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INTRODUZIONE
Il significato del termine “ritmo” [dal greco rythmòs] ci indica un movimento
misurato, un’ordinata successione di eventi in un intervallo di tempo e va congiunto
alla stessa radice ru- del verbo rèô che significa “fluire”. Nella pratica del musicista,
la presenza o l’assenza di un “flusso” possono rendere l’esecuzione musicale
scorrevole o impacciata ed essere correlate alla propria condizione fisica.
Massimo Carrano
Solo prendendo in considerazione alcuni degli aspetti tecnici e stilistici
appartenenti all’esercizio del musicista, si può comprendere quanto questo tipo di
professione rappresenti una categoria particolare. I musicisti sono innanzitutto degli
artisti, o meglio, soggetti particolarmente sensibili ed emotivi nei confronti dei quali la
carriera costituisce l’asse centrale della propria esistenza. L’incessante ricerca di un
determinato suono, l’obiettivo sempre crescente e rivolto all’acquisizione di nuove
tecniche, la continua preparazione all’esibizione, possono dare un’idea di come il
lavoro del musicista sia costantemente esposto ad un coinvolgimento psicosomatico
tale da determinare talvolta un approccio tensivo ed un’attività estenuante
dell’apparato muscolo-scheletrico. Inoltre, col passare del tempo, l’evoluzione della
tecnica musicale, l’apporto di nuove conoscenze e il loro impiego nello studio dello
strumento, hanno migliorato il rendimento dell’esecuzione musicale ma allo stesso
tempo hanno richiesto una maggiore prestazione fisica al musicista. È opportuno ormai
considerare i musicisti come dei veri e propri atleti, ragione per cui assume particolare
valore la conoscenza e l’identificazione dei problemi di natura muscolo-scheletrica che
possono costringere il musicista a temporanee o prolungate interruzioni, provocando
disagio fisico e professionale.
Prima di affrontare le patologie professionali, è bene definire cosa s'intende per
“musica leggera”, quali sono gli strumenti generalmente utilizzati nell’esecuzione,
prestare attenzione alla postura e considerare alcuni fattori di variabilità che i musicisti
possono incontrare.
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Musica leggera
Viene abitualmente definita “musica leggera” la musica popolare contemporanea,
destinata ad un pubblico vasto quanto più è possibile. L'espressione traduce in modo
non letterale il termine inglese easy listening, in quanto definisce un tipo di musica di
facile ascolto, spesso ridotta a semplice intrattenimento. In effetti, la musica leggera
raggruppa in sé un insieme di tendenze musicali affermatesi a partire dal XX secolo,
caratterizzate da un linguaggio relativamente semplice e in alcuni casi schematico. La
musica leggera è strettamente inserita nel circuito di diffusione commerciale mondiale
con incisioni discografiche, video, festival, concerti-spettacolo, trasmissioni di reti
televisive e radiofoniche. Se la semplicità del linguaggio musicale distingue la musica
leggera dalla cosiddetta “musica colta”, la presenza di una vera e propria industria la
differenzia dalla musica popolare. Le caratteristiche principali della musica leggera
sono: spiccata orecchiabilità, utilizzo abbondante della melodia, testi di facile
comprensione e utilizzo del cosiddetto formato canzone (strofe alternate al ritornello).
Data la sua natura, non è facile delineare un quadro definito della musica leggera come
“genere”. In un certo senso è il più “convenzionale”, a volte appare poco originale, ma
per i suoi tramiti è stata espressa una parte abbondante della cultura popolare.
Strumenti musicali
La gamma degli strumenti musicali impiegati nella musica leggera è molto
ampia e senza particolari preclusioni: può spaziare dagli acustici agli elettronici in
continua evoluzione, dai più consueti di natura sinfonica ai più ricercati di natura
etnica. Scelte naturalmente dettate dalla volontà del compositore o del semplice
esecutore.
