Capitolo I
Perché la “rassegna stampa” Prendere in considerazione la Rassegna Stampa relativa al film come metodo di
approccio all'opera, si è rivelato essere uno strumento che ha sviluppato in me un
maggiore senso critico, mi ha indotto a trarre personali considerazioni e a
motivare i punti di vista più differenti che emergono dagli articoli. È stato
interessante vedere come l'apporto di ogni articolo al mio oggetto d'indagine,
riflettesse il target di destinazione dei diversi quotidiani e riviste, dandomi quindi
modo di avere una visione globale della percezione contemporanea dell'opera, a
vari livelli di approfondimento. Accogliendo come valide e legittime tutte le
nozioni estrapolate dagli articoli, dal gossip più sano dei giornali rivolti alle
lettrici, affamate di aneddoti curiosi, riviste che ad esempio hanno seguito con più
passione le vicende relative alla ricerca di Fellini per la signora Carla, o quelle che
tentavano un approccio più specifico all'opera in sé, o interessate esclusivamente
al regista.
La deduzione generale che ho ricavato dal confronto dei più svariati articoli, è
stata la rilevazione di una tendenza al voler annunciare a tutti i costi la morte
prematura del genio felliniano: ho scoperto un frequente atteggiamento di dubbio
e di sfida verso l'autore, e la sua opera in costruzione. Complice della sterminata
curiosità che il film ha suscitato, l'alone di mistero alimentato da Fellini durante la
preparazione e la lavorazione del film, che ha scatenato le più fervide spiegazioni
sul perché di quell'atteggiamento, come se nell'armadio si nascondesse un esercito
di scheletri: sentore di sfiducia, e pretesa di conoscenza, hanno dimostrato tutti,
chi più chi meno, ostentando soluzioni per una sciarada che, nemmeno al punto
finale ha lasciato pienamente soddisfatto chi, sin dall'inizio, aveva portato alta la
bandiera del “ma io l'ho capito sai quello che tu vuoi raccontare” 1
.
1 A pronunciare queste parole è Pace, il Produttore del film di Guido, interpretato da Guido Alberti. Subito
dopo l'uomo aggiunge: “Tu vuoi raccontare la confusione che un uomo ha dentro di sé”.
6
1.1 Il puzzle Sono partito con il bellissimo proposito di lavorare in silenzio, un po' perché questa
storia non è una storia, ma soprattutto perché mi sembrava giusto stare zitto. Qui
sentivo il bisogno di concentrarmi e di trasformare in libertà assoluta il racconto.
Come dire? Ho avuto la tentazione ingenua e infantile di isolare il film da tutto il
resto e di sentirne parlare il meno possibile. Se avessi potuto, l'avrei fatto veramente
di nascosto, senza che nessuno lo sapesse. Paura? Si, può darsi anche questo 2
.
Camilla Cederna, unica privilegiata che ha avuto modo di seguire liberamente le
riprese del film, mentre il set era blindatissimo per tutti gli altri 3
, ha goduto a
lungo della compagnia del regista, riportandone molte dichiarazioni inedite: di
fronte al pericolo cui è esposto un film come quello che Fellini sta per girare, egli
giustifica così la lentezza e il modo anomalo con cui viene portato avanti,
all'insegna del dubbio, “ti dirò di più. A proposito del silenzio e del segreto […]
con l'Otto e mezzo vorrei uscire quasi di nascosto, senza quel rullio di tamburi,
senza quella dilatazione, quel senso di attesa che di solito precede ogni mio film” 4
.
Nerio Minuzzo, scrive che l'abbozzo dell'idea per un nuovo progetto, Fellini gliela
raccontò già nel febbraio 1960, durante la presentazione de La dolce vita : “adesso
vorrei raccontare la storia di un provinciale che dalla grande città dove s'è
inurbato fa ritorno fra i suoi: le sue delusioni, i falsi miti, la malinconia” 5
. Nello
stesso articolo, il giornalista riporta poi l'aneddoto per cui, l'anno seguente, ad un
nuovo incontro e a nuove domande riguardo il suo prossimo film, Fellini rispose
senza entusiasmo, liquidandolo con “ho precisato una vecchia idea, cambiando
tutto, e una notte ne ho parlato con Flaiano. Poi, fra settembre od ottobre siamo
