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INTRODUZIONE
A partire dalla pubblicazione di Das Parfum nel 1985, Patrick
Süskind si è reso gradualmente invisibile come personaggio pubblico,
restando tuttavia presente come scrittore nel panorama letterario degli
anni Ottanta e Novanta con le sue opere. Süskind non rilascia interviste,
non vuole essere fotografato, non partecipa ai programmi televisivi e,
addirittura, non ritira i premi che gli vengono assegnati, ma nonostante
questo, grazie al suo bestseller, egli è uno dei più noti e versatili autori
tedeschi del XX secolo.
Si possono fare tante congetture sul perché egli abbia deciso di non
mostrarsi più in pubblico e sulle ragioni per le quali, dopo Il Profumo,
non abbia più scritto romanzi: da allora le opere che ha pubblicato sono
diventate sempre più brevi. Forse il suo stesso successo lo ha ostacolato,
o forse la sua assenza appartiene all’immagine di scrittore che vuole
comunicare di sé, oppure si tratta di una strategia per accrescere la
curiosità dei lettori e l’interesse della stampa. Queste sono solo
supposizioni e tali rimarranno, dato che non sono di nessun interesse per
lo studio condotto.
Il presente lavoro si propone di analizzare Das Parfum, partendo
dall’ipotesi che il romanzo tematizzi il motivo della solitudine,
dell’alienazione, e che questo processo di isolamento percorra tutta
l’opera come un Leitmotiv, segnando la vita del protagonista, Jean-
Baptiste Grenouille. Fin dalla nascita l’eroe è rifiutato, abbandonato dalla
madre, che dovrebbe allevarlo con affetto e invece intende lasciarlo
morire, e da coloro i quali dovrebbero fare le veci dei genitori e al
contrario lo allontanano e se ne sbarazzano disgustati. Causa di questa
2
repulsione è una strana caratteristica di Jean-Baptiste, che lo rende
diverso da tutti gli altri uomini e gli dà una connotazione negativa. La
diversità del protagonista rispetto all’ambiente umano, unita
all’incomprensione e all’allontanamento dei suoi simili, conduce il
personaggio al ritiro, alla solitudine, che è sia interiore (spirituale) sia
esteriore (fisica). In un primo momento si tratta di un isolamento
all’interno della società, perché l’eroe si sente solo pur vivendo tra gli
uomini e pur avendo dei rapporti con loro, in un secondo momento
invece si attua una vera e propria esclusione, un rifiuto della vita sociale:
Jean-Baptiste si separa dagli uomini e conduce per sette anni un’esistenza
da anacoreta, una vita interiore, organizzata secondo un proprio sistema,
in base al quale tutto viene interiorizzato ed esperito solo nello spirito,
nell’animo. Nulla avviene veramente, ad eccezione delle azioni legate
alle funzioni vitali primarie, niente esiste realmente, tutto è frutto della
fantasia e si svolge nella coscienza del giovane.
L’analisi del romanzo tenta di dimostrare che la solitudine non è
solo una peculiarità della vita del protagonista, bensì un discorso, un
tema di riflessione, che l’autore conduce.
Noto per essere un uomo molto schivo, che tende a condurre una vita
estremamente ritirata, Süskind conduce a mio parere uno studio
sull’alienazione per conoscere le cause di questo fenomeno che attanaglia
l’uomo contemporaneo, per capire quali sono i motivi (personali, interiori
o esteriori) che spingono l’uomo ad estraniarsi dalla sua attività, dalla
vita pratica, e quali siano i meccanismi mediante i quali si attua
l’isolamento. Essendo una persona molto introversa, poco avvezza a
parlare di sé e dei suoi sentimenti
1
, si può supporre che attraverso questo
1
A tal proposito si può citare come esempio quel poco che egli fece sapere agli amici quando,
all’inizio degli anni novanta, trovò sua madre morta in bagno: «Alles ist geregelt».
