INTRODUZIONE Analizzando la produzione letteraria su Machiavelli non ci si deve stupire
di fronte all’enorme quantitativo di pubblicazioni incentrate sugli scritti e sugli
insegnamenti del Segretario.
Assistiamo, di fatto, alla pubblicazione e alla divulgazione di un notevole
numero di monografie e manuali ad hoc , che sradicano un complesso
armamentario teorico, sviluppato nel XVI secolo, per riadattarlo, totalmente o in
parte, alle problematiche della società contemporanea.
Ed è interessante notare come Machiavelli, addirittura, possa “entrare” in
ogni ambito, non solo quello politico. A dimostrazione di ciò è opportuno citare
Antony Jay , u n economista anglosassone, che nel 1968 ha pubblicato un libro su
Machiavelli e i dirigenti d’azienda in cui i grandi imprenditori industriali vengono
raffigurati come novelli principi e il neo-capitalismo , nel suo sviluppo, è visto
addirittura secondo le teorie machiavelliane sui principati.
Quindi scopriamo così l’esistenza di un Machiavelli fonte di consigli per
manager che desiderano incrementare la loro leadership aziendale, un
Machiavelli che assurge al ruolo di guru del marketing 1
, uno per femministe 2
, uno
ispiratore delle attività di lobby presso le Istituzioni Europee 3
, uno il cui pensiero
può in qualche modo giustificare lo sgancio della bomba atomica 4
.
Troviamo poi un Machiavelli dedicato ai bambini, anche in versione a
fumetti, uno per professori universitari, principi del mondo accademico, uno per i
1 T. Michael, Niccolò Machiavelli as relationship marketing guru , in P. Harris, A. Lock e
P. Rees, Machiavelli, marketing and management , London, Routledge, 2000.
2 R. Harriet, The Princessa: Machiavelli for women , Dell Publishing 1997.
3 R. Van Schendelen, Machiavelli in Brussels The art of lobbying in the Eu, Amsterdam,
Amsterdam University Press, 2002.
4 M. Elton, Machiavelli and the atomic bomb 4
dipendenti di Hotel 5
, una sorta di r ealpolitik per camerieri e portinai, sino a
giungere a un insolito Machiavelli che contribuisce alla gestione delle
incomprensioni fra bibliotecari 6
.
La maggior parte di questi saggi sono stati pubblicati negli ultimi due
decenni del XX secolo e vertono principalmente sul concetto di leadership e di
acquisizione del potere: dallo sport al mondo aziendale, le idee di Machiavelli
sono state riformulate e applicate al management dei dirigenti delle organizzazioni
pubbliche e private contemporanee.
La storia del machiavellismo, oltre ad interessare diversi ambiti, è lunga e
articolata. O ccorre quindi ricordare che, in generale, si definisce come
machiavellismo quell’ orientamento ideologico che promuove l’utilizzo dell’
astuzia e della forza per l’ottenimento di fini politici. Questa dottrina è il frutto di
un’analisi e di un utilizzo strumentale e polemico del pensiero machiavelliano, al
quale sono attribuite precise connotazioni morali e comportamentali che
prescindono dal vero intento dell’autore.
Infatti, da quattro secoli a questa parte, ogni volta che sorgono dei cesari e
la menzogna e l’assassinio assurgono a sistemi di governo, riemerge la
controversia sul machiavellismo.
Che Caterina de’ Medici, il cardinale Mazzarino, Federico II o Napoleone
siano stati accusati di “governare alla fiorentina” non ci stupisce, ma nel XX
secolo ci troviamo ancora a parlare della questione machiavellica; anzi
considerando l’accezione volgare di machiavellismo, dovremmo definire la nostra
epoca la più machiavellica di tutte.
5 J. P. Galie e C. Bops , Machiavelli & Modern Business: Realist Thought Contemporary
Corporate Leadership Manuals.
6 J. Maxwell, Whether it is better to be loved or feared: Acquisitions librarianship as
Machiavelli might have described it.
