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INTRODUZIONE
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1.1 LA FAMIGLIA GENICA DI p53
La famiglia genica dell’oncosoppressore p53 è composta da tre membri: p53, p63
e p73. I tre membri della famiglia genica presentano caratteristiche strutturali e
funzionali comuni, tra le quali la capacità di indurre l’arresto del ciclo cellulare e
l’apoptosi.
Il gene p53 è stato identificato nel 1979 e codifica per una proteina di 53 kDa
interagente con l’antigene T del virus oncogenico SV40 (Lane and Crawford
1979; Linzer and Levine 1979).
p53 rappresenta un fattore critico nella risposta cellulare al danno al DNA, infatti,
risponde a diversi tipi di stress cellulari (radiazioni ionizzanti o ultraviolette,
sostanze tossiche, attivazione di oncogeni, radicali liberi, ipossia e infezioni virali)
correlati al danno al DNA, provocando l’arresto del ciclo cellulare, l’attivazione
dei meccanismi di riparo del danno, oppure inducendo la morte cellulare
programmata (apoptosi) o la senescenza se il danno è troppo severo e non può
essere riparato (Levine et al. 1997).
p53 è stato definito “il guardiano del genoma” proprio riferendosi al suo ruolo
chiave nel conservare la stabilità genomica attraverso la prevenzione delle
mutazioni a carico del DNA. L’importanza del ruolo cellulare svolto da p53 è
evidente se si considera che mutazioni del gene p53 si trovano in circa il 50% dei
tumori umani e, in un altro 20% risultano alterate le proteine coinvolte nel
pathway di p53 (Hollstein et al. 1991, 1996; Russo et al. 2005; Steele et al. 2005).
La p53 è una DNA-binding protein, normalmente espressa a livelli basali molto
bassi nelle cellule non sottoposte a stress. In seguito all’attivazione dovuta a stress
di varia natura, essa forma un omotetramero stabile, che lega una specifica
sequenza consensus presente nella regione del promotore o nei primi introni dei
geni target, modulandone l’espressione.
I geni regolati dalla p53 codificano anche per proteine, che comunicano la
condizione di stress cellulare alle cellule adiacenti per salvaguardare sia il
benessere della singola cellula che del contesto a cui essa appartiene.
Per molti anni, si è pensato che, a differenza di molti altri oncosoppressori, p53
non facesse parte di una famiglia genica e che la sua presenza fosse unica
all’interno del genoma umano. La situazione è cambiata nel 1997-1998, quando
sono state scoperte altre due proteine, p73 e p63, che condividevano un’alta
similarità strutturale con p53, nell’uomo, nel topo e nel ratto, e pertanto vennero
10
riunite, insieme a p53, in un’unica famiglia genica, (Kaghad et al. 1997; Yang et
al. 1998; Arrowsmith 1999; Levrero et al. 1999).
Le prime osservazioni sulla esistenza di un gene omologo a quello della p53
risalgono al 1997, nell’ambito dello studio della regione subtelomerica del
cromosoma 1 umano, frequentemente soggetta a delezioni e perdita di
eterozigosità (LOH) nei tumori ectodermici, come il neuroblastoma. Proprio in
questa regione, precisamente nel locus 1p36.33 fu mappato un nuovo gene,
chiamato p73, il quale mostrava una forte similarità di sequenza con
l’oncosoppressore p53. Seguendo due polimorfismi naturali (transizioni Gfi A e
Cfi T dei residui 4 e 14 nell’esone 2) in soggetti eterozigoti sani, si osservò che
l’allele di p73 espresso, è per lo piø di origine materna e che quindi p73 è un gene
“imprinted”. L’imprinting genomico indica un cambiamento genico (metilazione
o condensazione della cromatina) che avviene nella linea germinale, tale che gli
alleli paterno e materno hanno proprietà differenti, per cui uno dei due viene
espresso, mentre l’altro è silente (Kaghad et al 1997).