2 N. Minuzzo, Mistero alle terme, in “L'Europeo”,1 luglio 1962.
Sicuramente è questo l'articolo per cui Nerio Minuzzo viene nominato da Camilla Cederna, che lo ritrae
sotto questo aspetto
Intanto Nerio Minuzzo, dell' «Europeo », seduto su una cassetta di attrezzi scuote la testa. Ha ottenuto il
permesso di entrare, perché deve fare un articolo per il suo giornale sul film, ma Fellini si rifiuta di
accennargli la trama, imbambolandolo con chiacchiere di estrema vaghezza e confusione, e lui vorrebbe
riuscire a capire almeno cosa vuol dire una scena così. Invano si rivolge agli aiuto-registi che, evasivi al
massimo, gli sgusciano via da ogni parte, né gli danno maggior soddisfazione gli addetti alla troupe né
l'enigmatica segretaria di produzione: “ Nemmeno noi sappiamo da un giorno allo altro cosa farà. Cambia
sempre. Improvvisa, non dice niente neppure a noi. Per quel che serve il copione, non c'è una riga scritta
che corrisponda a quel che poi si gira...” »
Ri portato in C. Cederna, in Otto e mezzo. Federico Fellini visto e ascoltato da Camilla Cederna, Bologna,
Cappelli editore, 1965, p. 57.
3 L'obbligo cui tutti, dalla troupe alle comparse, dovevano sottostare, era il più assoluto silenzio su ogni
aspetto del film, e su ogni evento cui, i loro occhi ed orecchie, avrebbero potuto assistere. I piani di
lavorazione giornalieri prevedevano, coincidenza o meno si può solo supporre, che sia gli attori principali,
sia le comparse, venissero alternati fra loro durante le riprese, e che gli attori recitando pronunciassero
quasi esclusivamente numeri: questo, per ridurre il rischio che troppi elementi della vicenda saltassero
fuori.
4 C. Cederna, Otto e mezzo. Federico Fellini visto e ascoltato da Camilla Cederna, cit. , pp. 52-53.
5 N. Minuzzo, Fellini otto e mezzo, “ L'Europeo” , 7 gennaio 1962.
7
andati avanti, evitando d'incontrarci: facciamo sempre così, quando un soggetto
non è ancora maturo e chiaro” 6
. Evitando le insistenze, e ripetendo quelli che
diverranno una sorta di leitmotive di quasi tutte le sue dichiarazioni posteriori in
proposito: “non c'è una vera trama, la storia verrà fuori girandola, un po' alla
volta. Tutto il film è affidato alla macchina da presa, più che alla sceneggiatura” 7
,
ostinandosi a mantenere un estremo riserbo sul contenuto “non si va a chiedere a
uno scrittore i particolari di un romanzo prima ancora che si metta a scrivere, no?
E allora, perché lo stesso criterio non deve valere per un regista?” 8
. Tuttavia si
lasciò sfuggire un piccolo particolare, il nome del protagonista, Guido, liquidando
poi la disattenzione “si, si, sugli appunti si chiama così. Ma il nome non mi piace,
lo cambierò. Devo ancora cambiare un sacco di cose, qua dentro” 9
. Un
atteggiamento di rifiuto corredava qualsiasi domanda richiedesse una risposta, un
dovere, rispetto al nuovo lavoro: paventava imminenti inizi di lavorazione,
puntualmente rimandati, “comincerò le riprese molto presto [...] marzo '61” 10
,
oppure, “Lo comincio fra poco, magari in Dicembre” 11
.
Come ho ricavato dai documenti depositati presso l'Archivio di Stato, nel faldone
dedicato a 8 ½ 12
, nella “Denuncia di inizio lavorazione del film”, inviata il 24
marzo 1962 dalla Cineriz 13
al Ministero del turismo e dello spettacolo, l'inizio
previsto è per il 16 aprile 1962. Consultando più avanti 14
, i margini diventano
meno netti: la Direzione di Produzione della Cineriz, in uno degli allegati alla
denuncia di inizio lavorazione del film, che reca ancora la data 24 marzo,
approvata qui anche dalla Francinex 15
, stabilisce che la data di inizio potrà variare
nel periodo compreso fra il 15 aprile e il 15 maggio 1962 .
