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CAPITOLO 1
LA COGENERAZIONE
La cogenerazione è la produzione simultanea di due diverse forme di
energia, elettrica e termica, partendo da una singola fonte di energia
primaria effettuata con un solo sistema integrato. Indicati con l’acronimo
CHP (Combined Heat and Power), i sistemi di cogenerazione sono
costituiti essenzialmente da un motore primario, un generatore di corrente,
un sistema per il recupero del calore ed interconnessioni elettriche
concentrati in un solo sistema integrato.
Il principio su cui si basa è quello di recuperare il calore generato
durante la fase di produzione di energia elettrica, che solitamente viene
perso, ed utilizzarlo per produrre energia termica.
1.1 – GENERAZIONE SEPARATA E GENERAZIONE
COMBINATA
Considerando l’approccio tradizionale di generazione separata, l’energia
elettrica viene prodotta in modo centralizzato in poche, grandi centrali
termoelettriche remote sparse sul territorio per poi essere distribuita lungo
le linee ad alta/media/bassa tensione ai singoli utenti, rendendo tuttavia
disponibile solo il 40% circa dell’energia primaria utilizzata, a causa delle
perdite in centrale (50%) e di quelle di trasmissione (10%). L’energia
termica viene invece prodotta con la combustione di gas naturale nelle
classiche centrali termiche con caldaie adibite ad usi civili e residenziali,
con un rendimento dell’80%.
Al contrario, attraverso la generazione combinata (co-generazione) si
vuole perseguire una migliore e più efficiente utilizzazione di energia
primaria in quanto, a parità di energia elettrica e termica prodotte, è
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possibile ottenere un risparmio del 30-40% di energia primaria con un
rendimento globale vicino al 90%, inoltre le relative perdite totali possono
arrivare ad essere solo un terzo di quelle generate con la produzione
separata.
A
Quindi la cogenerazione può e deve essere considerata una soluzione
impiantistica finalizzata ad aumentare l'efficienza dei processi di
produzione energetica.
I grandi vantaggi derivanti dall'utilizzo della cogenerazione sono
rappresentati pertanto da:
- Risparmio di energia primaria (gas naturale, olio combustibile) pari circa
al 20-30%;
PRODUZIONE SEPARATA
30-60 % energia elettrica
70-40% calore di scarto
PRODUZIONE COMBINATA
30-40% energia elettrica
50-40% calore recuperato
20% perdite
Fig. 1 - Confronto tra generazione separata e generazione combinata
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- Maggiore efficienza nella conversione energetica, con rendimento globale
(elettrico e termico) del processo intorno al 90%;
- Riduzione delle emissioni climalteranti, in particolare dei gas serra come
l'anidride carbonica, connesse al risparmi di energia primaria
- Sostituzione di modalità di fornitura di calore più inquinanti (caldaie
tradizionali)
- Periodi di payback (ritorno investimento) interessanti, anche grazie alla
normativa che prevede la defiscalizzazione del gas usato in input
- Possibilità di favorire il decentramento della produzione energetica,
eliminando le inevitabili perdite dovute al trasporto su lunghe distanze nel
sistema elettrico nazionale
- Consentire una strategica copertura dei fabbisogni elettrici, garantendo
agli utenti una maggiore affidabilità dell’alimentazione e la protezione
dagli eventuali black-out e/o anomalie della rete
- Rappresenta un valido veicolo per promuovere ed incentivare la
liberalizzazione del mercato energetico.