Successivamente alla scoperta di p73, altri gruppi identificarono un terzo membro
della famiglia: p63, chiamato anche AIS, KET, p51, p40 o p73L.
L’alta similarità di sequenza, osservata in particolar modo nel dominio
responsabile del legame col DNA, permette a p63 e p73 di transattivare alcuni
geni target di p53 generando risposte cellulari sovrapponibili, quali arresto del
ciclo cellulare e apoptosi. Alla luce di queste osservazioni si considerano le tre
proteine parte di una famiglia di fattori trascrizionali, che riconoscono la stessa
sequenza target, chiamata p53Responsive Element (p53RE), presente nelle regioni
regolatorie (promotore, introni, UTRs) dei geni da esse regolati, e di transattivare,
attraverso il loro dominio di transattivazione, geni comuni.
Sarebbe un errore, comunque, considerare ridondanti le funzioni dei tre membri
della famiglia; studi su topi knockout per ciascuno dei tre geni hanno dimostrato
che p53, p63 e p73 hanno funzioni proprie (Sasaki et al., 2005).
Infatti, topi transgenici che esprimono una forma mutata di p53 o che ne sono del
tutto privi (p53 -/-) nascono normalmente, ma sviluppano spontaneamente dei
tumori maligni e ciò indica che p53 non partecipa direttamente ai processi di
sviluppo, ma è indispensabile per la protezione dell’organismo dalla
trasformazione tumorigenica delle cellule (Donehower et al. 1992). Al contrario,
topi knock-out per p63 (p63 -/-) muoiono nel giro di pochi giorni dalla nascita a
11
causa di severi difetti nello sviluppo dei derivati ectodermici e degli elementi
mesodermici, che si originano dall’ectoderma durante l’embriogenesi (Yang et al.,
1999; Yang et al., 2000). Gli arti e la pelle sono fortemente affetti, le zampe
posteriori sono completamente assenti mentre quelle anteriori si sviluppano fino
agli omeri. Mancano di uno strato epidermico pluristratificato a ricoprire il corpo
e sono privi dei follicoli capillari e della maggior parte delle ghiandole, che sono
derivate dalla pelle. Anche molti tessuti interni sono anormali, a causa della
mancata formazione di un epitelio pluristratificato. Infine, topi knock-out per tutte
le isoforme di p73 esibiscono profondi difetti, che includono la disgenesia
dell’ippocampo, idrocefalo, infezioni croniche e processi infiammatori, così come
anormalità nel pathway di percezione dei ferormoni, però non mostrano
un’aumentata suscettibilità al cancro (Yang et al. 2000; Marabese et al. 2007)
(Figura 1).
Figura 1. Caratteristiche principali dei topi kcnockout per p53, p73 e p63. A differenza dei topi
p53 null,quelli p73 e p63 null non presentano predisposizione alla formazione di tumori.
wt
wt
p63-
/-
wt wt
wt
p63-
/-
12
Un ulteriore dato che testimonia la differente funzione svolta da p53, p63 e p73
nell’organismo è fornito dalla espressione ubiquitaria di p53, mentre l’espressione
di p63 e p73 è tessuto-specifica e variabile nelle diverse fasi dello sviluppo.
Per quanto riguarda l’origine evolutiva della famiglia genica di p53, la presenza di
un unico gene omologo della famiglia negli invertebrati, con una struttura simile a
quella di p63 e p73, fa supporre che i tre membri della famiglia si siano originati a
partire da un unico gene ancestore, con una struttura p63/p73 like. In particolare,
dopo la separazione tra invertebrati ed vertebrati, un primo evento di duplicazione
genica avrebbe dato origine al gene p53 e all’ancestore p63/p73. In seguito, il
dominio SAM (sterile alpha motif) presente nell’ancestore sarebbe stato perso dal
gene p53 dei vertebrati e dai geni p53-like di alcuni invertebrati.