Effettivamente, il primo ciak avverrà il 9 maggio 1962.
Sono ovviamente molteplici le rivendicazioni giornalistiche di una confessione
concessa come intima o esclusiva dal grande Mago, ritenuta perciò come
assolutamente vera. Costanzo Costantini ad esempio riporta che
6 Ibidem.
7 Ibidem.
8 Ibidem.
9 Ibidem.
10 Ibidem.
11 Dichiarazione riportata in C. Cederna, Otto e mezzo. Federico Fellini visto e ascoltato da Camilla
Cederna, cit., p. 30.
12 ACS, Ministero del Turismo e dello Spettacolo – Divisione Cinema (1946-1966), Faldone 338, CF 3914.
13 La Cineriz è la casa di produzione cinematografica fondata nei primi anni '50 a Milano, da Angelo
Rizzoli.
14 ACS, Ministero del Turismo e dello Spettacolo – Divisione Cinema (1946-1966), Faldone 338, CF 3914.
15 8 ½ è una coproduzione italo-francese.
8
il film è una specie di viaggio, che non posso raccontare, perché ho la sensazione
che se lo raccontassi lo condizionerei, lo distruggerei. In maniera eccezionale, più di
tutti i miei film, è un film da farsi. Rifugge da ogni definizione, da ogni possibilità di
inquadramento. Non ha niente a che fare con La dolce vita; è completamente nuovo
o completamente vecchio; potrebbe anche essere anteriore a Sceicco bianco. La mia
dichiarazione che il film miri a interpretare il messaggio muto che la ragazzina de La
dolce vita lancia a Marcello sulla spiaggia è vera solo in senso retorico,
propagandistico 16
.
Di propaganda o retorica si sarà trattato, accettiamo il filo che lega i due film in
veste cronologica, sospendendo la ricerca di una risposta a una delle tante porte
aperte da Fellini 17
.
È un puzzle da ricostruire, le tessere sono tutte le variazioni, gli arricchimenti, i
particolari e i ripensamenti, cui è andata incontro la trama, nel succedersi di
intervista in intervista:
all'inizio il personaggio avrà ottant'anni, e alla fine cinque o sei […] Non c'è una
vicenda e non c'è una città: il film sarà ambientato tutto, dal principio alla fine, su
una poltrona […] Si vedrà anche Roma, Cattolica, Parigi, New York, l'aeroporto di
Londra, una città nordica che potrebbe essere Stoccolma, il tavoliere delle Puglie,
Venezia, un sacco di altri posti […] sarà un film ottimista: la storia di un essere
umano che, faticosamente, giunge ad una liberazione, ad un riscatto. Più di questo,
proprio non so dire […] non c'è una storia e non ci sono dei personaggi veri, non c'è
satira di costume, non c'è indagine psicologica, non c'è studio di caratteri, non c'è
descrizione di ambienti 18
.
Fellini si schernisce nel momento in cui è costretto a verbalizzare le sue idee,
temendo la pochezza dei contenuti che è in grado di fornire a proposito del film,
perché quei contenuti sembrano essere per ora solo sensazioni, astrattismi:
giustifica il motivo dell'esistenza del progetto in quanto risponde esclusivamente
ad un suo bisogno cui non può rinunciare. Del resto, è lui stesso che non perde
occasione per puntualizzare il fatto che “più che altro ho in testa un'intenzione [...]
si tratta di intenzioni cinematografiche” 19
.
Le dichiarazioni del regista vennero integrate ed arricchite spesso con dettagli di
cui è inutile chiedersi la fonte, declinazioni delle poche parole spese dall'autore al
16 C . Costantini, Ventinove i personaggi principali nel nuovo film di Federico Fellini , in “ Il Messaggero ” , 29
Aprile 1962 .
17 Anche Nerio Minuzzo riporta questa dichiarazione di Fellini: “ Ti ricordi che La dolce vita finiva con la
ragazzina sulla spiaggia che tracciava quegli scarabocchi per aria e Marcello non capiva? Il prossimo film
potrebbe essere la spiegazione di quei segni, senza essere assolutamente un seguito dell'altro” , in Fellini
otto e mezzo , in “L'Europeo” , 7 gennaio 1962.
