INTRODUZIONE
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“Non è il piø forte a sopravvivere, ma è colui che è piø adatto e piø in grado di
adattarsi al cambiamento.” (Charles Darwin)
1
"Lasciatemi affermare la salda convinzione che l'unica cosa di cui dobbiamo
aver paura è la paura stessa." (Franklin Delano Roosevelt, 4 marzo 1933)
2
“Il successo è l'abilità di passare da un fallimento all'altro senza perdere il
proprio entusiasmo.” (Winston Churchill)
3
La decisione di cominciare il mio lavoro con queste citazioni è legata al fatto che
queste, piø di altre, sono particolarmente adatte a quello che è l’intento principale
di questa breve trattazione: provare a sostenere come la capacità di un’impresa di
dotarsi di una solida e efficiente organizzazione e struttura, supportata soprattutto
da un adatto e solido Supply Chain Management, le permetta di superare con
successo anche momenti drammatici come quello rappresentato dalla crisi attuale.
La mia tesi è poi legata nello specifico al concetto di Supply Chain Management e
a tutte le implicazioni che la sua progettazione, implementazione e realizzazione
hanno e possono avere all’interno di un’azienda, in normali condizioni
economiche e in una recessione economica. Molte delle pagine che seguono
saranno quindi incentrate su una specifica e dettagliata descrizione del Supply
Chain Management e della sua importanza all’interno delle aziende. PoichØ però il
tutto è ambientato nell’attuale contesto di crisi, poichØ uno dei concetti che si
1
Origine delle specie per mezzo della selezione naturale, Charles Darwin – 1858.
2
Sito Web: http://aforismi.meglio.it/aforismi-di.htm?n=Franklin+Delano+Roosevelt
3
Sito Web: http://www.aforismario.it/aforismi-facebook-4.htm
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vuole sostenere è come non solo sia sufficiente avere una buona e efficiente
struttura e organizzazione aziendale ma anche, soprattutto in un contesto
altamente variabile come quello attuale, flessibile e facilmente adattabile ai
cambiamenti, e poichØ parte del lavoro è incentrato sulla descrizione della crisi
attuale, mi è sembrato corretto effettuare tre citazioni: la prima è legata a colui che
piø di tutti nella storia dell’umanità ha saputo riconoscere l’immenso e
inestimabile valore della capacità di cambiamento e adattamento ai diversi
scenari, poichØ il mondo è un contesto in continua evoluzione e nessun governo,
esercito, grande uomo o conflitto potrà mai cambiare questa caratteristica
dell’universo intero in cui viviamo e operiamo, ossia Charles Darwin. La seconda
è la citazione di un grande uomo, colui che tanto ha fatto per un paese immenso e
difficile da gestire come gli Stati Uniti d’America, un uomo che ha compreso
come, nella vita quotidiana ma specialmente in situazioni di crisi economica, nulla
può far peggiorare drammaticamente la già critica situazione come la paura e la
diffusione di un senso di paura comune, ossia Franklin Delano Roosevelt. Nella
crisi del 1929 così come in quella attuale, nel momento in cui si è diffuso il senso
comune che le banche avrebbero fatto bancarotta, che le imprese avrebbero chiuso
e che migliaia di posti di lavoro sarebbero andati perduti, le persone hanno avuto
paura, hanno tolto i propri risparmi dalle banche e hanno smesso di spendere; tutto
questo ha accelerato gli effetti devastanti della crisi, e mi è sembrato opportuno
citarlo in quanto Roosevelt è colui che piø ha contribuito al superamento della
Grande Depressione, e perchØ solo la crisi del 1929 è paragonabile a quella
attuale. La terza citazione è piø che altro un augurio personale che mi sento di
effettuare a tutti quanti: c’è chi sostiene che ciò che non uccide, fortifica; il
concetto è lo stesso, e mi auguro che i governi di tutto il mondo, gli uomini
d’affari e le imprese stesse possano utilizzare questa situazione di crisi economica
come un’occasione per rinascere, per migliorarsi e per evitare di commettere in
futuro gli stessi errori. Errare è umano e normale, perseverare è diabolico, e così
come è stato detto e ripetuto da un altro grande uomo, ossia Churchill, si può
sbagliare e si può errare, l’importante è saper imparare dai propri errori e sapersi
sempre rialzare. Tre grandi uomini per tre grandi concetti, che ho deciso di porre
alla base di questo breve e sintetico lavoro. Per quanto riguarda nello specifico il
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motivo di interesse nei confronti dell’attuale crisi economica, da ormai due anni a
questa parte, in ogni tipo di situazione, contesto, discussione o tematica trattata,
nel 90% dei casi si cita, o si sente citare, la situazione di crisi attuale. Sia che si
discuta a un caffè sull’andamento dei negozi nella propria città, sia che si tratti
dell’andamento delle aziende di un determinato paese o settore, sia che si valutino
