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INTRODUZIONE
Nell‟attuale società occidentale,che ingloba ogni singolo aspetto della vita
comunitaria,sviluppatasi politicamente,economicamente e culturalmente in modo
sproporzionato,rispetto agli equilibri che ci si aspettava dalla globalizzazione in atto,il “disagio
giovanile
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” assume l‟aspetto di una crisi che,in qualche modo disorienta e spaventa,in ragione
della sopravvenuta precarietà i rapporti generazionali,e non solo. Precarietà che rivelatasi
dannosa,se non addirittura pericolosa,nei rapporti interpersonali con e verso gli altri ,e non in
ultimo,continua a eludere le capacità del singolo ad aprirsi alla propria persona,cioè alla
costruzione di quel sé necessario allo sviluppo della propria individualità.
L‟evoluzione scientifica e l‟avanzamento tecnologico,come per le nuove discipline del
sapere,hanno di fatto creato l‟illusione di poter affrontare il futuro con maggiore capacità e
autorevolezza,sconfiggere epidemie e altre gravi malattie,estirpare indigenza e povertà,risolvere i
problemi legati all‟economia ,all‟ecologia,e non in ultimo,di poter dare un significato all‟infinita
ricerca della felicità,verso cui da sempre,l‟uomo,è proiettato. Di contro l‟eccesso di produttività
che non cessa di diminuire e il consumismo sfrenato, sembrano voler gettare con forza l‟intera
umanità in un‟adeguatezza assoluta che rischia di far crollare il nostro castello di
carte,rendendoci incapaci di trovare una qualche soluzione ai molti problemi irrisolti e che,in
alcuni casi particolari,mettono in pericolo la sopravvivenza stessa .Di fronte alla complessità
dei problemi che oggi,ci si trova ad affrontare,il disagio giovanile è una delle conseguenze
accertate,non la sola purtroppo, della nostra società frastornata,che in ragione di un malessere
generale diffuso,vede il futuro come temibile e minaccioso,giunto al bordo di una crisi capace di
investire tutte le stagioni della vita. Sopratutto di quella intermedia, considerata età
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Il disagio è comunemente esplorato e analizzato dalla pedagogia e dalla psicologia,è una condizione legata a
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adolescenziale
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la cui “devianza
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”, si palesa maggiormente nella sconcertante “ribellione”verso le
istituzioni e in opposizione a tutte le ambiguità,come le convenzioni sociali. E‟ di questa
generale atmosfera di disagio,di cui più risente l‟età adolescenziale,avviata com‟è nella
complicata fase di passaggio verso le mete future,che inevitabilmente portano alle
responsabilità proprie dell‟età adulta, che voglio qui parlare,quale punto di partenza per
spiegare,quel disagio latente, derivato dalla totale assenza di prospettive,di mancanza di valori e
dell‟ideale di rifermento,che sempre più spesso la determinano.
Come pure-intendo qui scandagliare- nel malessere di cui la famiglia e la scuola e la società di
relazione,non meno di coloro,siano essi genitori,insegnanti,operatori sociali e quanti altri
,contribuiscono alla formazione e alla crescita del singolo all‟interno della comunità. Della sua –
confessata –perdita di “spiritualità”- a suo tempo individuata da Martin Heidgger
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-e che è oggi
causa di forte delusione e di totale scontento e che va sotto il nome di “nichilismo”
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. Perdita di
spiritualità che già Friedrich Nietzsche
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riteneva propria del mondo moderno governato dalla
tecnica e dalla scienza,un vuoto che lo ha condotto,a sua insaputa,verso una tristezza,un
disorientamento emotivo profondo,facendogli perdere i valori importanti della sua esistenza.
Fatto questo che Umberto Galimberti
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- dei cui scritti mi sono avvalsa ,qui, per sostenere la mia
percezioni soggettive di malessere(si “sente”,ma non necessariamente si “vede”)
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Età adolescenziale:termine usato in psicologia in due accezioni :a)come fase cronologica compresa tra pubertà e la
maturità b)come moralità ricorsiva della psiche i cui tratti,incertezza,ansia per il futuro,irruzione in istanze
pulsioni,bisogno di rassicurazione e insieme di libertà possono ricorrere più volte nell‟esperienza della vita. In entrambe
le accezioni ,il motivo conduttore è rappresentato dal concetto di trasformazione che comporta mutamenti a diversi
livelli,come cognizione,identità,moralità e socialità
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Analizzata dalla criminologia. Si manifesta con comportamenti atti ad infrangere una norma determinando lo stigma
sociale.
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Heidgger M.,”Vita pensiero,opere scelte”in I grandi filosofi.,ed Il sole 24 ore,2006
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Termine di origine filosofica,sottesa all‟enciclopedia degli illuministi,in quanto a suo parere essa negava i valori su cui
era stata costruita la società occidentale. Nel novecento,soprattutto in ambito esistenzialistico,è messa in questione la
consistenza stessa dell‟essere,mentre in ambito etico,la consistenza dei valori .In psicologia il termine presenta in
K.Jaspers due frequenti atteggiamenti:la difesa e l‟abbandono al nichilismo .Nonché un aspetto psicopatologico
equivalente all‟impulso del suicidio(studiato già da Durkeim).
