I L M O B E L L O D I BL A C K - S C H O L E S 1
CAPITOLO 1
Il modello di Black-Scholes
Nella prima parte di questo capitolo viene introdot to brevemente il
modello principalmente utilizzato per calcolare i p rezzi di numerosi
prodotti finanziari:il modello di Black-Scholes. Esso si basa però su
alcune ipotesi che si sono dimostrate non coerenti con la realtà dei
mercati finanziari. Tra queste si possono elencare la continuità dei
processi di prezzo, l’assenza di costi di transazio ne, la distribuzione
normale e indipendente dei rendimenti e la volatili tà costante dei
processi di prezzo.
Nella seconda parte invece vengono spiegati le impe rfezioni del
modello, le quali sono legate al fatto che il proce sso sottostante sia
un Moto Browniano. A dimostrazione di questo basta osservare il
volatility smile , che mostra come il modello di Black-Scholes , in molti
casi, non sia sufficientemente predittivo soprattut to per opzioni con
prezzo di esercizio lontano dal prezzo del sottosta nte, al tempo della
valutazione.
1.1 Il modello di Black-Scholes
Agli inizi degli anni ’70, Fischer Black, Myron Scholes e Robert Merton
(1973) diedero un fondamentale contributo alla teoria di v alutazione
delle opzioni, sviluppando il cosiddetto modello d i Black-Scholes .
Tale modello può essere fatto risalire al 1973 quan do Black e Scholes
nel celebre articolo “ The Pricing of Options and Corporate Liabilities” ,
assumevano che il prezzo di tali beni doveva seguir e un processo di
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tipo diffusivo, in particolare un Moto Browniano Ge ometrico (GBM),
il cui termine di drift e la volatilità sono assunte come delle costanti
deterministiche. Tale modello è stato il primo tent ativo di un certo
rilievo nel descrivere matematicamente i mercati fi nanziari ed è stato
per molti anni largamente utilizzato per calcolare i prezzi di numerosi
prodotti finanziari.
1.1.1 Ipotesi del modello
Senza entrare nel dettaglio di derivazione della fo rmula di Black-
Scholes si cercherà di seguito di riassumere le ipotesi e i parametri
alle base del modello. Tale modello si base su alcune ipotesi che gli
autori stessi definiscono “ condizioni ideali sia del mercato delle
azioni, che di quello delle opzioni ”.
Si ipotizza che:
• Il prezzo del bene sottostante segue una distribuzi one di probabilità di
tipo lognormale.
• È consentita la vendita allo scoperto del sottostan te, come dello
strumento derivato.
• Durante la vita dell’opzione il tasso d’interesse ( nullnull e la volatilità ( nullnull
si mantengono costanti nel tempo: in realtà essi possono variare in
tempi relativamente brevi,ma comunque tali variazio ni non si
riflettono in maniera significativa sul prezzo dell ’opzione.
• Non sussistono costi di transazione, tassazione o f rizioni di altro tipo
nel mercato: i titoli sono perfettamente divisibili
• Le azioni sottostanti non pagano dividendi durante la vita
dell’opzione: questa ipotesi può essere trascurata se i dividenti sono
noti in partenza ovvero sarà sufficiente sottrarre il valore di un
dividendo futuro dal prezzo dell’opzione.
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• Non sono ammesse opportunità di arbitraggio: l’assenza di
opportunità di arbitraggio implica che tutti i port afogli senza rischio
ottengono lo stesso profitto.
• Le negoziazioni avvengono in tempo continuo: questa naturalmente è
un’idealizzazione della situazione reale.
• È permesso lo short selling e non esistono lotti mi nimi di
negoziazione: Il mercato permette che gli operatori possano
concludere contratti di compravendita di una opzion e senza che il
writer o l’holder , rispettivamente di una call o di una put, siano
titolari al momento della stipula del contratto del la proprietà del
sottostante.
