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PREMESSA
L’argomento trattato nasce da una riflessione personale sulle motivazioni che
portano le aziende ad investire in servizi a favore dei lavoratori, come per
esempio palestre ed asili nido. Infatti, la domanda iniziale è stata: quale è il
collegamento, ad esempio, tra un’azienda di servizi e una palestra costruita al
suo interno?
Ad un primo esame superficiale, prese in considerazione separatamente queste
due strutture sembrano non avere nulla in comune, ma ad un successivo
approfondimento viene alla luce che le aziende, per rendersi più competitive
sul mercato, puntano fortemente sull’apporto strategico riveniente dallo
sviluppo delle Risorse Umane. Infatti, come è confermato da diverse teorie
1
,
migliorando la condizione lavorativa delle risorse umane aumentano il loro
senso di appartenenza, la loro qualità del lavoro, il loro orientamento a seguire
gli indirizzi dell’impresa. È per questo che non poche organizzazioni
2
seguono
la politica della cura dei propri dipendenti, sia sul piano psicologico sia su
quello fisico, mettendo a loro disposizione una pluralità di servizi. Questi, in
funzione del grado, del ruolo e del genere spaziano dalla palestra aziendale,
utilizzata nell’esempio, al telefono cellulare, dall’automobile aziendale all’asilo
nido per i figli dei dipendenti; la lista può essere lunga.
La Qualità della Vita (QdV), come si illustra di seguito, è determinata dal
soddisfacimento o meno di una vasta gamma di bisogni individuali, e per
quanto detto sopra, relativamente alle imprese, focalizza l’attenzione
sull’ambito lavorativo, cioè sulla Qualità della Vita di Lavoro. L’individuo, per
poter stare bene con se stesso, sentirsi utile e capace sente il bisogno di provare
soddisfazione per il proprio lavoro. La soddisfazione sul lavoro è influenzata
da molti fattori –relazioni interpersonali, ambiente di lavoro, possibilità di
crescere professionalmente e armonizzazione dei tempi lavorativi con quelli
dedicati alla famiglia– tutti fattori che in molti casi possono essere migliorati
con il supporto dell’azienda.
1
Teoria delle Relazioni Umane, vedi Bonazzi G., 2002 Storia del pensiero organizzativo,
FrancoAngeli, Milano, (prima edizione 1989).
2
In questo caso si parla indifferentemente d'organizzazioni, aziende e imprese.
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La Qualità della Vita di Lavoro può stimolare il singolo individuo a porsi
traguardi sempre più ambiziosi in ambito lavorativo e uno dei mezzi più
efficaci per raggiungerli è senza dubbio la Formazione. In un contesto di life-
long learning (formazione per tutto l’arco della vita), che si va configurando
come fondamentale per il successo delle organizzazioni, l’individuo è
sollecitato ad accrescere continuamente il proprio sapere, in quanto immerso in
un ambiente stimolante a livello generale e favorevole al continuo sviluppo
intellettuale.
La Formazione e la Qualità della Vita si influenzano reciprocamente, perché
l’una sollecita il bisogno dell’altra, spingendo l’individuo ad accrescere le
proprie conoscenze di conseguenza ad acquisire consapevolezza di sé e delle
proprie capacità, sia sul lavoro sia nella vita sociale esterna.
Per esplicitare le politiche attuate dalle aziende nell’incentivare le risorse
umane all’eccellenza nel lavoro e a partecipare attivamente a programmi di
Formazione per raggiungere tale eccellenza, il presente studio si è avvalso di
documenti, articoli, libri sul tema e della analisi di un caso pratico: l’ENEL,
mettendo in evidenza l’influenza positiva della Formazione sia sulla qualità
della vita dei lavoratori, sia sui profitti dell’azienda, confermando così la sua
centralità e importanza nel mondo del lavoro.
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INTRODUZIONE
Il tema centrale di questo studio è lo stimolo al benessere lavorativo e sociale e
quindi al suo coinvolgimento negli obiettivi dell’impresa attraverso il rapporto
tra Formazione e Qualità della Vita di Lavoro. Il tema viene affrontato a partire
dalla Qualità della Vita, in particolare quella di lavoro, per contestualizzare
meglio i bisogni dell’individuo ai quali una impresa può dare risposta
soddisfacente per attivare un circolo virtuoso per il quale anche la Formazione
diventa ulteriore bisogno personale, da una parte, e , dall’altra strumento per
conseguire una miglior Qualità della Vita.
