9
INTRODUZIONE
Prefazione
È stata una tesi che mi ha molto impegnato sia nella ricerca di materiale che nella
redazione, ma come diceva Publio Terenzio Afro “Nulla è tanto difficile che, a furia
di cercare,non se ne possa venire a capo”
1
.
1861-2011 da poco la nostra Repubblica ha festeggiato i 150 anni dell‟Unità d‟Italia
e in questi anni la rincorsa alla parità delle donne è stata difficile, con importanti
risultati, ma ancora ben lontana dall‟obiettivo finale. Una distanza che a livello
economico sociale si è colmata con importanti conquiste delle donne: 1919 vengono
ammesse al pubblico impiego, 1928 accesso al mondo dello sport, 1936 Ondina
Valla prima italiana a vincere una medaglia d‟oro alle olimpiadi (atletica leggera),
1946 per la prima volta vengono ammesse al voto, 1948 raggiungono il 24,9% degli
occupati, 1977 la legge n. 903 del 9 dicembre, inuguale parità di trattamento tra
uomini e donne in materia di lavoro, 1979 Nilde Iotti ricopre per la prima volta una
delle quattro massime cariche dello Stato (eletta presidente della Camera dei
Deputati), nello stesso anno Marisa Bellissario è la prima donna a guidare come
massimo dirigente una grande azienda italiana all‟estero (la manager viene
nominata Presidenti della Olivetti Corporation of America), 1999 fanno il loro
ingresso nelle Forze Armate, 2006 vi è una presenza del 10% di donne in
Parlamento, 2011 in Parlamento sono 21,1% nella Camera e 17,9% al Senato.
Presentiamo ancora delle grosse lacune: bassa occupazione (46%)
2
, limitato accesso
ai piani alti, difatti le donne manager nel settore privato sono in Italia l‟11,9 %
3
contro la media Europea del 33,3% (EU 27 paesi), le donne imprenditrici sono il
23,3%
4
e di queste nel primo semestre del 2011 l‟1,18% esercita attività artistiche-
1
Fonte: Heautontimoroumenos; Il punitore di se stesso
2
Fonte: Rapporto annuale 2009 Istat
3
Fonte: Elaborazione manageritalia su dati Eurostat
4
Fonte: Secondo rapporto nazionale sull‟imprenditoria femminile 27 gennaio 2011
10
sportive di divertimento
5
, quelle presenti nei Consigli di amministrazione (CDA)
delle società quotate in borsa sono solo il 3,2%
6
contro l‟11,4% dell‟EU 27, mentre
le donne dirigenti nelle federazioni sportive restano ferme a 60 su 670 (il 9,5%)
7
.
Un deficit in termini reali, ma soprattutto in termini culturali ed economici.
La nostra storia è ben chiara: la Donna è sempre stata emarginata dalla vita sociale
ed economica, vista unicamente come “regina del focolare domestico e
dell‟educazione dei figli”. Dal 1861 ad oggi la situazione è cambiata e parecchio,
adesso le donne italiane vogliono, più che
mai, una parità; le italiane ci credono,
vogliono incrementare la loro presenza ai
vertici societari. Se già nel 1942 negli Stati
Uniti D‟America, per convincere le donne a
lavorare, appariva il famoso manifesto di
Rosie con lo slogan “WE CAN DO IT”,
improponibile in Italia, adesso, solo dopo 69
anni, le Italiane si sentono pronte per
esclamare quel “POSSIAMO FARCELA” e
per abbattere quelle barriere di stereotipi che
negli anni la cultura societaria ha costruito.
L‟Italia non è mai stata ai primi posti tra le
Nazioni più avanzate a raggiungere determinate conquiste in termini di parità tra
uomo e donna. La possibilità delle donne di esprimersi al meglio nella società e nel
mondo del lavoro, ci vede perdenti in tutti i confronti internazionali ed è
sicuramente una delle cause della nostra lentissima crescita. Questa parità risulta
particolarmente ostacolata nel mondo sportivo, un luogo da sempre visto come
5
Fonte: Elaborazioni effettuate da Unioncamere 29/06/2011
6
Fonte: http://www.economia.we-news.com/guida-alleconomia/lavoro/1756-donne-manager-italia-
allultimo-posto-con-solo-l119-contro-il-33-delleuropa. Ultimo aggiornamento 04/01/2011
7
Fonte: dal sito internet http://www.elle.it/Sorelle-Italia/Abbiamo-fior-di-campionesse-come-
Francesca-Schiavone--Ma-per-la-legge-sono-dilettanti. Ultimo aggiornamento 19/01/2011
Fig. 1 Rosie the Riveter raffigura le donne
salariate che lavoravano durante la II
Guerra Mondiale.
