e servì a portare il pubblico nei teatri. È una storia che segue il
tipico mito sessista che vede le donne in competizione con altre donne,
gareggiando per ottenere il favore di un mondo costituito prevalentemente
da critici e recensori di sesso maschile, incapaci di coesistere se non in una
condizione di disarmonia l’una con l’altra. La Ristori non corrispondeva a
questi stereotipi, lei era una donna felicemente sposata con bambini piccoli
che viaggiavano con lei, una donna nella cui vita non c’era alcuna traccia di
scandalo. Henry Knepler nota che Jules Janin sembra esser stato il
principale artefice del conflitto tra Ristori e Rachel e si sforza di cercare
una spiegazione a questo fenomeno. Janin fa una rassegna in favore della
Ristori, ciò evidenzia la fine del suo supporto a Rachel. L’impressione di
Knepler che ci potessero essere vecchie rivalità riemerse, gelosie e altri
fattori non è improbabile, ma egli perde la realtà del potere del mito del
conflitto femminile a metà del XIX secolo. L’immagine alternativa a quella
di “angelo del focolare” era quella di una creatura passionale, sessualmente
vorace, e l’attrice, una donna che si vende al suo pubblico, era un ulteriore
esempio di questa sovversiva e inquietante figura. Le Memorie della Ristori
avvalorano l’impressione che tutta la vicenda sia volontariamente
architettata. La Ristori riconosce il talento di Rachel e il suo valore
artistico, ma nota anche delle differenze tra i due stili nel recitare, che lei
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vede come rappresentativi delle loro diverse nazionalità. Rachel segue la
scuola attoriale francese che insiste sul controllo e la padronanza di sé,
mentre la Ristori segue lo stile italiano, che mira a rappresentazioni
veritiere dello stato d’animo. Ristori lavorò nella tradizione degli actor-
managers delle compagnie viaggianti e la visita a Parigi segnò il suo
coinvolgimento crescente nelle società finanziarie. Benchè credesse
nell’importanza della formazione e fosse convinta che solo uno studio
serrato e dettagliato di un ruolo potesse qualificarla per interpretarlo, la
Ristori cercava anche un nuovo modo di recitare, un modo che riflettesse la
nuova realtà di un’Italia che muoveva rapidamente verso l’unità. Dopo i
suoi viaggi trionfali a Parigi tra il 1855 e il 1856, e il suo primo tour in
Inghilterra, sempre nel 1856, iniziò ad incontrare ostacoli a viaggiare in
giro per l’Italia. Il fatto che l’ Italia fosse un insieme di stati separati con
loro propri ordinamenti e che, in luoghi come i Regni di Napoli e delle Due
Sicilie, Venezia, e lo Stato della Chiesa, ci fosse una censura estremamente
repressiva, rendevano difficile lavorare. Teresa Viziano, che ha
documentato le tre visite della Ristori a Napoli, nel 1857, 1859 e 1863,
sostiene che furono meno che riuscite, malgrado l’entusiasmo che l’aveva
circondata nel suo tour iniziale, fresca del trionfo parigino. Durante il suo
primo tour, la maggior parte del suo repertorio fu vietata. Dalla seconda
metà del 1800 in poi, Ristori iniziò a viaggiare all’estero, dove poteva
essere sicura di un’incondizionata acclamazione pubblica, ricevere i
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