1.2 – COGENERAZIONE CENTRALIZZATA E DISTRIBUITA
Nel recente passato si è assistito ad una costante ed elevata crescita della
richiesta di energia con relativo incremento del suo costo, a cui è
corrisposto uno sviluppo del sistema elettrico secondo un modello basato
sulla concentrazione della generazione in centrali termoelettriche di
potenza installata sempre crescente, associata all’aumento delle tensioni di
trasmissione e all’infittimento delle reti di trasmissione e di distribuzione
nel territorio; questo trend tecnologico ha permesso di sfruttare i vantaggi
derivanti dall’“economia di scala”, riducendo il costo di produzione
dell’energia elettrica. I risultati di questo approccio di generazione
centralizzata sono tutt’oggi evidenti nella presenza sul territorio nazionale
di enormi centrali elettriche con potenze installate di diverse centinaia di
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MW collegate, attraverso la rete elettrica nazionale, con ogni singola utenza
civile, industriale o residenziale.
Tali impianti di cogenerazione sono costituiti da grandi apparati
industriali, con potenti turbine che, oltre ad energia elettrica, producono
calore il quale, sotto forma di vapore acqueo, viene trasportato a grande
distanza dalle reti di teleriscaldamento urbano, per essere utilizzato dagli
utenti collegati alla rete in sostituzione della caldaia di riscaldamento,
evitando così di produrre in loco i fumi di scarico. La grande quantità di
energia elettrica prodotta dall’impianto di cogenerazione viene immessa
direttamente nella rete di distribuzione elettrica.
L’applicazione del teleriscaldamento risulta molto sensata dove le
centrali di produzione sono ubicate vicino ad importanti utenze termiche,
contribuendo in modo significativo a diminuire la bolletta energetica
italiana.
Fig. 2 - Generazione centralizzata
Ecco quindi che, attraverso la costruzione di un’opportuna rete di
teleriscaldamento, è possibile trasportare a distanza il calore non utilizzato,
Centrale di cogenerazione
Utenze
industriali
Utenze civili
(settore terziario)
Utenze
residenziali
Rete di trasmissione nazionale
+
rete di teleriscaldamento
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per servire utenze civili e residenziali, realizzando impianti CHP/DH
(Combined Heat and Power for District Heating) qualora vi sia un
fabbisogno di acqua calda nel campo di temperature 80÷150 °C. In
quest’ultimo caso tuttavia sono inevitabili le perdite nel trasporto di calore,
tanto maggiori quanto più distante è l’utenza che deve essere servita, inoltre
ci sono le alte spese di costruzione e manutenzione di tali reti.
Il risparmio teorico del 35-40% rispetto ai sistemi tradizionali va quindi
mediato, al di là degli ottimi risultati conseguiti, con le inevitabili spese di
costruzione e manutenzione della rete e con le perdite nel trasporto di
calore.
Per queste centrali l’energia elettrica e termica prodotta possono essere
utilizzate anche per soddisfare i fabbisogni interni di elettricità (la quota
non utilizzata viene ceduta alla rete nazionale) e calore, la cui quota residua
viene immessa alla rete di teleriscaldamento, sfruttando in tal modo questo
contenuto termico residuo (prodotto secondario del processo di generazione
elettrica ) che altrimenti andrebbe completamente perso e scaricato in
atmosfera, visto che solo una bassa percentuale verrebbe utilizzata
all’interno della centrale come sorgente di calore per il condizionamento
(riscaldamento/raffrescamento) di ambienti o per processi produttivi
(impianti CHP/IND, Combined Heat and Power for Industry).
Pertanto, attraverso la cogenerazione centralizzata tradizionale, solo la
grande industria e i grandi consumatori possono produrre
contemporaneamente energia elettrica e termica in modo autonomo ed
economico, sono quindi favorite le aziende energivore che, per esigenze
produttive, assorbono gran parte della loro potenza installata.
La spiegazione è da ricercare nel vincolo tecnologico legato ai
cogeneratori tradizionali che, per garantire la frequenza di 50 o 60 Hz
dell’energia elettrica generata, devono funzionare a velocità costante, pari
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alla velocità di rotazione del motore corrispondente alla frequenza
dell'energia elettrica della rete nazionale.
