1
Introduzione
La regolazione pubblica ha un ruolo molto importante nel
complesso dei rapporti sociali ed economici poiché consente di tutelare
gli interessi primari della collettività.
E’ anche vero, però, che un uso sbagliato o eccessivo della
regolazione, oltre a gravare sull’azione delle amministrazioni pubbliche
con costi ingiustificati, produce costi superflui per le imprese e i
cittadini.
Regole confuse, eccessive e contraddittorie a volte equivalgono
all’assenza di regole, producendo incertezza del diritto e favorendo
l’illegalità.
L’incertezza del diritto è determinata quindi da due serie di
problemi che possono essere definiti quali “inflazione normativa” e
“inquinamento legislativo”.
Con il termine inflazione normativa si vuole indicare il numero
elevato di leggi o in generale atti regolatori vigenti in un ordinamento
come quello italiano.
L’inflazione normativa non è un problema solo italiano, infatti,
l’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico
sorta nel 1960 con il fine di promuovere la migliore qualità della vita e lo
sviluppo economico sia nei Paesi membri sia nel resto del mondo, attesta
un crescente aumento della produzione normativa in tutti i Paesi
considerati con la conseguenza quindi di una normazione caotica che è
difficilmente conoscibile dai soggetti ai quali è destinata e che comporta
quale ulteriore conseguenza un’aumentata attività burocratica per i
cittadini e le imprese.
Sicuramente tra le cause che determinano l’inflazione normativa,
bisogna considerare anche l’evoluzione dei sistemi ordinamentali dovuti
2
alla crescente complessità sociale e quindi non solo un comportamento
sbagliato dei legislatori.
Vi sono alcuni fattori, come risulta da una rilevazione del 1997
contenuta nel Documento approvato dai Presidenti dei Parlamenti
europei a Lisbona, che non si possono eliminare quali:
L’interdipendenza dei fenomeni socio-culturali ed economici che
avvengono in ogni parte del mondo che rende necessario
l’adattamento in ogni paese della normativa;
Il progresso scientifico e tecnico che necessitano l’adeguamento
di esistente normativa o una veloce regolamentazione;
Lo sviluppo dell’integrazione europea;
Lo sviluppo tecnologico che richiede forme più estese di
formazione;
L’evoluzione dei mercati economici mondiali che ha bisogno di
una regolamentazione non solo nazionale ma sovranazionale per
assicurarne forme corrette di concorrenza e integrazione.
L’inquinamento legislativo è collegato invece sia all’aumento
crescente della normativa di settore o che disciplina micro settori ma
anche al linguaggio ambiguo usato nelle disposizioni, oltre spesso a una
formulazione sbagliata del testo con articoli composti da centinaia di
commi e quindi una conseguente e difficile lettura e comprensione del
testo.
Problemi questi presenti nell’ordinamento di molti Paesi e
l’OCSE fin dal 1995 ha invitato tutti gli Stati membri, per garantire un
miglioramento della qualità della regolamentazione pubblica, ad adottare
mezzi idonei con la richiesta di rimozione “delle rigidità e degli ostacoli
alla concorrenza che spesso derivano da normative di Governo rigide,
costose, obsolete”.
L’Italia è uno Stato che ha patito e ancora soffre forse più di altri
le inefficienze del proprio sistema di regolazione che comporta un
3
riflesso sicuramente sulla competitività delle imprese, sulle capacità delle
amministrazioni di rendere servizi e realizzare infrastrutture,
sull’attrazione di capitali esteri.
Una condizione essenziale per modernizzare il paese è
sicuramente il miglioramento della normazione, anche se non basta
intervenire di volta in volta per correggere disfunzioni singole a causa di
regole obsolete o profondamente sbagliate.
E’ necessario che si modifichi tutto il processo di
regolamentazione.
In Italia, negli ultimi anni, si è iniziato a intervenire in questo
processo di modifica della produzione regolativa, per mezzo di una
pluralità di strumenti, in fase di formazione degli atti normativi.
Un esempio ne sono le leggi annuali di semplificazione previste
dall’art. 20 della legge n. 59 del 1997.
Con tale innovazione si è ridotta la necessità d’interventi
parlamentari, delegando il Governo, per mezzo di propri regolamenti, a
garantire con una normazione puntuale, efficiente e aggiornata la
disciplina di materie dove è stato ritenuto superfluo un intervento
legislativo del Parlamento.