La configurazione strumentale adottata maggiormente, sia per le incisioni che
per le esibizioni, divenuta ormai una sorta di “piattaforma” comprende:
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- chitarra elettrica: strumento musicale della famiglia dei cordofoni, costituito da
un corpo “pieno” su cui è innestato un manico che ospita la tastiera dello strumento
e permette il passaggio delle corde. L’estremità del manico termina con una paletta
sulla quale vi sono delle meccaniche che consentono di porre in trazione le corde e
di accordarle fino alla tensione desiderata. Essendo priva di cassa armonica,
(presente in quella classica ed acustica) sul corpo sono presenti dei pick-up
elettromagnetici che convertono le vibrazioni delle corde in segnali elettrici
amplificati poi elettronicamente;
- basso elettrico: anch’esso della famiglia dei cordofoni, simile alla chitarra come
struttura e meccanismo. La sua accordatura standard è identica a quella del
contrabbasso, e cioè di differenza di un’ottava sotto alle quattro corde più gravi
della chitarra e presenta quindi, a quest’ultima, corde di diametro maggiore;
- batteria: strumento musicale composto da tamburi, piatti e altri strumenti a
percussione disposti in modo tale per essere suonati da un solo musicista. I tamburi
che compongono una batteria sono tipicamente: la grancassa, il rullante, uno o più
tom-tom (detto anche solo “tom”) e un timpano. I piatti di una batteria sono
generalmente: il ride, l’hi-hat detto anche “charleston”, uno o più crash;
- piano elettrico e tastiera: strumenti musicali elettronici in grado di riprodurre i
timbri di molti strumenti musicali attraverso un sintetizzatore, azionato mediante la
pressione di tasti, analoghi a quelli del pianoforte;
- percussioni: con il termine “percussioni” viene comunemente indicato l’insieme
di tutti quegli strumenti musicali che suonano quando colpiti, agitati, frizionati o
sfregati dalle mani dell'esecutore, o da appositi strumenti quali bacchette, spazzole o
battenti. Possono essere di varia tipologia e provenienza. Nella musica leggera,
trovano largo utilizzo congas, bongos, djembe, darbuka e i cosiddetti “aggeggi”
come tamburello, shaker, maracas, claves, guiro, cabaza etc. impiegati a scopo
ritmico e di effettistica.
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Postura
La percezione globale della propria postura, è un elemento importante per il
musicista il quale necessita di una totale consapevolezza del proprio corpo e del corpo
rapportato allo strumento per ottenere una perfetta esecuzione.
La mano, non agisce come entità isolata e svolge la sua attività nello spazio:
avanti e indietro, destra e sinistra, rotazione, prono supinazione, mediante l’azione di
muscoli agonisti ed antagonisti. Il musicista deve essere considerato come un insieme
di elementi strettamente collegati tra loro.
La consapevolezza del proprio corpo è chiamata “propriocezione”, risultato di un
insieme di segnali provenienti da tutto il corpo, il cui scopo è l’informazione della
posizione nello spazio ed il cui obiettivo finale è mantenere l’orizzontalità dello
sguardo. I segnali provengono dalla pianta dei piedi, dalle ossa ischiatiche (quando il
musicista è seduto), dagli occhi, dall’orecchio interno e dalle articolazioni temporo-
mandibolari.
Un elemento importante della postura è il concetto di globalità d’azione del
corpo, vale a dire la consapevolezza che una qualunque modificazione di un qualsiasi
elemento dell’insieme corporeo, determinando un’alterazione dell’equilibrio posturale
potrebbe disturbare il gesto musicale.
Una disfunzione anche minima di una qualsiasi parte del corpo, può in qualche
caso sfociare in una patologia. Qualunque squilibrio morfofunzionale, può influenzare
in modo anche minimo il gesto musicale.
Per aiutare il musicista ad avere consapevolezza del proprio corpo, è necessario
valutare ogni elemento ambientale, strutturale e tecnico. Inoltre, un colloquio
approfondito può essere utile per ricercare un qualche fattore scatenante come
l’eccesso di lavoro, il cambiamento di strumento o di maestro e l’esercitazione troppo
intensa in previsione di un concorso.