18 L. Cavicchioli, Da queste pagine Fellini lancia un appello: cerco una signora, un bambino e un fachiro,
in “ Oggi” , 11 gennaio 1962.
19 L. Locatelli, È tutto «forse » il film che prepara dal '60 , in “ Il Giorno ” , 13 marzo 1962.
9
riguardo, o elucubrazioni personali che non tenevano conto dell'assenza reale del
loro punto di riferimento: ad esempio si parla di un “signore, stancamente
ammogliato con una donna che sa dolorosamente di aver compiuto la sua
parabola, va a passare un certo periodo di tempo in una stazione termale” 20
,
dimostrando aderenza ad alcune di quelle che si riveleranno essere situazioni
cruciali del film. “Il riposo forzato tra una visita alle terme e le lunghe soste in
albergo, lo spinge alla meditazione. Guido ha tempo per pensare e scendere, come
mai ha fatto, nel fondo dei suoi ricordi” 21
, l'amante, il personaggio su cui il gossip
di più si è speso a causa della ricerca forsennata di Fellini, si materializzerà in
Sandra Milo, dimostratasi la Carla più perfetta che il regista potesse immaginare:
“annoiato, manda a chiamare la sua amante: lontano dal suo ambiente,
l'affascinante signora gli appare per la prima volta una donna inutile e banale.
L'unico punto d'incontro con lei sono le lenzuola del suo letto d'albergo, il solo
motivo per cui non la rimanda in città” 22
; Claudia Cardinale, che interpreterà nel
contempo se stessa, un sogno di fuga e “una ragazza del luogo, pura e ancora
incontaminata dai compromessi a cui costringe la vita, che per breve tempo gli
darà l'illusione di poter ricominciare un'esistenza diversa. Ma anche questo sogno
naufraga, come tanti altri, perché appena la fanciulla si mostrerà disposta a
seguirlo, lui se ne andrà, già stanco e senza entusiasmo prima ancora di
cominciare la prova” 23
. L'articolo si chiude con quello che per noi, fruitori
contemporanei, è un accenno a qualcosa che non potremo mai assaporare: “e con
questa quasi certezza fra le mani, se ne ritorna in città, assaporando sul treno che
lo porta a casa, l'euforia passeggera dei nuovi incontri” 24
, in riferimento alla
sequenza, sparita, del treno, cui più avanti dedicheremo un capitolo a parte.
Mistero e segreto sono le parole d'ordine cui il film sarà imprescindibilmente
legato; addirittura, negli Stati Uniti, si diffuse la notizia che l'ultimo lavoro del
regista riminese fosse un film giallo, idea scaturita da un errore di traduzione del
titolo provvisorio del film Fellini otto e mezzo, con Accadde alle otto e mezzo,
cosa che rese più plausibile questa ipotesi 25
. I giornalisti-detective sguinzagliati a
risolvere il ʻcaso ʼ si concentrarono tutti sullo svelamento dei presunti meccanismi
20 A. M. Bove, Guido muove i primi passi, in “ La fiera del cinema”, Febbraio 1962.
21 Ibidem.
22 Ibidem.
23 Ibidem.
24 Ibidem.
25 C. Cosulich, Le 14 trame del film di Fellini, in “ A.B.C”, 7 ottobre 1962.
10
autobiografici messi in atto da Fellini: “Mastroianni interpreterà il personaggio
dello stesso Fellini tormentato da questo nuovo lavoro” 26
, aggiungendo anche ciò
che non fa parte propriamente del discorso cinematografico.
Nei suoi sogni Mastroianni-Fellini incontra un'attrice sconosciuta che, grazie a lui,
diventerà famosa. Un giorno però, l'attrice gli preferisce altri registi e perde la sua
popolarità. In questo «sogno» si potrebbe anche intravvedere un'allusione a Giulietta
Masina la quale, dopo aver raggiunto il successo prendendo parte ai film del marito,
ha cercato altre strade 27
.