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Ma ciò che ha contrassegnato questi cinque secoli, e ciò che ha suscitato il
mio interesse, è che il machiavellismo è stato usato principalmente come perpetuo
alibi politico, nel bene o nel male, o come invettiva da parte dei “puristi” del
metodo democratico, in realtà amatori del sottogoverno.
Ad esempio, Khamenei, durante il processo intentatogli da Stalin, lo cita
come simbolo della perfidia statale, anche perché il nome di Machiavelli era più
innocuo, a citarsi, di quello di Stalin. Antonio Gramsci scrive un libro su di lui
paragonando il partito della classe operaia al moderno principe. Mussolini lo
invoca a testimonianza della giustizia di una politica dura e un noto scrittore gli
mette persino in pugno il manganello fascista, mentre, al contrario, in America
ancora oggi molti giovani si laureano nel nome di Machiavelli e del liberalismo
moderno.
In Inghilterra poi, Machiavelli diventa old Nick, cioè sinonimo del diavolo,
in Italia lo fanno santo, sotto il nome di “ San Machiavelli protettore dei furbi”.
E così Machiavelli è incolpato dei peggiori delitti della storia. È stato lui a
consigliare la strage di San Bartolomeo a Caterina de’ Medici, è stato lui a
suscitare erotomania e spregiudicatezza in Cristina di Svezia, sua appassionata
lettrice. È stato sempre lui, old Nick o majiordome du diable , ad armare la mano di
Cromwell o a stimolare gli appetiti statalisti di Bacone, lui a ispirare quel
materialista di Spinoza.
Insomma, tutto sembra avvenire in suo onore o per sua colpa. La storia
sembra srotolarsi solo per fargli un piacere o un dispetto.
Allora Machiavelli è un nemico del genere umano che ha scritto il
Principe per le mani di satana oppure, come affermava Rousseau nel Contratto
sociale , “è un uomo onesto e bravo cittadino che fingendo d’impartire lezioni ai re
ha fornito grandi insegnamenti ai popoli”?
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Le intenzioni di Machiavelli sono chiare: il Principe e i Discorsi non sono
uno l’antitesi dell’altro, ovviamente Machiavelli preferisce la libertà e odia la
dittatura e grazie alla sua esperienza politica conosce l’incostanza delle folle e la
fragilità degli Stati.
Senza illusioni, né pregiudizi Machiavelli ha osservato i diversi sistemi di
governo, li ha classificati per genere e ha stabilito le leggi secondo le quali
ciascun principato deve essere conquistato o governato.
Nel capitolo XVIII del Principe , Machiavelli affronta il tema delicato di
“in che modo i principi abbino a mantenere la fede quello della fiducia”. Egli
afferma “Sendo adunque uno principe necessitato sapere bene usare la bestia,
debbe di quelle pigliare la golpe e il lione; perché il lione non si defende da' lacci,
la golpe non si difende da' lupi. Bisogna, adunque, essere golpe a conoscere e
lacci, e lione a sbigottire e lupi” 7 .
Questa è la metafora bestiale della politica, il politico deve assomigliare e
deve avere l'astuzia della volpe e la forza del leone, perché il leone si può vincere
con l'astuzia e la volpe invece si può vincere con la forza.
L'astuzia della volpe e la forza del leone, non l'astuzia senza la forza o la
forza senza l'astuzia, non ora l'una ora all'altra ma un mix sapiente di astuzia e di
forza.
Machiavelli, quindi, sembra delineare una vera e propria teoria di una
moderna gestione del potere e del consenso, desumendola dall’osservazione del
reale ed elevandola a sistema; questa consapevolezza teorica è la sua modernità.
7 N. Machiavelli, Il Principe , introduzione e note di Federico Chabod, a cura di Luigi
Firpo, Torino, Einaudi, 1961.
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Dobbiamo a Machiavelli non soltanto di aver preso coscienza
dell'immoralità della massa degli uomini politici, ma contemporaneamente di
averci insegnato che questa immoralità è la legge stessa della politica.
