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I tessuti non tessuti infatti possono essere utilizzati da soli o per la
produzione di prodotti appartenenti a diversi settori come quello
medico, quello igienico, quello agricolo ecc.
Quando si parla di tessuto non tessuto quindi ci si riferisce ad un
prodotto ingegnerizzato che offre la giusta soluzione per un
crescente numero di mercati.
L’ampliarsi del mercato di sbocco del nontessuto evidenzia le
grandi potenzialità che hanno tutte le aziende che lavorano per il
successo di questo mercato.
Quando si parla del mercato del tessuto non tessuto infatti non ci
riferiamo solo alle aziende produttrici o a quelle di trasformazione,
ma anche a tutte quelle aziende che vivono in relazione più o meno
stretta con questa industria.
Ci riferiamo cioè alle aziende chimiche, ai produttori di fibre o
granuli e alle aziende meccaniche che, per soddisfare al meglio le
particolari richieste provenienti dal mercato, hanno dovuto
specializzare e adeguare la loro produzione.
Da quanto detto si capisce che la preventiva analisi del mercato del
tessuto non tessuto e la successiva messa appunto di prodotti
perfettamente idonei alle esigenze ed alle attese del mercato sono
politiche commerciali molto importanti non solo per le aziende
produttrici di nontessuto, ma anche per tutte quelle aziende che
ruotano intorno ad esse e contribuiscono in maniera significativa
all’evoluzione di questo mercato.
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L’instabilità dei mercati di oggi infatti induce le aziende a seguire
con maggior attenzione l’andamento e l’evoluzione che caratterizza
il loro ambiente operativo.
Per l’elaborazione di un piano strategico aziendale la conoscenza
delle caratteristiche del mercato costituisce un punto essenziale per
la scelta dei prodotti da fabbricare e del tipo di marketing da
adottare.
In questo lavoro, che si compone di cinque capitoli, ho cercato di
analizzare in maniera dettagliala il mercato del tessuto non tessuto,
evidenziando l’importanza di una sua analisi per l’impostazione
delle strategie commerciali.
Nei primi capitoli, quindi, ho introdotto il concetto di tessuto non
tessuto parlando della sua origine, della sua natura e delle tecniche
di produzione utilizzate per la sua realizzazione.
Nel terzo e nel quarto capitolo invece ho analizzato l’industria del
tessuto non tessuto sia dal lato dell’offerta che da quello della
domanda, cercando di evidenziare le potenzialità, l’evoluzione e
l’importanza di un monitoraggio continuo del mercato del tessuto
non tessuto da parte di tutte le aziende del settore.
Per comprendere appieno l’importanza strategica di questa analisi
ho successivamente inserito, nel quinto capitolo, il caso di
un’azienda meccanica, la A.Celli s.p.a, fornitrice di arrotolatori e di
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ribobinatrici per tessuto non tessuto, cercando soprattutto di
sottolineare l’importanza dell’analisi di mercato per la
sopravvivenza e l’evoluzione di questa azienda all’interno del
mercato del tessuto non tessuto.
Durante la scrittura di questo lavoro sono stati molto importanti i
suggerimenti critici e le puntualizzazioni tecniche e commerciali del
Dr. Alessandro Celli, sales director della divisione tessuto non
tessuto, che voglio in questa sede ringraziare.
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CAPITOLO PRIMO
Il marketing dei beni industriali
1. INTRODUZIONE
Gli studi sul marketing dei beni industriali sono oggi al centro di
nuovi interessi scientifici.
Si avverte ormai con sempre maggiore convinzione che il
marketing industriale è stato fino a poco tempo fa sacrificato, come
campo di ricerca, a favore di un interesse forse eccessivo dedicato
all’analisi dei problemi propri del mercato dei beni di consumo,
facendo sorgere implicitamente l’errata convinzione che il
marketing costituisca quasi una pertinenza esclusiva di questo ramo
produttivo. Questo ha portato non soltanto ad un ritardo delle
elaborazioni scientifiche in materia, ma anche, per quanto concerne
la diffusione e la promozione di una cultura di marketing nelle
imprese produttrici di beni industriali, dove è ancora assolutamente
predominante un orientamento alla produzione piuttosto che al
mercato.
