Introduzione
Lo scopo di questa Tesi è stato quello di analizzare il mondo nella quale è
inserito l'assistente sociale attraverso la costruzione di discorsi che
prendono le mosse dagli studi fatti in questi anni e dagli studiosi delle
materie di riferimento, che mi hanno concesso di elaborare e definire una
personale idea circa le varie questioni di interesse di questi studi e della mia
futura professionalità. Il lavoro dell'assistente sociale è stato argomentato
attraverso la presentazione di una panoramica della realtà contemporanea.
Dall'osservazione delle politiche sociali adottate dal Welfare State e
passando per la società mediale che rende giustizia al “villaggio globale” di
McLuhan, si è data luce alle relazioni intercorrenti tra i bisogni della
popolazione e le risposte che questi bisogni hanno avuto da parte delle
istituzioni centrali e soprattutto locali.
La realizzazione della stesura dei progetti ha l'obiettivo di tentare di dare
attuazione concreta alle dinamiche attuali creando un collegamento tra il
welfare locale, le giovani generazioni e gli adulti i quali, a loro volta, devono
relazionarsi con i mass media. In questi progetti la figura di rilievo è quella
dell'assistente sociale, la quale con professionalità svolge il compito di
coordinare e guidare la rete.
Nei primi paragrafi del Capitolo I si farà un'ampia descrizione del Welfare
State partendo dal concetto di benessere per arrivare a descrivere
l'evoluzione, i sistemi e le aree che lo compongono, soffermandosi in modo
particolare sullo sviluppo della storia del Servizio Sociale in Italia. Infine verrà
effettuata una panoramica sugli Stati europei e sul servizio sociale
americano che permetterà di fare un confronto ed una riflessione circa le
differenti modalità di azione di questi Paesi rispetto al sistema del servizio
sociale italiano. Successivamente nel Capitolo II, in relazione a quelle che
sono le più attuali e contemporanee, nonché auspicabili metodologie,
ELISA FERRARA, La socializzazione mediale e le forme di prevenzione nel welfare
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procedure e tendenze si descriveranno gli strumenti e le modalità che
l'assistente sociale adopera nelle attività di intervento e sostegno alla
persona.
Nel Capitolo III si analizzerà l'evoluzione delle agenzie di socializzazione,
che oramai devono fare i conti anche con la socializzazione mediale, quindi si
è tentato di dare uniformità a questo complesso di agenzie che avvolgono i
soggetti, sia gli adulti ma soprattutto i minori, poiché questi ultimi, in fase di
crescita, hanno bisogno in modo maggiore di quei punti di riferimento che li
accompagnano lungo il cammino verso l'età adulta. Sono stati analizzati
anche gli effetti che i media determinano sui loro fruitori, fino ad esaminare
forme di aggressività quali il bullismo e, nella più attuale versione, il
cyberbullismo.
Da qui si passerà a riflettere su quella che in codesta tesi viene definita
una società mediale e, successivamente, si vedrà come questa si ricollega al
Welfare e alle politiche sociali alla luce dei cambiamenti avvenuti sia per
l'avvento della così definita società mediale, sia per le innovazioni apportate
nelle politiche sociali, ovvero l'affermarsi del welfare locale.