11
unico regno del mondo maschile dove essi dimostravano la loro intelligenza e forza
e dove la figura femminile inizia ad avere accesso solo nel vicino 1928, e più
precisamente nella disciplina dell‟atletica leggera poiché per le altre discipline (ad
esempio la lotta o il lancio del peso o del giavellotto) si riteneva che potessero
influenzare negativamente sulla maternità e potessero mascolinizzare le donne.
Come sostiene Anita Defrantz
8
“la lezione appresa dal 20° secolo è che le donne
atlete hanno arricchito il Movimento Olimpico. La lezione del 21° secolo deve
essere che le donne dirigano l‟arricchimento ancora di più.”
9
Adesso non basta
più essere solo delle atlete, le donne vogliono essere riconosciute come Manager
all‟interno delle organizzazioni sportive (Federazioni Nazionali sportive, CONI,
Club sportivi professionisti e non); non solo grazie a delle azioni positive, ma
soprattutto grazie alle proprie singole capacità e meriti ed elidendo quei vecchi
stereotipi che purtroppo nella cultura italiana, e non solo, esistono ancora.
Obiettivo
Questa mia ricerca di dati e di testimonianze, vuole evidenziare la situazione del
management femminile nelle organizzazioni sportive italiane (quali ad esempio
federazioni nazionali sportive, il CONI o le singole società sportive
professioniste e non) vorrei in primis indagare, captare le difficoltà che queste
donne, oggi giorno, si ritrovano ad affrontare per eccellere in un ambito che a
loro discapito, è stato socialmente definito “territorio” maschile; in secundis di
chiarire maggiormente, anche grazie alla testimonianza diretta di donne
manager, che a differenza del passato, in una società moderna ed evoluta come
la nostra, una donna, nel 2011, può ambire ai più alti livelli lavorativi, anche
nel mondo dello sport.
8
Atleta Statunitense e Campionessa Olimpionica di Canottaggio nonché membro del Comitato
Internazionale Olimpico
9
Fonte: Anita Defrantz Presidente CIO
http://www.officine.it/scuola/smdibiasio/giornalino4/giornalino4%20comenius%20pag4%20italiano.pdf.
Ultimo aggiornamento 24/01/2011
12
Primo Capitolo
“Si dice ancora: per ogni grande uomo, dietro c‟è sempre una grande donna.
Perché invece non ammettere che normalmente essa è di fianco, spesso già
davanti in un irreversibile sorpasso?” (Emilio Folcher)
10
. Nella storia le Donne
hanno lottato per affermare i propri diritti, per perseguire l‟uguaglianza prima e la
parità poi. Un tema trattato a livello mondiale, sancito da diverse direttive,
raccomandazioni e delibere che, dalla Carta Europea dello Sport per tutti (1976)
sino al Trattato della Commissione Europea: “Sviluppare la dimensione Europea
dello Sport” (2011), evidenziano l‟importanza di rimuovere quegli ostacoli
culturali che proibiscono il coinvolgimento delle donne. Anche in Italia la piena
parità tra uomo e donna è stata sancita dal testo della Repubblica Italiana: La
Costituzione. Eppure a 63 anni dalla sua entrata in vigore, 1 gennaio 1948, la
discriminazione di genere continua ad affermarsi sotto diverse forme: vengono,
nel nostro Stato, emesse leggi che paradossalmente sono incostituzionali, e aspetto
più gravoso, violano le richieste decretate dal Parlamento Europeo. Un esempio
palese ne è la legge n.91 del 1981 “rapporti tra società e sportivi professionisti”
trattandosi incredibilmente di una discriminazione legalizzata. Andremo a
visionare gli atti preparatori di questa legge, analizzando nell‟art. 2
(Professionismo Sportivo)
11