Il modello inoltre permette di valutare un’opzione sulla basi di alcuni
parametri:
• S è il prezzo corrente del bene sottostante
• t è il tempo
• null è la volatilità del titolo sottostante
• K è il prezzo di strike
• r è il tasso free-risk
• T è la data di scadenza dell’opzione
1.1.2 L’equazione di Black-Scholes
Nel modello di Black e Scholes sono presenti due titoli scambiabili.
Consideriamo l’orizzonte temporale [0,T], identifica ndo con nullnull0
l’istante iniziale.
Il primo titolo, che prende il nome di money market account, prevede
la presenza di un titolo privo di rischio, la cui d inamica è governata da
un processo null null null null ed è completamente deterministica:
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nullnull null null null null nullnull null null null nullnull (1.1)
dove null è il rendimento del titolo privo di rischio e viene considerato
costante.
Il secondo titolo scambiabile, null
null
, segue un Moto Browniano
Geometrico se soddisfa la seguente equazione differ enziale
stocastica:
nullnull
null
nullnullnull
null
nullnullnull nullnull
null
nullnull (1.2)
dove µ e σ sono costanti e null
null
è un Moto Browniano Standard.
Definizione 1.1 Un moto browniano è un processo stocastico
{null
null
,nullnull0null che parte da 0 quasi certamente, cioè null null null
null
null0 null null1, con
le seguenti proprietà:
• È un processo con incrementi indipendenti: null
null
nullnull
null
è indipendente da
null
null
nullnull
null
quando null null,null null null null null,null null nullnull;
• È un processo con incrementi stazionari, cioè la di stribuzione di
null
null
nullnull
null
, nullnullnullnull0, dipende solo dalla differenza nullnullnull, ma non da
null null null separatamente;
• È un processo con incrementi gaussiani, cioè null
null
nullnull
null
~null null 0,nullnullnull null .
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0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0
-1 .0 -0 .5 0 .0 0 .5 1 .0
il moto Browniano
t
B
Figura 1.1 Traiettorie di un moto browniano
Figura 1.2 Traiettorie di un moto browniano geometrico
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0
1 3 1 4 1 5 1 6 1 7 1 8
geometric Brownian motion
ti
S
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In questo caso notiamo che il rendimento dello stoc k è composto da
due componenti: una deterministica governata dal co efficiente di
drift µ ed una stocastica governata dal coefficient e σ, detto volatilità
e proporzionale ad un Moto Browniano.
Dall’ipotesi che i prezzi siano descritti attravers o un Moto Browniano
Geometrico e sulla base del lemma di Itô discende un’importante
proprietà: il logaritmo del prezzo azionario si dis tribuisce in modo
normale e quindi le quotazioni azionarie seguono un a distribuzione di
probabilità di tipo lognormale.
È da notare che l’equazione (1.2) può essere scritt a come:
nullnull
null
null
null
= nullnullnullnull nullnullnull
null
. (1.3)
Inoltre, se la dinamica del sottostante null
null
è rappresentata dalla (1.2),
si può affermare che la variabile null, ovvero il prezzo di una call o di un
altro derivato che dipende da null ,deve essere una certa funzione di
null null null .
Pertanto:
nullnullnullnull
nullnull
nullnull
nullnullnull
nullnull
nullnull
null
null
null
null
null
null
nullnull
null
null
null
null
null
nullnullnullnull
nullnull
nullnull
nullnullnullnull (1.4)
dove nullnull è lo stesso Moto Browniano Standard presente
nell’equazione che regola il sottostante.
Essendo i prezzi dell’opzione e dell’azione sottost ante descritti
rispettivamente dall’equazioni (1.2) e (1.4), le va riazioni discrete di
tali valori sono
nullnull
null
nullnullnull
null
∆ null
nullnullnull
null
∆null (1.5)
e
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∆ null
nullnull
nullnull
nullnull
nullnullnull
nullnull
nullnull
+
null
null
null
nullnull
null
null
null
null
null
) ∆ null
null
nullnull
nullnull
nullnull∆null (1.6)
dove ∆null null ∆null sono le variazioni di null null null e S in un piccolo intervallo di
tempo, ∆null .