Per tale motivo, vengono progettati per offrire il massimo rendimento
elettrico al 100% della loro potenza nominale. Quando l'utente servito
riduce la propria richiesta di energia, il cogeneratore deve ridurre la potenza
mantenendo costante la velocità di rotazione. Il peggioramento del
rendimento del motore primo è tanto maggiore quanto più il carico viene
parzializzato, scostandosi dal valore nominale. Al di sotto del 70% della
potenza nominale, il cogeneratore tradizionale diventa antieconomico
rispetto all'acquisto di energia dalla rete di distribuzione e pertanto viene
spento, in tal modo l'investimento diventa improduttivo. Per la maggior
parte dei potenziali utenti, che hanno dei minimi di consumo molto bassi
molte volte al giorno, il cogeneratore tradizionale è economicamente
svantaggioso.
L’elettrificazione così realizzata ha contribuito più di ogni altra
infrastruttura al progresso civile ed industriale e, direttamente o
indirettamente, all’elevazione delle condizioni di vita e della durata media
della vita dell’uomo. L’attenzione delle popolazioni nei paesi
industrializzati è tuttavia oggi rivolta alle inevitabili conseguenze negative
del progresso industriale, in modo particolare al disturbo arrecato
all’ambiente dagli elettrodotti e dai grandi impianti di generazione.
Alle istanze di recupero e conservazione dei valori ambientali si
aggiunge la crescente incertezza sulla futura disponibilità di combustibili
fossili a prezzi sostenibili. Nei prossimi decenni l’accesso dei paesi in via
di sviluppo a consumi energetici più elevati accorcerà i tempi
d’esaurimento dei giacimenti di petrolio e gas, rendendo
l’approvvigionamento energetico sempre più difficile e costoso.
Tuttavia, una significativa riduzione del fabbisogno di combustibili
fossili potrebbe essere conseguita già da oggi se si riuscisse a realizzare una
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cospicua utilizzazione delle fonti di energia rinnovabili (ed assimilate) e se
si facesse pesantemente ricorso alla generazione distribuita.
Come noto, le fonti rinnovabili suscettibili d’applicazioni importanti o
significative sono l'idroelettrica, l'eolica, la solare (fotovoltaica, termica e
termodinamica), le biomasse, i rifiuti solidi urbani e la geotermica. La
cogenerazione è assimilata alle fonti rinnovabili perché consente, a parità
d’energia utile, un notevole risparmio di combustibili fossili e la
conseguente riduzione delle emissioni inquinanti.
Per generazione distribuita integrata nel sistema elettrico s’intende la
generazione di energia elettrica tramite una moltitudine di piccoli
generatori di varia tecnologia connessi alle reti di distribuzione pubblica di
bassa tensione (BT, potenze unitarie dal kW fino ad alcune decine di kW) e
di media tensione (MT, dal centinaio di kW a qualche MW).
La diffusione della generazione distribuita richiede il superamento di
varie barriere di carattere tecnico, economico, burocratico, normativo,
organizzativo, contrattuale, gestionale e, non ultimo, psicologico. Questo
scenario di sviluppo, oltre ai benefici ecologici, avrebbe un'importante
La rete diventa una “piazza
di mercato” dove tutti
possono vendere e
acquistare energia elettrica
Smart grid
Microcogeneratori locali e decentrati
Fonti energetiche rinnovabili locali
Centrale di cogenerazione
Fig. 3 - Generazione distribuita
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ricaduta socio-economica: le risorse finanziarie risparmiate
nell'importazione di combustibili e/o d’energia elettrica, sarebbero
destinate alle maggiori spese di costruzione ed esercizio degli impianti di
generazione distribuita e quindi all'espansione dell'industria e
dell'occupazione nel settore.