Successivamente, attraverso un secondo evento di duplicazione genica,
l’ancestore comune p63/p73 avrebbe prodotto i geni p63 e p73. Sulla base di
questo modello evoluzionistico, è stato speculato che le funzioni ancestrali del
singolo gene presente negli invertebrati si siano diversificate nei tre geni presenti
nei vertebrati, ciascuno dei quali avrebbe acquisito un ruolo specifico nella
regolazione del ciclo cellulare (Saccone et al. 2002; D’Erchia et al. 2006).
13
1.2 ORGANIZZAZIONE GENOMICA, PROMOTORI E CONTROLLO
DELL’ATTIVITA’ TRASCRIZIONALE
I geni p53, p63 e p73 condividono una struttura esone-introne molto simile.
1.2.1. p53
Nell’uomo, il gene p53 è localizzato sul locus cromosomico 17p13, è grande circa
20 kb e contiene 11 esoni, separati da 10 introni e 3 promotori, due dei quali a
monte dell’esone 1 e il terzo nell’introne 4 (Isobe et al., 1986; Bourdon et al.,
2005). La sua organizzazione genomica è altamente conservata tra specie
differenti lungo la scala evolutiva.
L’esone 1 non è codificante, ma è coinvolto nei meccanismi di regolazione della
traduzione (Mosner et al., 1995).
Il promotore del gene umano p53, richiesto per la sua attività basale, è stato
originariamente mappato nella posizione -88 +20, rispetto al sito di inizio della
trascrizione (TSS) (Tuck et al., 1989). Esso manca delle sequenze consensus
canoniche, quali per esempio la CAAT box e la TATA box e contiene siti di
binding potenziali per diversi fattori di trascrizione quali HSE, kB, HLB e motivi
di legame per fattori di trascrizione elica-ansa-elica. Nella posizione -76 -46 è
stato mappato un secondo nucleo promotore chiamato CPEp53 (core promoter
element p53) ed è stato identificato un fattore nucleare che si lega a questa
regione, che è importante per l’attività basale di p53; l’attivazione di questo
promotore è indotta da stress genotossico (Figura 2).
Figura 2 Rappresentazione schematica dei siti di riconoscimento per vari fattori di trascrizione
cellulare presenti nel promotore di p53
14
Un terzo promotore è localizzato nell’introne 4 ed è responsabile dell’espressione
delle isoforme null 133p53 che presentano l’estremità N-terminale piø corta rispetto
all’isoforma piø lunga (Bourdon et al., 2005).
1.2.2. p73
Il gene umano p73, che comprende 14 esoni e 13 introni, mappa sul cromosoma
1p36, un locus che risulta frequentemente deleto in diversi tumori umani e si
estende per circa 80 kb (Kaghad et al., 1997). Presenta anch’esso 2 promotori, di
cui quello interno si trova nell’introne 3. Anche nella p73, così come avviene già
in p53, il primo esone non è codificante, e dà origine a strutture “stem e loop” nel
corrispondente mRNA, che regolerebbero la sua traduzione.
Anche la regione promotore del gene umano p73 è stata clonata e caratterizzata in
dettaglio. E’ stata identificata una sequenza localizzata tra i nucleotidi -119 e +19
rispetto al TSS (promotore P1), che conferisce la massima attività basale a questo
promotore.
Il promotore p73, a differenza di quello di p53, presenta un TATAlike box e una
regione ricca di isole CpG caratteristiche di geni altamente espressi (Ding et al
1999). Si suppone che l’ipermetilazione di questa regione possa essere un
meccanismo di silenziamento trascrizionale, attraverso l’inibizione dell’accesso
dei fattori di trascrizione al promotore (meccanismo epigenetico) osservato in
alcune forme di leucemia linfoblastica acuta e nel linfoma di Burkitt (Corn et al.
1999; Kawano et al., 1999; Banelli et al., 2000).
