Introduzione
Introduzione Il lavoro di tesi effettuato ha riguardato due aspetti, uno teorico ed uno esperienziale. Il primo è
stato condotto durante i miei anni di studio in generale e nella prima metà del 2011, per le
tecnologie di autoproduzione di acqua calda sanitaria e ipoclorito di sodio, in particolare. Tutte le
nozioni apprese sono state utili per dare un risvolto pratico al lavoro, nel luglio 2011, con una
missione che ha previsto l'installazione di un pannello solare termico ad accumulo integrato e di un
OSEC MK4BM (per l'autoproduzione di cloro) in una comunità rurale della Costa Rica,
Coopesilencio . Ovviamente quella tecnologica è stata solo una delle componenti del progetto, in
quanto ogni intervento (specialmente se si tratta di cooperazione) deve essere “sostenibile” sotto
diversi punti di vista: economico-finanziario, istituzionale, socio-culturale, ambientale, tecnologico.
Ho usato il termine sostenibile non a caso, in quanto il lavoro di tesi è stato sviluppato presso e
grazie al CIRPS, acronimo di “Centro Interuniversitario di Ricerca per lo Sviluppo Sostenibile”, che
ha come obiettivo quello di raggiungere un'armonia tra equità sociale e rispetto per l'ambiente. Ed è
questo il quadro teorico nel quale si inserisce la tesi, convinto che sia indispensabile oggi
promuovere politiche e tecnologie mirate allo sviluppo sostenibile e aumentare la cooperazione nei
Paesi meno sviluppati, invertendo la tendenza che allontana sempre più i ricchi dai poveri. Non solo
è necessaria la cooperazione, ma è necessaria nel rispetto di parametri non esclusivamente
economici, ma anche sociali e ambientali.
Nel capitolo 1 si affronta dunque l'argomento dello sviluppo sostenibile definito per la prima volta
nel 1987 dal “Rapporto Brundtland”: “Lo sviluppo è sostenibile se soddisfa i bisogni delle
generazioni presenti senza compromettere le possibilità per le generazioni future di soddisfare i
propri”. Il messaggio è prettamente ambientale, ma riguarda anche le dimensioni economica,
sociale, culturale, etica, comunicativa; inoltre la prospettiva sembra essere unicamente
intergenerazionale, ma inevitabilmente va intesa anche come intragenerazionale. La definizione si
proietta nel presente, sottolineando la necessità di modificare sia i ritmi che i modi di crescita
attuali. Il sovrasfruttamento delle risorse planetarie ha portato per esempio ai cambiamenti climatici,
sempre più causati dalle attività umane. Basti pensare che dal 1900 ad oggi la temperatura del
pianeta è aumentata di 0,7 gradi e che andando avanti di questo passo le stime prospettano un
aumento di 6 gradi entro il 2100. Il capitolo prosegue con l'elenco delle tappe politiche incentrate
sullo sviluppo sostenibile, a partire dal Club di Roma e dalla “Teoria dei Basic Needs ” , fino alle
conferenze di Copenaghen e Cancun, e si conclude con l'evidenza che deve essere fatto di più dal
1
Introduzione
punto di vista istituzionale, dando ad esempio una spinta alla green economy .
Il capitolo 2 si occupa di cooperazione, la quale ha come uno dei principi base proprio la
sostenibilità, insieme all'eguaglianza, alla partecipazione, alla produttività e all' ownership . Emerge
dunque la necessità di coinvolgere adeguatamente i ricettori dell'aiuto, affinché siano individuati i
bisogni in modo più preciso, l'intervento sia armonizzato con la cultura locale e possa essere
duraturo. La partecipazione si basa sul concetto di sviluppo umano: durante la missione di luglio
ampio spazio è stato dato alla formazione di tecnici locali e alla sensibilizzazione della comunità.
Nel capitolo vengono presentate le maggiori forme di cooperazione: bilaterale, multilaterale,
cooperazione Sud-Sud, decentrata, regionale, cooperazione non governativa. Inoltre si traccia il
quadro storico a partire dal post seconda guerra mondiale, attraversando il “mito del
terzomondismo” (anni Cinquanta) e le fasi di centralità dell'uomo (anni Settanta) e del mercato
(anni Ottanta), fino ad arrivare alla globalizzazione. Si riconosce l'aumento di aiuti da parte dei
Paesi occidentali, ma anche la disparità tra Stati che quarant'anni fa vivevano la stessa situazione.
