Introduzione
12
Necessità di una base metodologica solida
Si è mostrata subito la necessità di una solida base metodologica, e per tale
motivo ci si è soffermati con particolare attenzione su questo punto. L’analisi
della performance di una organizzazione come quella delle Comunità Europee
imponeva non pochi quesiti. La soluzione è stata trovata nell’applicazione di un
orientamento multidisciplinare al problema, e l’utilizzo di un approccio
sistemico che ha permesso l’utilizzo del bagaglio di conoscenze che le singole
Scienze Sociali portano, evitando le preclusioni di taluni approcci dogmatici.
La base metodologica scelta ha portato ad una lunga disamina dei problemi
legati alla identificazione ed alla definizione dei concetti cardinali, quali quelli
di: Sistema, Organizzazione, Processo, Azienda; ed alla definizione delle classi di
portatori di interessi cui riferire l’intero ambito valutativo.
Una seconda importante parte è dedicata allo studio della letteratura che
riguarda la valutazione intesa come disciplina a sé stante, che racchiude in sé le
esperienze di molte branche diverse, e che, mentre in altre parti del mondo ha
già trovato una sua indipendenza scientifica, in Italia stenta ancora ad
affermarsi. La definizione dei concetti principali della valutazione è stata
pertanto necessaria, in quanto ci si è spesso trovati di fronte alla necessità di
una scelta di campo, non esistendo ancora un complesso definitorio
universalmente condiviso. Si è attinto, anche in questo caso, a numerose
discipline, comprese l’ingegneria gestionale e l’urbanistica, oppure al campo
della cooperazione allo sviluppo, dove l’utilizzo di pratiche valutative affermate
consentiva un più rapido accesso agli strumenti necessari all’indagine
Il cambiamento come prospettiva dinamica di studio
Il tutto ha permesso di identificare un concetto chiave che rimarrà il filo
conduttore per il presente lavoro. Il concetto di cambiamento sta alla base
dell’interpretazione dinamica della valutazione, che è intesa, appunto in
conseguenza dell’analisi metodologica, non come fotografia dell’esistente, ma
come metodo di comparazione dei risultati con gli obiettivi passati e futuri in
una prospettiva di miglioramento funzionale dell’Organizzazione.
La valutazione ha senso se è fatta per cambiare, e su questa base che si
muoveranno gran parte delle nostre considerazioni.
Introduzione
13
L’Unione Europea: oggetto di Studio
L’Unione Europea è definita come il nostro oggetto di studio. Subito si
impone però la necessità di identificare i concetti principali. In particolare va
fatta una distinzione tra Unione Europea (intesa come il complesso degli Stati
Membri che la costituiscono), Comunità Europee (intese come l’insieme delle
istituzioni stabilite con il Trattato CECA e col Trattato di Roma e loro
modificazioni), Commissione Europea (Organo esecutivo delle Comunità
Europee, ma anche, in senso ampio, il complesso amministrativo alle
dipendenze dei commissari, stabilito per la realizzazione degli obiettivi
dell’Unione). Il quadro legale spesso non aiuta a comprendere tale distinzione e
per questo è stato necessario inquadrare brevemente il percorso storico di
integrazione europea.
L’analisi del processo decisionale relativo alla funzione finanziaria
dell’Unione, permette di avere già una visione piuttosto dettagliata degli
sviluppi, attraverso un’analisi dei suoi meccanismi finanziari, del Regolamento
Finanziario delle Comunità, delle prospettive finanziarie e dello studio della
cooperazione interistituzionale in materia di bilancio.
La dinamica del cambiamento - l’Agenda 2000
Come si è visto, dietro il complesso del presente lavoro esiste una prospettiva
di cambiamento. Ed in tale prospettiva si situa l’analisi del più importante
cambiamento nell’attuazione delle politiche comunitarie, che passa sotto il
nome di Agenda 2000. Data l’attualità del problema, era necessaria una
trattazione adeguata che ha richiesto tempo e spazio, anche in considerazione
del fatto che la conversione dell’Agenda 2000 in norme giuridiche è ancora in
evoluzione. Un esame dei singoli regolamenti attuativi mostra i singoli
cambiamenti nei vari settori presi in esame, dall’Agricoltura ai Fondi strutturali,
dalla Pesca ai meccanismi di pre-accessione.
