Le prospettive del servizio idrico italiano all’ indomani dei referendum abrogativi
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Introduzione
Il settore idrico riveste grande importanza nel nostro
panorama nazionale, nell’ambito di diversi aspetti:
economico, infrastrutturale e imprenditoriale; non solo in
termini di soddisfacimento di bisogni essenziali della
collettività ma anche per quanto riguarda la progettazione
e il riammodernamento di un sistema di rete che coinvolge
una serie di opere diverse presenti sul territorio: impianti
di acquedotto, adduzione, captazione, fognatura e
depurazione e altro. L’Italia idrologicamente parlando è
un paese molto fortunato (grazie alle sue montagne e alla
ricchezza di falde e sorgenti) tuttavia, il suo sistema idrico
si presenta oggigiorno abbastanza vetusto: possiede una
dotazione infrastrutturale obsoleta e datata, e fornisce un
servizio qualitativamente inferiore rispetto alle aspettative
di un grande paese moderno quale l’Italia si vanta di
essere. Nonostante i notevoli sforzi di risorse investite in
passato (durati per diversi decenni), i risultati finora
conseguiti richiedono un paziente lavoro per la
manutenzione, il rinnovo e il completamento degli
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impianti: lavoro che è da tempo rallentato. Il livello di
investimenti realizzati infatti, ha raggiunto sinora soltanto
la metà di quelli programmati, con il risultato che i ritardi
si accumulano e la qualità del servizio continua a
peggiorare, si pensi alle perdite di rete che hanno
raggiunto una soglia allarmante (oltre il 35% dell’acqua
immessa nella rete distributiva va dispersa) e che
soprattutto tendono ad aumentare piø che a diminuire.
Riguardo il sistema gestionale, esso si presenta ancor oggi
piuttosto artigianale, incapace di concepire e realizzare
nuove soluzioni evolutive per far fronte alle sempre piø
esigenti richieste della domanda, in termini qualitativi e
ambientali. A questi propositi, avrebbe dovuto
provvedervi la riforma Galli a partire dal 1994, mediante
la trasformazione di una gestione fino ad allora
frammentata e poco professionale ad un’industria
dell’acqua con le competenze necessarie per
riammodernare il sistema e reggerne il peso finanziario. A
17 anni di distanza però, i risultati ottenuti non sono stati
quelli sperati. Quella riforma che il legislatore
immaginava di attuare in pochi mesi ha richiesto dei tempi
lunghissimi per andare a regime e nel momento in cui ha
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iniziato a produrre qualche timido frutto è stata rimessa in
discussione da un susseguirsi di norme che ha smantellato
pian piano le istituzioni su cui essa si poggiava. Nel
frattempo, la gente innervosita dalle tariffe in costante
aumento e dai risultati che tardavano ad arrivare si è resa
facile preda della demagogia e dei “cattivi maestri”,
lasciandosi attrarre dagli slogan, su tutti quello del
tormentone tra pubblico e privato. E’ senza dubbio quello
della privatizzazione, l’argomento del giorno. Un processo
basato sul crescente ruolo degli operatori privati nelle
gestioni in essere, un crescente rivolgersi al mercato
finanziario per ottenere quelle risorse di cui un settore
come quello idrico ne ha bisogno come il pane; un
processo basato sulla nascita di nuove forme gestionali,
modalità organizzative e regole di tipo privatistico. Un
fenomeno avviatosi da tempo in tutto il mondo e non solo
in Italia, dove invece, ha suscitato manifestazioni in
piazza, discussioni, opposizioni, problemi ed in tempi
recenti all’avvento dei referendum abrogativi. La
differenza sta nel fatto che nonostante negli altri paesi di
pubblico e privato se ne discute ugualmente, ciò avviene
senza che questo paralizzi l’industria e le decisioni ad essa
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inerenti; ci si confronta anche in maniera accesa, senza
che le discussioni sfocino in conflitti tra il bene ed il male.