La Qualità della Vita del Lavoro, come causa e conseguenza, insieme, del
bisogno formativo del singolo e dell’impresa, prende avvio dal più ampio tema
della Qualità della Vita, alla quale è dedicato interamente il primo capitolo.
Inizialmente sono illustrati i vari significati del termine Qualità della Vita,
secondo le diverse discipline (dalla medicina alla sociologia), i principali fanno
riferimento allo stato di benessere dell’individuo.
I fattori che influenzano la Qualità della Vita si dividono in due grandi
categorie, quelli soggettivi, cioè frutto della percezione dell’individuo e quelli
oggettivi, cioè relativi alla condizione reale.
A questo punto nasce un interrogativo: come valutare la Qualità della Vita se
essa può comprendere sia fattori oggettivi, quindi facilmente misurabili, sia
soggettivi difficilmente quantificabili?
In ambito medico esistono già diversi indicatori, ma anche nelle aziende di
altro genere cominciano necessariamente a svilupparsi dei questionari costruiti
ad hoc per valutare la Qualità della Vita, in questo caso lavorativa, al loro
interno. Fattori come la condizione economica, le relazioni interpersonali, la
condizione familiare, la salute e la condizione lavorativa, concorrono tutti ad
influire sulla percezione individuale della Qualità della Vita.
Nel capitolo si mettono in evidenza gli aspetti relativi al mondo lavorativo,
evidenziando e spiegando le differenze tra Qualità del Lavoro e Qualità della
Vita di Lavoro, essendo la seconda uno sviluppo della prima. Si identificano,
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poi, gli strumenti principali utilizzati per migliorare i due ambiti, diversi ma
strettamente collegati.
Molti autori considerano critiche, per il successo di una organizzazione, la
soddisfazione e insoddisfazione sul lavoro. È per questo che nel mettere a
punto gli strumenti per assicurare una adeguata Qualità della Vita di Lavoro nel
suo insieme, viene data importanza ai bisogni psico-fisici, alla accumulazione
dell’esperienza, all’autonomia e alla possibilità di avere sotto controllo la
situazione. Per motivare le Risorse Umane, le aziende adottano un’ampia
gamma di politiche orientata ad ottenere un maggior impegno in funzione del
livello di performance necessari a sostenere il livello di competitività. Gli
strumenti più utilizzati sono in primis la Formazione e molte forme di
flessibilità personalizzate come l’articolazione dell’orario di lavoro in modalità
diverse (part-time, permessi ecc.). I dati Italiani rispetto a quelli medi europei,
non sono rassicuranti per quanto attiene la effettiva crescita di soddisfazione
sul lavoro.
Infine, il capitolo prende in considerazione anche i sistemi di ricompensa e
retribuzione, considerati essenziali per una maggiore soddisfazione lavorativa,
nelle loro diverse articolazioni.
Accanto al sistema retributivo vengono esaminati i benefit, infatti, hanno
anch’essi un ruolo centrale nel motivare e soddisfare e un ulteriore metodo di
compenso dei lavoratori, il Total Reward System, ovvero una remunerazione
che copre vari bisogni dell’individuo e punta a soddisfare i lavoratori con
incentivi non più esclusivamente economici. La politica alla base della scelta di
questo sistema è il work-life balance, attraverso il quale l’azienda si impegna
ad attuare per le proprie risorse umane un modello di riconoscimenti che
garantiscano un buon equilibrio tra lavoro e vita privata. Anche in questo caso
per lo più viene fatto largo uso di orari flessibili, di benefit di vario genere e
soprattutto di corsi di Formazione.
Nel secondo capitolo si approfondisce il tema della Formazione, l’altro tema
centrale dello studio, in quanto strumento per conseguire una adeguata Qualità
della Vita, ne viene sintetizzata la storia dalle origini alla learning organization
e viene esaminato il suo aspetto fondamentale per il successo dell’impresa e di
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ciascuna Risorsa Umana, cioè la necessità che le competenze sviluppate a
livello individuale si trasformino in sapere collettivo e questo a sua volta
implichi l’arricchimento ulteriore dell’individuo.
Il testo prosegue con una analisi dei motivi che portano le aziende ad investire
in Formazione e quindi i relativi metodi di valutazione economica di efficacia e
di efficienza
Il capitolo prosegue con l’esposizione dei principali metodi di formazione, da
quelli tradizionali a quelli a distanza (FAD) fino all’e-learning e la formazione
longlife, seguendo, per quanto possibile, una logica temporale per evidenziare
come questi ultimi siano diventati nel loro complesso fondamentali allo
sviluppo delle capacità lavorative e sociali degli individui.