Questo indirizzo politico è stato adottato anche dalle Regioni che
hanno approvato in questi anni leggi regionali di semplificazione che
hanno prodotto effetti efficaci sull’abrogazione di leggi ritenute non più
idonee a regolamentare alcuni settori, tra le prime la legge della Liguria
n. 34 del 1999 che ha abrogato 400 leggi regionali; la legge delle Marche
n. 10 del 2001 che ha abrogato 206 leggi e 5 regolamenti; le leggi della
Valle d’Aosta n. 25 del 2000 e n. 7 del 2001 che hanno abrogato
complessivamente 525 leggi e 6 regolamenti.
A livello parlamentare sono state diverse le innovazioni
regolamentari tra le quali l’istituzione di un Comitato per la legislazione
(art. 16 bis) con compiti riguardanti la valutazione dei progetti di legge
4
con riferimento alla “qualità dei testi, con riguardo alla loro omogeneità,
alla semplicità, chiarezza e proprietà della loro formulazione, nonché
all’efficacia di essi per la semplificazione e il riordinamento della
legislazione vigente”.
Il Regolamento della Camera prevede (art. 79 modificato il 24
settembre 1997) che l’istruttoria svolta dalla Commissione in sede
referente deve tendere a valutare “la necessità dell’intervento legislativo,
con riguardo alla possibilità di conseguirne i fini mediante il ricorso a
fonti diverse dalla legge”, oltre naturalmente a una sistemazione congrua
della materia da regolamentare in articoli e commi.
La novità assoluta è rappresentata dall’introduzione a titolo
sperimentale dell’Analisi di Impatto Regolamentare (AIR) del 1999 che
prevede una serie di procedure preliminari alla regolamentazione, per
verificare l’opportunità dell’intervento normativo, oltre a quantificare i
costi e i benefici per i cittadini, le imprese e per la pubblica
amministrazione.
L’introduzione dell’AIR in Italia avviene in modo graduale.
Infatti, è avviata una fase sperimentale non solo per adattare le
metodologie al nostro contesto istituzionale ma anche per fare in modo
che le amministrazioni pubbliche si preparino a rispondere a questa
nuova esigenza.
Lo scopo dell’attività di sperimentazione è stato appunto quello di
fare in modo di creare le condizioni idonee per fare entrare nella prassi
delle amministrazioni pubbliche questa innovazione.
Nel 2000 è stata poi disciplinata l’Analisi Tecnico Normativa
(ATN), che ha il compito di verificare l’incidenza della normativa
proposta sull’ordinamento giuridico vigente, sotto il profilo del rispetto
delle norme comunitarie, costituzionali, delle competenze delle Regioni e
delle autonomie locali, oltre ad accertare la corretta formulazione del
testo.
5
Queste innovazioni sono state considerate sia a livello
internazionale che comunitario tra le riforme più idonee e con più
potenzialità per ottenere un miglioramento della qualità della
regolazione, ma tutte le innovazioni e soprattutto quelle riguardanti la
regolazione richiedono un impegno forte, deciso e continuo per
garantirne la loro “messa in pratica” e non un esempio di progettualità
rimasto sulla carta, quindi occorre sostenere un’attività organizzativa che
indirizzi e prepari le pubbliche amministrazioni che devono metterle in
atto.
Il ruolo d’indirizzo della Presidenza del Consiglio dei Ministri è
stato fondamentale in quanto con due direttive una del 2000 e l’altra del
2001 ha delineato il quadro di realizzo dell’AIR e dell’ATN
sottolineando i modi e i mezzi idonei.
La prima direttiva del 2000 si deve considerare come prima
disciplina di attuazione della legge istitutiva, fissa per il primo anno
tempi e modalità di effettuazione della sperimentazione e disciplina il
contenuto stesso delle due analisi, costituisce un intervento preciso
indicando in modo dettagliato le procedure da seguire anche se
deficitario nello specificare le competenze e il ruolo degli organi di
supporto tecnico.
La seconda direttiva del 2001 invece introduce mutamenti nel
quadro organizzativo della Presidenza del Consiglio per quanto riguarda
il supporto tecnico e la predisposizione dell’AIR, ripartendo con una
diversa sperimentazione sull’AIR che fino al 2001 ha avuto risultati
modesti acuiti da un forte disinteresse da parte delle singole
amministrazioni sull’attività a essa connessa.
Il Governo assume un ruolo privilegiato nell’attività di riordino
normativo con una serie d’interventi che ne fanno l’artefice del
miglioramento della qualità della regolazione e del superamento sia del
fenomeno dell’”inflazione” che dell’”inquinamento legislativo”.