In Italia, il dibattito pubblico pre e post referendum ha
spesso dimostrato di non capire alcune differenze
fondamentali che stanno alla base della questione: ad
esempio quella dell’acqua dai tubi, tra la risorsa e i
servizi, tra la natura del bene erogato (l’acqua che sgorga
dai rubinetti) con le attività industriali essenziali per
erogarla; ed è soprattutto per questo motivo che gli italiani
sono convinti che ci sia “qualcuno” che sta svendendo
l’acqua, che essa diventerà una merce pronta a creare
profitto. Lo scopo del presente lavoro non è certo quello
di stabilire tra pubblico e privato quale sia l’operatore
migliore, ma cercare di comprendere il tema sotto altra
luce. Pubblica o privata che sia, la natura dei gestori, non
esiste alcun amico o nemico dell’acqua, ne esistono guerre
per impadronirsene ma esistono dei problemi che
andrebbero affrontati e risolti mobilitando risorse reali,
senza inventarne altre che non esistono. Sarà evidenziato
infatti, come i futuri gestori del servizio, per reggere le
sfide del terzo millennio dovranno necessariamente
rinnovarsi: dovranno essere capaci di operare con una
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mentalità imprenditoriale, comprare dal mercato le risorse
di cui hanno bisogno e che non possono piø ottenere dalla
fiscalità generale, adottare nuove soluzioni organizzative
del servizio ed acquisire dimensioni operative adeguate
alla sfida. Le domande da porsi saranno inoltre: per quale
mercato c’è posto in questo settore? con quali limiti, con
quali regole, a quali condizioni e con quale ruolo per il
soggetto pubblico?
Capitolo 1
La struttura del settore idrico italiano
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1.La struttura del settore idrico
italiano
1.1 Le caratteristiche della risorsa idrica
“L’acqua è vita. Il corpo umano è composto per il
90% d’ acqua. L’acqua è così onnipresente da legarsi in
mille modi al nostro immaginario, alla nostra cultura,
alla nostra storia, alla nostra identità, alla nostra
simbologia. L’acqua è quanto di piø sacro l’uomo abbia
mai posseduto, attorno ad essa sono sorti miti, leggende,
riti, religioni, strutture sociali, tabø. Nulla come un fiume
è capace di evocare il senso di appartenenza di una
comunità alla sua terra
1
”. Tra tutte le risorse naturali
l’acqua rappresenta sicuramente quella piø importante e
quantitativamente abbondante sull’intero pianeta. Essa
1
MASSARUTTO,A.,2008,”L’acqua”, IlMulino:Bologna;
Capitolo 1
La struttura del settore idrico italiano
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ricopre il 71% della superficie terrestre ma soltanto l’1% è
acqua dolce, indispensabile per garantire la vita degli
esseri umani. Considerata nella sua globalità, questa
percentuale sarebbe sufficiente a soddisfare i bisogni di
tutti ma esiste purtroppo nelle varie regioni del mondo, un
forte squilibrio sia nella distribuzione delle risorse idriche,
sia nel consumo delle stesse. Ancor oggi sono tanti i paesi,
soprattutto quelli del Sud del mondo, che soffrono di
“stress idrico”, con oltre un miliardo e mezzo di persone
che non ha accesso all’acqua potabile: un abitante del
Madagascar può disporre di solamente 10 litri al giorno ed
in alcuni paesi africani, una donna percorre in media 6
chilometri al giorno per approvvigionare la propria
famiglia di acqua. Dei dati allarmanti, se si pensa che in
Italia un cittadino può contare sulla disponibilità di circa
230 litri di acqua al giorno e negli Stati Uniti addirittura,
ne dispone in media sui 435 litri giornalieri. Il divario tra
questi paesi è accentuato anche da un gap in termini di
infrastrutture: oltre l’80% della popolazione dei Paesi
sviluppati dispone di strutture all’avanguardia per gestire
adeguatamente la risorsa idrica (fognature, impianti di
depurazione ecc.), mentre piø del 50% degli abitanti dei
Capitolo 1
La struttura del settore idrico italiano
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Paesi in via di sviluppo non ne possiede affatto! “La
trasformazione dell'acqua da risorsa naturalmente
disponibile a bene effettivamente fruibile ed utilizzabile
avviene infatti, attraverso infrastrutture ed impianti di
produzione, distribuzione e trattamento che intervengono
prima e dopo la fase del consumo. L'acqua infatti, per
essere utilizzata deve essere raccolta dalla fonte (sorgente,
falda sotterranea o corso d'acqua superficiale),
eventualmente potabilizzata, e poi distribuita alle utenze
civili, industriali e agricole (principalmente tramite
acquedotti). Successivamente all'utilizzo essa deve essere
allontanata tramite la rete fognaria, e prima di venire
rilasciata nell'ambiente (corsi d'acqua) dovrebbe infine
essere sottoposta ad un processo di depurazione.