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Nietzsche Friedrich(Lutzen 1844-Luemar 1900),filosofo tedesco,uno dei principali pensatori e studiosi
moderni,formatosi alle università di Bonn e Lipsia;già professore all‟università di Basilea cattedra di lingua e letteratura
greca,consta di una voluminosa opera letteraria tra cui vanno citate le seguenti opere:”La nascita della tragedia e lo
spirito della musica”(1872),”Cosi parlo Zaruthustra”(1883)
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Galimberti U.,in “L‟ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani”,Feltrinelli - Milano 2007 .Insegna filosofia della
storia e psicologia dinamica all‟università di Venezia.Autore tra l‟altre,del “Dizionario di Psicologia” (Garzanti Milano
1999).Tra le sue opere più recenti: ”Le cose dell‟autore”(2004);”La casa di psiche”(2005).
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tesi-ha portato all‟evidenza nel suo recente libro”L’ospite inquietante”
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, in cui individua nel
nichilismo una forma di aberrazione che attacca proprio l‟età adolescenziale.
In conformità con quanto sudetto,vado ad analizzare,nel primo capitolo,come proprio la
negatività di tale influenza,attivi a innescare reazioni a catena che finiscono per caratterizzare
tristi e preoccupanti maschere di reale disagio che si palesa nelle tipiche forme di disturbi
alimentari, nelle forme di devianza,a specificare come proprio le stesse siano in realtà il
prodotto di una insofferenza latente e di un ancora più diffuso malessere.
Nel secondo capitolo,tento un‟intrusione,nel vuoto esistenziale di quei giovani che vivono la loro
adolescenza nella scarsa stima di sé,e che hanno ormai rinunciato a un progetto di vita,che
possa restituire loro una qualche speranza nel futuro. Per poi inoltrarmi,in quello che
comunemente,chiamato stato di depressione ,che più che mai oggi spinge a trovare nuove
risposte alle tante “domande della vita”che pure servono a tutti noi per risolvere le molte
perplessità del quotidiano e utilizzare al meglio la nostra esistenza.
Nel terzo capitolo cerco di approfondire il conseguente isolamento affettivo e sociale cui gli
adolescenti,oggi,vanno incontro e perché certi atteggiamenti cinici e talvolta sconsiderati,che
essi assumono a difesa di una fragilità interiore evidente ,che per lo più si manifesta sotto forma
di arroganza,prepotenza e violenza,e che è meglio indicata come “aggressività”
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Forma tipica nell‟adolescenza scaturita dalla mancanza di vero affetto da parte delle figure di
riferimento,ma che è anche effetto di disorientamento del soggetto adolescente in cerca di
essere “ascoltato”o almeno “guidato” in una qualche direzione a lui adeguata,a lui
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Galimberti U.,”L‟ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani”Bianca Feltrinelli,2007
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In psicologia ed in altre Scienze Sociali,ci si riferisce all‟inclinazione a manifestare comportamenti che hanno lo
scopo di causare danno o dolore.
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commisurata,ma che troppo spesso si rivela illusoria,simulata,inaccettabile.
Occorrerebbe che la società tutta si trasformasse in promotrice di benessere e che si innescasse
un dialogo capace di colmare le pure esistenti diversità generazionali,venute meno,in seguito alle
delusioni accumulate nel tempo,affinché si possa ritrovare,il senso comune delle cose,per far si
che i giovani, possono uscire da questa incertezza esistenziale che ci rende tutti meno
“sostenibili”,per usare un termine ambientalista che restituisce grande rilevanza al diritto di
ognuno a poter dare un senso ai propri giorni,permettendo ai futuri adulti,di vivere la propria
vita come un presente assoluto,necessario a gettare le basi di una rinnovata società.
Personalmente ritengo che certi valori come l‟onore,la lealtà,la legalità,la libertà sono auspicabili
per una società moderna,che voglia dirsi tale. Così come la realizzazione del sé, la sicurezza
interiore,il piacere di gestire anche il proprio tempo interiore,infine porta all‟autostima,a quella
naturale passione per la vita,definitivamente più vicina agli esseri umani di quanto non lo sia
stato in passato. Necessariamente più rispettosa degli altri e delle diversità-non dolo etniche o
culturali- che potrebbero ridare significato e consistenza al comune vivere sociale. Per costruire
questo benessere è tuttavia necessaria una certa autoregolazione dei comportamenti,così come
una sicura mediazione tra le parti,le cui competenze specifiche,pertinenti alla famiglia come alla
scuola, al sociologo,allo psicologo,all‟operatore sociale,ai “media”,che dovrebbero favorire una
comunicazione che implichi le relazioni tradizionali e ne inaugurino nuove,atte a favorire
l‟incontro,il dialogo,la comprensione,l‟evoluzione della personalità,la realizzazione di sé. In
fondo conoscere se stessi ,significa individuare le proprie potenzialità individuali e migliorare
quei comportamenti più utili,al proprio personale progetto di felicità.