Ma se questo fenomeno è antico tanto quanto la società politica perché ha
preso il nome da Machiavelli? Machiavelli è stato il primo a sostenere queste cose
in libri che portano il suo nome sul frontespizio. Machiavelli lo ha reso
pubblicamente ammissibile.
Machiavelli appartiene a quella categoria di pensatori che nel corso dei
tempi moderni si sono sforzati di smascherare l'essere umano e a scindere l’etica
dalla politica. Essere stato il primo di questa razza costituisce la grandezza di
questo pensatore appassionato.
Ma la Democrazia non è di per sé l'antidoto per la scissione tra etica e
politica, non è il garante della restaurazione tra etica e politica, perché
storicamente la democrazia non ha avuto questa forza, e va tenuto conto che non
si può confondere la democrazia italiana con quella francese, con quella di
impianto anglosassone e con la democrazia tedesca.
Ed è per questo che nel periodo delle democrazie moderne il dibattito su
Machiavelli non si è ancora affievolito.
Ciò che ho riscontrato è che, nonostante la chiarezza della posizione del
Fiorentino, a distanza di secoli troviamo ancora strumentalizzazioni del pensiero
machiavelliano.
Quindi perché la scienza analizzata da Machiavelli continua a suscitare
scandalo? Forse non è che lo scandalo ci sarebbe da provare riscontrando che
quello fatto da Machiavelli è stato un lavoro inutile?
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Si dovrebbe considerare il Principe come mera analisi della realtà a lui
contemporanea, e quindi come mera constatazione di ciò che era la politica allora
e del susseguirsi degli avvenimenti, allo scopo di trarne consigli nell’azione.
È la propensione al nuovo ad evidenziare un punto di tangenza fra
Machiavelli e le politiche totalitarie, e a causare la giustificazione dell’uso della
violenza. Ma è una tangenza non determinata per fare di Machiavelli un teorico
pretotalitario, perché nel Fiorentino la violenza non è mai legittimata
dall’ideologia, né tanto meno da una sacralizzazione della politica.
In questa tesi è stato analizzato in che modo Machiavelli è stato accostato
ai totalitarismi moderni.
In particolare mi sono concentrata ad analizzare la diversa utilizzazione e
presenza di Machiavelli nei tre totalitarismi novecenteschi, in particolare
soffermando mi sulle letture più significative di Machiavelli nei primi decenni del
ventesimo secolo nelle quali emerge quale filo conduttore il rapporto fra il capo e
le masse.
Riguardo a tale questione si diramano due filoni interpretativi: un
Machiavelli nietscheano, o più latamente nichilistico, e un Machiavelli profeta di
miti rivoluzionari.
Secondo la prima corrente esegetica la relazione fra il principe e le masse
doveva essere risolta da una politica autoritaria e spregiudicata, protesa solo
all’esercizio e all’ampliamento del potere del capo o di un’ èlite , garanti
dell’ordine: apoteosi di una presunta volontà di potenza. Quindi la politica non ha
alcun rapporto con la morale, ma è l’opera del più forte, il quale, anche usando la
violenza o l’incantesimo ideologico, addomestica la folla. Il Principe diventava,
quindi, il modello per affrontare i problemi posti dalla società di massa e dalla
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crisi postbellica, che potevano essere sciolti in virtù delle doti mistagogiche e
manipolatorie di un capo carismatico senza scrupoli.
Per quanto attiene al secondo filone interpretativo di Machiavelli, esso è
caratterizzato da una mitologia rivoluzionaria di ascendenza marxista. Tuttavia nel
totalitarismo sovietico, da Lenin a Stalin, il Segretario fiorentino è scarsamente
presente, fanno eccezione testimonianze critiche, provenienti soprattutto dalla
corte trockijsti , che attraverso l’opera machiavelliana si confrontavano con la
contemporanea realtà russa. L’unico che nella tradizione marxista si cimentò a
tesaurizzare la lezione di Machiavelli fu Gramsci.