la piena libertà che hanno le Federazioni riconosciute
come professioniste, di decidere chi dei propri atleti può essere riconosciuto e
tutelato attraverso un contratto professionistico. In questo modo viene lasciata,
alle singole Federazioni sportive nazionali, la possibilità di escludere il settore
femminile che, a loro avviso, è un settore che pecca di introiti poiché è meno
seguito dal pubblico e di conseguenza vi è meno gente che acquista i biglietti per
10
Emilio Folcher è un esperto in politiche di pari opportunità
Fonte:http://www.kila.it/archivio-il-tema-del-mese/donne-e-costituzione-tra-principi-formali-e-diritti-
sostanziali-2.html ultimo aggiornamento 06/02/2011
11
Non solo l‟Art .2 (Professionismo sportivo) della suddetta legge viene recriminato, ma anche tutti
gli articoli successivi come l‟art 3 (Prestazione sportiva) Art. 4 (Costituzione del rapporto e natura della
prestazione sportiva) Art. 7 (Tutela sanitaria) Art. 8 (Assicurazione contro i rischi) Art. 9 ( Trattamento
pensionistico).
13
seguire lo sport femminile, inoltre vi sono pochi sponsor disposti a finanziare le
squadre femminili e per tali motivi le atlete donne non potranno usufruire di tutte
le tutele che questa legge prevede solo per i professionisti. Andremo ad analizzare
le modifiche, che dopo trentanni, i parlamentari di Italia dei Valori, con a capo
Luisa Rizzitelli
12
, propongono in Parlamento: si stanno battendo poiché questa
legge venga modificata per tutelare anche le donne, che come gli uomini, lavorano
ogni giorno per regalarci emozioni e successi.
Secondo Capitolo
“Un giorno sognavo di sposare un milionario; oggi sogno di diventarlo”
13
così
citava un cartellone pubblicitario Statunitense nel 2010 per sponsorizzare
l‟avvento della leadership femminile. L‟esclusione femminile dai vertici societari
non comporta solo delle inferenze culturali, ma anche economiche. Il Prodotto
interno Lordo, cresce sostanzialmente, per tre dinamiche: più lavoratori occupati,
più capitale per occupato, più produttività per occupato o per unità di capitale
investito. Dunque se una donna entra nel mercato occupazionale ufficialmente, il
suo lavoro entra nel PIL: quindi una partecipazione femminile al mercato del
lavoro significa più occupati e più PIL. Come sostiene Maurizio Ferrera
14
se nel
nostro paese nel terzo trimestre del 2009 lavora circa il 46% di donne e circa il
70% di uomini, immaginando di colmare il divario tra i due sessi portando
l‟occupazione femminile al 70%, vi sarà un incremento del 50%. Il Pil non
aumenterebbe certo nella stessa misura, ma crescerebbe comunque di un bel po‟:
intorno al 20% (Stime di Goldman Sachs). Secondo i calcoli di Alessandra
12
Luisa Rizzitelli Responsabile Nazionale Politiche e Promozione Dello Sport per IDV , nonché
Presidente dell‟associazione ASSIST società sindacale che dà assistenza legale,fiscale e medica alle
sue associate; Amministratore e socio unico di Communis società di comunicazione, strutturata con
un network di eccellenza di manager e giornalisti. Vincitrice nel 2003 del prestigioso premio Marisa
Bellissario.
13
Fonte:Chin-Ning Chu, “L‟arte della guerra per donne”, Tea, 2010
14
Fonte: Ferrera. M “Il Fattore D”, Mondadori, 2008
14
Casarico e Paola Profeta
15
, due economiste dell‟università Bocconi, l‟ingresso nel
mercato di sole centomila donne oggi inattive farebbe crescere il nostro PIL di
0,28 punti l‟anno, consentendo di finanziare un incremento del 30% della spesa
pubblica per le famiglie.