6
CAPITOLO I
IMPORTANZA DELLA REGOLAZIONE
1. COSTI PER ADEMPIMENTI AMMINISTRATIVI
Per ogni cittadino che si rapporta quotidianamente con la
Pubblica Amministrazione, la differenza tra la domanda qualitativa di
servizi amministrativi e l’offerta di tali servizi è subito evidente.
I servizi prestati da parte delle amministrazioni pubbliche sono
spesso inefficienti, con cospicui sprechi di risorse economiche, che non
solo creano l’insoddisfazione dei cittadini stessi ma anche elevati costi
economici e finanziari per la loro gestione.
Le pubbliche amministrazioni e le istituzioni che sono deputate a
regolamentare il buon funzionamento dei pubblici uffici e a emanare
nuova normativa per le imprese e i cittadini dovrebbero monitorare in
modo costante ed efficace parametri quali la valutazione della
soddisfazione delle imprese e dei cittadini per i servizi pubblici resi e
rapportarli ai costi burocratici sopportati.
Una delle prime indagini consistente in un’analisi complessiva dei
problemi delle pubbliche amministrazioni e del loro stato operativo
dall’istituzione della Repubblica ai primi anni novanta, quindi prima
delle importanti riforme della pubblica amministrazione, risale al 1993.
1
.
Da questa indagine si evince un’accentuata insoddisfazione degli
utenti per i servizi svolti dalle pubbliche amministrazioni con un costo
per il cittadino, in media, all’anno di circa 15-20 giornate lavorative,
corrispondente al 3% del totale delle entrate del settore statale.
1
CASSESE, “Rapporto sulle condizioni delle pubbliche amministrazioni”, 1993
7
Altre indagini
2
effettuate negli anni novanta basano la loro analisi
sia sulla valutazione e misurazione dei procedimenti delle pubbliche
amministrazioni sia sulla valutazione dal punto di vista quantitativo dei
costi indiretti che discendono da questi procedimenti per i cittadini.
Da queste indagini e dal censimento dei procedimenti
amministrativi statali emergono quattro parametri negativi che
influenzano la qualità dell’attività amministrativa:
1. Si evince un’elevatissima procedimentalizzazione
dell’amministrazione pubblica: infatti, sono più di 5000 i
procedimenti delle sole amministrazioni centrali, cui si
aggiungono diverse centinaia di procedimenti degli enti
pubblici, delle Regioni, delle Provincie, dei Comuni e degli
altri enti locali. In questa indagine si evidenzia una cultura
autoreferenziale delle pubbliche amministrazioni italiane
giacché più della metà di questi procedimenti riguarda il
funzionamento interno e l’organizzazione delle
amministrazioni, quindi un’attività procedimentale che
impiega le risorse della collettività per autoamministrarsi,
invece che per perseguire in modo efficace le proprie finalità
istituzionali.
2. Un’esagerata regolazione dei procedimenti: la disciplina dei
procedimenti è eccessiva dal punto di vista quantitativo,
nonché non coordinata, frammentata e antiquata. Oltre 400
procedimenti sono disciplinati da più di tre riferimenti
normativi e più di mille procedimenti sono regolati da
normative anteriori agli anni ’60, alle quali si sono
2
Indagine Censis e Formit (1995-1996)
8
sovrapposte in modo disorganico e per addizione, discipline
successive.
3. La lentezza dei procedimenti: la durata temporale media dei
procedimenti delle amministrazioni pubbliche è di circa 185
giorni, per le amministrazioni periferiche la durata media è
di circa 95 giorni; oltre il 25% durano più di 6 mesi e tra
questi il 15% più di un anno, solo il 12,3% meno di un mese.
4. La complessità dei procedimenti amministrativi che deriva
comunque da una pluralità di concause quali: la
frammentazione e sovrapposizione delle competenze; la
duplicazione di attività; la rigidità della disciplina normativa;
l’accentramento delle funzioni; il numero elevato di fasi
intermedie consistenti in sub procedimenti; lo svolgimento
delle fasi, invece che in modo contestuale, in successione
temporale; l’intervento di un numero eccessivo di organismi
collegiali spesso superflui.
Nel 1996 è stato accertato che il cittadino stabilisce da 30 a 45
contatti annui con la pubblica amministrazione e, per effetto di tali
adempimenti burocratici si perdono nel complesso 90 milioni di giornate
lavorative.
2. I COSTI PER LE IMPRESE.
I costi per l’adempimento di obblighi di natura amministrativa
imposti dalle norme vigenti ed i costi per svolgere presso gli uffici
pubblici pratiche burocratiche incidono in maniera cospicua sulla
competitività delle imprese.
