Introduzione
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1. Introduzione
Capitolo 1
Introduzione
L‟esigenza di programmare l‟allenamento nei minimi dettagli, nasce
dall‟evoluzione che gli sport hanno avuto negli ultimi decenni, dove si ha la ne-
cessità di esprimere la tecnica propria alla velocità massima possibile.
Come in ogni buona programmazione la fase di valutazione e monitoraggio delle
prestazioni fisiche è fondamentale in quanto ci consente di stabilire, in seguito
alle risposte fisiologiche dell‟organismo, i carichi da somministrare per avere
adattamenti significativi e quindi miglioramenti.
Naturalmente a livello professionistico, dove l‟atleta è seguito quotidianamente
da uno staff medico ed in laboratori specializzati, questo risulta più semplice,
ma a livello dilettantistico tutto si complica. Proprio per dare una risposta alle
mie problematiche di operatore nel mondo del calcio dilettantistico mi sono po-
sto il problema di come si possono, in modo semplice ed economico, tenere sotto
controllo le risposte dell‟organismo.
In uno sport come il calcio, dove le componenti tecnico-tattiche sono fondamen-
tali alla pari di quelle fisiche e psicologiche, si può, attraverso esercitazioni spe-
cifiche con l‟attrezzo palla, migliorare contemporaneamente sia la componente
tecnica che la componente fisica?
Introduzione
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Per dare la risposta a questo quesito, ho sviluppato due percorsi di allenamento
su tre gruppi di atleti dove, il primo percorso riguardava esercitazioni a secco
(senza palla) ed il secondo percorso invece esercitazioni con palla, naturalmente
utilizzando il cardiofrequenzimetro per tenere sotto controllo le risposte fisiche e
per valutare i relativi incrementi di qualità dei testati.
Il calcio
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2. Il calcio
Capitolo 2
Il calcio
2.1 Che tipo di sport è il calcio
Nessun altro tipo di sport gode di un così alto grado di popolarità, nel nostro pae-
se, come il calcio. Settimana dopo settimana, centinaia di migliaia di tifosi si re-
cano negli stadi per partecipare e sentirsi coinvolti in quello che è il gioco prefe-
rito dagli sportivi di tutto il mondo. Le trasmissioni televisive delle partite dei
campionati mondiali di calcio sono seguite anche negli angoli più remoti della
terra: giocatori ben retribuiti avanzano sul campo come stelle, senza temere il
confronto con i grandi dello spettacolo e del cinema.
Il calcio
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Da molto tempo il commercio del calcio ha ampliato i propri confini portandosi
dietro tutti i suoi effetti positivi e negativi. Il calcio, tuttavia, non ha nulla da per-
dere del suo fascino.
L‟ultimo europeo svoltosi in Portogallo, dopo anni di ristagno, ha dato un nuovo
impulso alle tecniche di gioco grazie a fattori come: il piacere del gioco, l‟effetto
sorpresa, il rapido cambio di passaggio da un gioco di difesa ad uno di attacco.
Ma il grande calcio è solo una parte del gioco che si conduce con e intorno al
pallone. Calcio, infatti, significa soprattutto sport in ampiezza, attività da condur-
re nel tempo libero e occasione di aggregazione. Non a caso il numero delle as-
sociazioni sportive a squadra è aumentato notevolmente negli ultimi anni e le
squadre a livello agonistico giocano spesso un calcio più distensivo nel quale è la
comunicazione a svolgere un ruolo importante.
Il calcio
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Uno sociologo definisce l‟appassionato di calcio “uno spettatore che vede qual-
cun altro fare qualcosa ma che è libero di fare a sua volta qualcosa di diverso
sfruttando la sua fantasia, e che ha soprattutto la piacevole prerogativa di fare
molto meglio quando in campo non si gioca bene, e questo accade di frequente!”.
Lo spettatore è anche un compagno di squadra ed allo stesso tempo uno spettato-
re critico, ed è proprio la capacità di suscitare questo doppio ed opposto ruolo
che fa del calcio uno sport che attrae anche le donne!!!
I cinesi, già nel IV° secolo, praticavano un gioco simile al calcio così da essere
ritenuti gli inventori di questo tipo di sport. Anche i greci e i romani avevano i
loro campi per il gioco del calcio, e dopo la scoperta del nuovo mondo, i conqui-
statori spagnoli impararono a conoscere dagli aztechi un gioco con il pallone e i
piedi. Tuttavia è l‟Inghilterra ad essere ritenuta la patria del calcio moderno seb-
bene nell‟anno 1350 questo sport fosse stato vietato dal sovrano inglese Edoardo
III perché “distraeva dalle arti di guerra” quali il tiro con l‟arco. Nonostante le
avversità, comunque, il calcio inizia la sua ascesa trionfale che lo porta a diven-
tare lo sport più seguito e praticato nel mondo.
In Italia il gioco del calcio arriva solo nel 1880 e a praticarlo sono soprattutto
squadre di studenti.