In Italia nel 2010 ci sono più di 19 milioni 234 mila di persone che praticano
sport, di queste 7 milioni sono affiliate alle federazioni, vi sono più di 73 mila
nuclei associativi, di cui 67 mila sono società sportive e 6 mila sono definibili
“altri nuclei” (vale a dire società in attesa di regolare affiliazione o di gruppi
organizzati che promuovono forme particolari di attività sportiva e ricreativa),
oltre 860 mila sono gli operatori che svolgono attività di supporto e sostegno alla
pratica all‟interno delle organizzazioni societarie e federali, ricoprendo le cariche
di dirigenti, tecnici, ufficiali di gara e altre figure (prevalentemente si tratta di
medici, personale parasanitario, collaboratori, ecc.).
16
Il settore sport rappresenta,
nel nostro territorio, il 3% del PIL nazionale
17
e anche le imprese sportive
(Above&Below, Studio Ghiretti, Challenge Sport Marketing, Sponsornet, etc)
cominciano a diffondersi. Che lo sport faccia parte del business è un dato certo,
circa 407 miliardi di € ossia il 3,7% del PIL Europeo viene creato dal business
sportivo, inoltre esso crea 15 milioni di posti di occupazione pari al 5,4% della
forza lavoro
18
. L‟affascinante mondo del business sportivo ha ammaliato anche le
donne le quali stanno creando una vera e propria womenomics. Questo avvento
dell‟economia al femminile è stata sfruttata dai paesi europei, soprattutto dai paesi
Scandinavi, dove la presenza femminile in posti decisionali è ormai vicina a
15
Fonte:http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2007/01/profeta_21
0107_se_solo_lavorassero.shtml?uuid=b0533dfe-a9ed-11db-9554-00000e25108c
Ultimo aggiornamento 11/02/2011
16
Fonte:http://www.coni.it/fileadmin/Documenti/I_NUMERI_DEL_CONI_EM_2010.pdf
Ultimo aggiornamento 11/02/2011
17
Fonte: http://circoloidvsandropertini.it/chisiamo/64-ornellaspeciale.html Ultimo aggiornamento
11/02/2011
18
Fonte: Dimitrov, Helmenstein, Kleissner, Moser, Schindler: Die makroökonomischenEfekte des
Sports in Europa, Studie im Auftrag des Bundeskanzleramts, Sektion Sport, Wien,2006.
15
quella maschile, tutto questo con l‟attuazione di azioni positive. Sono molti a
incoraggiare l‟uso delle cosiddette “quote rosa” in tutti gli ambiti, ma soprattutto a
livello sportivo. Istituzioni come il Comitato olimpico internazionale, l‟Unione
italiana sport per tutti, Olympia: equal opportunities via and within Sport etc..
sostengono la loro realizzazione per vedere accrescere il numero di management
femminile nello sport. Molti Stati (Germania, Spagna, Francia, Norvegia, Finlandia,
etc) le hanno già attuate dal 2003, l‟Italia invece ha da pochi mesi sancito come
legge (120/2011 del 12 Luglio)
19
le “quote rosa”, ossia delle regole legali
(costituzionali o legislative) o delle disposizioni interne che stabiliscono che i
Consigli di Amministrazione delle aziende quotate e delle società a partecipazione
pubblica dovranno essere composte per un quinto da donne entro il 2012 e dal 2015
la quota dovrà salire a un terzo. Questa emanazione ha creato diversi rumors per
disaccordi in merito: contrarietà pervenuta anche da molte donne che rifiutano di
dover essere tutelate da un emendamento legislativo per poter arrivare ai vertici
societari.