Nel Capitolo IV verranno esposte procedure differenti per la realizzazione
di un Progetto di intervento sociale. La presentazione di differenti modalità di
stesura per la realizzazione di un Progetto Sociale è necessaria in quanto,
per dare vita ad un progetto effettivamente realizzabile ed efficiente, è
fondamentale seguire un modello collaudato ed affidabile. Inoltre ogni
Progetto si caratterizza per la specificità dello scopo e per l'avere un target
di riferimento e degli obiettivi precisi e quindi sarà necessario scegliere il
modello che più lo rappresenta e che riesca a dar vita ad una serie di
attività proprio così come queste sono state ideate. Nell'ultimo Capitolo,
infatti, si proporrà il “Progetto MediArte”, che è stato proposto utilizzando la
metodologia per fasi, la quale è stata spiegata dettagliatamente nel
precedente capitolo. Questo progetto rappresenta un utile intervento locale
per l'attivazione di una proposta di “recupero” delle relazioni interpersonali in
quanto fondamentali nella vita di ciascuna persona, soprattutto nell'epoca
attuale dove a prevaricare sono i mezzi di comunicazione. Attraverso
l'insegnamento di attività artistiche contemporanee si coinvolgeranno i
giovani a partecipare a queste attività per l'apprendimento di queste arti e,
ELISA FERRARA, La socializzazione mediale e le forme di prevenzione nel welfare
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nel contempo, si realizzerà l'obiettivo di sviluppare tra i partecipanti le
capacità empatiche, le abilità sociali, ed un senso di appartenenza al gruppo,
risorse queste che altrimenti non si potenzierebbero ma, al contrario,
andrebbe gradualmente a spegnersi. La scelta delle attività è caduta su
tipologie specifiche di forme artistiche particolari, che saranno insegnate
proprio da coloro che queste arti le hanno imparate “sulla strada”, e dunque
queste arti sono proprio l'espressione di un bisogno di comunicare tramite il
corpo, attraverso la musica e la voce, attraverso il contatto con il territorio
e con la comunità dei pari. Lasciando libera l'interpretazione e liberando le
emozioni si crea una connessione tra questi elementi che costituiscono
l'attività artistica, è attraverso e grazie all'audacia di giovani ragazzi che
hanno perseverato nell'esercizio e nel quotidiano allenamento che si è
affermata la cultura hip hop che si esprime attraverso le forme artistiche
della breakdance, della musica (soprattutto lo stile rap che, nella storia
rappresenta proprio un movimento culturale nato dai ceti sociali meno
abbienti), della pittura sui muri (quando questa non sfocia in atti di
vandalismo, ma non è quest'ultimo il significato che viene dato a questa
forma di espressione in questa sede). Scegliendo queste attività si è certi di
coinvolgere tutti i ragazzi, anche quelli con maggiori remore o con difficoltà
di tipo sociale, affettivo-relazionale, poiché sono attività di impatto diretto e
coinvolgenti, le quali vengono insegnate da giovani che hanno imparato
queste arti da autodidatta, hanno vissuto anche loro le difficoltà della
crescita. Tutto questo si ritiene essere fonte di attrazione per i ragazzi. A
questo Progetto è stata data ulteriore prosecuzione con l'attività di
creazione di un Social Network da parte dei partecipanti, i quali saranno in
tal modo nuovamente protagonisti di una serie di attività multimediali ed
interattive.
Il proseguimento del Progetto attraverso il Progetto Scuola “Una rete
sociale per la rete mediale” ha l'obiettivo di intervenire attraverso la scuola
per migliorare il rapporto nelle famiglie nella relazione tra i genitori, i figli e la
fruizione dei media. Lo scopo è quello di istruire ad un rapporto corretto
dell'utilizzo del computer, di Internet e dei suoi pericoli, attraverso la
partecipazione dei genitori. Contemporaneamente si potenzierà la funzione
della figura genitoriale come punto di riferimento per i bambini e per i
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ragazzi, riducendo la distanza tra le generazioni che i mass media hanno
determinato.
In entrambe i progetti il target di riferimento è quello preadolescenziale e
adolescenziale e la scelta è stata determinata dal desiderio di proporre delle
attività di intervento per una fascia minorile che ha visto finora davvero pochi
interventi a sé mirati e questo a causa della difficoltà che effettivamente si è
riscontrata essere insita proprio in questo periodo di crescita. L'utilizzo della
musica, del ballo e della pittura, sotto una chiave tanto più moderna quanto
di rapido imprinting, sembra essere un mezzo divertente e dunque efficace
per l'obiettivo da raggiungere. Allo stesso modo organizzare incontri,
attraverso la scuola, per discorrere circa le modalità di comunicazione del
computer e di Internet e per valutare le modalità di approccio a questa
comunicazione mediale, sia in riferimento ai ragazzi sia verso i genitori,
permette di sviluppare una meta-comunicazione valida, che apre le porte al
dialogo e ad una maggiore integrazione tra le agenzie di socializzazione
tradizionali con quelle moderne e interattive.
Capitolo I
Il Welfare State
1.1 Benessere
Di primo impatto potrebbe sembrare superficiale esprimere delle
osservazioni sul concetto di “benessere”. Ma non bisogna dimenticare che
proprio le attività svolte dallo Stato e dai singoli privati
1
sono volte al
soddisfacimento di un interesse collettivo, esse affondano le radici proprio
nella realizzazione del benessere della comunità. Non va dimenticato
l'articolo 32 della Costituzione che tutela il diritto della salute come diritto
dell'individuo e della collettività; esso è un diritto sociale ed in quanto tale
gode di originarietà, astrattezza, espansività, indisponibilità. Difficile negare
quanto questo diritto alla salute sia assimilabile ad un concetto di benessere
verso la quale tendono tutti gli individui.