Nel 2010 gli aiuti sono aumentati del 6,5%, hanno rappresentato lo 0,32% del Reddito Nazionale
Lordo dei Paesi donatori, ma comunque si è lontani dalle promesse del 2005 e dall'auspicato 0,7%
del RNL, raggiunto solo in poche circostanze. Vengono poi presentati gli Obiettivi del Millennio,
dichiarati nel 2000 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, e in cui per la prima volta è stata
data una scadenza temporale a determinati obiettivi, il 2015. È in questo capitolo che si introduce la
Costa Rica. Per quanto riguarda la cooperazione, questa sta diminuendo, in quanto il Paese non è in
una situazione degradata, ed è limitata a interventi d'integrazione regionale e coesione sociale; per
gli Obiettivi del Millennio, si riportano i dati della situazione attuale nel Paese. Il capitolo si
conclude con una riflessione su quello che può e deve essere il ruolo dell'università nella
cooperazione.
Nei capitoli 3 e 4 si effettua un'analisi della Costa Rica dal punto di vista economico ed energetico.
I dati del settore economico comprendono la presentazione degli indicatori macroeconomici: se si
analizza il PIL del Paese si nota una crescita costante nel corso degli anni e che, dopo la crisi del
2009, nel 2010 il PIL nazionale è arrivato a 35.789,4 k$, registrando un +22,4%. I dati sono
paragonati agli altri Paesi centroamericani, e la Costa Rica primeggia sia nel tasso di crescita, sia
valutando il PIL pro capite. Come detto nel biennio 2008-2009 la crisi globale si è avvertita,
soprattutto sul piano produttivo; tuttavia già sul finire del 2009 si sono notati i primi segni di ripresa
e si prospettano possibilità di crescita importanti nell'industria manifatturiera, nel settore
agropecuario, nei servizi, nel turismo, nella tecnologia, nelle telecomunicazioni, nel settore
2
Introduzione
bancario, in quello energetico, nella costruzione di infrastrutture civili, nella formazione tecnica e
nella modernizzazione della pubblica amministrazione. Comunque le possibilità della Costa Rica
non vanno analizzate solamente utilizzando indicatori macroeconomici, e in parte sono svincolate
da questi. Il Paese infatti presenta un indice di sviluppo umano, considerando la sicurezza sociale, la
sanità e il grado di istruzione, decisamente più alto rispetto agli altri stati del Centroamerica.
Cercando di slegare i concetti di crescita e sviluppo, si sono analizzati indicatori alternativi al PIL
(puramente economico). Gli indici presentati sono: il Genuine Progress Indicator , che utilizza
indicatori economici, sociali e ambientali; lo Human Development Index , che si serve del PIL, degli
anni medi di istruzione e dell'aspettativa di vita; il Subjective Well-Being , che comprende la
percezione e il grado di soddisfazione che gli individui hanno della propria vita; l' Happy Planet
Index , in cui si analizza l'efficienza ecologica, utilizzando dati relativi alla soddisfazione e
all'aspettativa di vita, insieme all'impronta ecologica delle persone; l' Environmental Performance
Index , che analizza 25 indicatori di performance legati all'ambiente. Un'analisi di questo tipo è
indispensabile per valutare la situazione di un Paese e inoltre emergono dati diversi rispetto a una
classificazione puramente economica. La Costa Rica in effetti presenta ottimi livelli di sviluppo
umano, e soprattutto un'ottima interazione con l'ambiente. Per gli ultimi due indicatori il Paese si
trova infatti rispettivamente al terzo e al primo posto nelle graduatorie mondiali.
Ci si può collegare facilmente al capitolo 4, che tratta della situazione energetica del Paese, il quale
cerca di garantire un compromesso giusto con l'ambiente, avendo come obiettivo quello di divenire
carbon free entro il 2021. Per inquadrare la situazione energetica si è analizzato il BEN (Bilancio
Energetico Nazionale), che riassume in un quadro riepilogativo “quanta” e che “tipo” di energia è
stata consumata in un dato periodo e “come” essa è stata “prodotta”, “reperita” sui mercati,
“trasformata” e “consumata”, e che quindi permette di impostare una efficiente programmazione
energetica. Il dato più incoraggiante è il 100% di produzione di energia primaria (utilizzabile così
come si trova in ambiente) da fonti rinnovabili. La nota dolente emerge analizzando i consumi
finali: quasi il 60% consiste in derivati del petrolio, e il dato è imputabile soprattutto al settore dei
trasporti, responsabile quasi della metà del consumo energetico totale del Paese, totalmente
proveniente da energie non rinnovabili. Sono poi presentati due indicatori: l'indice di Intensità
Energetica e il consumo per abitante, che sono decisamente efficienti rispetto alla media
continentale, e che hanno presentato un lieve peggioramento negli ultimi anni, dovuto soprattutto
alla crescita economica, che richiede un utilizzo di energia sempre maggiore. In definitiva nel Paese
si registra un grande potenziale (e la volontà politica di sfruttarlo) di energie rinnovabili, come
3
Introduzione
idroelettrico, geotermico, eolico, solare, ma contemporaneamente la necessità di invertire la
tendenza, specialmente nel settore dei trasporti, responsabile principale delle emissioni di CO
2
.
