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INTRODUZIONE
Quando si parla di infanzia, oggi, ci si riferisce ad un‟età molto
importante, con caratteristiche peculiari e meritevoli di grandi
attenzioni. Si sa che è un‟età di grande crescita fisica, ma soprattutto
intellettuale. Ma è sempre stato così? Si ha sempre avuto tale
accortezza e tale interesse nei riguardi di questa fase della vita?
In questa tesi viene affrontato il pensiero di due grandi sostenitori
dell‟importanza dell‟infanzia: Freud e Piaget.
La tesi si articola in tre capitoli. Nel primo si parla di Sigmund Freud,
il padre della psicanalisi, colui che ha portato la psicologia ad
interessarsi all‟infanzia. Freud, partendo dall‟analisi dell‟adulto, è
arrivato a scoprire che durante l‟infanzia il bambino attraversa delle
fasi, determinanti per il normale funzionamento psicologico nella vita
adulta. In questo primo capitolo si descrivono le fasi infantili
individuate da Freud, distribuite tra la prima, la seconda e la terza
infanzia, e ci si sofferma sul complesso di Edipo ed il complesso di
castrazione, ovvero le più rivoluzionarie scoperte di Freud.
Nel secondo capitolo si affrontano le tesi di Jean Piaget, uno psicologo
rivoluzionario per la sua intuizione di sperimentare sul campo le
teorie. Il suo approccio all‟infanzia, oltre che di tipo teorico fu di tipo
pratico: egli spese molto del suo lavoro per l‟osservazione dei
comportamenti infantili su bambini. Anche Piaget è pervenuto alla
suddivisione dell‟infanzia in varie fasi, ognuna delle quali
corrispondente allo sviluppo di una particolare caratteristica psico-
fisica. In particolare, Piaget, durante i suoi studi ha soffermato la sua
2
attenzione sull‟intelligenza e quando e come essa nasca nell‟individuo
e, strettamente collegata ad essa, si è interessato della nascita del
pensiero nel bambino e lo sviluppo del linguaggio.
Il terzo ed ultimo capitolo riguarda due casi reali, riguardanti
rispettivamente le tesi di Freud e di Piaget. Il primo caso è quello di
Hans, un bambino di cinque anni che manifesta una grande fobia per i
cavalli. Freud, attraverso le informazioni ricevute dal padre del
bambino, riesce ad individuare la causa del malessere, risiedente
proprio nel mancato superamento del complesso di Edipo. Il secondo
caso tratta di due bambini, Lev e Pie di sei anni e mezzo, che
frequentano la scuola e che sono inconsapevoli soggetti
dell‟attenzione di Piaget. Quest‟ultimo, infatti, li ha osservati
costantemente per circa un mese, al fine di studiarne il linguaggio,
pervenendo così a suddividere quest‟ultimo in due parti: linguaggio
egocentrico e linguaggio socializzato.
3
CAPITOLO I
FREUD: LA “SCOPERTA” DELL’INFANZIA
4
1.1 Freud e le sue novità ideologiche
Le teorie dello psicoanalista Sigmund Freud, sviluppate tra la fine del
XIX e gli inizi del XX secolo, hanno profondamente cambiato la
concezione che l‟uomo aveva sulla propria vita interiore e sui fattori
determinanti i processi di crescita, nonché una nuova visione
dell‟infanzia. Come scrive Nelson,
fino a Freud i romanzieri e i drammaturghi non avevano mai osato
pensare che la scienza avrebbe suffragato la loro convinzione che le
passioni umane rappresentano nell‟esistenza di tutti una forza più
potente della moralità convenzionale. Grazie a Freud, queste verità
introspettive costituiscono oggi un insieme di nozioni largamente
accolte.
1
Queste teorie, oggi, fanno di Freud lo psicoanalista per eccellenza.
Come siamo abituati ad associare determinate scoperte a grandi nomi,
quali Copernico, Newton, Darwin o Einstein, “così ci si è abituati a
identificare con il nome di Freud i nostri impulsi più profondi”
2
. Ma la
straordinaria importanza delle idee di Freud “sta nella consapevolezza
crescente del fatto che la fanciullezza costituisce il fattore singolo più
importante dello sviluppo personale”
3
.
Il bambino è sempre stato considerato una creatura asessuata ed
innocente. Per questo quando si parla di sessualità, spesso, si incorre
nell‟errore della “trascuratezza del fattore infantile”
4
, ovvero l‟idea
che essa non sia presente nei primi anni di vita dell‟uomo.
1
B. Nelson, Freud e il XX secolo, Arnoldo Mondadori Editore, Verona 1962, p. 19
2
Ibidem
3
Ivi, p. 22
4
S. Freud, (1905) Tre saggi sulla teoria sessuale, in id., Opere 1886/1905, trad. it. Newton, Roma
1995, p. 1010
5
A tal proposito Freud afferma che questo non può essere considerato
come un semplice errore in quanto “ha avuto gravi conseguenze
perché è principalmente a quest‟idea che noi dobbiamo la nostra
attuale ignoranza delle condizioni fondamentali della vita sessuale”
5
.
Questa è una delle caratteristiche comuni dell‟opinione pubblica, ma
soprattutto lo era nell‟epoca di Freud.
Infatti, nessun autore, prima di lui, aveva mai riconosciuto l‟esistenza
di un istinto sessuale nell‟infanzia. Pertanto, con i suoi primi scritti, il
famoso psicanalista creò molto scalpore e destò, tra i suoi
contemporanei, pareri perlopiù divergenti sia in campo medico sia
nell‟opinione pubblica, “ed è appunto stata l‟eco degli studi clinici di
Freud, diffusa da una piccola cerchia di colleghi viennesi, che ha reso
così imponente l‟influenza di Freud”
6
.