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romanzo, lo scrittore bavarese abbia cercato di sublimare il suo bisogno
di solitudine, la sua chiusura verso gli altri, e di superare la timidezza e le
difficoltà di comunicazione, aspetti che lo accomunano al personaggio
che ha creato. Sicuramente Süskind non ha problemi con la lingua, con le
parole, anzi mostra un’ eccellente padronanza linguistica. I suoi problemi
riguardano l’esternazione delle emozioni.
L’isolamento di Grenouille è causato prima di tutto da
un’anomalia, che al lettore risulta strana, incredibile, poiché riguarda la
mancanza dell’odore fisico: la pelle di Jean-Baptiste non emana alcun
odore e chi gli sta accanto non percepisce né un profumo né una puzza.
L’assenza di un tratto peculiare degli esseri umani lo rende a volte
impercettibile e naturalmente lo distingue dagli altri a suo sfavore. Le
persone avvertono il lui qualcosa che non va, qualcosa di minaccioso e
inquietante, per cui però non trovano una spiegazione. La prima reazione
è di indifferenza, perché non si accorgono di lui, poi di repulsione, perché
è visto come diverso, estraneo, sconosciuto.
Alla natura inodore si aggiungono la difficoltà di linguaggio e la scarsa
propensione ad aprirsi con gli altri, alla vita comunitaria. Grenouille
impara a parlare lentamente e a fatica; essendo già di animo scontroso,
egli se ne sta sempre appartato, perché non si sente accettato, ciò
contribuisce all’estraniazione e fa in modo che si avvalga poco della
lingua e, dunque, interagisca sempre meno con i suoi simili.
La mancanza di un attributo della normalità, l’odore, che concorre alla
definizione della personalità, dell’identità di ogni essere umano,
costituisce il punto di partenza della riflessione di Süskind: cosa accade
nella psiche di una persona quando questa scopre di non emanare alcun
odore, e quali reazioni ha l’ambiente umano che lo circonda, nel
momento in cui percepisce la difformità, avvertendola come avversa.
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L’odore del corpo è una caratteristica innata dell’uomo e tipica anche
degli animali, che può suscitare attrazione e repulsione, simpatia e
antipatia verso coloro con cui abbiamo delle relazioni. Nel mondo
animale l’odore permette il riconoscimento del partner, dei nemici, o dei
cuccioli da parte della madre. Per quanto riguarda il mondo umano
potremmo dire che noi siamo considerati per quello che siamo grazie al
nostro odore, di conseguenza se non ne abbiamo alcuno, nessuno ci
riconosce e ci accetta come uomini. Questa la teoria del romanzo,
abilmente celata al lettore, quasi fino alla fine del libro. Ma se non siamo
uomini, allora cosa siamo? Chi siamo? Non lo sappiamo, quindi
cerchiamo di scoprirlo, oppure cerchiamo di diventare uomini per non
essere esclusi e non soffrire. Sembra chiaro che l’odore della propria
pelle diventa una metafora, un simbolo che può essere interpretato in
svariati modi, che può rappresentare uno dei tanti attributi umani
fondamentali, determinanti per la costituzione dell’individuo, della sua
personalità. L’odore può essere inteso come simbolo dell’identità, senza
la quale l’uomo non conosce se stesso. La scoperta sconvolgente di non
sapere chi si è può causare dolore, crisi, follia, può condurre
all’alienazione, se non addirittura alla morte.
Dato che il deficit di Grenouille si carica di una valenza simbolica,
l’analisi di Das Parfum è indirizzata anche verso la ricerca e
l’individuazione di segni, di immagini simboliche collegate alla natura
del personaggio, al suo processo di isolamento, allo sviluppo del suo
carattere e al rapporto che ha con gli altri, a partire dalle figure dei
genitori, per arrivare ai suoi accusatori e carnefici. L’interpretazione dei
simboli è essenziale anche per spiegare da una parte l’incapacità di amare
e di interazione del protagonista, dall’altra la ricerca di amore, il bisogno
di calore umano, della figura materna e di quella paterna. Dunque, i
5
motivi della solitudine e dell’alienazione si nascondono talvolta dietro a
segni, ad immagini, che celano i veri significati, un po’ come le maschere
che rappresentano i tanti volti di Grenouille (quelli fantastici: spettro,
mostro, diavolo, vampiro; quelli realistici: profumiere, assassino, genio) e
che occultano la sua mancanza di identità.
