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INTRODUZIONE
Il presente lavoro si pone come obiettivo l’analisi delle competenze che caratterizzano
le professioni turistiche, in particolar modo di quelle riferibili alle funzioni gestionali
all’interno delle organizzazioni sarde, valutate dal punto di vista dell’innovazione e
della cooperazione. Le due variabili si rivelano ogni giorno più determinanti per il
successo dell’impresa, per il benessere di chi vi opera all’interno, per la soddisfazione
dell’utenza, per la qualità del servizio offerto.
La prima parte illustra la nascita e lo sviluppo del turismo, l’impatto della
globalizzazione e le tendenze in atto; ne delinea le caratteristiche come “sistema” sia a
livello nazionale che a livello regionale; descrive le principali criticità del settore e il
contributo della psicologia nello studio del fenomeno.
Nella seconda parte si utilizzano i costrutti e gli strumenti propri della psicologia del
lavoro e delle organizzazioni per indagare i processi, la struttura, gli obiettivi, la cultura
delle organizzazioni turistiche, superando l’approccio economico che ha improntato la
maggior parte della letteratura a riguardo.
Il tema delle competenze è sviluppato nel terzo capitolo, attraverso una visione
d’insieme delle principali competenze riferibili alle professioni turistiche, seguita da una
riflessione sui processi inerenti le risorse umane (gestione e formazione), che culmina
con l’intervista ad un testimone privilegiato del settore e la proposta di un modello delle
competenze per il management turistico.
Nel quarto capitolo viene presentata la ricerca, volta a esaminare le pratiche gestionali
delle imprese turistiche sarde e la propensione dei dirigenti e degli imprenditori per
l’innovazione e cooperazione.
La scarsità di studi sul turismo condotti dalla prospettiva della psicologia del lavoro e
delle organizzazioni manifesta una grave disattenzione della disciplina per un fenomeno
che sta velocemente prospettandosi come motore dello sviluppo dell’economia
mondiale, verso il quale la psicologia è chiamata a contribuire con le sue teorie, i
modelli, gli strumenti e le sue linee di intervento.
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CAPITOLO 1
IL TURISMO
1.1Il Sistema Turistico: nascita ed evoluzione
Definito dal World Tourism Organization come lo spostamento volontario in paesi
diversi dal proprio per un periodo di almeno una notte e non superiore ad un anno, per
uno scopo diverso dallo svolgimento di attività remunerata nel paese visitato, il turismo
ha assunto una rilevanza considerevole nell’economia mondiale e italiana. Si parla di
160 milioni di arrivi internazionali e di circa 109 miliardi l’anno di fatturato (Fonte
UNWTO). Le previsioni dipingono il fenomeno in rapida crescita, con un’influenza
sempre più notevole sul prodotto mondiale lordo.
Il settore turistico include non solo chi viaggia ma anche chi gestisce i servizi per
viaggiare, dai mezzi di trasporto alla ricettività, dall’intermediazione ai servizi
collaterali come visite guidate, intrattenimento, sport. Diventa così fondamentale
l’utilizzo di un’ottica di studio sistemica che interpreti il turismo non più come attività
indipendente dagli altri ambiti, ma come complesso integrato di servizi, che coinvolge
una molteplicità di attori, pubblici e privati.
La storia del turismo, inteso soprattutto nell’accezione di free time e di leisure, nasce
ufficialmente nel XVIII secolo in Inghilterra con il Grand Tour, il viaggio compiuto dai
giovani rampolli dell’aristocrazia britannica per completare la loro formazione in
Europa, in particolar modo in Italia e in Francia. In realtà il turismo nel significato
basilare di “viaggio” affonda le sue radici in epoca classica e continua ad affermarsi nei
secoli successivi sotto molteplici forme, ad esempio i pellegrinaggi, le crociate, i viaggi
di conquista, le grandi migrazioni.