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I motivi di questo ritardo sono diversi ma i più importanti possono
essere così elencati
1
:
1) In primo luogo c’è riluttanza ad accettare l’idea che il marketing,
tanto utile nel contesto dei beni di consumo, si presti ad essere
efficacemente esteso anche ai beni industriali e strumentali,
caratterizzati secondo alcuni, da connotazioni del tutto
particolari e poco idonee allo scopo. Alcuni infatti sostengono
che la domanda industriale sarebbe poco sensibile a specifici
interventi ed azioni di natura commerciale, in grado di ribaltare e
modificare un trend il cui ritmo e la cui conformazione
quali/quantitativa dipenderebbero in gran parte da forze che
sfuggono al controllo delle singole imprese. Non ci si troverebbe
cioè di fronte, come invece accade per i beni di consumo , a
singoli consumatori dal comportamento influenzabile e
parzialmente “irrazionale”, bensì ad individui e ad
organizzazioni “razionali”, attenti ad aspetti strettamente
economici (come prezzo, qualità, durata, rendimento, e così via);
2) Altra motivazione riguarda le caratteristiche tecniche dei beni
industriali. In altre parole, la rilevanza del marketing sarebbe
minima o contenuta, per il semplice fatto che la determinante del
successo di molti prodotti industriali risiederebbe nella matrice
tecnica. Di conseguenza il fulcro dell’attenzione nel caso di tali
1
Cfr. A. Marino, La politica di mercato dei beni industriali: la situazione italiana, in “Il
marketing dei beni industriali” , a cura di R. Fiocca, vol. I, Milano, Giuffrè, 1981.
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beni dovrebbe essere spostato sugli aspetti tecnici piuttosto che
commerciali o di marketing;
3) Infine vari autori non ritengono necessaria la enucleazione del
marketing dei beni industriali e strumentali all’interno di quello
che si presenta come un “unicum” sostanzialmente indistinto : il
marketing tout-cour.
In realtà varie ricerche dimostrano che, alla base del successo dei
nuovi prodotti industriali e strumentali stanno primariamente le
capacità dell’impresa di dare soluzioni a problemi di marketing
piuttosto che pure e semplici ragioni tecnologiche.
Si può infatti affermare al riguardo che il potenziale di sviluppo e di
profitto del nuovo prodotto industriale dipende in misura ampia e
diretta anche dall’attitudine dimostrata dall’impresa nel valutare
attentamente e correttamente i singoli aspetti del mercato al quale il
prodotto è destinato. Quindi la preventiva analisi delle
caratteristiche della domanda e la successiva messa a punto di
prodotti perfettamente in linea con le effettive esigenze ed attese di
specifici segmenti di mercato, identificati appunto a priori,
costituiscono condizioni di importanza notevole uguale se non
superiore a quella dei fattori strettamente tecnici.
Da quanto detto sopra possiamo dire che esiste un numero di valide
ragioni che rendono non solo accettabile il principio di estensione
del concetto di marketing anche al comparto dei beni industriali, ma
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propongono altresì l’opportunità di studiare ed analizzare il
marketing dei beni industriali come un corpus distinto ed originale.
2. EVOLUZIONE STORICA DEL MARKETING
INDUSTRIALE
Da un punto di vista storico possiamo dire che il marketing dei beni
industriali si è sviluppato in tre momenti tra loro differenti, sia
temporalmente sia per i contenuti.