La definizione di benessere è ampia. Si può parlare di benessere in
termini individuali e collettivi, in senso oggettivo e soggettivo, secondo la sua
natura dinamica e materiale. Ciascun individuo aldilà dei bisogni primari quali
nutrirsi, dormire, ecc. ha delle proprie esigenze le quali, se non vengono
soddisfatte, portano alla persona un senso di insoddisfazione, di non
realizzazione. Il significato di benessere inteso in questo senso è un
benessere strettamente intimo, che si ricollega a degli elementi fisici e
caratteriali della persona la quale si contraddistingue da qualsiasi altro
individuo proprio per queste caratteristiche. Questo è un benessere
soggettivo, individuale, che non si preoccupa di includere anche la collettività
che potrebbe anche subire uno svantaggio a seguito di certe decisioni e
comportamenti individuali dettati dall'interesse esclusivo di un singolo.
1 Tra i soggetti che erogano servizi ai cittadini sono stati inclusi anche i privati facendo
riferimento a quelle attività svolte per la realizzazione di interventi di interesse collettivo
dalle aziende speciali strumentali degli Enti, nonché società di capitali a capitale misto
pubblico-privato ed a capitale interamente pubblico, secondo le vigenti normative.
ELISA FERRARA, La socializzazione mediale e le forme di prevenzione nel welfare
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Dunque qui si viene ad accavallare il benessere individuale con quello
collettivo. È necessario fare anche un'altra valutazione: quali sono gli
interessi, i bisogni che possono essere considerati come oggettivi e quali,
invece, sono i bisogni considerati come soggettivi per la realizzazione di un
benessere individuale? E quali, tra le azioni volte alla realizzazione del
benessere dell'individuo e della collettività intera, sono di effettiva
competenza dello Stato? Nella realizzazione di un intervento per il
soddisfacimento di un bisogno, tanto soggettivo quanto oggettivo, tanto
individuale quanto collettivo, la conditio sine qua non è l'azione. È l'azione a
determinare un cambiamento. Essa è tanto più efficace quanto più viene
effettuata da chi vuol vedere realizzato il proprio benessere. In questo caso
parliamo di autodeterminazione. È chiaro che, nel contesto di una situazione
critica, è necessario l'intervento esterno per determinare un miglioramento
delle condizioni meno favorevoli in cui si può trovare una o più persone. Ma
questo intervento esterno deve essere il mezzo e non il fine per la
realizzazione del benessere. Il fine è sì il benessere, ma un benessere
ottenuto principalmente attraverso la ri-valutazione delle risorse che
ciascuna persona ancora ha dentro di sé e intorno a sé. L'obiettivo più alto
deve essere lo sviluppo delle potenzialità della persona in difficoltà, bisogna
cercare di realizzare (nel limite del possibile) l'autorealizzazione,
l'autodeterminazione
2
. Sono questi gli elementi salienti che possono
realmente realizzare la percezione del benessere nei singoli individui. La
realizzazione dei propri bisogni con le proprie energie, con un investimento
di sé nella propria vita. Dall'impegno di ogni singolo individuo si può verificare
la realizzazione di un benessere oggettivo e collettivo. In questo modo si
realizza un benessere che in sé accoglie sia il concetto individualistico dello
stare bene con se stessi e con il mondo circostante, sia il benessere sociale,
di tutti. Le professioni sociali, che hanno l'arduo compito di “risollevare le
sorti” dei soggetti che vertono in situazione di bisogno, realizzano il loro
lavoro proprio sulla base di questi concetti. Il loro intervento è necessario
2 Folgheraiter F. - Teoria e Metodologia del Servizio Sociale. La prospettiva di rete. Franco
Angeli, Milano, 2002. p. 130.
ELISA FERRARA, La socializzazione mediale e le forme di prevenzione nel welfare
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tanto per la collettività quanto per il singolo. L'azione è finalizzata al
raggiungimento di autonomia ed autorealizzazione da parte della rete, una
rete composta dal singolo (o dagli individui che necessitano di sostegno) e
da tutti coloro che costituiscono il mondo circostante. La rete costituisce il
fulcro del cambiamento verso una percezione piena della positività della vita
propria e di quella degli altri.