È importante la visita medica con lo studio globale del paziente, per valutare la
sua struttura, il suo equilibrio, la validità neuromuscolare.
È fondamentale studiare il paziente mentre suona il proprio strumento in quanto
molte distonie di funzione si evidenziano soltanto nelle posture assunte durante
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l’esecuzione musicale, posture che non sempre sono utilizzate nella vita quotidiana.
Non va certamente dimenticata la valutazione di eventuali patologie associate,
compressioni radicolari, nervose, dismorfismi vertebrali, lassità legamentose
(Franchini 2004).
La correzione posturale può essere l’unico approccio terapeutico utilizzato
quando il disturbo non è invalidante, mentre si associa a riposo, ai farmaci, a terapie
fisiche o alla chirurgia, quando il disturbo causa una disabilità grave. È comunque
fondamentale una presa in carico globale del musicista il quale deve prendere
coscienza dell’essere un atleta e come tale deve considerare il proprio corpo come il
suo principale strumento. Per raggiungere questo obiettivo possono essere utilizzate
diverse tecniche tra le quali il Metodo Alexander e il Metodo Feldenkrais.
Metodo Alexander
La tecnica di Alexander è stata ideata da Frederick Matthias Alexander (1869-
1955) verso la fine del XIX secolo. Si tratta di un metodo di terapia psicofisica che
permette di acquisire una maggior coordinazione attraverso una più consapevole
conoscenza del proprio equilibrio, della postura e dei movimenti nelle attività sia
quotidiane sia artistiche.
I principi di questo metodo sono l’ascolto del proprio corpo e la percezione delle
tensioni. L’obiettivo è quello di imparare a distinguere le tensioni e gli sforzi necessari
da quelli superflui. È una tecnica che prevede due modalità d’insegnamento integrate:
una individuale e una di gruppo.
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Metodo Feldenkrais
Il Metodo Feldenkrais è stato ideato intorno agli anni 50 da Moshe Feldenkrais
(1904-1984), fisico ed ingegnere ucraino, studioso del comportamento e del
funzionamento dell’organismo umano. È un sistema terapeutico che combina esercizi
di stretching e di yoga.
Il suo fondamento si riassume nel concetto “imparare a conoscersi attraverso il
movimento” seguendo processi organici simili a quelli del bambino, che impara per la
prima volta a muoversi nel campo gravitazionale. Il Metodo Feldenkrais insegna a
svincolarsi da schemi posturali e movimenti meccanici e ripetitivi, divenuti inadeguati
e inadatti a rispondere ai propri bisogni, o addirittura dannosi.
Migliorando la consapevolezza dei movimenti del corpo, aumenta la flessibilità e
la coordinazione: il suo scopo, quindi, è quello di fornire strumenti di
“automiglioramento” per aumentare la qualità della propria vita. Anche questa tecnica
prevede la modalità d’insegnamento individuale e quella di gruppo.
Fattori di variabilità nella pratica dello strumento musicale
Con la collaborazione dei Maestri Derek J. Wilson, Ellade Bandini, Stefano
Peretto, Ivan Ciccarelli, Mario Schilirò, Michele Ascolese, Marco Siniscalco, Peppe
Mangiaracina, Mark Baldwin Harris, Walter Savelli, Natalio Luis Mangalavite e
Massimo Carrano, ho riportato alcuni fattori di variabilità che i musicisti di musica
leggera possono incontrare nella pratica professionale.
Come descritto in precedenza, non è facile identificare la musica leggera in un
determinato “genere“. Raggruppando in sé un insieme di tendenze musicali, la musica
leggera caratterizza sensibilmente la pratica del musicista il quale può trovarsi ad
utilizzare più di uno strumento musicale anche nel corso di una stessa sessione. Le
differenze strutturali di questi strumenti possono condizionare continuamente
l’impostazione tecnica ed esporre i musicisti al rischio di patologie muscolo-