Valutazione: il sistema delle entrate
Una prima prospettiva valutativa, essenzialmente di tipo economico, riguarda
il sistema delle entrate. Il processo è stato definito come trasformazione
controllata di risorse, e pertanto presume l’esistenza, appunto, di tali risorse. La
trattazione dell’evoluzione del sistema di finanziamento dell’Unione, si spinge
fino ad una valutazione di tutta una serie di problematiche legate alle Risorse
Introduzione
14
Proprie, ossia alla gran parte dei finanziamenti delle Comunità. L’analisi è
effettuata rispetto ai criteri individuati dal regolamento finanziario
(Adeguatezza, Equità, Autonomia Finanziaria, Efficienza rispetto ai costi,
Trasparenza e semplicità), e porterà alla conclusione che una riforma è
necessaria. L’analisi si spinge anche ad affrontare la tematica del problema degli
squilibri di bilancio, e dell’impatto che l’Agenda 2000 avrà sulla risoluzione di
tali squilibri. La necessità di un’analisi del metodo di calcolo dei saldi di bilancio
di livello nazionale, ha imposto ulteriori considerazioni riportate in appendice.
Vengono anche discusse le possibili opzioni di riforma, anche se le decisioni
del Consiglio di Berlino del marzo scorso (pure riportate in appendice),
“congelando” per il momento il discorso della riforma delle Risorse Proprie,
portano all’inattuabilità di molte delle proposte comunque presentate.
Il Lavoro Svolto
Un’analisi dinamica non può prescindere dal lavoro svolto. L’immensa mole
di valutazioni effettuate dalla Commissione nell’ambito dei suoi programmi di
valutazione istituzionale è stata analizzata, al fine di mostrare la parzialità di
analisi pure, nello specifico, condotte con metodologie corrette ed adeguate.
Una serie di problematiche metodologiche si sono pure proposte, verranno
brevemente trattate al fine di completare la panoramica sul lavoro svolto.
Una proposta valutativa
Tutto questo lungo itinerario serve però ad un unico fine, introdurre una
proposta valutativa che si incardini su tre profili di analisi: Qualità, Efficienza ed
Efficacia. In proposito, la realizzazione di una indagine a mezzo questionario nei
servizi della Commissione, ha mostrato come la Qualità, pur percepita come
fattore positivo dalla totalità degli intervistati, non trova però una espressione
sufficiente negli obiettivi della Commissione. Lo sviluppo del concetto di qualità
nella pubblica amministrazione ha del resto imposto la necessità di una
applicazione anche al settore pubblico di tali concetti, altrimenti limitati ai
settori industriali.
Il profilo dell’Efficienza e dell’Efficacia vanno visti da una prospettiva
generale di sostanziale innovazione, al fine di permettere una visione globale di
valutazione, piuttosto che una serie di valutazioni limitate ad ambiti specifici. Si
è dimostrato che una valutazione globale non è la semplice somma di tante
Introduzione
15
valutazioni settoriali, in quanto deve tenere conto di obiettivi più generali.
L’introduzione del concetto di Valore Aggiunto Europeo offre poi uno
strumento anche numerico di valutazione proprio rispetto agli obiettivi generali
di integrazione europea, anche se riferiti ad una analisi comunque parziale del
tipo costi - benefici.