Emilio Pozzi azzarda, parlando non di Guido Anselmi, a proposito della vicenda
del film, bensì del reale nome del regista “Fellini, in una stazione termale, ripensa
ai suoi sogni e li vede ritornare” 28
. A nulla servono le smentite del regista
“Mastroianni non impersonerà affatto me, nel film” 29
. Tuttavia, in estate, a
cominciare dal mese di giugno all'incirca, un nuovo particolare fondamentale
viene annunciato ad arricchire la trama, particolare che scatena il grido di vittoria
dei giornalisti: Guido non sarà più un intellettuale arido, un provinciale, il
vitellone diventato adulto, uno sceneggiatore: “io, al protagonista, gli do un
mestiere preciso. Lo faccio diventare regista, così tutto mi diventa più chiaro” 30
,
“Marcello Mastroianni, il protagonista, impersona un regista di mezz'età, dai
capelli brizzolati” 31
, “in realtà il protagonista del film, interpretato da Mastroianni,
è un regista” 32
.
Fellini allora, consapevole della ragnatela che ha tessuto ancora più stretta intorno
a sé, si spenderà d'ora in poi nelle più plausibili motivazioni del perché lui non
possa essere identificato con il suo personaggio, “ma si tratta di un regista in piena
decadenza, e spero proprio che non sia il caso mio. Questo è veramente il film
meno autobiografico che io abbia fatto. E soprattutto si tratta di un lavoro di pura
fantasia” 33
.
Del resto le premesse non erano diverse, come ci racconta Camilla Cederna: già
nell'ottobre del 1961 Fellini le diceva, “con questo film la finirò con tutto quello
26 La trama del film segreto di Fellini, in “ Grazia”, 3 giugno 1962.
27 Ibidem.
28 E. Pozzi, Fellini alza il muro segreto sul tortuoso cammino della sua creazione, in “ Fantasia”, settembre
1962.
29 F. Rigamonti, Fellini si autodefinisce il burattinaio del cinema italiano, in “ Amica”, 30 settembre 1962.
30 N. Minuzzo, Mistero alle terme , in “ L'Europeo”, 1 luglio 1962.
31 Il nuovo film di Fellini non è poi misterioso, in “ Corriere d'informazione”, 5 giugno 1962.
32 F. Rigamonti, Fellini si autodefinisce il burattinaio del cinema italiano, in “ Amica”, 30 settembre 1962.
33 Ibidem.
Ribadirà, anche a riprese terminate, “è un film di totale fantasia”, in A. Cambria, Ha terminato le riprese
ma ancora non si sbottona né sulla trama né sul titolo , in “ Paese sera”, 10 ottobre 1963.
11
che sa di autobiografia, di ricordi […] sarà una specie di fiammata purificatrice” 34
.
Eppure ad anni di distanza, parlando in un'intervista di Marcello Mastroianni e del
suo aspetto fisico non molto aggraziato in alcuni dettagli, afferma liberamente,
ammette senza ricordare forse, che “in Otto e mezzo, identificandomi con il
Regista volevo che [Marcello] fosse il più suggestivo possibile, elegante” 35
.
L'enigma s'infittisce Allo stato magmatico della trama, si aggiunge un ulteriore nodo cui venire a capo.
Quando i giornali cominciarono ad interessarsi del nuovo lavoro di Fellini 36
, si
cercò un naturale punto di partenza nel titolo: fu un attesa puntualmente
insoddisfatta, nel sapere che più di un titolo, quello del nuovo film era solo un
numero di catalogo, un indicativo titolo d'ufficio 37
: è questo il primo sentore dello
spunto autobiografico dai cui il film muove i primi passi, che si riflette a partire
dalla scelta dell' 8 ½.
Nerio Minuzzo, narra che Fellini si portava dietro un faldone, che ai suoi occhi
sembrava contenere un mondo: cartelle, appunti, fogli sparsi, disegni, una
copertina che recava la scritta “Fellini otto e mezzo”: alle curiosità del giornalista,
lui giustificò il numero in questo modo, ormai risaputo,
fin'ora ho girato sette film, più l'episodio di quest'estate 38
, che è lungo appena mille e
cinquecento metri, metà di un film normale. Magari, avessi già trovato un titolo. Per
me avere un titolo, prima di cominciare il film, è quasi indispensabile: mi fornisce
uno schema, e serve da coagulante 39
.