1.1.3 Hedging
La procedura di hedging (copertura) consiste nel risolvere il seguente
problema: dato un derivato, si costruisca un portaf oglio formato dal
sottostante e dal titolo privo di rischio che abbia lo stesso valore in
ogni istante temporale. Tale portafoglio garantireb be la replicazione,
ovvero la possibilità di detenere un attivo finanzi ario del tutto
equivalente al derivato, ma utilizzando i due titol i che costituiscono il
modello di Black-Scholes.
Nel loro lavoro originale del 1973, Black e Scholes costruirono un
portafoglio neutrale al rischio, costituito dall’op zione stessa più una
certa quantità ∆ delle azioni sottostanti l’opzione.
Il portafoglio fittizio di valore ∏ nullnull nullnull0 che replica il flusso di cassa
della call è dato da:
∏nullnullnullnull
nullnull
nullnull
null (1.7)
dove
nullnull
nullnull
è il delta dello strumento derivato e prende il no me di
∆nullnullnullnullnullnullnullnull.
Possiamo inoltre affermare che il delta esprime la variazione
infinitesimale dei prezzo del derivato per unità di variazione del
prezzo del sottostante.
La variazione, ∆∏ , del valore del portafoglio nell’intervallo di temp o
∆null è data da
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∆∏ =nullnull
nullnull
nullnull
null
null
null
nullnull
null
null
null
null
null
null
null∆null . (1.8)
L’espressione mostra chiaramente che il portafoglio è privo di rischio
durante l’intervallo di tempo ∆null, in quanto è stata eliminata la fonte
d’incertezza costituita da nullnull.
La strategia di hedging mira quindi a neutralizzare l’effetto stocastico
di un derivato; la somma del portafoglio replicante e del derivato ha
valore zero in ogni istante.
Dunque dov’è la convenienza dell’operazione?
Per un intermediario finanziario, il guadagno deriva dalla vendita
dell’opzione ad un prezzo superiore a quello teoric o per la presenza
di un margine di intermediazione.
Tale margine infatti rappresenta il costo del servi zio finanziario;
poiché tale servizio riguarda un evento dall’esito incerto, è possibile
che il guadagno non sia sufficiente a coprire le potenziali perdite.
Quando tale margine viene reinvestito nella strateg ia di hedging per
realizzare un portafoglio completamente immunizzata , gli
intermediari riescono a trasformare un bilancio pos itivo, ma
stocastico in un bilancio positivo ma certo.
Per questo motivo si può scrivere che
∆∏=null∏∆null (1.9)
dove null è il tasso d’interesse privo di rischio.
Sostituendo in questa espressione i valori della ( 1.7) e (1.8)
otteniamo
nullnull
nullnull
nullnull
null
null
null
null
null
null
nullnull
null
null
null
null
null
null∆nullnullnullnullnullnull
nullnull
nullnull
nullnull∆null (1.10)
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cosicchè
nullnull
nullnull
null
null
null
null
null
null
null
null
null
null
nullnull
null
nullnullnull
nullnull
nullnull
nullnullnull (1.11)
che costituisce l’equazione di Black-Scholes , ovvero un’equazione alle
derivate parziali di tipo parabolica.
La formula di Black-Scholes fornisce il valore esatto di una call o put
europea, mentre le opzioni americane non hanno solu zione in forma
chiusa.
Il prezzo della call e della put Europea, rispettivamente null
nullnull
null
null null
nullnull
null
,che non pagano dividendi e attualmente scambiati al prezzo S,
possono essere calcolati dalla formula di Black-Scholes :
null
nullnull
null
nullnullnull null null
null
null nullnullnull
nullnullnull
null null null
null
null (1.12)
null
nullnull
null
nullnullnull
nullnullnull
null null nullnull
null
null nullnullnull null nullnull
null
null (1.13)
dove nullnullnullnull denota la funzione di distribuzione cumulativa del la
distribuzione della normale standard, T è la durata dell’opzione e
null
null
null
lnnull
null
null
nullnullnullnullnull
null
null
2
nullnull
null √ null
e
null
null
nullnull
null
nullnull √ null
dove S è il prezzo corrente dell’azione .