Con il capitolo 5 si arriva al contesto specifico, Coopesilencio . Prima di scendere nel dettaglio si è
comunque analizzato il cooperativismo in Costa Rica, forma di aggregazione decisamente
importante, tanto che una persona su cinque è associata ad una di esse. Sono riportate la storia del
movimento, i censimenti, il cooperativismo nel settore delle Pequenas y Medianas Empresas
Rurales (PYMER), nel settore della Agricultura Ampliada (CSAA), con le relative classificazioni, il
tipo di attività economiche, i prodotti venduti, l'apporto che danno all'economia nazionale, i loro
benefici, i finanziamenti che ottengono, la politica di gestione delle riserve, le metodologie e i
processi di formazione, i vantaggi. Infine vengono presentate le istituzioni cooperative esistenti nel
Paese, che rivestono un ruolo importante, situazione che personalmente abbiamo potuto constatare
collaborando con una di queste, INFOCOOP. Si scende quindi nello specifico di Coopesilencio ,
comunità rurale di circa 600 abitanti, con 39 associati alla cooperativa. Questa è stata analizzata
utilizzando una tecnica specifica della psicologia di comunità, il metodo dei profili di comunità , che
consentono di valutare un contesto rispetto a diverse dimensioni. Essi sono otto: territoriale,
demografico, delle attività produttive, istituzionale, dei servizi, antropologico, psicologico, del
futuro. Il più interessante per il nostro lavoro, per studiare come il nostro intervento poteva inserirsi
in esse, è stato il profilo delle attività produttive, insieme all'analisi della Vision , della Mission e
della Politica di Sostenibilità della cooperativa. Infine si discute delle azioni di formazione e
sensibilizzazione attuate, indispensabili per armonizzare l'intervento tecnologico al contesto in cui
si inserisce.
Negli ultimi due capitoli vengono presentati i due dispositivi installati. Va precisato che il carattere
dell'iniziativa è stato diverso per i due apparecchi. Il pannello solare termico ad accumulo integrato,
donato dal CIRPS alla comunità, ha avuto una funzione prettamente dimostrativa: il nostro obiettivo
era quello di formare i tecnici locali, fornendo loro le basi per un'eventuale autocostruzione futura.
Diverso il caso dell'OSEC, acquistato dalla cooperativa per 3000 $, e che ha quindi richiesto anche
un'analisi economico-finanziaria. La portata di quest'intervento è stata maggiore, anche perché
l'obiettivo era quello di impattare un problema esistente e il gruppo target era costituito da tutta la
comunità.
Il capitolo 6 inizia presentando gli aspetti generali del solare termico. Il principio di funzionamento
è la conversione della massima parte di energia associata alla luce solare in energia termica.
L'elemento principale è costituito dai collettori solari, che si suddividono in piani, sottovuoto e
4
Introduzione
vetrati con aria calda. Sono presentati i primi che possono essere a loro volta divisi in non vetrati e
vetrati (non selettivi o selettivi). Un'altra differenziazione si può fare in base alle tipologie di
impianto tra circolazione forzata e circolazione naturale. Vengono poi presentati i collettori solari
piani in generale e quello utilizzato a Coopesilencio nello specifico. I componenti di un collettore
solare piano sono principalmente quattro: una piastra captante, una scatola di contenimento, una
copertura trasparente e del materiale isolante. Nell'elenco dei componenti del pannello da noi
installato, sono inseriti i circuiti di ingresso e uscita dell'acqua e in più si sottolinea che si parla di
accumulo integrato in quanto la piastra captante (formata da 4 tubi di acciaio inox) svolge anche la
funzione di accumulo del liquido termovettore. In conclusione viene presentata una possibile
modifica strutturale del sistema e si accenna alle fasi di lavoro, incominciato in primavera tra Roma
e Civitavecchia e conclusosi nella missione di luglio 2011, con l'installazione definitiva in loco.