Si assiste alla transizione dall’età del viaggio come fenomeno elitario riservato a pochi,
con connotazioni prettamente culturali, all’età del turismo vero e proprio (nel senso oggi
assegnato al termine) con i primi spostamenti di massa, che lo resero accessibile a fette
più ampie della società. Fino agli anni ’50 il turismo rimase appannaggio di nobili e
borghesi, ma dagli anni ’60 in poi la situazione cambiò radicalmente e la famiglia
nucleare di ceto medio diventò la protagonista delle vacanze di massa. Questo passaggio
fu favorito da una serie di condizioni, tra cui il diritto alla ferie e al tempo libero delle
classi operaie; la sicurezza e la rapidità dei mezzi di trasporto; la crescita del reddito;
l’innalzamento dei livelli di istruzione; la nascita di nuove forme di vacanza (ad
esempio balneare e termale).
Davanti a questa esplosione della domanda, il turismo assunse la forma di bene di
consumo destinato a tutti e di settore organizzato, su cui investire capitali e politiche, in
grado di generare ricchezza e benessere.
Il turismo di massa deve la sua propulsione allo sviluppo dell’industria dell’accoglienza.
Nacquero le prime località di vacanza, sapientemente adattate alle esigenze dei
villeggianti, si costituirono le prime forme di aggregazione volute dai medesimi turisti
per ottimizzare il proprio soggiorno, quali il Club Alpino Italiano o il Touring Club.
Non si trattò più di un turismo agiato ma di un turismo per e di tutti, legato alle mode, di
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poche pretese, scarsamente vincolato a interessi di tipo culturale, concentrato soprattutto
sui lidi e nelle località di villeggiatura più famose.
Dalla fase di esplosione dell’offerta, che ha caratterizzato il turismo di massa degli anni
successivi al secondo dopoguerra, si passa alla fase dell’esplosione della domanda,
all’individualità, ovvero alla ricerca di vacanze personalizzate e personalizzabili.
I processi di globalizzazione hanno profondamente trasformato il fenomeno, generando
nuove tipologie (turismo sostenibile, last-minute, low-cost etc.) e modificando
sensibilmente domanda e offerta. L’innalzamento del livello di istruzione, lo sviluppo
tecnologico, la mobilità più efficiente, la maggiore disponibilità di denaro e tempo
libero, la diminuzione delle ore di lavoro, l’attenzione per la qualità della vita, le
trasformazioni della famiglia, hanno influenzato la domanda e, parallelamente, la
capacità di rispondere ad essa da parte degli operatori.
Prima considerato come fenomeno di massa prevedibile, senza esigenze o preferenze
articolate, il turismo diventa ora un importante strumento di lettura della realtà sociale.
Non esiste un’unica definizione, perché molteplici sono le prospettive di studio e ancora
più numerose sono le tassonomie che lo riguardano. Come riportato da Villamira (2001,
pag.9): “se il viaggiare è evento assai antico, il fare turismo è fenomeno così recente da
essere ancora in attesa di una definizione soddisfacente”. Si può leggere il fenomeno da
diverse angolazioni, sia come comportamento messo in atto dai turisti, sia come campo
di indagine accademico, o ancora come educazione (Maeran 2004). Manca un’univoca
interpretazione del turismo, che viene considerato un campo di conoscenza piuttosto che
una disciplina vera e propria.
Oggi il turismo assume molteplici declinazioni: si parla di ecoturismo, turismo solidale,
sostenibile, culturale, responsabile, macabro, medicale, enogastronomico, e ogni giorno
hanno vita nuove tipologie. Esso si trasforma in forme sempre diverse e imprevedibili,
talora difficili da registrare per la loro stessa tempestività di nascita e di declino. Forse
non è nemmeno più corretto parlare di turismo al singolare, perché non esiste un unico
modo di fare turismo, esistono piuttosto più turismi, flessibili alle esigenze dei nuovi
viaggiatori.