Invece, a quasi un anno di distanza, verso la fine di ottobre, Fellini dichiarò
l'opposto durante un'intervista rilasciata a Sennuccio Benelli, in cui definisce
ancora il titolo sì un coagulante, ma limitante, perché la difficoltà di trovare un titolo a questo film sta nella natura del film stesso. Il titolo
34 C. Cederna, Otto e mezzo. Federico Fellini visto e ascoltato da Camilla Cederna, cit., p. 32.
35 R. Cirio, Il mestiere del regista. Intervista con Federico Fellini, Milano , Garzanti, 1994, p. 36.
36 Per quanto riguarda la scelta operata sulla Rassegna stampa del film in mio possesso, il primo articolo di
riferimento cui mi appello riporta la data del 7 gennaio 1962.
37 Il critico Pietro Bianchi, grande ammiratore di Fellini, sostiene con puntigliosità che, oltre il gusto
personale, per cui ritiene il titolo del film brutto, 8 ½ sarebbe anche sbagliato: una bugia quindi già prima
di cominciare? Se si tiene conto che il suo primo film è Luci del varietà, con questo si arriverebbe a otto
titoli; ma se si tiene conto dei due episodi, che varrebbero ʻmezzo ʼ ognuno, il conteggio supera l' 8 ½ ;
allora solo se si considerasse Luci del varietà un mezzo film, in quanto codiretto con Alberto Lattuada, il
conteggio sarebbe giusto. In T. Kezich, Federico. Fellini, la vita e i film, Milano, Feltrinelli, 2002. p. 316.
38 Cfr. nota num. 6.
39 N. Minuzzo, Fellini otto e mezzo , in “L'Europeo” , 7 gennaio 1962 .
12
è un coagulante, determina, inquadra, definisce [...] limita. Invece, questo film è
senza limiti. Direi: l'indefinibile. Qualsiasi titolo mi sembra inopportuno. O troppo
letterario o troppo vago: è sempre troppo sopra o troppo sotto il film. Per questo
qualche volta penso di lasciare un numero 40
.
Mario Cartoni 41
accenna due proposte inedite del titolo, senza tuttavia
approfondirne la provenienza: Un uomo 42
, o Viaggio d'amore . A proposito
dell'ultimo titolo, suppone che, se davvero questo fosse stato pensato per 8 ½ , la
trovata allora non sarebbe risultata di recente creazione, in quanto il tema si era
affacciato già alla mente di Fellini ai tempi di Moraldo in città 43
. Lo stesso regista
dichiarò, dopo La dolce vita , a proposito di Viaggio d'amore , che potrebbe essere un seguito coerente al film che ora ho concluso. Un ritorno alla
provincia, alla nostalgia. Un tentativo disastroso di ricerca dei sentimenti. Un modo
per archiviare i tentativi di ritorno all'infanzia in chiave di nostalgia, e di riproporli
in chiave seria. La provincia, il padre, la madre, gli amici di un tempo fatti uomini,
la donna. Il protagonista è un intellettuale arido che va verso il silenzio interiore, una
solitudine desertica. Fa un viaggio in Romagna insieme con un amante bella,
materna e semplice. A contatto con le proprie radici crede di riscoprire nella donna,
che non ha mai capito, una spiegazione naturale della vita, e di tutto. Ma il miracolo
non si verifica. La donna parte, gli lascia un biglietto: “Quello che mi hai detto è
bellissimo, ma penso che sei matto”. La scoperta era inquinata dall'intellettualismo.
Il film dovrebbe essere un invito a una riscoperta generale di tutto il senso della vita,
cominciando dalle cose più semplici 44
.
Anche Francesco Rigamonti riporta una dichiarazione di Fellini, che posso
inserire qui a sostegno della teoria per cui il nuovo lavoro, fosse in realtà di antica
concezione: “io questo film l'ho in testa da quasi dieci anni: l'avrei voluto girare
immediatamente dopo I vitelloni. Ma quasi mai si riesce a fare immediatamente
quello che si pensa: ci vuole sempre molta pazienza ed una lunga attesa” 45
.