Oltre al tema principale dell’alienazione, vengono trattati con
minore profusione anche altri argomenti, a volte solo abbozzati, ma
molto interessanti e stimolanti per il lettore, che può trarre delle
informazioni di carattere storico, sociale, politico. Gli accenni riguardano
ad esempio le condizioni igieniche di Parigi, la cura degli orfani, gli
ideali culturali e politici, gli sviluppi scientifici e alcuni eventi storici.
In più Süskind affronta con Il Profumo, in modo circoscritto e velato,
qualcosa che potremmo definire una meta-riflessione linguistica:
attraverso la lingua, mediante la scrittura, egli prende in considerazione la
potenza e i limiti delle parole, le possibilità e gli ostacoli che si hanno
quando ci si avvale della comunicazione verbale per esprimere qualcosa
che non ha nulla a che vedere con le parole, vale a dire gli odori. I
profumi, le essenze, le puzze delle persone e dei cibi, della natura e degli
animali non sono pienamente spiegabili per mezzo del linguaggio
verbale. Essi appartengono al mondo dell’olfatto, vengono percepiti con
il naso e quasi mai espressi con le parole, sono talmente tanti e
presentano sfumature talvolta così lievi, che forse la lingua non è in
grado di descriverli, anche perché il regno degli odori è ancora poco
esplorato e resta ai più abbastanza sconosciuto.
Un altro punto importante di questo lavoro riguarda l’ipotesi che
Das Parfum sia un romanzo postmoderno e che pertanto si distingua, in
confronto con la letteratura contemporanea di intrattenimento, per il suo
carattere intertestuale, per essere un testo polisemico, suscettibile di
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diverse interpretazioni e per l’atteggiamento critico con cui riprende temi
e forme tradizionali, analizzandoli in base alla condizione dell’uomo
moderno. Avendo significati plurimi, il testo si presta, anche per quanto
riguarda il genere narrativo, a numerose possibili letture.
Per verificare se il romanzo vada giustamente inquadrato nell’ambito del
Postmodernismo, la mia analisi si è rivolta anche alla delineazione del
contesto filosofico-letterario che caratterizza l’epoca contemporanea e
che ha potuto influenzare la formazione letteraria e culturale di Süskind,
nonché la nascita del romanzo.
Le opere postmoderne sono caratterizzate dalla contaminazione fra i
generi, dall’interesse per nuove forme, cosa che conduce
all’intertestualità: apertura del testo ad altri testi, passati o
contemporanei, ricorso a strategie narrative e a forme letterarie già
utilizzate. Con lo Strutturalismo, inoltre, i testi letterari diventano sistemi
di segni da decifrare e reinterpretare incessantemente, e Barthes impone il
principio dell’autonomia del testo e dell’emarginazione del soggetto
creativo. In più, la critica decostruzionista afferma la necessità di
analizzare qualsiasi testo facendone emergere i tanti, possibili, significati
e considera la lingua come un sistema di segni, come un gioco, per cui
non veicola significati univoci e assoluti, ma relativi, metaforici.
I modelli letterari e filosofici di Süskind, unitamente ai numerosi rimandi
intertestuali, a volte più espliciti ed evidenti, altre volte più nascosti e
meno chiari, forse perfino tralasciati (l’allusione va a Le ventre de Paris),
non vanno intesi come parti di un semplice lavoro di collage, sebbene la
prima impressione sia proprio quella di un patchwork ottenuto intessendo
insieme le fonti più disparate. L’opera va intesa come un prodotto del
Postmodernismo, poiché si avvale di tecniche messe a punto dalla
predetta corrente. La lettura del romanzo, pertanto, tiene conto delle
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strategie postmoderne e poststrutturaliste e le tecniche narrative, insieme
ai tanti riferimenti intertestuali, vengono spiegate alla luce delle relazioni
che intercorrono tra l’opera e le correnti letterarie. Il testo va inteso come
una struttura autonoma e indipendente, ciò significa che la sua genesi e la
paternità rivestono solo un’importanza secondaria per l’analisi, di
conseguenza non bisogna confrontare la vicenda con la vita dell’autore e
cercare per forza delle affinità tra Süskind e i suo tragico eroe.