In realtà lo sviluppo in tre distinte fasi del marketing industriale non
può essere considerato come un fatto assolutamente originale di
questa disciplina. Infatti, sia che venga applicato ad imprese
produttrici di beni di consumo, sia di beni industriali, il marketing
rappresenta la risposta dell’azienda al cambiamento ambientale. È
quindi logico che, essendo la variabilità dell’ambiente, almeno nei
suoi caratteri generali di segno ed intensità spesso simili per tutte le
aziende, produttrici di beni industriali o di consumo che siano, il
marketing si sviluppa seguendo sentieri sostanzialmente uguali,
indipendentemente dal campo di applicazione specifico.
I primi contributi allo studio del marketing industriale risalgono agli
anni ’30, periodo in cui una eccessiva razionalità veniva attribuita
all’acquirente industriale. Questo portava l’azienda a concentrarsi
solo su sé stessa e a conferire estrema importanza ad alcune
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variabile quali il prezzo e la qualità del prodotto. Per questo motivo
si parla in questi anni di “Orientamento al prodotto”.
Intorno agli anni ’50 l’attenzione dell’azienda si sposta dal mondo
della produzione a quello della vendita. Si parla in questo periodo di
“Orientamento alla vendita”. In questa fase l’azienda si concentra
sullo studio della funzione acquisti dell’azienda cliente con
l’obiettivo di fornire indicazioni alla funzione vendite della azienda
industriale. Caratteristica di questo periodo è il progressivo
indebolimento delle teorie che sostenevano la completa razionalità
economica e tecnica del cliente industriale nelle sue decisioni di
acquisto.
Verso la fine degli anni ’50 si sviluppò poi una corrente di pensiero
che si potrebbe definire “comportamentista”, la quale sosteneva che
le decisioni dell’acquirente industriale si fondavano soprattutto su
fattori personali e su motivazioni emozionali e non razionali.
Intorno agli anni ’70 queste idee si sono rafforzate ed ad oggi
possiamo dire che il marketing industriale ha assunto un
“Orientamento al mercato”. Infatti l’obiettivo fondamentale delle
aziende industriali è capire come i clienti visualizzino le loro
necessità e come tentino di soddisfarle.
Al marketing non è più affidato solo il compito di migliorare la
performance di alcune funzioni aziendali, ma ad esso spetta anche
l’analisi dei meccanismi di interazione tra azienda acquirente e
venditrice e la comprensione delle esigenze dei clienti per
trasformarle in prodotti e /o servizi.
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L’azienda venditrice deve agire attivamente sul mercato
analizzandone e prevedendone l’evoluzione e formulando strategie
e tattiche operative che le consentano di anticipare con successo i
mutamenti dell’ambiente esterno e delle esigenze degli acquirenti
/consumatori. L’azienda per riuscire a raggiungere questi obiettivi
deve però analizzare gli elementi dell’ambiente nel quale opera: in
primo luogo la struttura della domanda e le caratteristiche dei
mercati industriali.
3. CONCETTO DI MERCATO INDUSTRIALE E
DIFFERENZE PRINCIPALI RISPETTO AL
MERCATO DEI BENI DI CONSUMO
Il mercato si presenta strutturato sulla base di due grandi comparti,
riguardanti l’uno i beni industriali e l’altro i beni di consumo,
comparti che si caratterizzano per la particolare natura economico-
tecnica del loro oggetto, per le caratteristiche dei rispettivi soggetti
e per le diverse modalità di organizzazione e di funzionamento.
Il mercato dei beni di consumo infatti è rappresentato da coloro che
acquistano prodotti e servizi per soddisfare bisogni propri mentre
quello dei beni industriali è costituito dall’insieme di individui ed
organizzazioni che acquistano beni e/o servizi per la produzione di
altri prodotti che saranno successivamente rivenduti ad altri
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individui e organizzazioni (cioè dalle imprese trasformatrici in
senso proprio) e da quelle unità che producono beni strumentali o di
capitali.
Ad opera di tali imprese i beni subiscono una serie di
trasformazioni, consistenti in una successione di modificazioni
materiali, spaziali e temporali realizzando correlativi accrescimenti
di utilità, sino a pervenire alla fase dell'ultima trasformazione cui
corrisponde l’acquisizione dell’attitudine al consumo diretto da
parte delle famiglie.