In effetti, I vitelloni uscì nel 1953 e ci si può soffermare a riflettere su un caso di
autocitazionismo se si considera che Fellini, in un'intervista rilasciata a Rita Cirio,
la quale domanda al regista quali fossero i blocchi narrativi iniziali da cui si era
40 S. Benelli, Mai così in piazza il segreto di Fellini, in “ Il Giorno”, 25 ottobre 1962.
41 M. Cartoni, Il viaggio d'amore di Fellini.Il regista riminese prepara un nuovo film. Sarà il seguito de La
dolce vita, in “ Il resto del Carlino”, 13 gennaio 1953.
42 Nell'articolo Ha terminato le riprese ma ancora non si sbottona né sulla trama né sul titolo, in “ Paese
sera”, 10 ottobre 1963, Adele Cambria scrive che il titolo definitivo di 8 ½ sarebbe stato, secondo i
francesi, Un homme. Sempre ai francesi è erroneamente attribuita un'altra denominazione del film,
Labirinto , riportato da C. Stampa, Federico Fellini ha terminato il grande affresco dei nostri peccati , in
“ Settimo Giorno”, 30 ottobre 1962.
43 Il soggetto integrale di questo film, mai realizzato, venne pubblicato a puntate sulla rivista Cinema ,
dall'agosto al novembre 1954.
44 Il viaggio d'amore di Fellini.Il regista riminese prepara un nuovo film. Sarà il seguito de La dolce vita, in
“ Il resto del Carlino”, 13 gennaio 1962.
45 F. Rigamonti, Fellini si autodefinisce il burattinaio del cinema italiano, in “ Amica”, 30 settembre 1962.
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dipanato Otto e mezzo , rispose:
c'era la sequenza dell'harem, una vecchia idea che mi portavo appresso fin da I
vitelloni , quando loro stavano in campagna e volevano cercare la moglie del
protagonista che era scomparsa. C'era Moraldo che parlava di un cascinale della
nonna e fantasticava «Mi piacerebbe finire la mia vita in questo cascinale,
circondato da tutte le donne». È un'idea che non ho messo in quel film, un appuntino
che mi portavo appresso fin da allora e che poi si è dilatato nella sequenza
dell'harem di Otto e mezzo 46
.
Fellini continuava a smentire tutto ciò che i giornali riportassero: questo estratto,
proviene da un articolo scritto da Adele Cambria dopo la fine delle riprese;
non c'è ancora un titolo, ti giuro. Hanno detto che il film si sarebbe chiamato
“Anima”, hanno scritto altre cose. La verità è che ancora non so niente. La
distribuzione vorrebbe che si tenesse “Fellini otto e mezzo”. Ma neanche a pensarci,
io non voglio, è presuntuoso. Per me, il titolo sarebbe: Posso raccontarvi quattro
sciocchezze?
47
.
E forse niente saprà nemmeno dopo, quando il film sarà uscito nelle sale: perché
non suscitare ancora un po' di curiosità se afferma che ora, con un altro film a
carico, qualora gli chiedessero un titolo sostitutivo, penserebbe a Viaggio in un
uomo ?
48
.
1.2 Il gioco del silenzio finisce qui? E dopo quattro mesi e dieci giorni di lavorazione, il 14 ottobre segna la fine delle
riprese: tuttavia, le carte in tavola non erano cambiate. Fellini era ancora
stringatissimo, si era risvegliato dal sogno senza accorgersene, ma ribadiva “non
ne parlerò neppure dopo quando sarà uscito” 49
. E continua a mantenere una
distanza patologica dal suo film quando si tratta di parlarne, soprattutto quando gli
vengono rivolte domande su quello considerato ormai, unanimemente, il suo alter
ego:
due settimane dopo che avevo cominciato a girare, ancora non sapevo che
46 R. Cirio, Il mestiere del regista. Intervista con Federico Fellini, cit., p. 145
47 Ha terminato le riprese ma ancora non si sbottona né sulla trama né sul titolo , in “ Paese sera”, 10
ottobre 1963.
48 G. Marotta, Fellini otto e mezzo è uno struggente viaggio nell'uomo, in “ L'Europeo”, 17 febbraio 1963.
49 A. Cambria, Ha terminato le riprese ma ancora non si sbottona né sulla trama né sul titolo, in “ Paese
sera”, 10 ottobre 1963.
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