Il promotore di p73 non presenta omologia di sequenza con il promotore della p53
e contiene siti putativi di legame per fattori di trascrizione quali E2F, Sp1, AP-2,
Egr-1, Egr-2, Egr-3, c-Myb (Ding et al. 1999; Levrero et al 2000).
I membri della famiglia di fattori di trascrizione E2F sono regolatori chiave di
geni coinvolti nella progressione del ciclo cellulare, nel destino cellulare, nel
riparo del danno al DNA e nell’apoptosi. E2F1 controlla l’espressione di p73 in
condizioni fisiologiche, come nella transizione G1/S (Irwin, Marin et al. 2000;
Lissy, Davis et al. 2000; Stiewe and Putzer 2000). E’ stato anche dimostrato che
E2F1, dopo danno al DNA, viene acetilato ed è selettivamente sequestrato sul
promotore P1p73 attivandolo e inducendo apoptosi indipendentemente da p53
(Lohrum and Vousden 1999; Irwin et al. 2000; Seelan et al. 2002; Pediconi et al
2003; La Thangue et al. 2003). Quindi E2F1, come altri regolatori del ciclo
15
cellulare, può indurre proliferazione o apoptosi a seconda del contesto cellulare. In
piø ultimamente è stato proposto un meccanismo secondo cui l’attivazione di p73
avviene dopo rimozione di inibitori trascrizionali dal suo promotore P1. Infatti,
dopo trattamento con droghe mutagene, il fattore di trascrizione C-EBPalpha
(CCAAT enhancer binding protein-alpha), che lega il DNA in corrispondenza dei
siti di legame per E2F1, è traslocato al citoplasma e la sua attività repressiva nei
confronti di E2F1 viene abolita con conseguente attivazione del promotore. Questi
dati suggeriscono che in condizioni normali C-EBPalpha forma un complesso
repressorio con E2F1 sul promotore P1 di p73 (Marabese, Vikhanskaya et al.
2003).
Vicino a E2F1, diversi altri fattori di trascrizione possono essere coinvolti nella
regolazione di p73.
Tra questi, Yin Yang 1 (YY1) è un fattore di trascrizione multifunzionale che
interagisce con E2F1 fisicamente. YY1 e E2F-1 mostrano un effetto sinergico
sull’attività del promotore di p73 attivandolo in seguito a trattamento con
doxorubicina (Gordon et al. 2006; Wu et al. 2007, 2008). Il silenziamento del
gene YY1 determina una significativa riduzione dell’attività del promotore di p73
e del livello di espressione della p73 endogena.
Il promotore P1 può essere regolato anche da p53 stesso, attraverso un potenziale
p53RE (Chen et al. 2001). Però, questo putativo elemento-p53 non sarebbe
responsabile per l’attivazione di p73 dipendente dal danno al DNA (Marabese et
al. 2003).
Un frammento regolatorio di 1-kb è stato identificato all’interno del primo introne
di p73, che è immediatamente a monte del codone ATG del secondo esone. Il
frammento intronico di p73 contiene 6 siti consensus di binding per il repressore
trascrizionale ZEB, che lega questi siti sia in vitro che in vivo (Fontemaggi et al.
2001) (Figura 3).
Figura 3 Rappresentazione schematica dei siti di riconoscimento per vari fattori di trascrizione
cellulare presenti nel promotore di p73
16
E’ stata dimostrata la presenza di un promotore alternativo (promotore P2)
nell’introne 3 responsabile dell’ espressione di proteine in cui non è presente una
porzione dell’N-terminus dell’isoforma piø lunga TAp73 corrispondente al
dominio di transattivazione, sono indicate come null Np73 (Yang et al., 2000;
Pozniak et al., 2000).
Il promotore P2 non contiene siti di legame per il fattore di trascrizione E2F1, ma
contiene delle consensus efficienti per la p53 e la p73. Questo promotore è
attivato dalla p53 durante danno non apoptotico al DNA, così si accumulano le
isoforme null N. La D Np73 è in grado di regolare la funzione della TAp73 e di p53
in modo da inibire la loro funzione apoptotica e promuovere le loro attività di
arresto del ciclo cellulare (Grob, Novak et al. 2001; Kartasheva, Contente et al.