I beni di consumo rappresentano quindi il risultato di una vicenda
produttiva più o meno articolata e complessa che si sviluppa a
monte nell’ambito dell’aggregato delle unità di produzione e
termina con l’immissione degli stessi sul mercato finale.
In realtà possiamo affermare che il mercato finale rappresenta non
solo l’effetto ma anche la causa del mercato industriale. Questo
processo infatti trova la sua ragione d’essere nella domanda di beni
di consumo che le famiglie presentano alle imprese preposte alle
trasformazioni finali le quali, a loro volta, la ritrasmettono in
termini di beni intermedi alle unità di produzione situate a monte e
così via (si veda la fig. 1).
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CONSUMATORI FINALI
Fig. 1 – Schema semplificato dei rapporti tra mercato dei beni industriali e
mercato dei beni di consumo.
Questi due comparti rappresentano quindi due dimensioni del
mercato che pur differenziandosi, risultano strettamente
interdipendenti e complementari, di conseguenza, non è possibile
comprendere la natura e la dinamica dei fenomeni che
caratterizzano il mercato dei beni di consumo prescindendo da
quelli inerenti il mercato industriale e viceversa.
MERCATO DEI BENI INDUSTRIALI
Imprese che producono beni strumentali
Imprese trasformatrici
MERCATO DEI BENI DI CONSUMO
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Nonostante la medesima discendenza però, il mercato dei beni
industriali e il mercato dei beni di consumo presentano alcuni
elementi di differenza:
1) L’acquirente dei beni di utilizzo industriale si differenzia dal
consumatore finale, anzitutto nel senso che esso corrisponde ad
una organizzazione formalizzata che si pone obiettivi non di
consumo, bensì di ulteriore produzione e cioè a loro volta
orientati al mercato, una organizzazione le cui manifestazioni
decisionali sono il frutto di un’analisi oggettiva e razionale
effettuata da una molteplicità di soggetti professionalmente
specializzati e dotati di una capacità di iniziativa commerciale
non inferiore a quella dei fornitori. L’acquirente industriale,
perciò, non può più essere considerato alla stregua di un
interlocutore in un certo modo “passivo”, quale il consumatore
finale, bensì deve essere visto come un soggetto “attivo” del
mercato e cioè portatore di un “buying concept” che lo pone
sullo stesso piano del venditore. Il consumatore finale invece
sceglie di acquistare un prodotto sulla base di motivazioni che
spesso non hanno fondamento oggettivo concreto questo perché
in linea di massima il consumatore finale non ha sufficienti
informazioni che gli potrebbero essere utili per scegliere in
maniera più oggettiva certi prodotti e quindi finiscono per farsi
guidare nella scelta da elementi immateriali;
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2) Altro elemento di differenziazione è rappresentato dalle
dimensioni. Contrariamente a quello che si potrebbe credere,
l’entità ed il numero degli scambi che avvengono all’interno dei
mercati industriali sono spesso di gran lunga superiori a quelli
dei mercati di consumo. Basti pensare che all’interno di questi
ultimi mercati si è soliti considerare le transazioni commerciali
che consentono il trasferimento del prodotto al consumatore
finale, mentre tutto ciò che precede questo atto è teoricamente di
pertinenza del mercato industriale;
3) Un’altra caratteristica peculiare dei mercati industriali è la loro
maggiore concentrazione, sia geografica sia per numero di
clienti. La domanda nel mercato dei beni di consumo infatti è
polverizzata a differenza di quella del mercato industriale che è
fortemente concentrata. I clienti industriali infatti sono poco
numerosi a confronto dei consumatori finali e quelli cui
corrisponde l’aliquota prevalente della domanda, presentano una
consistenza ancor più ridotta. Da questa caratteristica discende
che l’acquirente industriale viene a disporre di un cospicuo
potere contrattuale che comporta l’instaurarsi di un rapporto
biunivoco a carattere immediato e diretto tra le parti.