Richiamandomi alla tesi di Barthes e Foucault sulla “morte dell’autore”,
bisogna quindi sottolineare che Das Parfum, deve essere inteso
primariamente come un sistema di segni codificato, frutto di influssi e
interferenze, che offre più chiavi interpretative, sia a livello della forma
sia a livello del contenuto, sempre sottoponibile a nuove letture. Il
confronto va fatto non con l’autore, bensì con il contesto storico-
culturale, con la cornice intertestuale che accompagna il romanzo.
Il primo capitolo introduce la figura di Süskind, fornendo delle
informazioni sulla sua vita e sui suoi scritti, evidenziando il contenuto e il
significato di questi ultimi, e accenna anche alle serie televisive e ai film
che ha sceneggiato. Segue poi una panoramica sulle correnti filosofico-
letterarie che hanno animato la letteratura contemporanea a partire dalla
seconda metà del Novecento, allo scopo di capire in quale contesto
culturale l’autore abbia iniziato a scrivere e se sia legittimo considerarlo
uno scrittore postmoderno. Infine, avvalendomi di numerosi articoli e
recensioni circa la pubblicazione del romanzo, ho cercato di capire quale
è stata l’accoglienza che i critici tedeschi e internazionali hanno riservato
al libro e di conseguenza a Süskind, rivolgendo l’attenzione anche alle
reazioni della critica italiana. Inoltre il discorso sul dibattito letterario è
completato da un riferimento alle due opere narrative che hanno fatto
8
seguito a Das Parfum, vale a dire il romanzo breve Die Taube (1987) e il
racconto Die Geschichte von Herrn Sommer (1991).
Il secondo capitolo si concentra sugli aspetti stilistici e formali del
romanzo per stabilire le caratteristiche narrative del testo. Attraverso
alcuni saggi critici, precisamente quelli della coppia Werner Frizen e
Marilies Spancken, di David Freudenthal e di Katrin Bothe, mi è stato
possibile risalire allo stile del narratore bavarese, riconoscere la sua
ironia, rintracciare le tecniche di racconto di cui si avvale (narrazione
onnisciente, erlebte Rede, monologo interiore) e individuare gli aspetti
linguistici più interessanti (figure retoriche, registri linguistici, rapporto
lingua-regno degli odori), a cui è ricorso.
In seguito, per avvicinarmi al romanzo con un atteggiamento critico
postmoderno, ho cercato di rintracciare le fonti alle quali Süskind si è
ispirato molto liberamente, dalle quali ha tratto spunti tematici e narrativi
da reinterpretare adeguatamente alla luce dei cambiamenti verificatisi nel
corso del tempo. Il pre-testo è, oserei dire, quasi sconfinato: tanti sono i
rimandi intertestuali che i critici hanno individuato, anche se a volte
possono apparire un po’ forzati, ragion per cui ho tentato di dimostrare la
fondatezza dei riferimenti più espliciti e significativi, fornendo degli
esempi per mezzo di citazioni e confronti. L’attenta supervisione del mio
relatore mia ha fornito lo spunto per avventurarmi in un confronto tra
Das Parfum e un romanzo francese, che non viene citato tra le fonti e con
il quale, tuttavia, si riscontrano somiglianze e coincidenze notevoli. Mi
riferisco a Le ventre de Paris di Emile Zola. I modelli di Süskind sono
letterari, filosofici e storiografici: le fonti storiche sono state
fondamentali per la delineazione del contesto, ossia per l’ambientazione
spaziale e storica della vicenda, per la descrizione dello scenario olfattivo
e delle condizioni igienico-sanitarie del Settecento francese.