Applicando quindi la formula di Itô, si può dimostrare che la soluzione
dell’equazione differenziale stocastica è
null
null
= null
null
null
nullnullnull
null
null
null
null
nullnullnullnullnull
null
, (1.14)
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pertanto null
null
è distribuito secondo una densità di probabilità
lognormale con media ( μnull
null
null
null
nullnull e varianza null
null
null.
1.1.4 La valutazione neutrale verso il rischio
La valutazione neutrale verso il rischio è senza du bbio lo strumento
più importante per l’analisi dei derivati. Essa tra e origine infatti da
una proprietà fondamentale dell’equazione (1.11) di Black-Scholes ,
dove non figura il tasso di rendimento atteso dell’ azione,ma le
variabili che appaiono sono il prezzo corrente dell ’azione, il tempo, la
volatilità dell’azione e il tasso d’interesse privo di rischio. Tutte
queste variabili quindi non dipendono dalla propens ione al rischio
degli investitori, mentre il tasso di rendimento at teso dell’azione, µ,
dipende dalla propensione al rischio: più elevata è l’avversione al
rischio degli investitori, più elevato sarà il tass o di rendimento atteso
a ogni titolo.
Se è vero il fatto che la propensione al rischio no n figura
dell’equazione differenziale, possiamo allora affer mare che essa non
può influenzare neanche la soluzione.
Secondo il principio della valutazione neutrale al rischio quindi, ogni
derivato che dipende dal prezzo di un’azione può es sere valutato
assumendo che gli operatori siano neutrali al risch io.
Ciò porta ad affermare che il tasso di rendimento a tteso dell’azione è
uguale al tasso d’interesse privo di rischio,attual izzando il valore
atteso a scadenza del derivato in base al tasso d’i nteresse privo di
rischio.
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1.2 Limiti del modello di Black-Scholes
Il modello di Black-Scholes , pur avendo notevoli pregi, ha evidenziato
diversi problemi soprattutto nel momento di compara re i prezzi dei
titoli osservati sul mercato con quelli ricavati da ll’applicazione del
modello.
1.2.1 La Volatilità implicita e Volatility smile
La volatilità di un titolo finanziario fornisce la misura della variabilità
dei suoi rendimenti, in particolare, il valore dell a volatilità di un titolo
sottostante che eguaglia il prezzo dell’opzione al suo valore di
mercato è definito volatilità implicita. La volatil ità implicita può
certamente essere calcolata utilizzando i dati stor ici, ma rimane
comunque una grandezza non direttamente quotata dal mercato. Di
fatto la formula di BS viene utilizzata dal mercato per ricavare,
partendo dalle quotazioni delle opzioni trattate re golarmente, il
valore della volatilità che dovrebbe avere il sotto stante per produrre
il prezzo osservato. Pertanto la volatilità implici ta dovrebbe essere la
stessa per opzioni call at-the-money 1
, in-the-money 2
e
1
L’espressione “ in the money ” viene utilizzata per indicare l’eventualità in cu i il
buyer di un’opzione avrebbe convenienza ad esercita re il diritto garantito
dall’opzione se fosse alla scadenza. Nel caso di un ’opzione call, le opzioni sono
definite in the money in presenza di un prezzo di esercizio inferiore al prezzo di
mercato ( null nullnull
null
null ; nel caso di un’opzione put, le opzioni sono defi nite in the
money in presenza di un prezzo di esercizio superio re al prezzo di mercato
(null nullnull
null
null .
2
L’espressione “ out of the money ” indica l’eventualità in cui il buyer di un’opzion e
non avrebbe convenienza ad esercitare il diritto ga rantito dall’opzione se fosse alla
scadenza. Nel caso di un’opzione call, le opzioni s ono definite out of the money in
presenza di un prezzo di esercizio superiore al pre zzo di mercato ( null nullnull
null
null .; nel
caso di un’opzione put, le opzioni sono definite ou t of the money in presenza di un
prezzo di esercizio inferiore al prezzo di mercato (null nullnull
null
null .
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out of-the-money 3
.