2002; Nakagawa, Takahashi et al. 2002; Vossio, Palescandolo et al. 2002).
L’espressione della D Np73 non soltanto regola la funzione della p53 e della
TAp73, ma riduce anche la propria espressione, legandosi alla p53RE presente nel
promotore P2 (Grob et al. 2001).
La deregolazione del promotore di null Np73 provoca trasformazione maligna nei
fibroblasti NIH-3T3 e crescita tumorale in topi nudi (Stiewe, Zimmermann et al.
2002). La perdita del pathway autoregolativo del promotore P2, come succede nel
cancro, risulterebbe in un accumulo eccessivo delle proteine null Np73, le quali
inattiverebbero p53 e TAp73, contribuendo allo sviluppo del tumore (Allart,
Martin et al. 2002; Stiewe, Zimmermann et al. 2002).
Il turnover di p73 è finemente regolato a livello trascrizionale, ma è anche
attraverso modificazioni post-traduzionali della proteina, in modo da garantire
un’espressione controllata delle varie isoforme proteiche (Dulloo et al. 2005).
1.2.3. p63
Il gene umano p63 si trova sul cromosoma 3q27-29, si estende per 270 kb ed è
costituito da 15 esoni e ha 2 promotori (Yang et al., 1998; Hagiwara et al., 1999).
L’esone 1 del gene è parzialmente codificante.
I due promotori del gene p63 non sono stati ancora ben caratterizzati.
A partire dal primo promotore, verrebbero trascritte le isoforme full-length di p63
(isoforme TAp63).
17
Il secondo promotore è localizzato nell’introne 3 del gene p63 e da esso sarebbero
prodotte le varianti D Np63, con un’estremità N-terminale piø corta (Yang et al.,
1998).
Non sono noti, al momento, meccanismi di regolazione diretta dei promotori
presenti nel gene. Si è visto, ultimamente, che entrambi i promotori P1 e P2
possiedono siti putativi di legame al fattore di trascrizione E2F-1, anche se,
diversamente da p73, E2F-1 sembra non stimolare la trascrizione di p63
(Waltermann et al. 2003; Morgunkova et al. 2005); inoltre, solo il promotore P2
contiene siti di legame per p53 (Yang et al. 2000) (Figura 4).
Figura 4 Rappresentazione della regione del promotore di p63. Il segno ? indica la mancanza di
informazioni riguardanti la presenza di siti consensus per fattori di trascrizione nucleari presenti in
questo promotore.
TSS
TSS
18
1.3 I TRASCRITTI
1.3.1. p53
Fino a qualche anno fa, si pensava che a partire dal gene p53 umano, venisse
prodotto un unico trascritto. In realtà, il gene p53 produce un complesso pattern di
trascritti generati in seguito all’uso di promotori alternativi o all’utilizzo di
splicing alternativi; studi recenti hanno dimostrato la presenza di almeno nove
isoforme della p53, espresse in modo tessuto-specifico (Bourdon, 2005) (Figura
5).
Figura 5. Struttura del gene umano p53 e degli splicing alternativi.
Esone non codogenico
Esone codogenico
Inizio della trascrizione
E’ possibile distinguere le isoforme in funzione del meccanismo che le ha
generate.
La p53a è la forma piø lunga e maggiormente rappresentata nella cellula, la p53β
e la p53γ presentano estremità C-terminali tronche e mancano del dominio di
oligomerizzazione. Infatti, le isoforme b e g sono originate in seguito a uno
splicing alternativo con l’inclusione di un esone addizionale 9b presente
nell’introne 9. Queste tre isoforme contengono il dominio di transattivazione
all’N-terminale e vengono trascritte a partire dal promotore P1 a monte del sito di
inizio di trascrizione (Chow et al. 1993; Flaman et al. 1996).