La gestione del ciclo dell'acqua comporta l'utilizzo
di tre principali insiemi di opere:
• le opere legate alla distribuzione spaziale della
risorsa: ovvero quelle legate sia al trasferimento della
risorsa dal luogo di prelevamento al luogo di utilizzo, che
alla raccolta e all'allontanamento dei reflui;
• le infrastrutture connesse alla distribuzione
temporale, ovvero volte all'immagazzinamento della
Capitolo 1
La struttura del settore idrico italiano
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risorsa nelle stagioni in cui essa è disponibile per l'utilizzo
nei periodi in cui è piø scarsa;
• gli interventi qualitativi volti alla
potabilizzazione e alla depurazione, oltre a quelli volti a
garantire parametri qualitativi (quali la pressione, la
temperatura, etc.) ed infine il trattamento e lo smaltimento
dei fanghi di depurazione
2
”.
L’acqua è la risorsa piø utilizzata al mondo: essa è
impiegata per usi domestici, agricoli, industriali, persino
per produrre energia. Dall’inizio del novecento, la crescita
della popolazione mondiale, il conseguente sviluppo
dell’agricoltura e dell’industria, ne ha incrementato i
consumi di circa 7 volte rispetto ai secoli precedenti, e con
essi sono cresciuti anche i livelli di inquinamento. L’Istat,
in occasione della giornata mondiale dell’acqua, istituita
dall’ONU e celebrata ogni 22 marzo, ha fornito un quadro
di sintesi sui consumi idrici attraverso statistiche
2
Tratto dall’articolo: “L’industria dei servizi idrici”, Banca Intesa
2003, a cura di Laura Campanini;
Capitolo 1
La struttura del settore idrico italiano
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riguardanti il ciclo idrologico, l’uso delle acque urbane e
alcuni fattori climatici. “Dai dati è stato reso noto come il
consumo di acqua potabile sia aumentato: cresciuto in
dieci anni dell’1,2 % (solo nel 2008 sono stati erogati 92,5
metri cubi di acqua potabile per abitante). Sempre nel
2008 il prelievo di acqua ad uso potabile, a livello
nazionale, ammontava a 9,1 miliardi di metri cubi, l’1,7
per cento in piø rispetto al 2005 e il 2,6 per cento in piø
dal 1999
3
”. Di solito vengono classificati come consumi
idrici solo quelli che comportano un prelievo fisico. Essi
tuttavia, non sono tutti uguali: la maggior parte dei
consumi non consuma l’acqua ma la rimette in circolo con
caratteristiche qualitative piø o meno alterate. Ciò, ad
esempio, è quanto avviene per l’acqua sottratta dai fiumi
nelle centrali idroelettriche, che dopo il trascorrere di un
certo lasso di tempo viene restituita a valle con
caratteristiche differenti da quelle di origine oppure come
nel caso dell’attività di irrigazione che preleva e impiega
risorse idriche ma ne restituisce parte di esse nelle falde
3
Dal sito: “www.citaly.net”;
Capitolo 1
La struttura del settore idrico italiano
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acquifere al netto della quantità evaporata e quella
impiegata per la crescita delle piante. Le risorse idriche
inoltre, sono sottoposte mediante la molteplicità di questi
impieghi a diversi fattori di pressione che influenzano in
maniera notevole la qualità delle acque. Tra di essi:
carichi altamente inquinanti riversati direttamente nelle
acque e altre sostanze che invece contaminano la qualità
dei corpi idrici in maniera piø indiretta, ovvero i