Quindi se nel XX secolo continuiamo ad aprire il dibattito sul
machiavellismo o più semplicemente ad affiancare l’aggettivo machiavellico a un
politico la colpa è di Machiavelli che è stato il primo ad aver compiuto una presa
di coscienza o di chi ha visto nel Principe una guida per conquistare e guidare gli
Stati? La risposta è ovvia, ed è stata anche analizzata in questo elaborato.
Me se la modernità di Machiavelli, più che altro della sua opera, forse
consiste nel fatto che il Principe potrebbe anche essere stato l’ispiratore delle
tirannie moderne, ma nello stesso tempo molti grandi intellettuali fra le due grandi
guerre hanno avvertito l’esigenza di ripensare Machiavelli, come afferma Aron,
perché nelle sue parole si cercavano lumi per investigare le crisi più gravi della
civiltà europea, il dibattito sul Machiavellismo forse non avrà fine a breve.
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Abstract In this thesis there are analyzed some of the most important literary works
on Machiavelli, especially the books from the first decades of the twenty century
where the name Machiavelli is associated with the debate about the
totalitarianisms of the 1900s and therefore about the European disasters of those
years.
The first chapter is based on the development of Machiavelli’s thought in
the historical and political area. There is also a short excursus on literature up to
1900s with a specific paragraph on Ray mond Aron, who was the first one to
deepen Machiavelli’s words in reference to the totalitarianisms, unlike the authors
mentioned in the following pages.
The second chapter analyzes the influence of Machiavelli’s writing on
ethics and morals in the Nazi-fascist regime, with a particular eye on the studies
concerning the relationship between the leader and the masses. About this
question, Machiavelli believed that social benefits of stability and security could
be achieved in the face of moral corruption and, as a political scientist, he
emphasises the occasional need for the methodical exercise of brute force, deceit,
and so on.
The third chapter is characterized by a revolutionary mythology of Marxist
ancestry. In the Soviet totalitarianism, from Lenin to Stalin, the Florentine
Secretary is not much present, except for Trockij’s supporters, that explain the
contemporary Russian reality by Machiavelli’s thought.
The Italian politician and writer Antonio Gramsci was the only one in the
Marxist tradition who drew great inspiration from Machiavelli's lessons.
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Capitolo 1
MACHIAVELLI E IL MACHIAVELLISMO 1.1 Analisi della prassi storica e politica di Machiavelli
Machiavelli non è una meteora venuta improvvisamente nel cielo del
Cinquecento; non è neppure un uomo del proprio tempo come tutti gli altri. Fa
parte di quelli che, come sostiene Gian Mario Anselmi, “vorrebbero congiungere
l’acqua ed il fuoco, la felicità e la politica. Tralasciando le ideologie, voleva forse
– sogno eterno, consapevole o meno dell’uomo – riconciliare l’individuo e la
società” 8
.
In questo paragrafo non mi limiterò a porre l’accento sulla buona fede di
Machiavelli e a specificare quelle che erano le sue reali intenzioni, che sono ormai
note; quello che voglio approfondire è come si è sviluppato il pensiero di
Machiavelli che poi è sfociato nel machiavellismo.
Il machiavellismo è inteso come la teoria e la pratica della “Ragion di
Stato”, una formula che ha rappresentato, in tutti questi secoli, il fulcro del
discorso attorno alla figura del Segretario fiorentino.
In molti associano Machiavelli a quella fatidica frase "il fine giustifica i
mezzi ", ma questa espressione è frutto di una delle operazioni più scorrette dal
punto di vista interpretative, è , cioè, frutto di una decontestualizzazione .
Raymond Aron sostenne che “il Machiavellismo è inteso comunemente
come una teoria dei mezzi, o piuttosto certi mezzi. Governare all’italiana, o alla
fiorentina, ovvero in modo machiavellico, significherebbe perciò giocare
d’astuzia, ingannare, assassinare, avvelenare” 9
.
8 G.M. Anselmi, Conoscenza storica e prassi politica in Machiavelli , in Machiavelli
attuale, a cura di G. Barthouil, Ravenna, Longo Editore, 1982, pp.11-15
9 R. Aron, Machiavelli e le tirannie moderne , Roma , Seam, 1998
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