indicatori quali tasso di disoccupazione o livello di produttività di determinati
paesi, la parola “crisi” in riferimento al contesto attuale, è ormai un requisito piø
che ricorrente. E questo non solo perchØ la crisi attuale si è sviluppata con
dimensioni ed effetti che non la rendono seconda nemmeno a quella, altrettanto
devastante, del 1929, ma anche e soprattutto perchØ la crisi di oggi ha interessato (
e continua a interessare ), non solo l’economia o un determinato settore del
mercato, ma ogni aspetto della società, o meglio, delle società di tutti i paesi del
mondo, in particolar modo di quelle dei paesi piø potenti e ricchi. E l’aspetto che
piø di tutti rende questa crisi così impressionante e spaventevole agli occhi di
chiunque, esperto o meno, economista, giornalista, professore o operaio, è che
questa crisi è iniziata, e su di esso ha avuto i maggiori aspetti danneggianti e
devastanti, nel paese piø potente, influente e ricco del globo, nel paese che funge
da punto di riferimento e da fulcro dell’intero mondo, tanto che ogni governo che
si rispetti lo utilizza come modello da seguire e imitare; questa crisi è partita dagli
Stai Uniti d’America. E come se non bastasse, c’è un’altra caratteristica
drammatica e preoccupante di questa crisi, che la differenzia dalle altre e che la
porta a essere il punto focale di molte discussioni, pubblicazioni e studi: in questa
crisi, per la prima volta in questa misura, le banche, ossia gli istituti piø tutelati
dallo Stato e, teoricamente, piø affidabili, sono fallite, o meglio, lo Stato ha
lasciato fallire 25 banche nel 2008 e 140 nel 2009, ossia in due anni, lo Stato
americano, il piø potente, affidabile, ricco e rispettato Stato del mondo intero, ha
lasciato fallire 165 istituti bancari
4
, ossia quegli istituti che dovrebbero fornire
assistenza e protezione alle persone e alle loro disponibilità finanziarie. Le
persone ripongono i loro risparmi in banca perchØ, in questo modo, possono stare
tranquilli, perchØ così i soldi sono al sicuro; e invece, una crisi di dimensioni e
potenza come quella attuale, non ha lasciato incolumi neanche le banche,
4
Sito Web: http://en.wikipedia.org/wiki/2008_United_States_bank_failures
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specialmente perchØ sono state loro una delle principali cause della crisi stessa. In
un tale contesto, le aziende si sono trovate ad affrontare una situazione singolare e
di una drammaticità preoccupante, e ognuna di esse ha testato il proprio
management, la propria struttura organizzativa e la propria solidità: chi era forte,
ben gestita e ben organizzata, con regole salde, condivise e ben applicate e con
un’organizzazione coerente con il tipo di produzione e un sistema di controllo e
gestione efficiente nel breve periodo ma anche stabile e efficace, ha superato la
crisi indenne, con qualche difficoltà e con riduzioni di fatturato, ma comunque in
una maniera del tutto rispettosa. Poi abbiamo visto le imprese con
un’organizzazione buona, ma correggibile: queste hanno avuto serie difficoltà,
hanno dovuto affrontare seri problemi, ma hanno anche potuto utilizzare la crisi
come opportunità di miglioramento, come occasione per evidenziare e ben
focalizzare i punti deboli della propria struttura e correggerli, o comunque cercare
di farlo; chi è riuscito a migliorarsi, è sopravvissuto, chi ha preferito continuare
per la propria strada e non riconoscere le proprie debolezze e/o la necessità di
modificarsi e adattarsi al nuovo contesto ambientale, è uscito dal mercato o rischia
di farlo molto presto. Quelle imprese che poi non avevano pensato a implementare
sistemi di controllo di un certo tipo, probabilmente neanche hanno avuto il tempo
di visualizzare le proprie debolezze, che già avevano perso quote di mercato e
clientela. Uno dei problemi maggiori di questa crisi è che è arrivata molto
velocemente ed è partita dalle banche; la prima conseguenza di questo aspetto è
che le imprese, grandi, piccole e medie, si sono ritrovate, nel giro di poco tempo, a
non poter piø contare sulle banche e sul denaro da queste concesso. In piø, molte
imprese avevano investito nei famosi titoli emessi sui crediti cartolarizzati ( le
banche hanno concesso mutui ad una clientela non affidabile, li hanno ceduti a
società speciali, e li hanno finanziati tramite l’emissione di titoli molto appetibili a
livello di interessi, ma il cui rimborso era legato esclusivamente al rimborso dei
crediti acquistati
5
– si veda il capitolo 3 per una piø ampia e dettagliata
descrizione del processo ). Fondamentalmente, tutti gli investitori che avevano
acquistato quei Cat Bonds, non sapevano che la restituzione del loro capitale, con
5
Il Mercato Obbligazionario, P.De Vincentis – G.Giappichelli Editore – Torino – 2006.