Altrettanto difficile è inquadrare la figura del turista facendola coincidere
semplicisticamente con chi viaggia fuori dal proprio luogo di residenza. La suddetta
definizione di turismo fornita dal WTO, ovvero «the activities of persons traveling and
staying in place outside their usual environment for not more than one consecutive year
for leisure, business, and other purposes», testimonia il passaggio da un turismo inteso
come viaggio, come spostamento fisico per necessità, soprattutto per il bisogno di
trovare condizioni migliori di esistenza, a un turismo di svago o di business.
Tale mutamento interessa anche le organizzazioni e i modelli organizzativi implicati nel
sistema turistico, che hanno necessità di snellire la loro struttura per adattarsi alle
esigenze del settore, che si trovano a fronteggiare richieste sempre più elevate da parte
dell’utenza. Il turismo non è solo inteso come viaggio, spostamento: esso identifica uno
specifico settore commerciale che si occupa di fornire servizi per il viaggiatore quali
trasporti, ricettività, attrazioni, divertimento. Spesso la figura del turista è ricondotta alle
tipologie (turismo naturale, culturale, religioso, di affari) e alle motivazioni del viaggio
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(esplorazione, evasione, ricerca del sé, prestigio personale, creazione di relazioni
sociali, consolidamento delle interazioni familiari). Alla base di queste motivazioni
trovano soddisfazione una serie di bisogni specifici, di sicurezza, affettivi, fisiologici, di
stima. Alcuni autori come Perrault e Darden, Plog, Smith, Cohen, hanno identificato
delle vere e proprie tassonomie turistiche. Perrault e Darden (1977) parlano di
viaggiatori al risparmio, avventurieri, moderati, casalinghi, vacanzieri; Plog (1974)
distingue tra allocentrici e psicocentrici, Smith (1978) individua esploratori, turisti
d’elite, turisti off beat, turisti inusuali, di massa iniziale, di massa, charter; Cohen
(1974) individua vacationer, sightseer, drifter, explorer.
Il turista del nuovo millennio è profondamente cambiato: più attento alla qualità del
servizio, maggiormente informato sulla località di destinazione, capace di confrontare le
mete e i prezzi in tempo reale, motivato dalla voglia di sperimentare nuove forme di
vacanza, sensibile alle tematiche legate alla sostenibilità. E’ proprio la sostenibilità che
ha aperto in questi anni un grande settore di indagine. Per avere una lettura completa del
fenomeno, infatti, non basta rilevare le potenzialità del turismo in termini di benessere e
di ricchezza, ma anche il suo negativo impatto dal punto di vista economico (ad
esempio la fuga di capitale), ambientale (la distruzione dell’ambiente, il consumo
massiccio delle risorse, lo smaltimento rifiuti) e socio-culturale (il turismo sessuale, la
prostituzione, la mercificazione della meta, i comportamenti poco etici dei turisti).
L’andamento generale della domanda turistica è influenzato sia dalle dinamiche
specifiche del settore che dalla situazione economica mondiali. Secondo i dati forniti dal
World Tourism Barometer, gli arrivi dei turisti internazionali a livello mondiale sono
passati da 928 milioni nel 2008 a 880 milioni nel 2009, segnando un drastico calo, le cui
cause vanno imputate alla crisi economica globale. Tuttavia le previsioni fornite
dall’Organizzazione Mondiale del Turismo sono favorevoli perché ipotizzano un ritorno
alla crescita dall’anno 2010 (previsione sostenuta da tutte le fonti, nazionali ed estere),
nonostante il pessimismo attuale degli operatori intervistati. Un dato molto interessante
è relativo alla situazione dell’Africa, unico continente a registrare andamenti positivi,
con una crescita per il 2009 del 5%. Cala drasticamente l’attenzione per l’Europa, che
segna una crescita media annua negativa del -6%: mentre nel 2000 il Vecchio
Continente attirava circa il 58% dei turisti mondiali, nel 2009 arriva appena al 52%.