L’mRNA trascritto a partire dal promotore P2 contiene un solo modulo di lettura
che codificherebbe per una isoforma proteica tronca dei primi 133 residui
aminoacidici all’estremità N-terminale, la quale manca del dominio di
g 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 i9
2*
a b P2
D 133p53
P1 TAp53
D 40p53
ATG
g 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 i9
2*
a b P2
D 133p53
P1 TAp53
D 40p53
ATG
19
transattivazione, del dominio ricco in proline e di parte del dominio di legame al
DNA. Si ottengono così delle isoforme indicate come null 133, che possono a loro
volta subire slpicing alternativo al C-terminus (null 133p53, null 133p53β, null 133p53γ).
Il meccanismo, che genera il terzo gruppo di isoforme, è ancora oggetto di studio.
Si potrebbe trattare di un inizio alternativo di traduzione o di un meccanismo di
splicing alternativo dell’introne 2 che porta alla formazione di un codone di stop
nella sequenza iniziale. L’inizio della traduzione verrebbe così traslato in
corrispondenza dell’ATG del codone 40, da cui il nome null 40 (null 40p53, null 40p53β,
null 40p53γ), anche chiamata p47 o D Np53 (Courtois et al. 2002; Yin et al. 2002;
Ghosh et al. 2004).
La D 40p53 contiene una parte del dominio di transattivazione e può transattivare
l’espressione di geni target attraverso un secondo dominio di transattivazione
localizzato tra gli aminoacidi 43 e 63. (Sun et al. 1995; Zhu et al. 1998; Harms
and Chen 2005).
Le isoforme di tipo null 40p53 possono agire in una maniera dominante-negativa nei
confronti della p53 wild type, andando a inibire l’attività trascrizionale di p53 e
l’apoptosi p53-mediata, modificandone la localizzazione cellulare (Courtois et al.
2002; Ghosh et al. 2004; Ghosh et al. 2004).
Infine, l’isoforma p53i9 deriva da un evento di splicing alternativo a livello
dell’introne 9 e mancherebbe di almeno 60 aminoacidi, rispetto alla p53 full-
length. La p53i9 prodotta in vitro manca del dominio di tetramerizzazione, è
difettiva nella propria attività trascrizionale ed è priva di attività di legame al
DNA. Non ci sono, d’altronde, evidenze secondo cui la p53i9 verrebbe espressa a
livello proteico in vivo.
E’ stato recentemente riportato che lo splicing alternativo dell’esone 7 di p53
porta a una isoforma di p53 deleta di una regione del dominio di binding al DNA,
chiamata D p53 (Rohaly et al. 2005). Questo evento di splicing è particolare,
poichØ non trova riscontri tra gli eventi evolutivamente conservati negli eucarioti.
Questa isoforma mostra un’espressione tessuto-specifica e conserva l’attività
trascrizionale sui geni dell’arresto cellulare durante il checkpoint della fase S
(Bourdon et al.,2005).
Le varianti trascrizionali di p53 sono espresse in diversi tessuti umani normali in
una maniera tessuto-specifica, suggerendo che il promotore interno e lo splicing
alternativo di p53 possano essere regolati in modo tessuto-specifico.
20
Ciascuna isoforma ha diverse localizzazioni subcellulari, che potrebbero
determinare differenze funzionali. L’isoforma null 133p53β, per esempio, è stata
individuata sia nel nucleo che nel citoplasma a differenza della null 133p53γ,
presente unicamente nel citoplasma. Considerando che le sequenze delle due
proteine si distinguono solo per gli aminoacidi codificati a partire dall’esone 9b,
potrebbero essere sufficienti dieci residui per modificare la loro localizzazione.
1.3.2. p73
A partire dal gene umano di p73 vengono espressi almeno 35 differenti trascritti,
che possono codificare per ventinove diverse ipotetiche isoforme proteiche
(Bourdon et al.,2005). I meccanismi alla base della sintesi delle diverse isoforme
sono gli stessi della p53, lo splicing alternativo e l’uso di promotori alternativi
(Figura 6).