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l’aggiunta dei relativi interessi, era legata alla capacità di coloro che avevano
ricevuto i mutui dalle banche, di restituire il denaro ricevuto in prestito. Quindi
questi investo tiri ( tra i quali molte imprese ) non si sono visti rimborsare le
proprie cedole, poichØ questa clientela delle banche era incapace di rimborsare il
denaro ricevuto: dal punto di vista delle imprese, questo ha significato
annullamento dei finanziamenti prima presenti e contemporaneo mancato ingresso
di una liquidità certa. In poco tempo le imprese non hanno piø avuto a
disposizione liquidità/finanziamenti per poter acquistare le materie di produzione,
produrre i propri prodotti e/o erogare i propri servizi, pagare i propri dipendenti,
insomma, continuare nella propria attività quotidiana. Chi aveva disponibilità
finanziarie in avanzo e una struttura tale da permettere loro di tamponare queste
mancanze in altri modi, ha potuto andare avanti e limitare i danni; le imprese che
già in condizioni di mercato normali avevano le proprie difficoltà, hanno seguito
il corso delle banche che improvvisamente hanno loro negato i finanziamenti e la
liquidità prima concessa. Quello che quindi ha davvero fatto la differenza in un
contesto come quello che il mondo sta vivendo da piø di due anni, è stata
l’organizzazione che le imprese si erano date, la struttura, il management, i sistemi
di controllo, e tra questi, uno degli aspetti che maggiormente include il controllo e
la buona gestione di tutte le fasi della produzione, dal rapporto con il fornitore alla
soddisfazione del cliente, ossia l’implementazione di un Supply Chain
Management di un certo tipo, adatto al tipo di impresa e realizzato in modo da
permettere all’impresa di avere un vantaggio competitivo in piø rispetto ai
concorrenti, e di mantenerlo nel tempo
6
. Coloro che già precedentemente avevano
riconosciuto l’importanza e il reale vantaggio competitivo di un’organizzazione e
di un Supply Chain Management efficiente e duraturo, hanno potuto continuare
nella loro gestione quotidiana anche quando le banche sono “sparite” e le
difficoltà sono arrivate. Coloro che avevano struttura e strategie di breve periodo,
atte a permettere all’impresa di guadagnare e avere successo nell’immediato,
hanno avuto parecchie difficoltà a sopravvivere. Per questo motivo si è deciso, in
questo lavoro, di mettere insieme questi due aspetti, tra l’atro focali e protagonisti
6
Prentice Hall Custom Business Resources, J.Evans, B.Jones, L.Tangedahl, Pearson – University
of Montana – 2008.