Linee di sviluppo futuro
Il cambiamento deve dare attenzione al passato, ma può anche tentare di
sondare il futuro con opportune tecniche già sperimentate. In questo senso, si è
condotta una indagine per lo sviluppo di uno scenario desiderabile di sviluppo
futuro basato del metodo Delphi. In sostanza, attraverso una serie di interviste
ripetute ad un gruppo di esperti, si è potuto verificare l’accordo di tali esperti su
alcune incognite anche di tipo politico, relative a sviluppi futuri nella gestione
dei fondi. I risultati dell’indagine sono molto interessanti, e portano ad
individuare un problema di fondo essenziale, uno stacco tra il processo di
integrazione europea e la volontà politica che dovrebbe supportare tale
processo. Si tratta certamente di scenari possibili, plausibili, desiderabili non
necessariamente realizzabili, ma che indicano una strada di cui si deve tener
conto.
Indice delle Abbreviazioni
16
INDICE DELLE ABBREVIAZIONI
Nel testo sono state talvolta utilizzate abbreviazioni, per evitare inutili
ripetizioni di concetti.
3E Concetto che raggruppa i tre
criteri valutativi di Efficienza,
Efficacia ed Economicità.
AMST Trattato di Amsterdam
APE Atto Relativo all’elezione dei
rappresentanti nel Parlamento
europeo e suffragio universale
diretto.
GUCE L 278 dell’8.10.1976
APQC American Productivity &
Quality Center
AUE Atto Unico Europeo
GUCE L 169 del 29.6.1987
CEE Trattato sulla Comunità
Economica Europea (Trattato
di Roma)
GUCE Gazzetta Ufficiale delle
Comunità Europee
PdB Progetto di Bilancio
RFI Regolamento Finanziario del
21 dicembre 1977. Le
modifiche approntate sono
specificate in nota.
TFI Trattato che modifica alcune
disposizioni finanziarie dei
trattati che istituiscono le
Comunità europee e del
Trattato che istituisce un
consiglio unico e una
Commissione unica delle
Comunità europee.
GUCE L 359 del 31.12.1977
TFU Trattato che Istituisce un
Consiglio Unico ed una
Commissione Unica delle
Comunità Europee (Trattato di
Fusione degli Esecutivi)
GUCE 152 del 13.7.1967
TQM Total Quality Management
TUE Trattato sull’Unione Europea
(Trattato di Maastricht)
GUCE C 191 del 29.7.1992
Cap. 1 - Introduzione Metodologica
17
1. INTRODUZIONE METODOLOGICA
1.1 Introduzione alla Prospettiva Sistemica
Indicazioni Preliminari
Una delle Rivoluzioni Scientifiche forse più importanti del XX secolo è
stata l’introduzione, nelle analisi scientifiche specialmente delle “scienze
umane”, dell’approccio sistemico, in gran parte derivato dalla cosiddetta
“Teoria Generale dei Sistemi”.
Le rivoluzioni scientifiche
Ma cosa s’intende per rivoluzione scientifica? Il concetto è entrato nella
moderna discussione epistemologica, in particolar modo grazie all’opera di
Kuhn [1970] che distingue nel processo di avanzamento e sviluppo
scientifico, due fasi: di scienza rivoluzionaria e una di scienza normale [1976].
Funzione di quest'ultima sarebbe, appunto, il ricondurre le anomalie del
paradigma derivato da una rivoluzione scientifica entro il paradigma stesso1.
Nel passato è stato “Rivoluzione scientifica”, l’affrancamento delle varie
discipline sociali dalla Filosofia e dai discorsi etici dei “padri filosofi” che
continuarono a caratterizzare ancora per qualche tempo le Scienze Umane2.
Il percorso, tutt'altro che agevole, ha portato al distaccamento delle varie
Scienze Sociali dal complesso filosofico-etico-religioso. Iniziando da
Machiavelli, che distacca da ciò l’Azione Politica3, e a Descartes, che inizia a
dare (o forse ripropone) un ordine organico al pensiero umano, attraverso il
suo «Metodo», offrendo quindi uno dei presupposti indispensabili
all’affrancamento scientifico, attraverso ancora Galilei (distaccamento
1
Per una visione introduttiva alla problematica epistemologica nelle scienze sociali, cfr.