Figura 6 Struttura del gene umano p73 e degli splicing alternativi.
Esone non codogenico
Esone codogenico
Inizio della trascrizione
Le isoforme TAp73 vengono codificate a partire dal sito di inizio della
trascrizione piø a monte, sotto la regolazione del promotore P1, e possiedono
l’intera porzione N-terminale (Stiewe et al. 2002).
Le proteine di tipo null Np73, sono codificate a partire dal promotore interno P2,
localizzato nell’introne 3 (Grob et al. 2001; Kartasheva et al. 2002; Nakagawa et
al. 2002). Esse mancano dell’estremità N-terminale rispetto alle TA e mancano
del dominio di transattivazione (De Laurenzi et al., 1998). Inoltre, presentano una
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 14
P2 D Np73
P1 TAp73
11 12 13
a 3’
b g z d e D N’
Ex2 Ex2/3
h hh h h 1
12
j 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 14
P2 D Np73
P1 TAp73
11 12 13
a 3’
b g z d e D N’
Ex2 Ex2/3
h hh h h 1
12
j
21
diversa composizione dell’N-terminale rispetto alla TA, in seguito a uno
slittamento del modulo di lettura, a livello dei primi due esoni, e al successivo
ripristino del modulo di lettura presente anche nelle isoforme TA (Shu Wing et al.
2000).
Sia le isoforme TA che le isoforme null N danno origine a varie isoforme differenti
per la loro estremità C-terminale (a , b , g , d , e , z e h ), in seguito a eventi di
splicing alternativo al 3’ (Melino et al. 2003; review Moll and Slade 2004).
Siti di splicing alternativo, a carico delle isoforme TAp73 e delle isoforme
D Np73, sono presenti nella regione che si estende dall’introne 10 all’introne 14
generano sette specie differenti di p73: l’isoforma piø lunga che deriva dalla
traduzione dei 14 esoni è la p73α; la p73β, piø corta di 96 nucleotidi, che deriva
dalla traduzione di 13 esoni, ha subito lo splicing differenziale dell’estremità C-
terminale, a livello dell’esone 13; la p73γ manca dell’esone 11 ed ha una
differente modulo di lettura dell’estremità C-terminale, rispetto alla p73α;
l’isoforma p73δ manca degli esoni 11, 12, 13, con la perdita della maggior parte
della regione carbossi-terminale; la p73ε manca degli esoni 11 e 13 e l’esone 12 è
caratterizzato da una differente modulo di lettura rispetto alla p73α e, di
conseguenza, presenta una regione carbossi-terminale composta in parte dal
modulo di lettura dell’isoforma g e in parte da quello dell’isoforma a ; la p73ζ
manca degli esoni 11, 12 mentre gli esoni 13 e 14 sono nello stesso modulo di
lettura della p73a ; infine, la p73η, manca dell’esone 14 (Kaghad et al. 1997; De
Laurenzi et al. 1998, 1999; Ueda et al. 1999; Levrero et al. 2000).
Piø recentemente sono stati scoperti,in cellule di origine tumorale,dei trascritti
maturi derivanti da eventi di splicing alternativo all’estremità ammino-terminale,
denominate isoforme D N’p73, D 2p73,
D 3p73 e D 2,3p73, i quali derivano dalla rimozione del secondo esone, del terzo
esone o di entrambi (Filippovich et al. 2001; Ishimoto et al. 2002; Melino et al.
2002).
Lo splicing alternativo dell’esone addizionale 3’ contenuto nell’introne 3 produce,
invece, un mRNA di tipo null N’p73, ma la proteina prodotta da questo trascritto
non è stata ancora descritta.
Le isoforme D 2p73, D 3p73 e D 2,3p73 sono anche chiamate isoforme D TAp73
poichØ mancano di parte o di tutto il dominio di transattivazione all’estremità N-