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nelle trattazioni giornalistiche e letterali degli ultimi tempi; infatti, come già
accennato prima, la crisi è ormai da due anni al centro di dibattiti, lezioni, testi,
ecc., in quanto il mondo intero la vive quotidianamente e sotto piø aspetti,
economici, sociali, morali, ecc., dal 2008 ad oggi. E molte sono le trattazioni,
elaborazioni e realizzazioni letterarie che legano la crisi attuale ad un buon Supply
Chain Management: perchØ davvero, se si analizza l’andamento di determinati
settori negli ultimi due anni, apparirà chiaro come molte delle imprese che hanno
saputo mantenere il proprio vantaggio competitivo anche durante la crisi, sono
quelle che avevano un buon Supply Chain Management, sono quelle che hanno
dedicato tempo, denaro e lavoro alla progettazione e realizzazione di un sistema di
Supply Chain adatto, di successo, solido e duraturo nel tempo
7
. Dell Inc., Toyota,
Wal-Mart sono alcuni degli esempi che ci possono dimostrare come un Supply
Chain Management valido, unito ad un’efficiente struttura e a persone valide e
coerenti con la gestione e direzione dell’impresa, permettano alle organizzazioni
aziendali di superare senza troppe perdite anche momenti come quello attuale. Le
imprese citate sono leader nel loro settori anche attualmente, e alcune di questa
hanno addirittura effettuato investimenti di miglioramento in questo periodo: però
sono tra le imprese con i sistemi di Supply Chain piø studiati e invidiati al
mondo, imitati da moltissime imprese
8
. Prima di iniziare a parlare di Supply
Chain Management e di crisi attuale, ritengo opportuno effettuare un brevissimo
paragone tra la crisi del 1929 e quella attuale. Si possono identificare parecchie
differenze tra le due recessioni, tra le quali la diversa tipologia di diffusione
geografica; è vero che anche nel 1929 tutto il mondo ha sentito gli effetti della
crisi, ma la crisi del 1929 è stata la Grande Depressione degli Stati Uniti. Quella
attuale è nata negli Stati Uniti, ma ha travolto il mondo intero, ha avuto effetti così
ampi e devastanti, da interessare quasi ogni paese del mondo, e ha portato al
fallimento non solo di aziende o piccole banche, ma anche di colossi del mercato
finanziario, prima tra tutte la banca di investimenti Lehman Brothers
9
. Nella crisi
attuale, per la prima volta, lo Stato, e non uno stato qualunque, ma gli Stati Uniti
7
Prentice Hall Custom Business Resources, J.Evans, B.Jones, L.Tangedahl, Pearson – University
of Montana – 2008.
8
Prentice Hall Custom Business Resources, J.Evans, B.Jones, L.Tangedahl, Pearson – University
of Montana – 2008.
9
Sito Web: http://en.wikipedia.org/wiki/2008_United_States_bank_failures
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d’America, hanno deciso di non salvare, hanno deciso di lasciar fallire anche
colossi come Lehman Brothers, con l’obiettivo di evitare di trasmettere un
messaggio di sicurezza e salvataggio comune a tutte le altre aziende o società in
difficoltà. Quello che l’America non aveva previsto, e questo spiega la citazione
di Roosevelt, è il senso di paura e incertezza che questo ha diffuso. Se gli Stati
Uniti hanno lasciato fallire un colosso come Lehman Brothers, la situazione
dev’essere davvero seria e drammatica; questo è il messaggio che è arrivato, non
solo all’America ma al mondo intero, con conseguenze drammatiche e devastanti.
Per quanto riguarda le cause, anche queste rappresentano una differenza tra le due
crisi. Causa principale della crisi attuale è il processo legato ai cosiddetti mutui
“sub-prime”, affidamenti che le banche hanno concesso a una clientela non
affidabile, correndo quindi un elevato rischio di non essere rimborsate, rischio che
poi si è rivelato esatto e che si è verificato. Tutto questo è avvenuto in conclusione
di una fase, iniziata nel 2001, con parecchie debolezze/problematiche, tra le quali:
- l’esplosione della bolla dei valori Internet del 2001
- un’elevata inflazione globale
- l’incremento dei prezzi delle materie prime, iniziato nel 2008
- forte aumento del prezzo del petrolio, con picchi record di 147 $ al barile
nel giorno 11 luglio 2008
- crisi alimentare mondiale
- all’aumento del prezzo del grano
Come si può comprendere, il processo del mutui sub-prime ha quindi
rappresentato la goccia che ha fatto traboccare un vaso già pieno da qualche anno.