Di conseguenza vengono esposti anche alcuni modelli di Formazione,
personale e di gruppo, per l’acquisizione di competenze trasversali (mentoring,
coaching, experiential learning) che si focalizzano sull’apprendimento
attraverso l’esperienza e sotto la guida di un mentore.
Vengono richiamate le motivazioni psicologiche individuali che portano a
impegnarsi nella Formazione per tutto il corso della vita, tra le quali, in
particolare, trova spazio il miglioramento della qualità di vita, che si viene a
sviluppare grazie ad una maggiore consapevolezza di sé e della propria identità
e acquisita attraverso la crescita delle competenze e conoscenze che
favoriscono l’eccellenza nello svolgimento delle attività affidate, e quindi lo
sviluppo della carriera interna o, se del caso, l’inserimento in un nuovo lavoro
nel mercato esterno.
Per un riscontro dell’applicazione in campo di ciò che è stato esposto a livello
teorico nei capitoli precedenti, il terzo capitolo riguarda interamente il caso che
si è scelto come riferimento: l’ENEL.
Ai fini di una sua contestualizzazione si presenta in primo luogo un quadro
generale dell’azienda, con la sua storia e la struttura organizzativa. Le
informazioni sono state raccolte attraverso interviste ai responsabili di settori
attinenti agli argomenti trattati, attraverso ricerche in rete e attraverso analisi
degli articoli raccolti della rivista aziendale di comunicazione interna. Parte del
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materiale viene esposto in una serie di allegati. In essi trovano collocazione le
interviste alle strutture Gestione Servizi, ad ENEL University e a People Care,
le domande del questionario lanciato da ENEL per valutare il clima interno e i
relativi risultati, i risultati di un ulteriore questionario ENEL sul Mobility
Management (gestione della mobilità), una delle recenti iniziative per
migliorare la Qualità della Vita, e le tabelle relative ai dati ENEL su diverse
aree di indagine, come la composizione del personale, la soddisfazione e le pari
opportunità. Nel capitolo vengono affrontati: politica delle risorse umane,
metodi di valutazione, Formazione in termini qualitativi/quantitativi come
viene erogata dall’ENEL tramite Sfera e la collaborazione di questa con ENEL
University, servizi e benefit, per i neolaureati, neoassunti, impiegati, quadri e
dirigenti. Sono esposti i metodi di selezione del personale, gli incentivi erogati,
assistenza e previdenza, l’attenzione alla famiglia dei dipendenti e, per finire,
l’importanza data alla comunicazione interna, con un paragrafo dedicato
all’indagine di clima e le iniziative che ne sono scaturite nel corso del 2007.
Il capitolo dedicato alle conclusioni riassume in parte i contenuti della
trattazione in un ottica di relazione tra i punti nodali dei capitoli teorici e del
capitolo empirico sull’ENEL, per evidenziare quando, se e come
effettivamente una azienda internazionale e competitiva come l’ENEL sviluppi
le Risorse Umane tramite un miglioramento della Qualità della Vita e una
intensa Formazione e se questi ultimi due ambiti sono realmente correlati nella
vita dell’individuo e percepiti da questo come tali e come significativi di una
sua vita armonica. Tutto ciò viene esposto tenendo conto dei limiti
autonomamente riconosciuti allo studio. Tuttavia questo studio permette
all’autore un momento di riflessione sul complesso tema della Gestione delle
Risorse Umane e costituisce stimolo, spunto, suggerimento in vista di futuri
ampliamenti o approfondimenti al tema per entrare nel mondo del lavoro.
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CAPITOLO 1. LA QUALITÀ DELLA VITA
Il presente capitolo intende esporre i concetti teorici essenziali alla
comprensione del caso ENEL (esposto nel capitolo 3) che fanno soprattutto
riferimento al mondo del lavoro e alle Risorse Umane. A questo scopo, la
Qualità della Vita viene principalmente analizzata secondo l’aspetto
problematico della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, evidenziando
perché e come le aziende agiscono per risolvere questo disagio. Vengono
esaminati i metodi più comuni adottabili come la flessibilità dell’orario,
incentivi e benefit modalità retributive, e tra quelle all’avanguardia il Total
Reward System, nonché la Formazione e la gestione del clima interno, molti di
questi strumenti sono utilizzati da ENEL..