Fisichella [1988], pp.13-45. Di notevole importanza, a questo proposito, sono le trattazioni di
Karl Popper (cfr. ad esempio: Logica della Scoperta Scientifica, Einaudi, Torino, 1970;
Congetture e Confutazioni, Il Mulino, Bologna, 1972; Poscritto alla Logica della scoperta
Scientifica, Il Saggiatore, Milano, 1984) o quelle di Feyerabend (cfr. Contro il Metodo. Abbozzo
di una Teoria Anarchica della conoscenza, Feltrinelli, Milano, 1984), o ancora il contributo di
Weber (cfr. Il metodo delle scienze storico-sociali, Einaudi, Torino, 1966).
2
Il discorso vale anche, in parte, per le scienze ‘esatte’.
3
Che però non diventerà ancora ‘Scienza’.
Cap. 1 - Introduzione Metodologica
18
Scienze ‘Esatte’), giungendo infine agli Economisti inglesi del XVIII secolo,
veri pionieri delle scienze sociali.
La separazione delle Scienze Umane
Tutto questo è parte di un processo di separazione analitica che porta alla
creazione di un gruppo di scienze che hanno tutte come oggetto l’uomo, visto
nei suoi vari elementi. Ecco quindi apparire la classica differenziazione tra
Sociologia, Scienza Politica, Antropologia, Economia, Psicologia, etc. .
La grande rivoluzione odierna introdotta dall’approccio sistemico, sta
proprio nell’essere riuscito ad offrire una nuova base comune a queste
esperienze scientifiche, attraverso la rielaborazione di concetti comuni a tali
scienze.
La Teoria Generale dei Sistemi
E' stato il fondatore della Teoria Generale dei Sistemi, Ludwig von
Bertalanffy, un biologo, preoccupato per la eccessiva
"compartimentalizzazione" delle scienze, ad elaborare [1956, 1962, 1973] una
Teoria che potesse in qualche modo offrire una base di comprensione
comune. «Bertalanffy ed i suoi collaboratori sostenevano che certe idee di
carattere generale possono essere applicabili ad un vasto spettro di
discipline» [Scott 1992, p.105]. Come biologo teorico, egli rivolge la sua
critica sia al vitalismo che al meccanicismo, sostituendo la sua visione,
secondo la quale gli organismi viventi vanno considerati come sistemi
complessi, dotati di proprietà specifiche [Bertalanffy, 1950]. Se è vero che tali
proprietà esistono per gli organismi viventi, è anche vero che vi sono
proprietà generali comuni a tutti i sistemi. Su questa base si viene a formare
la Teoria Generale dei Sistemi, che egli propose come base per ricondurre ad
unità tutte le scienze.
Fallita in quanto utopia di unificazione del sapere, la T.G.S. assume però il
ruolo di ipotesi euristica per molte discipline diverse4.
4
Per una rassegna degli sviluppi della Teoria Generale dei Sistemi, vedi anche Giorio, [1990
p.23 e sg.] e Scott [1992, p. 106 e sg.].
Cap. 1 - Introduzione Metodologica
19
La Classificazione di Boulding
Nel 1956 Boulding introduce, in un articolo apparso sulla rivisita
«Management Science» una classificazione dei sistemi.
[Vedi schema pagina seguente]
Cap. 1 - Introduzione Metodologica
20
a) Sistemi Fisici
− Schemi Sistemi costituiti di strutture statiche come la disposizione degli atomi in un
cristallo.
− Meccanismi Sistemi dinamici semplici con moto predeterminato, come un orologio od un
sistema solare.
− Sistemi Cibernetici Sistemi capaci di autoregolazione secondo un obiettivo o un criterio
prescritto dall’esterno come un termostato
b) Sistemi Biologici
− Sistemi Aperti Sistemi Capaci di automantenimento sulla base di risorse ambientali, come
la cellula.
− Sistemi a Crescita Programmata Sistemi che si riproducono non per duplicazione, ma producendo semi o uova che contengono istruzioni prestabilite per lo sviluppo.