Per quanto riguarda la Grande Depressione del 1929, come cause principali sono
state identificate le seguenti situazioni:
- forte concentrazione della maggior parte della ricchezza in poche mani
- bolla speculativa sulla borsa ( P/E oltre 30, rialzi del 400% in cinque anni),
la quale aveva perso ogni legame con il mondo produttivo
- salari troppo basso e lavoratori con potere d’acquisto sempre minore
- speculazione, corruzione, falsi in bilancio
- forte squilibrio economico e finanziario
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Nonostante comunque le cause e alcune caratteristiche tra le due crisi siano
differenti, soprattutto poichØ la crisi del 1929 è stata una crisi totalmente
economica, con cause come la speculazione e i falsi in bilancio, mentre quella
attuale è anche e soprattutto finanziaria, poichØ partita dalle banche; un paragone
tra le due è però doveroso, in quanto queste possono essere definite come le
peggiori, maggiori e piø devastanti crisi che l’economia mondiale abbia finora
affrontato.
Entrando nel dettaglio delle tematiche specifiche trattate nel lavoro che segue,
questa breve trattazione è composta da cinque capitoli:
- capitolo 1: vi è una descrizione a livello generale di quello che s’intende
generalmente con il termine Supply Chain Management, andando quindi a
descriverne caratteristiche generali, struttura, e soffermandosi su come
questa area di gestione possa, all’interno di un’azienda, rappresentare il
vero vantaggio competitivo;
- capitolo 2: una volta chiarito cosa s’intende per Supply Chain
Management, nel capitolo secondo ci si sofferma piø in dettaglio su alcune
tipologie di Supply Chain Management, analizzando quindi diverse
strategie di Supply Chain e cercando di mostrare come queste, nella
normale gestione quotidiana e in particolar modo durante una crisi
economica, possano rappresentare la vera differenza tra chi può far bene e
mantenere il successo conquistato anche in periodi critici, e chi invece ne
esce danneggiato o non è nemmeno in grado di salvarsi. In questo capitolo
viene trattato quello che è il cuore di questa tesi, ossia quanto diventi
ancora piø critica e fondamentale la buona e efficiente gestione del Supply
Chain nelle aziende durante una crisi economica;
- capitolo 3: in questo capitolo ci si sofferma sulla descrizione e analisi
della crisi attuale, andando a descriverne la cause, le caratteristiche
principali e le modalità di espansione e diffusione. Si è deciso di dedicare
un intero capitolo alla crisi sia per le ingenti dimensioni e gli effetti
devastanti che questa ha avuto ( e continua ad avere ) sull’economia
mondiale, sia poichØ considerato giustamente l’evento principale
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dell’ultimo decennio, e poichØ l’analisi del Supply Chain qui effettuata è
sulle sue implicazioni in un periodo di recessione economica, e quindi
appariva coerente e doveroso farlo;
- capitolo 4: insieme al capitolo 2, anche questo rappresenta il cuore, in
quanto descrive l’importanza del Supply Chain Management durante una
crisi economica come quella attuale, e riporta tutta una serie di esempi di
aziende che, proprio grazie alle strategie in atto di Supply Chain, non solo
hanno ben superato la crisi, ma hanno anche continuato a guadagnare
quote di mercato e clientela.;
- capitolo 5: viene qui riportato un breve caso pratico, ossia il caso di
un’azienda di Racconigi (Cuneo), la Annibale Viterie SpA, la quale
rappresenta uno dei tanti esempi di aziende che, carenti a livello di Supply
Chain Management, hanno utilizzato la crisi come occasione per
riscontrare le proprie debolezze e migliorarsi, acquisendo successo e
competitività. Si è deciso di riportare questo esempio in quanto gli altri
esempi presenti nella trattazione riguardano tutti aziende multinazionali
che hanno anche durante la crisi confermato il loro vantaggio competitivo
e l’adeguatezza delle strategie applicate. Il caso dell’Annibale Viterie
rappresenta invece l’esempio di come si possa utilizzare
l’implementazione di un efficiente Supply Chain Management per
migliorarsi e superare in maniera positiva una grave e devastante
recessione economica, e inoltre rappresenta un esempio all’interno del
nostro territorio.
Obiettivo quindi di questo lavoro non è solo confermare l’importanza, per
aziende di qualunque tipo e dimensioni, di progettare, sviluppare e sostenere
un efficiente e adeguato Supply Chain Management, il quale già in normali
condizioni economiche rappresenta uno dei vantaggi competitivi delle imprese
di successo, ma anche e soprattutto come questo possa essere utilizzato dalle
imprese come una delle principali e piø efficaci armi con le quali affrontare
una crisi economica, persino una come quella attuale.