Altra tendenza da non sottovalutare riguarda le vacanze dei giovani, che rappresentano
il 20% degli arrivi internazionali, secondo i dati dell’UNWTO. Un trend da monitorare
attentamente, per coglierne peculiarità ed esigenze.
Tra tutti gli sviluppi del settore enumerati, sicuramente il più influente riguarda la
capacità del turismo di diventare il motore dell’intera economia mondiale, a patto che le
nazioni si accorgano della sua portata e sappiamo investirvi le risorse migliori, puntando
sull’eccellenza dei servizi offerti e dei processi lavorativi e organizzativi coinvolti.
1.2 Lo sviluppo del sistema turistico in Italia
Fin dai tempi del Grand Tour, ovvero agli albori del fenomeno turistico, l’Italia è
sempre stata una delle mete più ambite: non a caso l’industria turistica rientra tra le
maggiori fonti di reddito della nazione. Secondo i dati di Federturismo, essa incide sul
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Pil per il 9,5% e conta ben 2.5 milioni di addetti, numero decisamente più cospicuo se si
considera la portata del lavoro sommerso. Cifre destinate a crescere secondo la
programmazione politica attuale che mira a portare l’incidenza del turismo sul Pil al
20%.
Nonostante il calo generale dei flussi turistici che sta interessando l’Europa, l’Italia è al
quinto posto tra i paesi più visitati al mondo. Insieme alla Turchia, rimane l’unica
nazione a segnare un andamento positivo (+0,4%). Il merito è da attribuire sicuramente
alle enormi potenzialità naturalistiche, culturali, artistiche ed enogastronomiche, nonché
alla tradizione ormai consolidata nel campo dell’ospitalità. In effetti il Bel Paese
possiede un patrimonio molto gradito dai turisti stranieri (che attualmente rappresentano
la fetta più consistente degli arrivi) che viene considerato un vero e proprio museo a
cielo aperto, con ben 44 siti dichiarati patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco.
Nonostante si sia registrata una grave contrazione nella spesa turistica a partire dal
2007, alcuni dati illustrano come l’Italia stia reagendo alla crisi internazionale,
soprattutto attraverso una politica di marketing mirato e di prezzi al ribasso. Si stima
una diminuzione dei prezzi pari a -8.8% L’ultima indagine sul movimento alberghiero
nazionale, condotta dall’Istat sull’andamento di ferragosto 2010, mette in luce come gli
alberghi italiani abbiano registrato un aumento degli arrivi dell’1% e una diminuzione
delle giornate di presenza dell’1,9%, per una durata media del soggiorno di 4,13
giornate. La stessa ricerca fornisce dati relativi alle località più visitate e alle modalità di
soggiorno: risalta la scelta da parte dell’utenza di soggiornare in alberghi di dimensione
media-grande, la netta preferenza (specie dei turisti italiani) per le località di tipo
stagionale (montane, marine, lacuali, termali, collinari), mentre la clientela straniera
(soprattutto tedeschi, svizzeri e francesi) predilige le città d’arte e i capoluoghi.
Secondo la previsione operata dall’indagine congiunturale sul turismo condotta dal
Ciset-Federturismo, tra novembre 2009 ed aprile 2010 su 600 operatori, si assisterà ad
una riduzione del turismo straniero, specie quello statunitense e britannico,
accompagnata dalla flessione della domanda nazionale, mentre indicatori significativi
saranno dati dalla predilezione per mete vicine al luogo di residenza e per destinazioni
economiche, nonché dal rapporto qualità-prezzo della destinazione. Dal canto suo,
l’Isnart prevede una ripresa generale del comparto alberghiero nazionale, garantita
soprattutto da una diminuzione dei prezzi pari a -8.8%, come affermato
precedentemente.