− Sistemi ad Immagine Interna
Sistemi capaci di consapevolezza dettagliata dell’ambiente, in cui
l’informazione è ricevuta ed organizzata in una immagine o struttura
cognitiva dell’ambiente nel suo complesso; è il livello a cui si situano gli
animali
c) Sistemi Umani
− Sistemi che trattano simboli Sistemi che possiedono coscienza e sono pertanto capaci di utilizzare un
linguaggio. Gli uomini funzionano a questo livello.
− Sistemi Sociali Sistemi pluricefali composti da soggetti al livello sette con un ordine sociale
ed una cultura comuni. Le organizzazioni sociali operano a questo livello.
d) Altri Sistemi
− Sistemi Trascendentali Sistemi composti da «Assoluti ed Inconoscibili», inevitabili
tav. I Classificazione dei Sistemi secondo Boulding [1956]
Egli identifica nove tipi di sistemi [vedi tav. I]. I primi tre, sono sistemi
fisici, la cui caratteristica è di essere, generalmente chiusi, ossia non in
contatto diretto con l’ambiente esterno. Gli altri (Biologici ed Umani), sono
sistemi Aperti, ossia sistemi in cui l’interscambio con l’ambiente assume una
importanza notevole. Boulding aggiunge il livello 9 per lasciare aperto la sua
classificazione a possibilità altrimenti non ricomprese.
Cap. 1 - Introduzione Metodologica
21
Ebbene, l’intuizione di Boulding risiede nell’aver costituito la sua
classificazione sul modello delle scatole cinesi. Infatti, sebbene i nove livelli
possano essere distintamente identificati ed associati con specifici sistemi
esistenti, non significa che essi si escludano a vicenda. Anzi, ogni sistema
superiore ricomprende le caratteristiche di quelli inferiori, aggiungendo
alcune caratteristiche nuove. Pertanto è ad esempio analizzabile un sistema
di livello 8 come Schema, come Meccanismo o come Sistema Cibernetico. Ed
è Boulding stesso ad affermare che le ricerche sociali (al tempo in cui lui
scriveva), si situavano ai livelli 2 e 35. In definitiva, dunque, Boulding riesce a
definire una tipologia elementare in cui tutte le scienze sociali (e non solo)
possono riconoscersi, e nelle quali è possibile ritrovare anche elementi per
una nuova interdisciplinarietà di approccio.
Sintesi sull’Approccio Sistemico
In conclusione, l’approccio sistemico è da considerarsi rivoluzionario per
la sua capacità di modificare la mentalità scientifica. Lo studioso che non è
più incapsulato nel suo Universo Privato, non è più intrappolato nel suo
“bozzolo” [Bertalanffy, 1956], può riuscire ad allargare la sua prospettiva,
ragionando in termini di Sistemi aperti all’ambiente (e quindi influenzabili da
molteplici variabili), senza per questo rinunciare alla scientificità del suo
studio. La limitazione del campo d’azione e delle variabili di sistema quale
garanzia di scientificità ha segnato in modo molto dubbio svariati tipi di
ricerca. La risposta sistemica a questo problema è un nuovo rapporto
paritetico fra le scienze (specialmente quelle umane), grazie ad un impianto
comune.
1.2 Definizione del concetto di Organizzazione.
Tenendo in mente lo schema d’analisi di Boulding, tenteremo ora di
ritrovare i modelli e gli strumenti che serviranno alle nostre analisi
successive.
5
Mentre oggi, secondo quanto afferma Scott [1992], giungiamo ad un livello 4 di analisi. C'è
da dire che vi è chi ritiene che tale tipo di analisi frammentaria, si un limite [Morin, 1977]. Il
punto è che non bisogna dimenticare che il tipo di analisi di cui sopra è comunque parziale,
certo probabilmente utile nel tentativo di semplificare i fenomeni di cui si studia, ma ciò non
fornisce mai una analisi completa del sistema.