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Per arrivare a vedere il I° campionato nazionale bisogna aspettare il 1889: fu il
Genoa ad aggiudicarselo. Da allora il calcio in Italia ha subito una costante cre-
scita, alimentata tra le altre cose dalle cinque vittorie internazionali dalla selezio-
ne italiana: i mondiali del 1934, 1938 e 1982; le olimpiadi del 1936 e l‟europeo
del 1968.
Nel nostro paese è la F.I.G.C. (Federazione Italiana Gioco Calcio) a provvedere
alla tutela degli interessi legati a questo sport, oltre all‟organizzazione dei cam-
pionati che si disputano annualmente nel periodo autunno-primavera. Le squadre
che vi partecipano sono suddivise in gruppi chiamati serie e categorie. Il loro
raggruppamento si basa su due criteri: la capacità economica della società cui fa
capo la squadra ed il suo valore sportivo. Oltre ai campionati di serie A-B e C
(suddiviso in gironi) che fanno parte dei professionisti, ci sono le categorie dilet-
tantistiche: CND, Eccellenza, Promozione, I-II -III categoria e UISP, tutte a ca-
rattere regionale e suddivise anch‟esse in gironi come la serie C.
Il massimo numero di squadre ammesse a disputare il campionato in ogni grup-
po, è stabilito ogni anno dagli organi della F.I.G.C. che decidono anche quante
squadre possono aspirare nella promozione alla serie superiore e quante invece
sono costrette a retrocedere in quella inferiore.
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L‟associazione che organizza le competizioni europee tra club e nazioni è l‟
U.E.F.A. (Union des Associations Europeennes de Football) mentre tutte le
competizioni di calcio internazionale sono organizzate dalla F.I.F.A. (Federation
International de Football Association).
2.2 Componenti del calcio: tecnica, tattica, fisica e
psicologica
Il calcio è uno sport di squadra dove l‟oggetto di contesa è un pallone calciato
con i piedi al fine di realizzare un numero maggiore di reti rispetto all‟avversario.
Questo si svolge in un rettangolo di gioco che ha misure comprese tra i 120 e i
90 metri per il lato maggiore, di 90-45 metri per il lato minore e le porte nella
quale segnare le reti, alte 2,44 metri e lunghe 7,32. Le squadre devono essere
composte da 18 elementi di cui 11 scendono in campo e 7 possono sostituirli. Il
gioco del calcio è considerato uno sport di squadra aciclico: non si ha sequenza
continua e non si ripete.
Le componenti dell‟atleta ideale del calcio sono quattro: componente tecnica,
componente tattica, componente fisica e componente psicologica.
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Tutte queste componenti devono essere continuamente stimolate e migliorate nel
corso dell‟allenamento. Un buon calciatore si riconosce dalla sua capacità di mi-
gliorare il rendimento e la sua abilità. L‟allenamento dovrebbe prevedere perciò
diversi stadi così che si possa tener conto, nel corso dell‟addestramento, di tutti
quegli elementi che determinano il profitto.
Le quattro componenti fondamentali hanno rapporti stretti l‟una con l‟altra. Il
carattere complesso del gioco del calcio richiede perciò che tutti i fattori suddetti
siano in un rapporto equilibrato.
La componente tecnica è l‟insieme di movimenti automatizzati, razionali ed
economici per realizzare il gesto atletico proprio dello sport specifico per rag-
giungere l‟obbiettivo prefissato nel minor tempo possibile in possesso palla e
saper gestire il dominio di essa. A questo appartengono la sicura ricezione del
pallone, la capacità di stopparlo e di avanzare palla al piede, di effettuare passag-
gi e tirare in porta; più precisamente si tratta dell‟abilità e della destrezza nel
rapporto con la palla stessa. Soltanto le condizioni individuali permetteranno di
mettere in atto i progetti tattici a cui mira l‟allenatore. Soprattutto se si è molto
giovani l‟addestramento sarà di grandissima importanza per la conoscenza delle
abilità tecniche. Ora sarà l‟allenatore ad elaborare il processo di approfondimen-
to tramite la dimostrazione anche supportata da sussidi didattici partendo
dall‟elaborazione della tecnica con lo sviluppo della coordinazione, il consoli-
damento con esercizi specifici e infine l‟utilizzazione della tecnica nella specifica
disciplina.