Nell’ultimo decennio si è verificata quindi un’inversione di tendenza, in
quanto lo sviluppo tecnologico in campo energetico si sta orientando verso
unità produttive sempre più piccole; le prospettive prevedono un
ridimensionamento della generazione centralizzata a favore di quella
distribuita, realizzata per mezzo di grandi numeri di piccole e piccolissime
centrali particolarmente adatte a soddisfare i bisogni energetici locali di
strutture civili e residenziali. Lo scenario futuro della generazione
distribuita prevede quindi la trasformazione della rete elettrica in una sorta
di “piazza di mercato”, dove ogni operatore, compreso il singolo cittadino
privato, potrà, oltre ad acquistare e consumare energia, diventare auto-
produttore e vendere energia elettrica alla rete nazionale, ad un suo vicino
oppure ad un altro utente.
I vantaggi attesi da questo trend tecnologico consistono nella possibilità
di sfruttare risorse energetiche locali, nell’applicazione delle fonti
rinnovabili, nelle ridotte necessità di trasporto dovute alla vicinanza tra
produzione e consumo, nella maggiore diversificazione del mix energetico
e minor dipendenza dalle importazioni, quindi in generale in una maggiore
sicurezza nell’approvvigionamento elettrico del paese.
Infine, la generazione distribuita crea nuova occupazione qualificata e
diffusa sul territorio, che trova impiego nella progettazione, installazione,
gestione e manutenzione degli impianti.
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1.3 – PICCOLA E MICROGENERAZIONE DISTRIBUITA
La cogenerazione di energia elettrica e di calore è adatta e conveniente
non soltanto per i grandi impianti di teleriscaldamento.
Con il termine “piccola cogenerazione” si indicano le unità di
cogenerazione con capacità di generazione installata inferiore a 1 MWe,
mentre la “micro-cogenerazione” (micro-CHP) riguarda la cogenerazione
per impianti di potenza inferiore ai 50 kWe.
Sviluppando la cosiddetta microcogenerazione diffusa, i vantaggi
energetici della cogenerazione potrebbero essere moltiplicati in modo
apprezzabile, così da dare a tutti gli utenti la potenziale opportunità di
rendersi autonomi dal punto di vista energetico, ottenendo i grandi vantaggi
insiti nella cogenerazione sia dal punto di vista economico che ambientale.
La differenza tra il teleriscaldamento e la microcogenerazione diffusa a
livello locale, consiste nel diverso modo di utilizzo dell’energia prodotta
dai due sistemi: mentre nel teleriscaldamento l’energia elettrica viene
immessa direttamente nella rete e quella termica viene trasportata nelle reti
di distribuzione presso le utenze cittadine, nella microcogenerazione
diffusa, invece, il calore viene prodotto ed utilizzato direttamente presso
l’utenza che ha installato la centrale di cogenerazione, che in genere auto-
consuma anche tutta l’energia elettrica autoprodotta.
Utilizzando in modo distribuito le macchine di microcogenerazione,
inoltre, si eliminano le perdite legate alla distribuzione di elettricità sulle
linee ad alta tensione ed il calore normalmente prodotto dalla combustione
non viene disperso nell'ambiente, ma è recuperato e utilizzato per
soddisfare le esigenze termiche dell'utente servito dalla macchina.
Pertanto, si sfrutta al massimo l'energia sprigionata dal combustibile, con
una riduzione di consumo e quindi del suo costo, a parità di energia
elettrica e termica usate, dal 30% al 50% in funzione del profilo dell'utente.
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Tali sistemi decentralizzati di produzione energetica hanno la peculiarità
di essere molto semplici da installare e di avere grande flessibilità. Di solito
sono consegnati "chiavi in mano" e sono necessari solo gli allacciamenti
alla rete idrica, elettrica e ad un serbatoio di combustibile.
Negli ultimi tempi nuove tecnologie e nuove macchine di piccola taglia,
già ampiamente testate e collaudate, permettono di realizzare una micro
cogenerazione diffusa nel territorio, per rispondere alle esigenze di
elettricità e di calore di utenze civili, residenziali ed industriali.