9
Sono diretti per adempimenti amministrativi quei costi sostenuti
dall’impresa per svolgere tutte le attività, le pratiche, le formalità e le
procedure, espletate da addetti dell’impresa o espletate da terzi per conto
dell’impresa dietro pagamento di un corrispettivo, per ottemperare alle
norme vigenti.
Questi costi si riferiscono alle spese sostenute per le risorse
impiegate e il tempo dedicato sia dai titolari che dai dirigenti, dai
dipendenti, da collaboratori e da consulenti esterni per elaborare,
riportare, conservare i dati, per compilare moduli su richiesta delle
amministrazioni pubbliche.
Questi costi sostenuti per adempimenti amministrativi
naturalmente non comprendono quelli per investimenti in macchinari,
attrezzature e impianti necessari per rispettare norme e regolamenti in
materia di sicurezza sul posto di lavoro, tutela dell’ambiente e della
sanità.
I costi diretti per adempimenti amministrativi si possono suddividere in
aree di adempimenti riguardanti la gestione del personale, l’imposizione
fiscale e la tutela ambientale.
1. Le normative vigenti disciplinanti la materia della gestione del
personale riguardano:
Assunzione e licenziamento dei dipendenti;
Rispetto delle norme di sicurezza, sanità e diritti dei lavoratori;
Concertazione con le organizzazioni sindacali e con i consigli
di lavoratori;
Resoconto dei dati statistici relativi all’occupazione;
Amministrazione delle imposte concernenti l’occupazione o al
ruolo paga contributi previdenziali e pensionistici o altri
benefici dei dipendenti.
10
Tutela infortunistica (Testo Unico degli infortuni e Malattie
Professionali emanato con Legge 1124/65).
2. Le normative vigenti disciplinanti la materia dell’imposizione
fiscale riguardano:
Imposta sui profitti, imposta sulla società;
Imposte sulle vendite (I.V.A.)
Altre imposte su capitale e proprietà;
Richieste per gli oneri deducibili:
Altre imposte e requisiti associati.
3. Le normative vigenti disciplinanti la materia della tutela
ambientale riguardano:
Adeguamento ai requisiti riguardanti emissioni o scarichi,
sostanze pericolose, standard qualitativi su processi o prodotti,
controllo dell’inquinamento e misure di prevenzione degli
incidenti a carattere tecnologico;
Licenze, permessi, progettazione e valutazioni d’impatto
ambientale;
Rapporti e test in materia ambientale, documentazione e
requisiti amministrativi di routine associati all’ambiente;
Tasse e contributi ambientali;
Eco-etichettatura di prodotti o procedure.
Da una rilevazione condotta nel 1997 dall’Istat e dall’Unione
italiana delle camere di commercio su imprese con addetti compresi tra 3
e 499, che assorbono complessivamente il 61,5% dell’occupazione
11
complessiva dell’industria e dei servizi, emerge una stima
dell’ammontare complessivo degli oneri che gravano direttamente sulle
imprese per adempiere gli obblighi predetti imposti dalle norme vigenti,
pari a 11 miliardi e 700 milioni di euro.
L’incidenza media degli oneri complessivi per adempimenti
amministrativi sul totale dei costi aziendali è dell’1%.
Per adempiere gli obblighi amministrativi, le imprese hanno utilizzato
personale interno per un numero di giornate pari a 71,4 milioni.
Il costo del personale interno rappresenta quindi il 48% di tutti i costi
per gli adempimenti amministrativi.
La restante quota del 52% rappresenta i costi esterni derivanti dal
ricorso a consulenti.
3. MOTIVI DELL’IMPORTANZA DELLA REGOLAZIONE
La qualità della regolazione incide fortemente su tutto il sistema
sociale, giuridico ed economico, incidenza che assume particolare rilievo
nei diritti e negli interessi e quindi nella vita dei destinatari nonché
nell’organizzazione dello Stato.
Tra i motivi più importanti per cui è necessaria una regolazione
qualitativamente alta, vi sono:
La protezione delle parti sociali più deboli, in quanto una
buona regolazione deve garantire la protezione normativa di
quei diritti fondamentali e delle esigenze di quella parte della
società più debole;
12
Motivi politico-istituzionali, dove la regolazione comune
permette ai vari Paesi di entrare a far parte di associazioni di
Stati quale l’Unione Europea;
Motivi organizzativi in quanto una buona regolazione deve
assicurare l’ordine e la stabilità sociale;
Motivi di stabilità economica per i quali la regolazione deve
assicurare la sicurezza agli scambi commerciali e ai contratti,
deve garantire un mercato economico sicuro dove tutti gli
operatori hanno pari dignità per lavorare e produrre in
tranquillità.