1.1. La Qualità della Vita
La Qualità della Vita (QdV) è un concetto del quale vengono date diverse
definizioni, a seconda dell’ambito disciplinare a cui si fa riferimento, ad
esempio la medicina, l’ecologia, la psicologia e la sociologia, solo per citarne
alcune, nel primo caso ci si riferisce alla salute del paziente, nel secondo alle
condizioni ambientali del pianeta, nel terzo e quarto caso alla condizione
psicologica e relazionale dell’individuo.
Tra le molte definizioni disponibili, quella di Campbell del 1976
3
ha il pregio
di mettere in evidenza il fatto che la Qualità della Vita è un qualcosa di
soggettivo, legato al benessere di un individuo, che prende in considerazione
una pluralità di fattori. Isabella Mingo
4
distingue, invece, tra fattori soggettivi e
fattori oggettivi. Secondo i fattori soggettivi, la Qualità della Vita può essere
intesa come la percezione che l’individuo ha del suo benessere, in relazione al
livello di soddisfacimento delle proprie aspettative, riguardo ai diversi aspetti
della vita come famiglia, salute, lavoro ecc. I fattori oggettivi sono quelli
ambientali, lavorativi, economici, come l’accesso ai servizi pubblici e la
possibilità di utilizzare il tempo libero, non sulla base della percezione
3
Da: http://crc.marionegri.it/qdv/ e http://www.me-teor.it/difranco_opere/1989_qdv.pdf, per
maggiori approfondimenti anche Campbell, A., Converse, P. & Rogers, W.L., 1976 The
quality of American life, New-York: Russel Sage Found.
4
Mingo I. (a cura di), 2003 IL tempo del loisir Guerini Studio, Milano, p 214.
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individuale, ma secondo quanto, obiettivamente, se ne può usufruire. Per
apprezzare la Qualità della Vita non è sufficiente, infatti, che una persona, stia
bene fisicamente e si muova in un ambiente socialmente favorevole, ma che
“senta” di essere in buona salute e accetti in senso positivo la sua relazione
psicologica con gli altri.
Si sa quanto contribuisca alla percezione della Qualità di Vita il diverso grado
di cultura e le relazioni interpersonali in individui che godono dello stesso
standard di salute fisica o di benessere economico-sociale.
Si pone a questo punto l’interrogativo di sapere a chi compete stabilire i
parametri di qualità di vita, la loro gerarchia e il rilievo da dare a ciascuno.
Certamente sono gli specialisti dei vari ambiti (sociale, medico, ecc.) che
possono valutare quanto attiene parametri oggettivi e fisici, ma quando si tratta
di fattori psicologici –come la percezione di sé, la percezione di benessere,
l'aspettativa di speranza rispetto alle cure e al loro livello e le attese nei
confronti dei servizi, che dipendono dall'età e dalle abitudini del singolo– è
soltanto il soggetto che esprime una valutazione, da questa duplicità nasce
anche la criticità della elaborazione e della validità delle scale di valutazione.
In ambito medico esiste la possibilità di una misurazione, mediante indici
quantitativi, come se si trattasse di un’equazione matematica. In proposito, per
misurare la qualità di vita degli anziani sono stati predisposti strumenti e scale
che riguardano quattro componenti: stato fisico e capacità funzionale; stato
psicologico e senso di benessere; interazioni sociali e fattori economici; fattori
etici o valoriali.
Nell’ambito della salute e sanità si cerca di documentare il risultato degli
interventi medico-sanitari, in termini di salute percepita, nel contesto di
valutazioni che implicano l’uso di molte altre misure derivanti dagli esiti di
tipo clinico, umanistico ed economico. Tra questi il risultato di interventi
medico-sanitari, come l’uso dei farmaci, la qualità delle cure fornite da diversi
ospedali, come il tipo e l'appropriatezza di interventi chirurgici, i costi degli
interventi e il livello di salute e i bisogni della popolazione generale.
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La salute non riguarda solo interventi medici, ma anche la possibilità del
prevenire, invece del curare, seguendo uno stile di vita più sano tramite una
corretta alimentazione, l’attività fisica, un ambiente salubre e un’adeguata
disponibilità del tempo libero. Queste condizioni vengono a mancare in
particolare nelle grandi città, dove, viceversa, gli stessi elementi assumono
valenza negativa: inquinamento, sia ambientale sia acustico, eccessivi tempi di
spostamento da una zona urbana all’altra, mancanza di adeguati servizi
pubblici e scarsa sicurezza.