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La bibliografia critica è stata un valido supporto per addentrarmi nella
lettura del romanzo dal punto di vista della forma, dei generi, per capire
quali e quante sono le forme di romanzo con cui si può definire Das
Parfum, quali elementi riprende, quali rivisita, quali intenti realizza e
quali delude in relazione alle forme romanzesche che ricorda. I critici
propongono varie letture, a seconda degli aspetti a cui hanno dato più
rilievo: Frizen e Spancken parlano, tra l’altro, di Kriminalroman,
Barbetta lo considera un romanzo fantastico, Bergamaschi pone l’accento
sui parallelismi con il cristianesimo, Freudenthal aggiunge la definizione
di Künstlerroman. Queste definizioni sono adeguate solo fino ad un certo
punto ed è interessante capire come e perché il romanzo si allontana da
queste forme canoniche, che pur riprende.
Il terzo capitolo si propone di seguire più da vicino il percorso di
isolamento, che conduce il protagonista ad allontanarsi dal mondo abitato
e ad alienarsi. Per condurre una riflessione approfondita sul tema della
solitudine in un campo d’azione ampio, ma anche per fornire ad un
eventuale lettore informazioni dettagliate riguardo all’argomento e
facilitare quindi la comprensione del discorso, la prima parte del capitolo
offre una spiegazione del tema da una prospettiva psicologica, teorica, e
da una prospettiva culturale e letteraria per chiarire che solitudine e
alienazione possono avere un doppio carattere: possono essere sia mezzo
di salvezza, di illuminazione e ascesa, sia condizione patologica. Per
questa parte fondamentale è stata la lettura del saggio di Freudenthal e
degli scritti di Fromm e Freud.
A questo punto si prosegue con l’esposizione delle cause e delle
circostanze che provocano il rifiuto e l’isolamento di Grenouille da parte
dell’ambiente umano intorno a lui, quindi dei motivi che inducono il
giovane a ritirarsi nella solitudine. È essenziale tener presente che la sua
10
solitudine comincia già tra gli uomini e che permane e continua anche
dopo i sette anni di eremitaggio. Pertanto è interessante capire come si
sviluppa il processo anche quando l’eroe rientra nella società.
Infine l’analisi dei simboli si rivela determinante per capire meglio le
reazioni del personaggio al rifiuto, alla repulsione e all’indifferenza delle
persone che incontra sul suo cammino. Immagini (quali l’albero e il
ponte), figure (come madre e padre) e nomi (Grenouille) sono metafore
della solitudine comunicativa e affettiva di Jean-Baptiste, del bisogno di
amore e di accoglienza che il ragazzo nutre e di alcuni suoi atteggiamenti.
Avvalendomi degli studi di Freud, in particolare di Totem e Tabù e della
Traumdeutung, e di una recente dissertazione di Tomasz Malyszek, mi è
stato possibile scoprire il significato dei simboli, che mi hanno consentito
di penetrare nella psiche del protagonista e capire le sue turbe, le
sofferenze e il suo disagio.
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CAPITOLO PRIMO
1. PATRICK SÜSKIND: LA VITA, LE OPERE.
Das Parfum (Il Profumo) è il romanzo tedesco più venduto del XX
secolo. Tradotto in oltre 40 lingue e con 12 milioni di copie vendute,
divenne già nel 1994 un best-seller mondiale
1
.
Sono passati ormai più di vent‟anni dalla sua pubblicazione nel 1985 e,
tuttavia, del suo autore oggi si conosce ancora poco come allora. La sua
vita, condotta con grande riserbo, è in netto contrasto con l‟ampia fama
della sua produzione letteraria.
Noto per essere molto schivo nei confronti del pubblico e dei media,
Patrick Süskind concede raramente interviste (l‟ultima risale a vent‟anni
fa), non tiene letture o lezioni pubbliche ed evita gli eventi mondani,
arrivando persino a rifiutare importanti premi letterari quali il Gutenberg,
il Tukan (1987) e il Faz (1987). Esistono in tutto solo tre foto dello
scrittore, che risalgono a quando aveva pressappoco vent‟anni. In linea
con il suo modo d‟esser non presenziò alla prima mondiale del film tratto
dal suo romanzo capolavoro, tenutasi a Monaco il 7 settembre 2006.