Cap. 1 - Introduzione Metodologica
22
Campi di studio
L’organizzazione è uno dei più importanti oggetti di studio delle Scienze
Umane. Che si parli di Mercato, di Impresa, oppure di Gruppo Volontaristico,
il fenomeno organizzativo pervade tutte le scienze sociali moderne. Il tutto,
senza che tale sviluppo organizzativo risultasse essere traumatico per la
nostra civiltà.
L’affermazione del modello organizzativo, dell’Organizzazione nelle sue
molteplici forme, ha causato una Rivoluzione analizzabile a posteriori, ma
non avvertita in itinere6.
In questo senso, è interessante notare il parallelo che Scott fa con la Teoria
dei Media di McLuhan. Infatti, egli dice:
In primo luogo, come i Media, le organizzazioni rappresentano una
estensione di noi stessi. Le organizzazioni possono raggiungere degli
obiettivi che sono al di là delle possibilità di un qualsiasi individuo da
solo [...]. Ma concentrare l’attenzione su ciò che le organizzazioni fanno
può nascondere ai nostri occhi gli effetti sostanziali, ma più
difficilmente individuabili, che si producono per il fatto che le
organizzazioni sono i meccanismi - i media - grazie ai quali quei fini
sono realizzati.[Scott 1992, p. 247]
Definizione provvisoria
Si consideri ora, una definizione di “Organizzazione” in senso
aziendalistico. Per l’Economia Aziendale l’Organizzazione (talvolta viene
utilizzato il termine, equivalente, di «Istituto») non è nient’altro che la
struttura formale volta al raggiungimento di un determinato fine o scopo,
nata per sopperire alle carenze umane (‘durata’ fisica etc.).[Airoldi, Brunetti
e Coda, 1994, p.16 e sg.]. Il concetto di una struttura organizzativa formale, si
lega al concetto di Tecnologia [Gallino 1994, p.179 e sg.]. Ma non possiamo
considerare la definizione data come esauriente.
6
Cfr., ad esempio, Lindblom [1979], il quale afferma, a proposito della sostituzione delle
Società di Capitali alle imprese familiari:
Una Rivoluzione che non ha suscitato molti fermenti e cui non si è certo opposta
resistenza, per la quale non sono state innalzate bandiere e che tuttavia ha trasformato
la nostra esistenza proprio in questi decenni durante i quali, a dispetto di quanto stava
accadendo, in America e in Europa si è invece continuato a discutere di socialismo,
populismo, clericalismo, cartismo, colonialismo. Questa rivoluzione resta un
monumento al divario fra ciò che gli uomini credono di progettare e il mondo che
stanno in realtà costruendo
7
Il corsivo è mio.
Cap. 1 - Introduzione Metodologica
23
Termini definitori
Possiamo provare a definirla come «sistema di attività ordinate al
raggiungimento di uno scopo» [Aldrich e Marsden 1988], ma vediamo
immediatamente come questa sia un’affermazione ancora troppo generica. Il
problema principale sembra essere legato, da un lato alla diversità di “tipi” di
Organizzazioni esistenti, dall’altro alla continua evoluzione dei metodi e dei
concetti sottostanti alla ricerca, sia essa economica, sociologica o altra.
Prospettive di Studio
Seguendo Scott [1992], possiamo dire che le prospettive di studio sulle
Organizzazioni si suddividono in almeno tre categorie:
1. Coloro che vedono le organizzazioni come Sistemi Razionali8 e
ritengono che le Organizzazioni si configurino come sistemi chiusi, ove
la strutturazione formale e la definizione degli obiettivi siano le
discriminanti per la definizione di un’Organizzazione.
2. Abbiamo poi gli assertori del Sistema Naturale9, anch'esso chiuso, che
si esprime attraverso la critica per cui all’interno di una organizzazione
non assumerebbe valore solo la Struttura Formale, ma anche le varie
Strutture Informali di relazioni tra individui, e in cui pertanto anche la
individualità assurgerebbero ad elemento influenzante il tutto.