Il comparto organizzativo del turismo italiano è molto complesso e variegato. Le
strutture pubbliche che operano nel Paese vanno dagli Assessorati al turismo alle Pro
Loco, dai Dipartimenti agli Osservatori, dall’Enit alle Aziende di Promozione turistica,
fino agli sportelli di informazione sparsi per il territorio. Il settore privato mostra
un’altrettanta eterogeneità: agenzie di viaggio, tour operator, alberghi, ristoranti,
campeggi, b&b, impianti sciistici, campi da golf, stabilimenti balneari, musei e
attrazioni. Si può parlare di tre aree generali di attività che confluiscono nel settore
turistico: l’area della ricettività, che fornisce i servizi di base come l’alloggio e il cibo;
l’area dell’intermediazione, che si occupa di organizzare e vendere i viaggi nonché di
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intermediare tra la clientela e i fornitori del servizio; l’area della promozione, che
promuove il turismo contestualizzandolo alla località di pertinenza.
In termini numerici, per ciò che concerne la tipologia e le caratteristiche delle imprese
ricettive nazionali, l’indagine sulla capacità degli esercizi ricettivi elaborata dall’Istat
per l’anno 2009 mette in luce come in Italia siano presenti complessivamente 145.358
esercizi, ripartiti tra alberghi a cinque, quattro, tre, due e una stelle; residenze turistico-
alberghiere; campeggi e villaggi turistici; alloggi in affitto; agriturismi; ostelli per la
gioventù; case per ferie; rifugi alpini; bed and breakfast e altri esercizi ricettivi, secondo
i numeri della seguente tabella.
Fig.1.1 Tipologia e Numero degli esercizi ricettivi in Italia, Anno 2009, Fonte Istat
Gli esperti del settore consigliano una politica più mirata da parte delle istituzioni,
soprattutto per colmare le lacune infrastrutturali e per fronteggiare i principali
competitors dell’Italia, ogni giorno più agguerriti. Manca infatti una strategia d’azione
unitaria che regoli la promozione turistica della nazione all’estero, nonostante i continui
richiami al brand “Made in Italy”, ancora troppo discontinui e inefficaci. È ormai
impellente la necessità di una politica competitiva dei prezzi e una cultura dell’ospitalità
che garantisca l’eccellenza del sistema turistico nazionale.
Negli ultimi tempi si sta lavorando alla certificazione di qualità, con il progetto del
marchio “Ospitalità Italiana”, promosso dalle Camere di Commercio per valutare e
premiare le imprese turistiche che si distinguono per l’eccellenza del servizio erogato
secondo un rapporto equilibrato qualità-prezzo.
Una mirata progettazione non può trascurare nemmeno gli effetti dell’innovazione
tecnologica, che destruttura la vacanza tradizionalmente concepita e il modo di
CATEGORIE E TIPI DI ESERCIZIO NUMERO
Alberghi di 5 stelle e 5 stelle lusso 344
Alberghi di 4 stelle 4.892
Alberghi di 3 stelle 15.171
Alberghi di 2 stelle 6.907
Alberghi di 1 stella 4.017
Residenze turistico-alberghiere 2.636
Totale Esercizi Alberghieri 33.967
Campeggi e villaggi turistici 2.573
Alloggi in affitto 69.202
Alloggi agro-turistici 15.217
Ostelli per la gioventù 429
Case per ferie 2.185
Rifugi alpini 1.004
Altri esercizi ricettivi 344
Bed and breakfast 20.437
Totale Esercizi Complementari e Bed and breakfast 111.391
TOTALE ESERCIZI RICETTIVI 145.358
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organizzarla. Gli effetti dell’impatto tecnologico sul turismo sono visibili attraverso la
percentuale del 41% di turisti che prenotano online a fronte di un 9% di turismo
organizzato. Nell’anno 2010 il settore turismo guadagna la quota del 52% nel
commercio elettronico rispetto al totale del mercato, con un fatturato di oltre 3 mila
milioni di euro. Si sceglie internet per vendere il viaggio e per organizzarlo: non a caso i
servizi più acquistati sono il biglietto aereo, l’albergo e l’autonoleggio. Ciò obbliga le
imprese a rafforzare la loro presenza sul web, a modificare le strategie di
commercializzazione, a utilizzare strategie di direct marketing, a valorizzare il ruolo dei
nuovi social media, di forum e blog.