Da tutto ciò si ricava l‟impressione che Süskind sia un fantasma più che
un uomo. E probabilmente tale è la sua intenzione. L‟autore vuole essere
conosciuto solo per i suoi scritti. Il suo ritiro dalla vita pubblica iniziò
infatti quando cominciò ad acquisire maggiore notorietà e soprattutto con
il grande successo del Profumo. Quasi come per suggerire che il
protagonista Jean-Baptiste Grenouille, genio scellerato di cui non resta
traccia nel «fugace regno degli odori», sia un prototipo di quel
dileguamento che Süskind ha messo in atto come personaggio pubblico.
1
Regine Sylvester, Der Autor sagt kein Wort dazu, in “Berliner Zeitung”, 26.02.2005, p. 33.
12
Egli ha interpretato alla lettera la tesi post-strutturalista della “scomparsa
dell‟autore”, formulata da Roland Barthes nel saggio La morte
dell’autore.
Ma «So wird man nicht, so ist man». Questa affermazione è dello storico
Ludwig Hammermayer a proposito del suo studente più famoso, Süskind
appunto. In un‟intervista rilasciata al quotidiano tedesco “Die Welt”
2
, il
professore ricorda come nel 1974 il giovane Patrick abbia
improvvisamente lasciato Monaco e l‟università per trasferirsi nel sud
della Francia. Ancora oggi Hammermayer non trova nessun altra
spiegazione alla sua fuga repentina: «so seltsam, eigenbrötlerisch,
misstraurisch - wurde Patrick Süskind nicht, so war er schon immer».
Nato in Baviera, ad Anbach sullo Starnberger See il 26 marzo
1949, Süskind studia storia medievale e moderna, nonché greco, latino,
arte e teologia presso le università di Monaco e di Aix-en-Provence.
Figlio dello scrittore e giornalista della “Süddeutsche Zeitung” Wilhelm
Emanuel Süskind
3
, il narratore vive oggi tra Monaco, nella stessa strada
dove si trovava l‟ufficio del padre, e Montolieu in Francia, trascorrendo
spesso i suoi fine settimana nella villa natia di Seeheim.
Joachim Kaiser
4
, collega di Wilhelm Süskind alla “Süddeutsche
Zeitung”, ha un ricordo vivido dell‟atmosfera che si respirava in quella
villa: quando c‟erano degli ospiti, i due figli, Patrick e suo fratello
maggiore Martin, sedevano su una panchina e non erano particolarmente
educati. Non si preoccupavano di salutare gli invitati, né di conversare
con loro. Suo padre era «einen echten Patriarchen [...] einen Super-
2
Alexander Kissler, Spurensuche: Wer ist Patrick Süskind?, in “Die Welt”, 10.09.2006.
3
Wilhelm Emanuel Süskind (Weilheim 1901 - Tutzing 1970). Scrittore, traduttore, editore e
giornalista, studiò storia all‟Università di Monaco e si fece conoscere come critico per la rivista „Die
Literatur‟. Fu collaboratore della “Frankfurter Zeitung” e della “ Süddeutschen Zeitung”. Tra i suoi
scritti ricordiamo Aus dem Wörterbuch eines Unmenschen (1968).
4
Intervistato da Alexander Kissler per “Die Welt”.
13
Intellektuellen und dessen Frau ebenfalls sehr dominant, aber
gastfreundlich»
5
: questa l‟impressione dell‟amico d‟infanzia più caro di
Patrick , cresciuto proprio in casa sua.
Da questa atmosfera autoritaria lo studente di storia si allontana quando
decide di continuare gli studi in Francia. Intanto comincia a guadagnarsi
da vivere come sceneggiatore e contemporaneamente si dedica alla
narrativa. Personalmente si definisce «einen Autor von kurzen
unveröffentlichten Prosastücken und längeren unverfilmten
Drehbüchern».