Ma per un lungo periodo di anni i suoi libri continuarono a fare
scalpore. A tal proposito Fine ricorda che
i medici consideravano il tutto come un insieme di bestialità e non
mancarono le minacce di perseguire legalmente qualsiasi psichiatra o
psicologo che si azzardasse a indagare troppo liberamente nella vita
sessuale dei bambini.
7
Risulta inoltre importante sottolineare che “fino ad allora, con poche
eccezioni, la sessualità e ancora di più la sessualità infantile, non era
mai stata inserita come variabile di un discorso scientifico”
8
.
5
S. Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale, op. cit., p. 1009
6
B. Nelson, Freud e il XX secolo, op. cit., p. 23
7
R. Fine, Freud, riesame critico delle sue teorie, Ubaldini Editore, Roma 1965, p.82
8
A. Lis, S. Stella, G. Zavattini, Manuale di psicologia dinamica, il Mulino, Bologna 1999, p. 59
6
Si riteneva che l‟infanzia fosse un‟età priva di significato, un‟età che
“dovesse passare”, e finita la quale, la vita avrebbe cominciato ad
assumere un senso. Ma Freud ha continuato a proseguire dritto per la
sua strada. “Lavorando per proprio conto ricompose pezzo per pezzo
nel suo pensiero l‟intero sistema di motivazioni sessuali che nessun
altro prima di lui aveva osato affrontare così frontalmente”
9
.
Grazie all‟importante contributo di Freud si è capito che l‟infanzia
comprende delle fasi e che esse assumono un enorme valore e
bagaglio cognitivo e affettivo destinato a restare indelebile durante
tutto il resto della vita.
A tal punto bisogna constatare, come afferma Newton, che
se le idee di Freud hanno esercitato un fascino così grande
sull‟introspezione, […] ciò è avvenuto perché Freud ha vinto
compiutamente la sua battaglia contro molti oppositori aggressivi ma
meno intelligenti.
10
Della sua teoria sulla sessualità infantile Freud ne parla nel suo scritto
intitolato Tre saggi sulla sessualità
11
pubblicato nel 1905.
Il più grande contributo apportato da questo libro è “l‟esplorazione
nel mondo della sessualità infantile, un intero mondo assolutamente
nuovo di cui non era mai stata sospettata l‟esistenza”
12
.
Qui il famoso psicanalista parla delle fasi che attraversa il bambino
durante l‟infanzia, le caratteristiche principali di ognuna di esse e
l‟influenza che assumono nella vita futura del soggetto.
9
B. Nelson, Freud e il XX secolo, op. cit., p. 24
10
Ivi, p. 25
11
Cfr. S. Freud, Tre saggi sulla sessualità, op. cit.
12
R. Fine, Freud, riesame critico delle sue teorie, op. cit., p. 81
7
Freud nell‟opera afferma che la vita degli esseri umani è caratterizzata
da “amnesia infantile”
13
, ovvero quel disturbo che ci impedisce di
ricordare l‟arco della vita che va dalla nascita ai sei – otto anni.
Ma di certo ci si può rendere conto “che quelle stesse impressioni da
noi dimenticate hanno nondimeno lasciato profondissime tracce nella
nostra mente ed hanno avuto un effetto determinante sull‟intero
sviluppo successivo”
14
.
Fatte queste premesse, Freud arriva a sostenere che l‟amnesia infantile
“sia responsabile del fatto che in generale non viene attribuita alcuna
importanza all‟infanzia per quel che riguarda lo sviluppo della vita
sessuale”
15
. La sua analisi parte dal presupposto che “i germi degli
impulsi sessuali sono già presenti nel neonato e che continuano a
svilupparsi per un certo tempo”
16
.
Questo periodo si alterna a fasi di repressione e, seppur non si
conoscono i periodi di fluttuazione di questo sviluppo, la cosa certa è
che questa diventa osservabile dall‟esterno intorno al terzo – quarto
anno di età.
13
S. Freud, Tre saggi sulla sessualità, op. cit., p. 1010
14
Ibidem
15
Ivi, p. 1011
16
Ibidem
8
1.2 Il concetto di libido e di zona erogena
“Allo scopo di spiegare le manifestazioni della sessualità infantile,
Freud postula la teoria della libido”
17
. Il termine libido indica un
desiderio e rappresenta uno dei concetti cardine della psicoanalisi.
Esso indica la principale pulsione dell‟uomo, ovvero, la pulsione
sessuale. “La libido è una forza quantitativamente variabile che può
esser presa come misura dei processi e delle trasformazioni che si
verificano nel campo dell‟eccitazione sessuale”
18
.
Questa forza si presenta in maniera preponderante nel pieno delle fasi
sessuali dell‟infanzia, mentre sembra svanire o sopirsi durante la fase
di latenza.
Essa, infatti, rappresenta l‟energia sessuale, presente in ogni essere
vivente, che viene investita di volta in volta su zone erogene diverse a
seconda della fase della vita che si sta attraversando.
Le zone erogene sono “centri di sensazioni piacevoli e sensuali che
prevalgono durante i diversi periodi dello sviluppo psicosessuale”
19
.
La zona erogena è, quindi, una parte del corpo che stimola piacere e
che Freud definisce “una parte della pelle o mucosa in cui stimoli di
un certo tipo evocano una sensazione di piacere e di una particolare
qualità”
20
.
17
R. Fine, Freud, riesame critico delle sue teorie, op. cit., p. 69
18
Ivi, p. 70
19
A. Lis, S. Stella, G. Zavattini, Manuale di psicologia dinamica, op. cit., p. 59
20
S. Freud, Tre saggi sulla sessualità, op. cit., p. 1014