Terzo Capitolo
Chin-Ning Chu
20
disse “La donna deve imparare a vedere oltre il mito della
superiorità maschile. Ciò che è stato ostacolato e umiliato salirà in alto e verrà
glorificato”. Per molti quella della superiorità maschile non è un mito, ma una
continua realtà. Sono molte le donna manager e non, che giorno per giorno si
scontrano con quel soffitto di cristallo ossia quella barriera invisibile creata da
complessi meccanismi culturali e economici che impediscono alle donne di
arrivare a posizioni di vertici che allo status quo sono stati riservati solamente al
genere maschile. Questa barriera invisibile è stata definita glass ceiling nel 1984
dal settimanale Adweek, termine che in realtà fu reso maggiormente noto da due
19
Fonte:http://datastorage02.maggioli.it/data/docs/moduli.maggioli.it/120.pdf
Ultimo aggiornamento 03/03/2011
20
Presidente dell‟Asian Marketing Consultants Inc e fondatrice del Women WorldWide ; “L‟arte della
16
giornalisti del New York Times; in Italia invece il termine viene tradotto con
“soffitto di cristallo” e non “soffitto di vetro” proprio per rendere l‟idea di quanto
difficile sia poter rompere un cristallo a differenza del vetro che è molto più fragile
e quindi facilmente penetrabile. Dal 1984 ad oggi ci sono stati diversi studi che
hanno verificato questa difficoltà delle donne a primeggiare in ambienti lavorativi
che a loro discapito sono stati socialmente definiti “di competenza maschile” ed è
per questo che queste tematiche sono state affrontate da diverse prospettive, tanto
da poter essere accorpate in quattro approcci teorico empirici:
1. Strutturale
2. Situazionale
3. Gatekeeping
4. Teoria della Differenza
Sembra che negli ultimi anni si stia verificando un nuovo fenomeno
discriminazionale nei confronti delle donne, difatti in ultime ricerche effettuate
nel 2004 da un gruppo di ricercatori dell‟Università di Exerter
21
in Inghilterra si è
appreso che si sta sempre più diffondendo il fenomeno del glass cliff tradotto in
italiano con termine precipizio di cristallo. Sindrome che agisce a sfavore delle
donne manager oltre al soffitto di cristallo: le donne vengono affidati compiti di
leadership organizzativa collegati in ambienti di alto rischio di critica, di
impopolarità e di fallimento. Ciò penalizza le donne 2 volte: rende più difficili i
compiti e dunque il successo delle donne che accedono a posizioni di leadership;
disturba la misurazione dell'impatto economico effettivo della leadership
femminile e dunque rinforza i pregiudizi negativi.
Guerra per donne”, Tea, 2010
21
A capo di questa ricerca vi erano il professore Michelle Ryan docente di psicologia sociale e
organizzativa e il Professore Alex Haslam docente di psicologia ed ex direttore della rivista European
Journal of Social Psycology. La loro ricerca è stata finanziata da Leverhulme Trust, the European
Social Fund, and the Economic and Social Research Council.
17
Molti non lo sanno, seppur poche rispetto agli uomini, nelle organizzazioni sportive
italiane esistono delle donne manager. Sono 7 coloro che siamo riusciti ad
intervistare, e sono una rappresentanza di tutte quelle donne che quotidianamente
lavorano per far valere le loro qualità in un mondo impregnato di maschilismo come
quello dello sport. Inizialmente verranno presentate singolarmente le carriere di
queste manager. Le abbiamo contattate, via e-mail, chiedendo di collaborare per un
intervista con lo scopo di scoprire se, come e sotto quali parvenze loro hanno
percepito questi ostacoli alla carriera femminile. E infine potremo valutare quali
siano le loro considerazioni in merito alla predisposizione dell‟Italia e soprattutto
del mondo sportivo nell‟accettare donne al comando di società sportive. Sono stati
inoltre chiesti giudizi in merito alla legge n. 91/1981 (trattata nel primo capitolo) e
sulle quote rosa (tema trattato nel secondo capitolo).
18
19
CAPITOLO PRIMO
PROBLEMI E PUNTI CRITICI DELL’AFFERMAZIONE
DELLA LEADERSHIP FEMMINILE NELLE
ORGANIZZAZIONI SPORTIVE
1. SENSIBILE, EMOTIVA E INADATTA AL L’ESERCIZIO
DEL POTERE
“Le donne manager offrono, rispetto ai colleghi uomini, una maggiore
propensione al nuovo e una grande passione per la ricerca e lo sviluppo, nonché
una spiccata disponibilità a sperimentare nuovi mercati e una capacità innata di
discernere quali sono le alleanze commerciali che si rivelano più proficue nel
corso del tempo. Le donne manager sono meno legate alle ortodossie, quindi
innovative e flessibili.” (Luciano Anelli)
22
.
