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1. PISA: LE ORIGINI E LA STORIA
La piana pisana era in origine attraversata da tre corsi d’acqua: l’Auser a
nord (oggi Serchio), l’Osoli, proveniente dal Monte Pisano con foce sul
Tirreno (oggi individuabile nel canale Macinante) e l’Arno. Numerose fonti
attestano la nascita della città di Pisa come insediamento etrusco nel V
secolo. La sua particolare posizione nella parte settentrionale della Pisa
moderna e la linea di costa, molto arretrata rispetto all’attuale, qualificava
la città come scalo marittimo oltre che fluviale, cosicché assunse la
funzione di una specie di “centro intermodale” anche dal punto di vista
del commercio.
A tale proposito importante è l’acquisizione di Pisa allo Stato di Roma nel
193 a.C. I romani, infatti, non si limitano a ristrutturare la città, ma
intervengono nel territorio, aprendo due grandi opere viarie: la Via
Fiorentina e la Via Emilia che diverranno direttrici fondamentali delle
espansioni urbanistiche e dello sviluppo economico della città.
Pisa si trova al centro di un ampio territorio, per questo il suo porto in
epoca repubblicana interessa quattro potenziali bacini di utenza: la
Versilia, la Lucchesia, il Valdarno, la Maremma. Per contrapporsi, inoltre, a
un processo di emarginazione derivato dal passaggio a Nord della
principale via di Pellegrinaggio (la Via Francigena) Pisa tende a valorizzare
l’antica via Romana di direzione nord-sud.
Il porto Pisano era in origine un porto fluviale, presumibilmente
sull’Auser. Il porto marittimo venne costruito in località Stagno, quando
quello fluviale divenne meno adatto alle navi romane, di maggiore stazza.
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Dalla ricostruzione (secondo Pierre Tardieu – 1865) questo avrebbe
coinciso con l’attuale Livorno, collegato alla città pisana da un vecchio
corso dell’Arno, oggi scomparso e da un percorso stradale, realizzando
così una specie di sistema infrastrutturale integrato.
2. PERIODIZZAZIONE STORICA
LA CITTA’ E LE MURA
La cerchia delle mura medievali di Pisa è uno straordinario manufatto di
pietra e mattoni lungo 7 chilometri, quasi completamente integro,
caratterizzato dalla presenza di fortificazioni cinquecentesche come la
fortezza fiorentina dell’architetto fiorentino Giuliano da Sangallo.
Monumento di eccezionale valore storico-archeologico, la cinta muraria
possiede anche una straordinaria valenza urbana, in quanto elemento di
spina di una vasta area - 80 ettari - in parte libera e in parte occupata da
edifici quali gli antichi arsenali, chiese, conventi, caserme, complessi
industriali abbandonati e così via.
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Iniziate nel 1155 sotto il consolato di Cocco Griffi, sono il più antico
esempio in Italia di mura cittadine quasi completamente conservate.
Precedentemente la città aveva avuto una cinta tardo-romana, tutta sulla
riva destra, e una più ristretta nel periodo alto-medievale, che tagliò fuori
numerosi edifici pubblici quali le terme, l'anfiteatro e il porto, che
caddero in rovina e vennero usati come cave di materiale da costruzione.
La città altomedioevale si estendeva secondo questi confini: l’Auser a
nord, l’Arno a sud, l’attuale Borgo a est, l’attuale via S. Maria a ovest.
Bisogna tuttavia considerare che la città è un organismo in continua
trasformazione, per cui in mancanza di dati incontrovertibili, le ipotesi
circa la sua conformazione in un dato momento devono essere
considerate con una certa elasticità.
Come si vede in figura, a differenza di altre città toscane, Pisa si sviluppa
organicamente con l’addizione di tre zone intorno al nucleo precedente:
le espansioni che hanno trasformato la cittadella altomedievale in una
grande città non sono avvenute per semplice aggregazione di
accrescimento, ma manifestano il disegno di un preciso piano
urbanistico. La città non si allarga a macchia d’olio, come succederà in
anni recenti, bensì articola nuovi quartieri, riferendoli a un chiaro ed
adeguato sistema viario.
Gradualmente con la rinata importanza di Pisa e dei suoi commerci
marittimi, si svilupparono nuovi quartieri con case, chiese e monasteri,
specialmente a est e a nord-est, ma anche a ovest nella zona paludosa
del fiume Ozzeri; inoltre sulla sponda sinistra esisteva una città satellite,
dove si stabilirono liberamente genti di ogni provenienza e religione,
lavorando nelle rimesse per carovane, nelle aree di stoccaggio merci e in
altre attività commerciali e manifatturiere. La delibera della costruzione
delle nuove mura avvenne in un periodo di grande prosperità economica
e si procedette senza particolare urgenza essendo previsto fin dall'inizio
un tempo di realizzazione attorno ai quindici-venti anni.