È per questo che le Municipalità prestano particolare attenzione al
rinnovamento urbano, oggetto di continui studi e proposte per realizzare luoghi
di incontro sociale, per creare un diverso e migliore modello di mobilità, per
organizzare meglio i tempi sociali e per conciliare la presenza di differenti
culture.
Alcuni di questi elementi assumono rilevanza per la Qualità della Vita di
Lavoro e quindi ad essi, l’impresa attenta, cerca di fornire soluzioni.
Per la valutazione della Qualità della Vita non è da sottovalutare la condizione
economica dell’individuo, perché, in funzione di questa ultima, il soggetto
assume uno status sociale che contribuisce al livello di stima di sé e allo
sviluppo della sua identità; ad accrescere un senso di sé positivo contribuiscono
anche le sue relazioni con gli altri all’interno sia della famiglia sia delle
amicizie e sia sul posto di lavoro, se vissute in un clima sereno.
L’intreccio che nella vita dell’individuo si crea tra questi aspetti (economico,
sociale, familiare, lavorativo e di salute) introduce una divisione del tempo
soggettivo tra tempo per sé –tempo usato per prendersi cura di se stessi e della
propria salute–, tempo di cura –tempo per far fronte alle esigenze familiari,
verso figli o genitori anziani e tempo di attenzione verso la casa– e tempo di
lavoro, che riguarda la vita professionale dell’individuo.
Gli studi sulla Qualità della Vita indicano, in generale, che non basta garantire
alla società i livelli minimi di disponibilità di beni fondamentali (cibo, casa,
lavoro) espressi dai risultati di misure quantitative. Tale disponibilità infatti,
non determina il grado di benessere di una popolazione, perché esso dipende
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dal rapporto bisogni-desideri. Come indica Maslow
5
nella sua scala dei bisogni,
una volta soddisfatte le necessità di base, nascono nuovi bisogni di relazione e
di realizzazione delle proprie aspirazioni.
Attualmente, nel nostro Paese, è in discussione il sistema tradizionale di
welfare (stato di benessere)
6
, considerato ormai superato perché non è più in
grado di soddisfare i nuovi bisogni dei cittadini. I cambiamenti sociali dovuti
all’immigrazione, alla maggiore mobilità dei lavoratori, all’aumento dei
lavoratori precari, al prolungamento della vita, ecc., mettono in crisi, in Italia e
all’estero, gli Stati, con la necessità di rivedere in continuità il sistema dei
servizi alla persona, ai lavoratori e alle famiglie per favorire l’inclusione
sociale.
1.2. Qualità della vita sociale e familiare
Da interventi governativi a favore dell’individuo e di supporto a interventi
delle organizzazioni a favore dei dipendenti.
La Qualità della Vita dell’individuo, come sopra accennato, è influenzata in
primo luogo dalla condizione della propria famiglia, luogo della
socializzazione primaria, al cui interno l’individuo sviluppa la capacità di
relazionarsi con gli altri e viene educato a comportarsi secondo le regole della
propria società, è quindi fondamentale, ai fini di una percezione di una buona
Qualità della Vita, che la famiglia si riconosca in uno status sociale ed
economico adeguato a fornire all’individuo tutto ciò che viene percepito come
necessario per favorire la sua partecipazione alla società. Lo Stato italiano,
secondo l’art. 31 della Costituzione «agevola con misure economiche e altre
provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi,
5
Bonazzi G., 2002 Storia del pensiero organizzativo FrancoAngeli, Milano (prima edizione
1989) pp 100-102. Vedi anche Avallone F., 2006 Psicologia del lavoro Carocci editore,
Roma (prima edizione 1998) pp 129-131.
6
Il welfare state (stato di benessere tradotto letteralmente dall'inglese), conosciuto anche
come Stato assistenziale o Stato sociale, è un sistema di norme con il quale lo Stato cerca
di eliminare le diseguaglianze sociali ed economiche fra i cittadini, aiutando in particolar
modo i ceti meno abbienti. Lo Stato sociale è un sistema che si propone di fornire servizi e
garantire diritti considerati essenziali per un tenore di vita accettabile: assistenza sanitaria,
pubblica istruzione, indennità di disoccupazione, sussidi familiari, in caso di accertato stato
di povertà o bisogno, accesso alle risorse culturali (biblioteche, musei, tempo libero),
assistenza d'invalidità e di vecchiaia, difesa dell'ambiente naturale.