“Je ne parlerais pas de qualité de femmes, mais de qualités de dirigeant. La
compétence, la formation de dirigeant, la motivation me paraissent essentielles
aussi bien pour une femme que pour un homme. [Les femmes] s‟impliquent
comme les autres, elles sont performantes”
23
(eletto alla carica federale). E
ancora: “Être dirigeant n‟est pas un problem de sexe. La compétence seule
compte.”
24
(direttrice amministrativa); oppure : “Les femmes ont plus de respect
pour les gens avec qui elles travaillent (…). Elles savent que la qualité du travail
passe par de petites attentions (mots, gestes, attitudes) pour tirer le maximum de
resources des personnes (…). Elles sont à l‟écoute des autres (…). Elles ont une
22
Fonte: Luciano Anelli operatore delle pari opportunita nelle PMI
http://www.dols.net/pdf/Leadershipalfemminile.pdf Ultimo aggiornamento 03/03/2011
23
“Non vorrei parlare di qualità delle donne, ma qualità di leadership. Competenza,formazione alla
leadership, la motivazione mi sembra indispensabile sia per una donna e un uomo. [Le Donne]
sono coinvolti come gli altri, le stanno eseguendo”
24
“ Essere dirigente non è un problema di sesso. La competenza è solo competenza”
20
vision plus humaine des probèmes, (…) l‟aptitude à traivaller en équipe,
l‟aptitude à l‟écoute(…) Elles sont plus humaine,plus pragmatique, plus concise,
plus directe que l‟homme dirigeant”
25
(eletto del comitato direttivo); queste
ultime affermazioni provengono da addetti della Fédérations Sportives Nationale
(d‟ora in avanti FSN) sottoposti ad un sondaggio per verificare le opinioni sulle
manager all‟interno della federazione francese. Quello che emerge da questo
primo sondaggio, è che queste donne, suscitano nei confronti di questi addetti, una
grande stima e considerazione del loro operato; vengono viste come lavoratrici
con una grande capacità di lavorare nel team creando benessere, con grandi doti di
ascolto e di creazione di relazioni umane restando pur sempre concentrate su
prestazioni elavate; viene evidenziato che esse sono più attente alla cooperazione,
all‟uguaglianza, all‟interesse per gli altri e soprattutto risultano più pragmatiche e
meno attente al potere rispetto ai colleghi uomini che dal sondaggio emergono
come più preoccupati a se stessi, alla propria carriera, alla subordinazione e alla
gerarchia. Sembra proprio il caso di enunciare quella massima latina verba volant,
scripta manent poiché ciò che conta è quello che emerge dagli scritti e i dati
statistici dicono che in Francia nel 2004 nella pratica dello sport gli uomini
battono le donne con il 65% vs 55%, mentre le donne dirigenti nelle federazioni
sportive sono il 33%, le donne presidenti nelle federazioni il 5,5% e le vice-
presidenti sono 11,6%; in Italia la situazione è ben più drastica giacché la pratica
dello sport femminile raggiunge appena il 23,9% contro 36,9% degli uomini
26
, e
le donne dirigenti nella federazione sono 9,5%, le presidenti sono 2,3% e le vice-
presidenti 4,4%. Sorge spontaneo domandarsi come mai, viste queste ottime
considerazioni del lavoro delle dirigenti sportive francesi ed italiane esse non
25
“Le donne hanno più rispetto per le persone con cui lavorano (...). Essi sanno che la qualità del
lavoro passa attraverso le piccole cose (parole, gesti, atteggiamenti) per massimizzare le risorse delle
persone (...). Esse sono all‟ascolto degli altri (...).Hanno una visione più umana dei
problemi, (...) l‟abilità a lavorare in squadra, la capacità di ascoltare (...) Esse sono più umane, più
pragmatiche, più concise,più dirette rispetto all‟uomo leader”
Fonte: “Les represéntation de l‟activité des femmes dirigeantes dans les fédèrations sportives
francaises: effects de context et ambivalences”, Staps, n. 66, 2004/4, pp 143-159.
26
Fonte: Dati Istat “La pratica sportiva in Italia” 20/06/07