1.3 Le criticità del sistema turistico nazionale
Secondo quanto emerge dal dossier “I nodi del turismo”, elaborato dall’Istituto
Nazionale Ricerche Turistiche (Isnart) nell’ottobre 2009, tra i fattori che incidono
negativamente sul turismo nazionale rientrano il turismo sommerso, la crisi economica,
il rapporto ingiustificato qualità-prezzo, la scarsità di servizi e di promozioni, le carenze
infrastrutturali e la mobilità interna.
Il fattore critico più significativo, secondo gli intervistati, è la crisi economica, che
colpisce soprattutto le imprese ricettive. La valutazione del rapporto qualità-prezzo
diventa decisiva in un mercato libero dove la politica dei prezzi al ribasso fa la
differenza, soprattutto nel settore vacanze. Con l’aggravarsi della crisi economica, il
consumatore è più attento a valutare il prezzo del servizio ricevuto, confrontandolo con
la qualità esperita, sia in senso assoluto che nel confronto con servizi concorrenti.
Il sistema informativo appare inadeguato nei termini della mancata segnalazione di
monumenti e luoghi di interesse, mentre l’assenza di servizi a vantaggio dei turisti è
sofferta maggiormente in luoghi come stazioni e aeroporti.
La problematica infrastrutturale viene avvertita come assenza di infrastrutture idonee e
disagi nella fruizione dei mezzi pubblici. In costante aumento la preoccupazione verso
l’ambiente, il degrado, l’inquinamento, la cattiva condizione delle spiagge.
La criminalità e le truffe a danno dei turisti contribuiscono alla percezione della scarsa
qualità dell’offerta nazionale.
La tabella seguente riassume i potenziali fattori che incidono negativamente sul turismo
italiano secondo il campione di intervistati.
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Fig.1.2 Principali fattori che incidono negativamente sul turismo italiano, “I nodi del turismo italiano”, Isnart 2009
Il turismo sommerso è un altro nodo critico esaminato dalla letteratura: secondo
un’indagine effettuata da Banca d’Italia, circa 75 milioni di pernottamenti internazionali
sono ricondotti agli alloggi in affitto, mentre 94 milioni di pernottamenti confluiscono
nelle seconde case e nell’ospitalità di amici e parenti. Unioncamere-Isnart forniscono
una stima delle presenze domestiche nelle abitazioni private pari a 285 milioni, di cui 89
milioni negli alloggi in affitto e 196 milioni nelle seconde case oppure come ospiti di
amici e parenti, mentre il numero complessivo individuato da Istat per il 2008 è pari a
366 milioni. Dati incongruenti tra loro, che rendono il turismo sommerso un fenomeno
cruciale per determinare la quota non indifferente di flussi che sfugge alle rilevazioni
ufficiali e rimane così non quantificabile.
L’Italia è chiamata a rinnovare la sua offerta, i modelli organizzativi delle imprese, i
metodi di rilevazione statistica, le politiche pubbliche, al fine di avviare una profonda
trasformazione del turismo nazionale mutandolo in un sistema di qualità e vincere la
sfida dei tempi, non ultima quella che nel 2015 verrà lanciata dall’Expò di Milano, con
circa 20 milioni di visitatori attesi.
1.4 Lo sviluppo del sistema turistico in Sardegna
Il primo dato che emerge dalle ricerche condotte dall’Osservatorio Economico della
Sardegna per l’anno 2009 è positivo: nonostante la crisi che ha colpito le altre zone del
Mediterraneo, la Sardegna riesce a mantenere tassi di crescita positivi. Secondo i dati
presentati alla Borsa Internazionale del Turismo 2010, nell’anno 2009 si sono registrati
ben 2.456.746 arrivi (quasi due milioni e mezzo) contro il 2.377.930 del 2008, con
presenze superiori a 12 milioni e 300 mila unità, segnando sia un aumento del numero
complessivo di turisti di circa il +3,3%, sia un incremento delle presenze pari a +1,6%.