3. Infine, sulla scorta dello sviluppo di un ragionamento sistemico,
abbiamo gli assertori di un Sistema Aperto10, ossia in continuo
interscambio con l’ambiente circostante, che verrebbe dunque a
“dipendere” dall’ambiente11.
In definitiva la prima accezione vede le organizzazioni come collettività
molto formalizzate orientate al raggiungimento di fini specifici, definizione
8
Per i teorici dell'O. Razionale, «un'organizzazione è una collettività orientata al
raggiungimento di fini relativamente specifici che presenta una struttura sociale relativamente
formalizzata» [Scott 1992, p.43] Vari autori si soffermano su questa teoria da Barnard [1970] a
March e Simon [1979], a Blau e Scott [1972], a Etzioni [1967].
9
Per quanto riguarda il concetto di O. Naturale, possiamo definirla nel modo seguente:
«un'organizzazione è una collettività i cui partecipanti condividono un interesse alla
sopravvivenza del sistema e si impegnano in attività collettive, strutturate informalmente, per
garantire tale sopravvivenza» [Scott 1992, p. 45].
10
Per i teorici del Sistema Aperto «un'organizzazione è un sistema di attività interdipendenti
che connettono coalizioni instabili di partecipanti; tali sistemi sono radicati nell'ambiente in cui
operano, dipendono da continui interscambi con l'ambiente» [Scott 1992, p. 45-46].
Cap. 1 - Introduzione Metodologica
24
che ben si adatta ad un’impresa, ma non riesce a far rientrare, ad esempio,
collettività di tipo cooperativistico12. La seconda definizione vede dunque le
organizzazioni come collettività che cercano di sopravvivere. La terza
accezione, infine, le vede come coalizioni di gruppi di interesse molto
sensibili all’ambiente.
Incompletezza delle definizioni
Tutte e tre le definizioni accennate peccano però d’incompletezza. Infatti,
esse sono per la maggior parte il risultato di studi dedicati a casi specifichi, e
tentano di derivare la regola generale da un caso particolare.
Il problema definitorio è ampiamente legato alla diversità organizzativa,
ossia alla presenza di svariati modelli organizzativi. Si è tentato pertanto di
cogliere questa ampia differenziazione attraverso l’idea per cui le
Organizzazioni tenderebbero ad adattarsi all’Ambiente che le circonda. Ogni
Organizzazione sarebbe, pertanto, il risultato di uno specifico ambiente.
Questa spiegazione risulta peraltro non soddisfacente, ma permette la
continuazione del nostro ragionamento.
Una ulteriore spiegazione, peraltro la più “antica” e tradizionale, vuole che
le Organizzazioni siano differenziate in virtù di una loro specializzazione, che
può avvenire nel tutto o nelle parti, e che trova un antesignano nel concetto di
Divisione del Lavoro [Smith 1776, Libro I, cap 1-3]
Le interazioni con l’ambiente
L’approccio sistemico, per il quale le Organizzazioni sono sistemi aperti in
diretta relazione con l’ambiente, ci porta a focalizzare l’attenzione sugli
scambi che detti sistemi hanno con l’ambiente stesso. Innanzitutto va notato
che il concetto di sistema aperto «non significa semplicemente che esso attua
degli interscambi con l’ambiente13 ma che questo interscambio è un fattore
essenziale per la vitalità del sistema» [Buckley, 1976]
I Sistemi organici risultano essere meno coesi dei sistemi fisici e/o
biologici (Scott [1992], p. 106; Buckley [1976], p.100 e sg.; Ashby [1968]), e la
11
All'interno della prospettiva sistemica, possiamo ancora operare la distinzione tra chi
propende per un Sistema Razionale e chi invece per un Sistema Naturale.
12
Sul modello delle organizzazioni senza fini di lucro
13
Concetto in ogni modo presente anche per chi ritiene che le Organizzazioni siano sistemi
chiusi.