Per testare quindi la validità del modello di Black-Scholes , si possono
osservare i prezzi di mercato di più opzioni call europee con la stessa
scadenza e scritte sul medesimo sottostante, con di verso prezzo di
strike.
Se il modello di BS fosse corretto, ci si dovrebbe aspettare un valore
di sigma implicito indipendente, ad esempio, dallo strike price delle
opzioni considerate e quindi, costruendo un grafico della volatilità
implicita in funzione del prezzo di strike, dovremm o ottenere una
linea orizzontale, questo perché la volatilità è un a proprietà del
sottostante e non dell’opzione. Tuttavia però, questa speranza viene
disattesa dall’osservazione empirica, in quanto la volatilità presenta
spesso un andamento non costante: per valori di null bassi rispetto ad
nullnullnullnull (opzioni out of the money) e per null alti rispetto ad nullnullnullnull (opzioni
in the money), si osservano volatilità implicite pi ù alte che per null
vicino ad nullnullnullnull (opzioni at the money).
La volatilità implica suggerisce che la distribuzio ne percepita dagli
attori del mercato ed implicitamente incorporata ne l prezzo delle
opzioni stesse sia asimmetrica e deformata negativa mente (cioè
leptocurtica con una coda verso i valori negativi), in contrasto con la
distribuzione simmetrica e leggermente positiva che caratterizza il
modello di Black-Scholes.
La volatilità implicita delle opzioni quindi in funzione del prezzo di
esercizio viene chiamato “ volatility smile ” ed è generata dal fatto che
3
L’espressione “ at the money ” viene usata per riferirsi all’eventualità in cui il buyer
si trova in una posizione di indifferenza in merito alla vendita o all’acquisto
dell’attività sottostante, essendovi coincidenza tr a prezzo di esercizio e prezzo di
mercato ( null nullnull
null
null .
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spesso le opzioni in-the-money e out-of-the money hanno una
volatilità implicita maggiore rispetto alle opzioni at-the-money.
Questo andamento appena descritto è visibile grafic amente
attraverso un esempio.
Figura 1.3 Esempio del volatility smile del titolo Cisco: la v olatilità implicita come
funzione del prezzo di esercizio per una determinat a data di scadenza T. La linea blu
tratteggiata è il prezzo corrente dell’attività sot tostante, mentre σ è il valore della
volatilità storica.
Ci sono varie spiegazioni per il fenomeno del volatility smile . Alcune
sono legate alle ipotesi idealizzate del modello di Black-Scholes
secondo il quale il prezzo delle attività segue un moto browniano
geometrico con volatilità costante.
Di solito, lo smile è significativo per le opzioni a breve scadenza e
tende ad essere piatto per quelle a lunga scadenza. Inoltre, la
pendenza dello smile decresce all’aumentare della s cadenza . La
presenza dello smile tuttavia è generalmente attrib uita ai timori da
parte del mercato di futuri deprezzamenti significat ivi delle
quotazioni.
14 16 18 20 22
0 .4 0 .5 0 .6 0 .7
volatility smile
K
s o l
σ
^
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Il fenomeno del volatility smile è comunque soltanto una delle
evidenze degli scostamenti dei prezzi osservati sul mercato rispetto a
quelli teorici: le code delle distribuzioni osserva te risultano più “alte”
di quelle teoriche, gli incrementi non risultano indipendenti nel
tempo e il logaritmo del prezzo dei titoli azionari si discosta spesso
notevolmente da una distribuzione normale.
Queste evidenze hanno quindi portato a rigettare o indebolire alcune
ipotesi alla base del modello di Black-Scholes, nel tentativo di
costruire approssimazioni più vicine alla realtà. I n particolare uno dei
problemi che il modello di B-S possiede consiste ne l fatto che è stato
osservato come i prezzi logaritmici degli indici non abbiano la
distribuzione ipotizzata poiché presentano asimmetr ie e un livello di
kurtosi più elevato rispetto a quello ipotizzato. D i conseguenza si
iniziarono a studiare delle varianti al modello ave nti una distribuzione
più flessibile rispetto a quella Normale.