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INTRODUZIONE
Questo lavoro nasce dalla constatazione di quanto sia
importante il valore della marca nel settore della moda, un
fattore che certamente apporta valore aggiunto al prodotto;
quanto più è conosciuta la marca tanto più l’azienda avrà
visibilità sul mercato a livello nazionale e globale. Tra gli obiettivi
dell’elaborato vi sarà quello di illustrare l’attuale contesto del
settore della moda in Italia, settore che, come molti altri, ha
risentito particolarmente della crisi che ha colpito il sistema
economico a livello globale a partire dal 2008. Il settore della
moda è uno dei 4 grandi settori del made in Italy che ha reso il
nostro paese conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, insieme
ad arredamento, alimentari e apparecchi industriali. Complice
anche questa profonda crisi il settore moda è mutato
profondamente ed oggi i competitors provengono spesso da
paesi in via di sviluppo quali la Cina. I fattori critici di successo
per competere nel mercato hanno subito profondi cambiamenti,
passando dalla qualità del prodotto a prezzi elevati ad un
prodotto di moda “accessibile”, “quotidiano” e sempre rinnovato
che ha decretato il successo di aziende come Zara ed H&M.
L’elaborato sarà composto di tre capitoli, suddivisi a loro volta in
sotto-capitoli e paragrafi. Alla luce di questo il primo capitolo
7
sarà dedicato al settore della moda, cercando di mostrare la sua
composizione e analizzando attentamente le caratteristiche
dell’offerta. La seconda parte del primo capitolo sarà dedicata al
made in Italy, con riferimento esclusivo al settore della moda, e i
temi trattati saranno il ruolo che hanno giocato i distretti per la
sua affermazione, il problema della contraffazione e verrà fatta
inoltre una panoramica sul destino del made in Italy. Si passerà
poi all’analisi dei grandi fenomeni di questo nuovo millennio che
hanno cambiato profondamente il settore moda: la
globalizzazione e la delocalizzazione produttiva. Il secondo
capitolo sarà la parte più corposa dell’elaborato e sarà dedicato
alla marca come principale fattore per creare vantaggio
competitivo. La prima parte farà riferimento al concetto di marca
a livello generale, senza fare riferimento ad un settore
produttivo in particolare. La restante parte del capitolo sarà
riferita invece al settore della moda e tratterà temi quali le
funzioni della marca, differenziando quelle nel mercato B2C da
quelle B2B e le strategie per internazionalizzarsi come ad
esempio line extension o category extension. Inoltre sarà
approfondito il concetto di moda, analizzando anche le leve del
marketing da utilizzare in questo settore, le cosiddette 4 “P”. il
terzo ed ultimo capitolo sarà rivolto ad un caso aziendale di
successo nel settore oggetto di analisi: Dolce & Gabbana. Dopo
una parte introduttiva sulla storia dell’azienda, le principali tappe
e i dati economici più significativi si cercherà di fare chiarezza
8
sugli elementi base della marca Dolce & Gabbana, come
l’immagine, l’identità e la comunicazione, che nel settore della
moda svolge un ruolo particolarmente importante. Infine, nelle
conclusioni, si cercherà di fare un riassunto degli elementi
essenziali emersi nel corso dell’elaborato.