Nel capitolo 7 si analizza il progetto di installazione dell'OSEC MK4BM, che garantisce la
produzione di cloro utilizzando unicamente acqua, sale ed elettricità. Si parte dalle caratteristiche
e dagli usi dell'ipoclorito di sodio, evidenziando l'importanza che questo ha nella vita della
cooperativa. Si presenta poi il processo di autoproduzione attraverso elettrolisi. A questo punto
viene introdotta la macchina installata, i suoi componenti (un tubo in PVC, un alimentatore e una
cella elettrolitica), le specifiche tecniche, le istruzioni per l'uso, le operazioni di manutenzione e le
caratteristiche della soluzione finale. Prima di presentare il progetto specifico, si parla della
gestione per progetti in generale, del Project Management , della sua storia, delle sue definizioni,
tutte caratterizzate dalla triade costi – tempi – qualità, dall'unicità dell'obiettivo e dalla necessità
di sinergia e interdipendenza di risorse, vincoli e obiettivo. Vengono menzionati i caratteri
distintivi di un progetto di sviluppo, caratterizzato da tre elementi: sostenibilità (finanziaria,
economica, istituzionale, socio-culturale, tecnologica), partecipazione e genere, tutte e tre riferite
allo stesso soggetto, gli stakeholders . Si parla della metodologia tipica utilizzata per i progetti di
sviluppo, il Project Cycle Management, e si analizza in dettaglio un suo strumento indispensabile,
la matrice di Quadro Logico. Il progetto viene perciò presentato secondo questa filosofia: si parte
dall'Albero dei Problemi della comunità, formato da carenze infrastrutturali, mancanza di servizi
e condizioni economiche sfavorevoli per il settore igienico-sanitario; ci si concentra sull'ultimo
ramo e si costruisce il relativo Diagramma degli Obiettivi, specificando la situazione desiderata;
si sviluppa un percorso coerente ed efficace, per raggiungere gli obiettivi e quindi risolvere i
problemi, utilizzando la matrice di Quadro Logico. Il capitolo termina andando a valutare gli
5
Introduzione
impatti che l'intervento ha avuto, percorrendo tutte le dimensioni comprese nel concetto di
sostenibilità.
6
Capitolo 1. Lo sviluppo sostenibile
1 Lo sviluppo sostenibile 1.1 La questione ambientale Oltre cinquant'anni di esasperazione delle politiche capitalistiche e consumistiche hanno condotto ai
noti fenomeni legati al degrado e allo spreco delle risorse ambientali, alla crisi energetica, agli
squilibri sociali. La questione ambientale quasi sconosciuta, nei suoi riflessi etici, fino agli inizi
degli anni Cinquanta dell’ultimo secolo, è oggi diventata una delle tematiche che coinvolgono
sempre più l’opinione pubblica. Il nascere dei movimenti ambientalisti e il proliferare di riviste e
pubblicazioni in materia sono il sintomo di un profondo bisogno dell’uomo, che trae origine dagli
squilibri esistenti nelle componenti sociali, biologiche e climatiche del nostro pianeta. L’uomo si
pone di fronte alla necessità di trovare nessi che razionalizzino il suo rapporto con l’ambiente, con
la natura. L’espressione “sviluppo sostenibile” è diventata molto popolare sul finire degli anni
Ottanta. Nel 1987 infatti è stato pubblicato il “Rapporto Brundtland”, elaborato nell’ambito delle
Nazioni Unite, nel cui volume viene data la prima e fondamentale definizione di sviluppo
sostenibile: “Lo sviluppo è sostenibile se soddisfa i bisogni delle generazioni presenti senza
compromettere le possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri”. Tale affermazione di
principio, a distanza di un quarto di secolo, è ancora largamente disattesa tanto che si è finito per
parlare di crisi ambientale come crisi economica.
L'ambiente non è indagabile in maniera univoca: l'aspetto tecnico-scientifico, quello etico, quello
comunicativo-relazionale, quello sociale sono varie porzioni della tematica che, colte
singolarmente, potrebbero indurre ad una trattazione riduzionista.
Le questioni ambientali mostrano spesso uno stretto legame con le problematiche di ordine sociale.
La povertà di molte popolazioni non è frutto di mancanza di risorse, minerali e petrolio, ma di
problemi culturali e socio-politici. Oggi c’è, tra la Norvegia, il Paese più ricco del mondo, e il
Nepal, il più povero, un rapporto di reddito medio pro capite di 70 a 1. Due secoli fa, all’inizio del
capitalismo moderno, il rapporto tra il Paese più ricco, a quell’epoca l’Olanda o l’Inghilterra, e il
più povero, ancora il Nepal, era solo di 4 a 1. Questo squilibrio provoca degrado ambientale.
Pensiamo ad esempio ad un popolo che non ha da mangiare: avrà come primo obiettivo la
sopravvivenza, sfruttando al massimo qualsiasi risorsa disponibile.
La correzione delle discrepanze tra Paesi può avvenire in un solo modo: con una crescita dei Paesi
arretrati più rapida di quella dei Paesi ricchi.
7