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Carta del 1646 Carta di fine 800’
Furono impiegati diversi tipi di pietra, che creano tutt'ora vivaci effetti
cromatici, dal bianco in basso al rosato nelle merlature, con bozze
regolari e ben squadrate (una prerogativa che ha rarissimi esempi
analoghi a quell'epoca), e si creò un recinto su entrambe le sponde
dell'Arno che includeva 185 ettari di terreno, per un perimetro di circa sei
chilometri, uno spessore medio di due metri e venti e un'altezza media di
undici metri. Le mura definirono inoltre una nuova impostazione
urbanistica pianificata, con l'asse Borgo-Via di Ponte Vecchio e l'Arno a
dividerla in quattro settori quadrangolari.
Le mura della cittadella (via Bonanno)
Il tratto di mura lungo l’Arno
Nelle mura si innalzano ancora alcune torri difensive (la Torre di Santa
Maria, la Torre di Sant'Agnese e la Torre del Leone) e vi si aprono le
antiche porte. Le mura vennero restaurate dai Medici dopo la conquista
della città nel XVI secolo, con la costruzione di una Cittadella che fosse
adeguata alle nuove tecniche militari delle armi da fuoco. Nel XX secolo
alcuni tratti delle mura vennero abbattuti, ad esempio vicino alla stazione
o nell'area di San Paolo a Ripa d'Arno, inoltre alcune parti subirono danni
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durante la seconda guerra mondiale. Attualmente le mura pisane sono
danneggiate dallo smog che ne causa l'imbrunimento e dal diffondersi di
numerosi rampicanti, quali l'edera, che ne stanno compromettendo la
stabilità con rischio di crollo di alcune parti.
Proprio per questi motivi di fondamentale importanza è il cosiddetto
“Progetto mura: restauro e valorizzazione del sistema fortificato”, che fa
parte, come vedremo in seguito del Progetto PIUSS.
Il “Progetto mura” prevede una serie di interventi di restauro, recupero e
valorizzazione del circuito delle mura urbane di Pisa e delle sue
fortificazioni. In particolare è previsto il ripristino del camminamento in
quota sulla sommità delle mura dall’area di Piazza del Duomo alla Piazza
del Rosso in prossimità del fiume Arno, con la sistemazione della
struttura e delle pavimentazioni, rendendo agibili i tratti di mura.
L’accessibilità al camminamento in quota avverrà attraverso strutture
esistenti quali torri o bastioni o nuove strutture quali scale in legno
prefabbricate e smontabili, da localizzare in aree connesse ai percorsi
pedonali e ciclabili. Tra le opere previste per la realizzazione degli
interventi ci sono: il diserbamento e scorticamento del paramento
murario; il consolidamento e restauro del paramento murario e delle
strutture murarie quali bastioni e torri; il consolidamento della sommità
della struttura muraria e dei merli, con il ripristino del camminamento e
della sua pavimentazione; la realizzazione di protezioni metalliche al
camminamento in quota. E’ prevista inoltre la realizzazione di un
impianto d'illuminazione della cinta muraria con l’utilizzo di lampade a
basso consumo e un impianto di videosorveglianza.
Progetto mura:
restauro e valorizzazione
del sistema fortificato
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I QUARTIERI
Anticamente la città era divisa in quattro quartieri storici: "Ponte",
"Mezzo", "Foriporta" e "Kinzica". Tali quartieri erano nati e sviluppati
naturalmente con la crescita della città. Il più antico era "Ponte" dove vi
era la Piazza delle Sette Vie col Palazzo del Popolo, antico centro
governativo della città. Oggi la piazza è nota come Piazza dei Cavalieri.
"Mezzo" corrispondeva all'incirca all'antica città romana ed era il quartiere
nobile della città. A est di Mezzo, sua naturale continuazione, vi era il
quartiere di "Foriporta" che rappresentava il borgo della città, il cui nome
deriva dal fatto di essere fuori dalle mura altomedioevali. Questi tre
quartieri si trovavano racchiusi tra l'Ozzeri a nord e l'Arno a sud e
confinavano a ovest con le paludi.
A sud dell'Arno c'era invece il quartiere di "Kinzica". Il nome sembrerebbe
derivare dall'eroina Pisana Kinzica de' Sismondi, ma più probabilmente
derivava dalla parola longobarda "kinsech" che significa "luogo paludoso",
oppure dalla parola araba "kimsouk" che significa "mercato libero".
Entrambi i significati sono plausibili in quanto quella zona era sia
circondata da paludi che il luogo dove diversi popoli si incontravano per il
commercio cittadino.
Durante la dominazione fiorentina, dal secolo XV, l'assetto cittadino
cambiò in quanto i conquistatori ridistribuirono i quartieri in modo
uniforme: due a nord dell'Arno nella zona che fu chiamata "Tramontana" e
due a sud nella zona chiamata "Mezzogiorno". In questo nuovo
riassestamento i quartieri prendono nome dalle chiese principali di queste
quattro zone.