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CAPITOLO 1: IL SETTORE
MODA IN ITALIA
1.1 ANALISI DEL SETTORE MODA IN
ITALIA
1.1.1 COMPOSIZIONE DEL SETTORE MODA
Il sistema moda è un aggregato di estensione e complessità tali
da poter essere considerato un cluster di settori di importanza e
peso variabili, ma tra loro strettamente interconnessi. Si
distingue tra fasi a monte del ciclo produttivo, che producono
semilavorati per gli stadi successivi, e fasi a valle, che producono
e distribuiscono i beni di consumo finale. Su questa distinzione si
basa il concetto di filiera, ovvero gli itinerari seguiti dal prodotto
nelle fasi più importanti del processo, ovvero: produzione,
trasformazione e distribuzione. Del sistema moda fanno parte
anche settori non disposti lungo il ciclo produttivo dalla materia
prima al prodotto finito, ma che svolgono una funzione di
supporto all’intera filiera: il settore della meccanica strumentale
e i vari comparti del terziario avanzato (editoria specializzata,
10
fiere, agenzie di pubblicità e comunicazione, studi di design). La
padronanza dell’intera filiera è stata tra i fattori di successo per
la moda in Italia, successo che ha portato i prodotti made in Italy
ad essere conosciuti nel mondo intero. Buona parte della
creatività e della flessibilità alla base della competitività del
sistema moda italiano dipendono proprio dalle interrelazioni tra
imprese tessili, imprese dell’abbigliamento e distribuzione
specializzata, che insieme operano come un grande laboratorio
nella creazione e realizzazione di una gamma ampia e innovativa
di prodotti. Ciò comporta notevoli vantaggi sul piano della
flessibilità. All’interno del sistema moda esistono due macro-
filiere: quella del tessile abbigliamento e quella della pelle,
calzature, accessori. La prima è la più importante, sia dal punto
di vista della domanda e dell’offerta sia da quello del livello
tecnologico raggiunto. Il settore del meccano-tessile nel 2010 ha
registrato un aumento della produzione del +18% rispetto al
biennio precedente ed un aumento delle esportazioni del +19%,
soprattutto grazie alla domanda di Cina, India e Turchia. Anche la
domanda interna ha però contribuito ad una ripresa del settore
con un +27% rispetto al 2009
1
. Il settore tessile-abbigliamento è,
come detto, quello con il livello tecnologico più alto; nel 2010
sono stati stanziati a favore dell’innovazione in questo settore
1
[articolo pubblicato il 12-02.2011 sul sito www.laspola.com]
11
ben 70 milioni di euro da parte dello Stato italiano
2
. L’analisi
della struttura della filiera tessile è condotta sulla base di uno
schema di classificazione, utilizzato dalle Associazioni di
categoria dei comparti indagati come Federtessile
3
e Moda
Industria
4
. La sequenza è dunque:
settore delle fibre, che possono essere sia naturali che
chimiche;
settore tessile: comprende le attività di trasformazione
delle fibre in tessuti e filati ed è composto da comparto
laniero, cotoniero, liniero, serico, nobilitazione e
comparti tessili vari e prodotti tecnici;
settore abbigliamento: comprende l’abbigliamento in
tessuto e l’abbigliamento in maglia e calzetteria;
settore della distribuzione di abbigliamento;
settore meccano-tessile: tipico settore di supporto alla
filiera.
In passato le aziende hanno trascurato spesso il coordinamento
e l’ottimizzazione delle “interrelazioni verticali e orizzontali” tra
le catene del valore delle aziende all’interno della filiera.
2
[articolo del 29-4-2010 su www.ansa.it]
3
[Federtessile è nata nel 1975 per volontà delle Associazioni delle imprese
operanti nei vari comparti del ciclo produttivo, riunite e coordinate attraverso
l'azione di unico organismo. Fanno capo a Federtessile: Associazione
dell’industria Laniera, Associazione Serica, Associazione Tessilvari, Associazione
industria abbigliamento e maglieria, Associazione nobilitazione tessile,
Asscociazione Cotoniera Liniera]
4
[Moda Industria forma il complesso della filiera a valle e che comprende
abbigliamento, maglieria, accessori e altri prodotti finiti]
12
L’evoluzione delle discipline manageriali e delle tecnologie, la
diffusione dei modelli di management giapponese (just in time
5
,
total quality
6
, lean production
7
) e lo sviluppo di alcune
interessanti esperienze italiane di “reti di imprese”
8
hanno
notevolmente contribuito a modificare l’atteggiamento
precedentemente diffuso nelle relazioni con gli attori esterni e
hanno reso più frequenti e durature le interrelazioni tra i vari
comparti della filiera.
1.1.1.1 IL SETTORE DELLE FIBRE
La fibra è la più piccola componente di un tessuto, ma è anche
quella che gli conferisce colore, peso, solidità e “mano”. Le fibre
5
[espressione inglese che significa "appena in tempo", è una filosofia industriale
che ha invertito il "vecchio metodo" di produrre prodotti finiti per il magazzino in
attesa di essere venduti nella logica pull secondo cui occorre produrre solo ciò
che è stato venduto o che si prevede di vendere in tempi brevi. G. Graziadei,
“Lean Manufacturing”, Hoepli, 2008]
6
[è un modello organizzativo adottato da tutte le aziende leader mondiali e
rappresenta una svolta importante nella gestione della qualità.