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1.4 – MACCHINE E TECNOLOGIE
Il campo di impiego degli impianti cogenerativi è estremamente ampio,
spaziando da qualche decina di kW fino alle centinaia di MW, quindi la
scelta del motore primo da adottare nell’applicazione cogenerativa non è
mai univoca, ma occorre sia presa dopo aver esaminato ogni singola
applicazione in base a parametri di giudizio che se in una prima fase sono
di natura prettamente tecnica ed economica, successivamente coinvolgono
anche esigenze di carattere ambientale, urbanistico e sociale. Pertanto, la
soluzione ottimale finale spesso risente di valutazioni il cui peso è
fortemente soggettivo.
Per la realizzazione di processi di cogenerazione sono utilizzabili le
tipologie impiantistiche di seguito riportate.
- Motori endotermici alternativi a combustione interna
I motori alternativi a combustione interna rappresentano la tecnologia
più matura e consolidata (essendo applicati già alla fine dell’800), sono
caratterizzati da buoni rendimenti, elevata affidabilità e flessibilità di
utilizzo a fronte tuttavia di rumore, vibrazioni e di alti costi di
manutenzione e di contenimento degli inquinanti, essendo necessario un
catalizzatore per abbattere le emissioni specifiche.
La fase di produzione di elettricità è legata alla produzione di energia
meccanica e l’energia termica può essere ricavata direttamente dal circuito
di raffreddamento del
motore e dai gas di
scarico. Il recupero
termico, ottenuto
quindi attraverso il
raffreddamento dei
fumi allo scarico (500-
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600 °C), del circuito di raffreddamento del motore stesso e del generatore
(90-120 °C) e dell’olio motore (40-60 °C), rappresenta una quota
importante per le piccole taglie anche se, per coprire i carichi di temici di
punta, si ricorre a caldaie ausiliarie, utilizzate per brevi periodi.
Un’interessante prospettiva è collegata alla recente introduzione sul
mercato di motori di piccola taglia (con potenza minore di 50 kWe) con
sistema ad inverter che permette il funzionamento a velocità di rotazione
variabile con un rendimento elettrico pressoché indipendente dalle
condizioni di carico.
Il combustibile più utilizzato in chiave cogenerativa è il gas naturale,
scelta più ovvia sia per la sua qualità in termini di ridotte emissioni
climalteranti che per la presenza capillare della rete di distribuzione.
- Motori esotermici alternativi a combustione esterna
Stirling
Il ciclo di funzionamento dei motori Stirling è di tipo chiuso e i fluidi
operativi possono essere diversi (elio, azoto, aria). Il principale vantaggio
rispetto ai motori a combustione interna tradizionali è la possibilità di
utilizzare non solo combustibili diversi (che vengono bruciati in caldaia
esterna e quindi non in contatto con le parti della macchina), ma anche gas
di recupero purché ad alta temperatura (300 °C); il funzionamento è inoltre
fluido, regolare, esente da vibrazioni e poco rumoroso, la vita utile può
arrivare a 60000 ore.
Il recupero termico avviene soprattutto dal circuito di raffreddamento
dello scambiatore freddo ed un’ulteriore quota dal raffreddamento dei gas
combusti.
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- Turbine a gas
La produzione di energia elettrica deriva dalla fase di espansione in
turbina dei gas combusti, dove il lavoro
meccanico viene trasformato in energia
elettrica dal generatore coassiale alla
turbina, mentre il recupero di calore
interessa i gas di scarico rilasciati dal
sistema che raggiungono temperature di
500-600 °C.
I cogeneratori con turbina a gas richiedono per il loro funzionamento,
oltre alla turbina, un compressore in cui l’aria comburente aumenta
pressione e temperatura, una camera di combustione in cui l’aria compressa
viene miscelata al combustibile ed in cui avviene la combustione, un
generatore che trasforma l’energia meccanica in energia elettrica attraverso
l’espansione dei gas di combustione ed infine una caldaia alimentata con i
gas di scarico che produce vapore.