fertilizzanti chimici utilizzati in agricoltura, le sostanze
ruscellate dall’acqua meteorica, i depositi di scorie nel
sottosuolo ecc. L’inquinamento delle acque provoca
alcune malattie che sono tra le cause maggiori di decessi
nelle popolazioni dei paesi in via di sviluppo. Le stime
parlano di almeno 5 milioni di morti l'anno causate da
malattie veicolate da corpi idrici contaminati
4
. Le
situazioni piø gravi caratterizzano le aree del globo dove
l'acqua potabile è pressochØ assente oppure dove non
esistono validi programmi di sanificazione. La
consapevolezza dell’esistenza di queste realtà ed i
4
Fonte: WHO (World Health Organization) 2000;
Capitolo 1
La struttura del settore idrico italiano
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continui richiami e solleciti delle organizzazioni che
operano in campo umanitario tuttavia, non sono bastati
almeno sinora, a portare all'affermazione di un vero e
proprio "diritto internazionale all'acqua", globalmente
condiviso e attribuibile ai cittadini di tutto il mondo. Nel
corso del quinto Forum Mondiale sull'Acqua, tenutosi ad
Istanbul nel marzo 2009 infatti, i rappresentanti degli Stati
presenti non sono riusciti a raggiungere sul punto, un
accordo comune. La dichiarazione finale dell'incontro ha
affermato semplicemente, che l'accesso all'acqua è un
bisogno fondamentale dell'uomo e dunque non
necessariamente un diritto. Resta il fatto che l'acqua è un
elemento indispensabile alla vita umana per il
mantenimento della salute e della dignità dell’uomo in
quanto rappresenta il “motore” di tutte le sue attività,
pertanto la tutela delle riserve idriche, in un’ottica di
sostenibilità, è un obiettivo imprescindibile per il sostegno
e il mantenimento dell'ecosistema Terra.
Capitolo 1
La struttura del settore idrico italiano
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1.2 Domanda e disponibilità idrica
Il settore idrico italiano presenta un sistema di
domanda e offerta caratterizzato da particolari
caratteristiche sia per quanto riguarda le disponibilità, sia
per l'impiego di risorse idriche. La presenza di riserve
idriche sul territorio condiziona in modo determinante
l’assetto ed il funzionamento del settore e delle imprese.
“L'Italia si colloca fra i paesi piø ricchi di risorse idriche,
avendo una disponibilità teorica annua di 155 miliardi di
m
3
, pari ad un volume pro capite di 2.700 m
3
. Il 97%
dell'acqua dolce in Italia è nelle falde acquifere; di tale
volume però, la parte effettivamente utilizzabile dipende
dalla capacità di invaso
5
dei serbatoi esistenti che
attualmente secondo le stime, invasano complessivamente
circa 8,5 miliardi di m
3
per un ammontare di 42 miliardi di
m
3
all’anno. Aggiungendo il contributo delle risorse
5
Capacità utilizzabile di un serbatoio idrico per impianti idroelettrici,
per irrigazione o per acqua potabile;
Capitolo 1
La struttura del settore idrico italiano
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idriche sotterranee, di difficile valutazione, ma stimabili in
circa 12 miliardi di m
3
l'anno, si può affermare che la
disponibilità idrica totale dell'Italia, con i serbatoi di cui
oggi si può disporre, è di circa 54 miliardi di m
3
all'anno
6
”.
6
GILARDONI,A.,MARANGONI,A.,2004,”il settore idrico italiano:
strategie e modelli di business”,FrancoAngeli:Milano;