Negli anni ’90 si è capito che si doveva cambiare, perché era
necessaria un’inversione d’indirizzo nella gestione dello Stato, i cittadini
e le imprese avevano bisogno di un’amministrazione più efficiente,
capace di rispondere alle nuove esigenze.
I motivi che hanno portato al cambiamento sono molteplici ma
sicuramente tra questi possiamo annoverare:
La necessità di un mutamento della mentalità che ha portato da
un sistema basato esclusivamente sul principio di legittimità e
legalità a uno basato sul principio di utilità, dove il rapporto di
subordinazione tra il cittadino e la pubblica amministrazione è
stato sostituito dal rapporto tra produttore di servizi e utente
fruitore che chiede sempre nuovi servizi “utili” e che la
pubblica amministrazione deve prestare ricercando la
soddisfazione dell’utente stesso;
La globalizzazione ha portato un aumento esponenziale dei
rapporti economici internazionali che vengono influenzati
dalle differenze tra i sistemi normativi. Gli investitori esteri
sono influenzati dal sistema normativo e dall’efficienza da
parte della pubblica amministrazione dei Paesi nei quali
13
investono. Se uno Stato ha un sistema burocratico che prevede
per gli investitori eccessivi costi economici o procedimenti
amministrativi lunghi e complessi che richiedono molto tempo
o dispendio di risorse, sicuramente rivolgeranno i loro
investimenti altrove. Fattori di competitività quali l’efficienza
amministrativa, la certezza del diritto e la qualità della
regolazione influenzano i rapporti economici internazionali.
La qualità della normativa di un Paese incide naturalmente
anche sulla competitività interna ed esterna dei propri
operatori economici.
4. PROBLEMATICHE PRESENTI NELL’ATTIVITA’ DI
REGOLAZIONE
Produrre una norma comporta la creazione di una serie di effetti
che hanno conseguenze non solo sull’organizzazione dello Stato ma
anche sulle imprese o sul cittadino.
L’emanazione di una norma può avvenire per diversi motivi tra i
quali anche la necessità e l’urgenza di riempire un buco normativo in una
determinata materia.
Nell’attività regolativa si possono presentare due tipi di
problemi:
Un problema è l’inflazione legislativa che si ha quando sono
presenti nel sistema ordinamentale troppe leggi o regole che si
abrogano, si sovrappongono o che si svuotano della loro
efficacia. Fino agli anni ’90 il nostro sistema regolativo era
sicuramente sovraccarico e complesso e i primi tentativi di
riordino delle varie materie sono stati effettuati per mezzo dei
Testi Unici, poi sostituiti con i Codici di riassetto, strumenti
14
sicuramente più innovativi e flessibili che hanno permesso
l’abrogazione di numerose leggi ottenendo come risultato non
solo un riordino della materia trattata in modo sicuramente più
omogeneo ma anche una cospicua riduzione del numero delle
leggi;
Un altro problema è costituito dal costo delle leggi: sia oneri e
costi che colpiscono i destinatari delle leggi stesse e quindi
principalmente le imprese e i cittadini e sia i costi che le
amministrazioni pubbliche devono sostenere per l’organizzazione
interna diretta alla realizzazione delle leggi stesse.
Un’attenzione particolare si dovrebbe prestare a quelle norme
che introducono adempimenti amministrativi soprattutto per quanto
riguarda le attività imprenditoriali, dove la competitività è uno dei fattori
che influenza pesantemente l’economia e quindi ridurre i tempi e i costi
delle imprese sia nella fase di creazione dell’azienda sia nel proseguo
dell’attività diventa basilare per attirare imprenditori sia esteri che
nazionali.
5. STRUMENTI REGOLATIVI PER LE REGOLE ESISTENTI
E FUTURE
Nel 2001 nel loro primo seminario tenuto a Pechino, gli Stati
facenti parte sia della Cooperazione Economica Asia - Pacifico (APEC)
3
che dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico
(OCSE)
4
, nell’ambito dei lavori volti alla semplificazione degli
3
APEC: Organizzazione di cui fanno parte 21 Paesi del Mondo istituita nel 1989 con il fine di
rendere stabile lo sviluppo economico dei paesi asiatici.
4
OCSE: Organizzazione fondata nel 1960 per promuovere la migliore qualità della vita e lo
sviluppo economico nei Paesi membri e nel resto del mondo. Ai lavori dell’OCSE partecipa
anche la Commissione Europea e i Paesi aderenti sono: Australia, Austria, Belgio, Canada,
Corea del Sud, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Grecia,