Secondo questo approccio, nato in Giappone e diffuso negli Stati Uniti verso gli
anni '50, tutta l'impresa deve essere coinvolta nel raggiungimento dell'obiettivo
(mission). Ciò comporta anche il coinvolgimento e la mobilitazione dei dipendenti
e la riduzione degli sprechi in un'ottica di ottimizzazione degli sforzi. A. Galgano,
“Qualità totale. Il metodo scientifico nella gestione aziendale”, Guerini e
associati, 2008]
7
[Il termine produzione snella (dall'inglese lean production) identifica una
filosofia industriale ispirata al Toyota Production System, che mira a minimizzare
gli sprechi fino ad annullarli. G. Graziadei, “Lean Manufacturing”, Hoepli, 2008]
8
*ne sono esempi il Polo Alta Moda dell’area Vestina di Pescara, il distretto
tessile della Val Seriana di Bergamo, il Distretto tessile Lecchese, il Distretto
dell’abbigliamento Gallaratese in provincia di Varese e il Metaldistretto della
Moda di Milano]
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possono essere naturali, se provenienti dal mondo animale o
vegetale, o chimiche se prodotte dall’uomo attraverso l’impiego
di prodotti esistenti in natura. Le fibre chimiche, inoltre si
dividono in artificiali, che si ottengono da materie prime naturali
chimicamente trasformabili e hanno in genere proprietà
assimilabili alle fibre naturali di origine vegetale ed animale, e
sintetiche, che invece traggono origine da polimeri diversi
ottenuti tramite sintesi chimiche. Il vero vantaggio delle fibre
realizzate dall’uomo rispetto a quelle naturali consiste nel fatto
che possono essere programmate “su misura” in funzione delle
specifiche applicazioni cui sono destinate. Il settore delle fibre,
in particolare chimiche, è, all’interno della filiera tessile, l’ambito
in cui si realizzano le più importanti innovazioni in termini di
ricerca di nuove funzionalità e nuovi materiali, e, quindi, è di
natura capital-intensive, data l’elevata necessità di investimenti
in ricerca, tecnologia, macchinari. Inoltre, negli ultimi decenni, la
questione ambientale ha assunto un peso sempre più rilevante,
comportando per le imprese del settore costi crescenti, derivanti
dal rispetto di normative stringenti su smaltimento e recupero
degli ausiliari chimici utilizzati. Con il termine “mano” di un
tessuto si intende l’insieme di sensazioni che esso provoca
esaminandolo manualmente: comprimibilità, elasticità peso,
conducibilità termica, tatto o attrito superficiale. Si può parlare,
14
più o meno propriamente, di mano rigida, sciolta, più o meno
fine
9
. La possibilità che le innovazioni tecniche arrivino sul
mercato dei prodotti finiti dipende comunque dall’interazione,
nel processo innovativo, con le fasi a valle. Negli anni Novanta si
è assistito a un sorpasso delle fibre chimiche su quelle naturali:
nel 2001 le fibre chimiche rappresentavano il 56,5% delle fibre
presenti sul mercato, oggi la percentuale è salita fino al 62,6%.
Inoltre, sempre negli anni ’90, c’è stato un ulteriore sorpasso per
quanto riguarda i paesi produttori, di quelli in via di sviluppo su
quelli industrializzati. In particolare i più grandi produttori
industriali di fibre sono diventati la Cina e l’India e in futuro
questo trend non farà altro che aumentare. Nel 2020 si prevede
che l’85% del poliestere mondiale sarà prodotto in Cina; nel 2009
la Cina ha dimostrato nuova capacità produttiva per circa 1
milione di tonnellate e un’ondata di ulteriori 1,5 milioni di
tonnellate per il 2010. Anche la produzione di fibre
poliammidiche crescerà raggiungendo i 4,4 milioni di tonnellate
entro il 2020 che le garantirà di mantenere senz’altro il ruolo di
principale produttore mondiale
10
.
1.1.1.2 IL SETTORE TESSILE
9
[M. Rubertelli, M. G. Soldati, “Textile design. Prontuario delle fibre, dei filati e
dei tessuti”, CUSL, 2008]
10
[i dati sono riportati in un articolo del 12-7-2010 sul sito www.sustainability-
lab.net]