- Turbine a vapore
Per generare energia elettrica, la turbina a vapore viene alimentata con
vapore ad alto contenuto energetico, con elevati valori di pressione e
temperatura. L’energia termica per l’utenza può essere estratta dal sistema,
in funzione delle specifiche esigenze, sia mediante spillamenti di vapore
dalla turbina sia dal vapore esausto che viene scaricato al termine del ciclo
di lavoro, attraverso uno scambiatore di calore. In relazione alle condizioni
di vapore uscente dalla turbina, quindi, si possono avere due sistemi
diversi:
- Turbina a vapore in contropressione: la turbina scarica vapore a
pressione atmosferica o superiore, lo scambiatore di calore per il recupero
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termico raffredda il vapore senza portarlo allo stato liquido e quindi il
vapore raffreddato viene nuovamente alimentato in caldaia previo
passaggio di compressione
- Turbina a vapore a condensazione: il vapore che esce dalla turbina
ha pressione inferiore a
quella atmosferica,
parte del vapore viene
raffreddato in un’unità
di condensazione che
invia poi il condensato
alla caldaia
- Ciclo combinato
Una centrale a ciclo combinato alimentata a gas naturale coniuga in
modo ideale i punti di forza di due processi termici corrispondenti a due
cicli termodinamici: il ciclo Brayton e il ciclo Rankine, il primo dei quali
converte l'energia termica posseduta dai gas derivanti dalla combustione
del gas naturale in energia meccanica (e quindi elettrica) attraverso una
turbina a gas, mentre nel secondo l'energia termica residua dei gas di
combustione viene ceduta all'acqua per la produzione di vapore e convertita
in energia meccanica e quindi elettrica con una turbina a vapore.
Circa due terzi dell’intera energia elettrica vengono prodotti dalla turbina
a gas, la restante quota è generata dalla turbina a vapore, che sfrutta i fumi
caldi provenienti dalla turbina a gas.
La cogenerazione, definita come la produzione congiunta di energia
elettrica e vapore, si realizza, pertanto, quando viene sfruttata anche
l'energia residua posseduta dal vapore in uscita dal ciclo Rankine della
turbina a vapore, dopo averlo utilizzato come mezzo per la produzione di
energia elettrica.
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Questi impianti permettono di ottimizzare lo sfruttamento dell'energia
contenuta nel combustibile in ingresso. Un impianto a ciclo combinato
cogenerativo consente quindi non solo di produrre energia elettrica a
elevato rendimento, ma anche di esportare calore utile per i processi
tecnologici di uno stabilimento industriale e/o il riscaldamento di una città,
conseguendo così le massime efficienze oggi raggiungibili.
Esistono infine alcune tecnologie già disponibili ma ancora poco diffuse,
essendo ancora in via di perfezionamento:
- Microturbine a gas
L’adozione di una microturbina a gas tradizionale per la cogenerazione
risulta in genere economicamente conveniente per potenze superiori a
qualche MW perché al di sotto di questa soglia i rendimenti sono
fortemente penalizzati a causa del ciclo termodinamico scadente e il costo
del kWh prodotto diventa troppo alto.
L’applicazione delle turbine a gas per
basse potenze elettriche (per ottenere
rendimenti accettabili) ha comportato
differenze costruttive rispetto alle
grandi unità di generazione elettrica, come ad esempio il moto del fluido
che è radiale monostadio invece che assiale multistadio, con compressore
centrifugo calettato sullo stesso albero della turbina centripeta, entrambi in
grado di raggiungere elevatissime velocità di rotazione (anche oltre 100000
giri/min). Il rendimento elettrico si attesta su valori del 30% e, a parità di
rapporto di compressione, è tanto maggiore quanto più alta è la temperatura
dei gas in ingresso in turbina. Un altro aspetto importante concerne la
velocità di rotazione: grazie ad un sistema di conversione della frequenza il