Attraverso i suoi personaggi letterari il narratore ha modo di
perfezionare la sua arte dell‟isolamento. Das Vermächtnis des Maître
Mussard
6
(Il testamento di Maître Mussard) del 1976 ne è un primo
esempio. Il vecchio orafo di corte, che ha trasformato la sua bottega nella
più grande e stimata gioielleria di tutta Parigi, ancora prima dei
sessant‟anni decide di ritirarsi dal mondo del commercio e dalla vita
mondana, che gli hanno permesso di frequentare i salotti più importanti
della capitale e di conoscere gli spiriti più noti del suo tempo come
Diderot e Rousseau. Si rifugia in campagna per dedicarsi alla lettura e
alle scienze e, gradualmente, scopre la verità sull‟universo, una verità
«spaventosa, orribile e angosciante». Il mondo è «una conchiglia che si
chiude senza pietà» e ogni forma di vita sulla terra è soggetta ad un
processo di Vermuschelung (conchilizzazione, fossilizzazione), di
pietrificazione. Quando il processo sarà completato, la grande conchiglia
spalancherà le sue valve sulla terra, triturando ogni cosa. Mussard vive
gli ultimi anni della sua esistenza come in un incubo claustrofobico,
assillato da questo presagio, che mina la sua salute, costringendolo a
5
Alexander Kissler, Spurensuche: Wer ist Patrick Süskind?, in” Die Welt”, 10.09.2006.
6
Das Vermächtnis des Maître Mussard, in “Neue Deutsche Hefte”, n. 149, Berlin 1976; contenuto
nella raccolta Drei Geschichten und eine Betrachtung, Diogenes, Zürich 1995, 2005.
14
letto, pietrificandolo letteralmente, e morirà di conchilizzazione.
E lo stravagante musicista del tragicomico monologo teatrale Der
Kontrabaβ
7
(Il contrabbasso) non soffre ugualmente di “conchilizzazione
interiore”? Questo atto unico dà voce alle dolorose confessioni di un
contrabbassista, che aspira ad una posizione di rilievo nell‟orchestra di
stato, realizzando però drammaticamente di essere all‟ultimo posto nella
gerarchia orchestrale. Uomo schivo e a tratti asociale, egli parla
rivolgendosi direttamente al pubblico, e si lascia guidare da un odio-
amore maniacale per il suo strumento, «das scheuβlichste, plumpeste,
uneleganteste Instrument»
8
, che finisce per ossessionarlo: domina la sua
vita, distrugge i suoi amori e i suoi sogni, soffoca il suo Io. Il
protagonista sembra affrontare un furioso duello: lotta e si difende, non
perde la speranza e continua a credere nella vita. Tuttavia, conscio
dell‟impossibilità di ribaltare lo status quo orchestrale, anziché reagire
(licenziandosi e ricominciando daccapo), si rassegna, restando perciò
intrappolato in una impasse che lo logora e finirà per distruggerlo. Il testo
è un sapiente pastiche di musica e psicologia, di realismo e assurdo. Sono
presenti i tratti salienti della scrittura di Süskind: il senso di solitudine in
cui crogiolarsi, il gusto dell‟assurdo che trasforma il contrabbasso in una
figura femminile da abbracciare fra attrazione e disgusto. Ancora, la
precisione nel delineare il ritratto di un ordinario borghese con l‟animo
da artista e, di conseguenza, l‟analisi sociale. Infine l‟immancabile ironia.
Del 1985 è una divertita e intelligente meditazione sulla lettura, Amnesie
in litteris
9
. L‟autore riflette sul suo bizzarro rapporto con una memoria,
7
Il dramma risale al 1980 e fu rappresentato per la prima volta il 22 settembre 1981 con Nikolaus
Paryla nelle vesti di regista ed interprete al Cuvilliés - Theater di Monaco. Venne pubblicato dalla casa
editrice Diogenes nel 1984.
8
Der Kontrabaß, Diogenes, Zürich 1997, p. 49.
9
Pubblicata per la prima volta in “L‟80, Zeitschrift für Literatur und Politik”, Heft 39, Köln 1986;
contenuta in Drei Geschichten und eine Betrachtung, Diogenes, Zürich 1995, 2005.