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La componente tattica indica il comportamento del giocatore in campo, il
modo in cui egli imposta la sua azione e la sua capacità di cambiare la situazione
di gioco sia in possesso che non in possesso palla. Quindi è l‟applicazione della
tecnica in gara (tecnica applicata). Nella tecnica applicata esiste il rapporto uo-
mo-palla-avversario-spazio-tempo, mentre nella tecnica il rapporto è solo uomo-
palla. Apprendere le azioni tattiche non è semplice e richiede un continuo alle-
namento ed esperienza. La capacità di azioni tattiche è il risultato di un processo
di apprendimento sistematico, che può condurre al successo soltanto se si seguo-
no con cura tutte le fasi di apprendimento. La capacità di condurre azioni tattiche
si esprime in un sicuro e consapevole modo di porsi verso la risoluzione del pro-
blema, così si arriva a scegliere tra le possibili alternative quella che risulta otti-
male ed a sfruttare in pieno le proprie capacità. Questo significa che ognuno co-
nosce perfettamente i complicati processi della percezione, del pensiero e
dell‟azione. In base a ciò la formazione tecnica e tattica nella fase di allenamento
deve costituire un‟unità di metodo. L‟evoluzione delle capacità d‟azione tattica
presuppone le stesse fasi di apprendimento che caratterizzano lo sviluppo della
tecnica sportiva: si procede dal più semplice al più difficile. La formazione tatti-
ca di ogni individuo va dall‟apprendimento basilare del gioco fino al dominio di
un determinato sistema di gioco. La méta deve essere quella di riuscire a tenere
sotto controllo la partita e l‟avversario. Si riesce in questo se si è consapevoli
delle proprie decisioni e non si agisce per caso. E‟ necessario decidere personal-
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mente come comportarsi in una certa situazione di gioco sia che si è in possesso
o meno del pallone: si deve imparare a prevedere lo svolgimento del gioco dai
passaggi momentanei, ma riuscire anche a valutare il comportamento del compa-
gno di squadra. La formazione tattica è la coordinazione delle azioni per rag-
giungere uno scopo. Si chiama tattica di principio quando il suo sviluppo avviene
in allenamento mentre è tattica applicata quando essa viene sviluppata in partita.
Gli elementi fondamentali sono: il sistema di gioco, l‟azione e la coordinazione.
La tattica sarà elastica, equilibrata e razionale quando riuscirà ad occupare tutto
il campo sia in lunghezza che in larghezza. In attacco si deve creare la superiorità
numerica. La tattica difensiva si divide in: disposizione a uomo, a zona e mista.
Oggi la disposizione ad uomo è poco usata poiché prevede la marcatura del diret-
to avversario creando inevitabilmente spazi incontrollati e non equilibrio, invece
quella a zona richiede poco dispendio energetico agli atleti e l‟impostazione del
proprio tipo di gioco con pressione all‟avversario per l‟immediata riconquista del
pallone.
La componente fisica riguarda le capacità coordinative e quelle condizionali
che sono la forza, la resistenza e la velocità. Premesso che le capacità coordinati-
ve sono già state insegnate, impostiamo quelle condizionali che nel calcio sono
espressioni veloci e alattacide (cioè da compiere nel minor tempo possibile). A
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tal proposito in un incontro di calcio esse si ripetono più volte e con scarso recu-
pero. Questo porta ad avere una sequenza di situazioni alattacide che sommate
arrivano a lattacide!!!
In una “ideale” programmazione di allenamento per il calcio non si trascura
la componente aerobica affinché durante la prestazione il calciatore riesca a re-
cuperare uno sforzo fisico nel minor tempo possibile. Nel gioco del calcio è pos-
sibile sviluppare un gran numero di attitudini psicofisiche e di coordinamento. E‟
difficile trovare in un altro genere di sport una tale complessità di richieste con-
cernenti lo stato psicofisico dell‟atleta così come avviene nel calcio. Forse anche
questo è un motivo che spiega la popolarità del gioco come sport di bilanciamen-
to per l‟atleta di altre discipline sportive e come sport da praticare nel tempo libe-
ro. Quindi ne consegue che tali attitudini psicofisiche e di coordinamento si svi-
luppano nel gioco del calcio. Più precisamente per migliorare tali abilità, che
vanno perfezionate costantemente, è necessario anche migliorare la propria tec-
nica per risparmiare tempo ed ottenere buoni risultati. Affinché ciò si realizzi si
devono seguire determinati principi metodici nell‟addestramento psicofisico, con
i quali si riesce a mobilitare le forze di riserva proprie dell‟organismo che porta-
no quindi ad un incremento del rendimento psicofisico. A questo livello le pro-
prietà biologiche giocano un ruolo importante a cui si deve fare riferimento in
fase di allenamento. Deboli stimoli hanno un effetto eccitante sulle attività vitali,
stimoli energetici suscitano processi di adattamento mentre troppo violenti pro-
ducono sull‟organismo un effetto paralizzante e dannoso. La consapevolezza di
queste proprietà biologiche è di grande importanza per il dosaggio degli stimoli
al movimento in fase di allenamento e determinante per l‟azionamento
nell‟organismo dei processi di adattamento mediante stimoli al movimento. Que-
sto si raggiunge tuttavia soltanto se lo sforzo fisico ed il rilassamento si trovano
in giusto rapporto l‟uno con l‟altro. Un allenamento allo sforzo fisico che produ-
ca effetti di adattamento, causa in primo luogo affaticamento e pertanto una di-