L'assistenzialismo, come metodica di intervento, è stata ormai superata.
1.2 Il Welfare State
Per descrivere il Welfare State può essere utile iniziare facendo
un'osservazione riguardo le lungodegenze alle quali venivano sottoposte le
persone con problematiche e difficoltà di ordine mentale: la chiusura delle
strutture manicomiali, ottenuta con legge n. 180/78, ha dimostrato quanto
inefficace e lesivo sia stato l'utilizzo di queste strutture per la cura e la
riabilitazione dei soggetti affetti da disturbi della psiche. L'inefficacia di questi
sistemi si realizza proprio dalla ratio che li ha posti in essere: fornire
un'assistenza standardizzata e generica ai malati, un'assistenza priva di
sfumature ad hoc specifiche e messe in pratica “caso per caso”
3.
L'osservazione appena effettuata è solo uno spunto da cui partire per
spiegare il motivo del cambiamento avvenuto gradualmente lungo il corso
degli anni e che ha portato alla de-istituzionalizzazione dei servizi e degli
istituti di ricovero. Basti pensare al cambiamento verificatosi nella struttura
della Pubblica Amministrazione a seguito del decentramento
amministrativo, realizzato con L. 59/97 (nota come Legge Bassanini): gli
enti locali hanno acquisito autonomia nello svolgimento delle funzioni e dei
compiti amministrativi e questo secondo l'ottica che i servizi possono
essere realmente adeguati alle esigenze dei cittadini solo se ad erogarli
sono le strutture a loro più vicini, le quali sono in grado di conoscere i bisogni
e le caratteristiche della comunità del territorio. Ancora si può considerare il
Piano di zona, legittimato con legge-quadro 328/00, strumento atto
3 Ibidem
ELISA FERRARA, La socializzazione mediale e le forme di prevenzione nel welfare
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all'individuazione degli obiettivi strategici inerenti le priorità di intervento e gli
strumenti per la loro realizzazione, ecc.. Questi sono solo alcuni dei
cambiamenti importanti che si sono verificati nel tempo e che danno peso e
concretezza al bisogno di particolarismo e individualizzazione dei servizi alla
persona.
La realizzazione più profonda di questa de-istituzionalizzazione si è
realizzata con il servizio di cura domiciliare, grazie al quale si realizzano
prestazioni differenziate e proprio “ad personam” (cura della persona,
trasporto, compagnia, supporto, terapie, svolgimento di commissioni). Il
community care
4
è perseguito come approccio e metodologia di lavoro da
molti Paesi, specialmente dalla Gran Bretagna, presso la quale ha ottenuto
riconoscimento formale con il Community Care Act nel 1990. E' chiaro che i
livelli di personalizzazione dei servizi raggiunto nel paese anglosassone è
difficile da ottenere anche nella nostra realtà, sia per la lentezza solita con il
quale si verificano i cambiamenti, sia per l'approccio realizzato ancora con
strumenti assistenzialisti che non possono garantire un servizio personale
ma al massimo individualizzato, e la differenza in tal senso è sottile, ma c'è.
In termini più ampi si proseguirà svolgendo una panoramica complessiva
di tutto ciò che rientra nel concetto di Welfare State.
Le politiche sociali, in linea generale, possono essere definite come corsi
di azioni volti a definire norme, regole e standard in merito alla distribuzione
di certe risorse e opportunità considerate rilevanti per le condizioni di vita e
quindi devono essere garantite dallo Stato
5
. A questa responsabilità assoluta
dello Stato però si è dato un taglio meno monopolistico e più volto verso la
realizzazione di una libera concorrenza che, nell'ottica sociale, realizza
appieno la necessità di maggiori servizi tra loro diversificati ed un maggiore
impegno di solidarietà da parte della collettività. Questa riduzione del carico
dello Stato si è realizzato grazie all'introduzione del Terzo Settore, un settore
nella quale vengono a concentrarsi tutte quelle ONLUS, cooperative sociali,
fondazioni, associazioni ecc. che integrano l'operato degli enti e realizzano
così il Welfare mix. È chiaro che lo Stato resta comunque il regolatore che
4 Ibidem
5 Ferrera M. - Le politiche sociali, Il Mulino, Bologna, 2006, p. 12.