Cap. 1 - Introduzione Metodologica
25
natura dei "flussi" che si intrattengono tra ambiente ed organizzazione
cambia di natura.
Esistono tre tipi principali di flussi:
1. Materiali
2. Energia
3. Informazioni.
Come osserva Buckley, «poiché le relazioni tra le componenti dei sistemi
meccanici fondamentalmente sono una funzione di considerazioni spaziali e
temporali, la trasmissione di energia da una componente all’altra e le
interrelazioni che caratterizzano livelli più alti vengono a dipendere sempre
di più dalla trasmissione della informazione. [...] Così l’Informazione non è
una sostanza o un entità concreta, ma piuttosto una relazione tra insiemi di
varietà strutturata»[1976, p.58 e sg. passim].
Struttura degli scambi
Ma come sono strutturati questi scambi con l’ambiente, e in che modo essi
influenzano l’Organizzazione? Inizialmente, come abbiamo visto, l’ambiente
opera con l’organizzazione uno scambio d’informazioni, le quali possono
però recare incertezze alla struttura organizzativa [Aldrich e Marsden 1988,
p.370]. Un altro punto di vista vede l’ambiente come un insieme di
informazioni per il possesso delle quali le Organizzazioni competono,
sottolineando la dipendenza delle stesse dall’Ambiente [Ibid.].
Dunque una relazione difficile, che vede le Organizzazioni essere
impegnate anche in strategie "cuscinetto", in quanto che «a norma di
razionalità, le organizzazioni cercano di proteggere le loro tecnologie14
fondamentali [ed informazioni proprie, N.d.A.] dalle influenze
dell’ambiente» [Thompson 1967, p. 19]15.
14
Per una definizione di Tecnologia, vedi infra.
15
La citazione è tratta, già tradotta in italiano, da Scott [1992], p. 235. Riguardo alle Strategie
Cuscinetto, cfr. proprio Scott [1992], pp. 234-249
Cap. 1 - Introduzione Metodologica
26
Influenze verso l’ambiente.
Ma la visione di un ambiente che, esso solo, influenza le Organizzazione è
incompleta, oltre che fuorviante. Infatti sono le stesse organizzazioni che, con
le loro interazioni reciproche, influenzano e modificano il loro ambiente
16
.
Questa riflessione ci porta alla ricerca di una ulteriore precisazione della
definizione di Organizzazione come un qualche cosa di distinguibile e
separabile dall’Ambiente
17
. Ci aiutiamo richiamando la distinzione weberiana
tra membri e non-membri [Weber 1922 e 1947].
Ecco giunti alla definizione di un confine plausibile tra l’ambiente e
l’organizzazione che risulterà valido solo per quella determinata
Organizzazione.
Accettiamo dunque l’ipotesi per cui le Organizzazioni si configurano come
sistemi sociali incompleti, dipendenti dall’interscambio con l’ambiente
[Aldrich e Marsden, 1988, p. 372], integrandola con la possibilità della loro
distinzione dall’ambiente che le circonda, grazie al criterio dell’appartenenza
organizzativa.
L’Organizzazione in senso economico.
Nel proseguire la nostra indagine, ci dobbiamo interrogare sul quando
queste Organizzazioni possano essere intese in senso economico. L’approccio
secondo il quale solo le organizzazioni che assumono come fine primario
l’interscambio siano economiche è da rigettarsi. Infatti, tale approccio, risulta
essere nuovamente limitativo e fuorviante.
In realtà, l’economista che si avvicina allo studio di una Organizzazione,
non distingue tra organizzazioni, ma opera una distinzione interna
all’organizzazione (o interna al binomio «organizzazione - ambiente»).
Quello che ci preme qui sottolineare è che tutte le Organizzazioni possono
essere oggetto di studio da parte dell’economista.
16
Cfr. Ibid., pp. 157-183 Cfr. anche le sette dimensioni di analisi ambientale individuate da
Scott, e riportate in Aldrich e Marsden [1988], p.370
17
Ma che nell'ambiente opera.