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Il turismo isolano resiste alla crisi e la Sardegna si mantiene una delle regioni più
dinamiche d’Italia. L’Isola cresce rispetto alla media nazionale, soprattutto per il
numero di turisti stranieri che la visitano, incoraggiati dall’avvento dei voli low cost che
hanno favorito un aumento di oltre il 60% di traffico passeggeri nei tre aeroporti
dell’Isola (ora quattro, ma sono ancora pochi i dati su Oristano Fenosu) dal 2000 al
2009, in cui operano ben 67 compagnie aeree.
Lo sviluppo del turismo sardo appare strettamente sostenuto dal turismo straniero che,
stando ai dati del 2009, trascorre il soggiorno in strutture complementari, soprattutto
bed and breakfast. La quota di turisti europei costituisce il 95% dei turisti stranieri. Il
40% dei turisti stranieri predilige la provincia di Olbia e Tempio, il 23% quella di
Cagliari, la restante parte si concentra su Sassari e Nuoro.
Emerge un primo dato che rappresenterà una costante nello studio del turismo sardo: la
stabilità della provincia di Olbia e Tempio e di quella di Cagliari, che possono contare
su una maggiore esperienza nel campo della ricettività e risentono meno della
contrazione.
La quasi totalità dei turisti stranieri (95.3%) proviene dall’Europa, soprattutto da
Germania, Regno Unito, Francia, Svizzera, Austria, Spagna, Paesi Bassi e Belgio. I
turisti tedeschi rappresentano la quota più consistente, seguita da francesi, svizzeri e
inglesi. E’ interessante rilevare la crescita del numero di turisti provenienti da Cipro
(+98%), Norvegia (+74%) e Croazia (+66%), regioni che non hanno mai costituito per
la Sardegna bacini di utenza significativi. La Russia, che nel 2008 registrava una forte
presenza, sta attualmente segnalando una notevole crisi.
Alla luce di questi dati, le organizzazioni turistiche dovrebbero interrogarsi sui bisogni
di cui i turisti stranieri (e non) sono portatori, in particolar modo esaminare quelle forme
di turismo di nicchia (ma remunerative) che ancora oggi non trovano adeguata risposta
nel mercato isolano.
Per quanto riguarda il comparto organizzativo, secondo i dati Istat 2009, il totale degli
esercizi ricettivi in Sardegna, sia alberghieri che complementari, è pari a 3.636, con una
netta predominanza per gli esercizi complementari, soprattutto b&b.
Secondo i dati presentati durante la Bit 2010, sono state soprattutto le strutture
complementari, in particolar modo i campeggi e gli alloggi in affitto, a registrare un
aumento delle presenze rispettivamente del 10% e di oltre il 50% per l’anno 2009. Forse
questo dato correla con l’aggravarsi della crisi economica che ridimensiona il budget
destinato alle vacanze, anche se questa corrispondenza resta tutta da verificare. Le
strutture alberghiere, specie quelle di alta e altissima fascia, hanno registrato una
contrazione dovuta sia alla flessione delle presenze di circa il -2,2% (di cui -3,3% per la
componente straniera e -1,7% per la componente nazionale) sia alla diminuzione della
permanenza media.
Per ciò che riguarda il numero e la tipologia di strutture alberghiere, secondo i dati
dell’indagine “Capacità degli esercizi ricettivi” formulata da Istat per l’anno 2009, in
Sardegna risultano in totale 898 esercizi alberghieri, di cui 450 esercizi di piccola
dimensione (con meno di 24 camere), 339 esercizi di media dimensione (tra 25 e 99