Fondazione Internazionale Fatebenefratelli Scuola di Counseling Corso 2009-2011
“Il Counselor nel panorama normativo e di mercato in Italia”
Allievo: Alberto Marconi x
Relatore: Dott.ssa Chiara Antonaroli x
TESI DI FINE CORSO
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1. Introduzione.
a. Premessa
La figura del Counselor nel panorama normativo e di mercato in Italia non è una figura
chiaramente definita, ovvero non vi è per essa né una regolamentazione di riferimento, né un
percorso formativo definito ed obbligatorio, né una definizione chiara e condivisa dei suoi
ambiti di intervento e delle modalità di tale intervento.
Il fatto che il Counselor svolga la sua attività nel campo delle relazioni di aiuto,
ponendosi in relazione con il proprio cliente attraverso colloqui e ponendosi con lui in una
relazione significativa, ha sollevato dubbi riguardo alla sua sovrapponibilità con le attività e le
competenze che riguardano gli Psicologi, sollevando anche dubbi di l egittimità formale
riguardo all’operato di Counselor non -Psicologi.
Da ciò sono scaturite negli anni anche cause legali con cui alcuni Ordini degli Psicologi
hanno sollevato dubbi di legittimità sull’attività di alcuni operatori, e la valenza penale di un
eventuale svolgimento da parte mia di attività riservate agli P sicologi mi ha portato a
desiderare un personale approfondimento su questo argomento anche alla luce delle ultime
sentenze.
In occasione dell’inizio del mio Tirocinio, nella mia ricerca di maggiore comprensione e
definizione di questa situazione attualmente ancora in una fase ‘fluida’ e dinamica, quindi
tutt’ora in divenire, anche sotto la spinta del dibattito posto in essere nel corso dei tre anni di
studio all’interno della Scuola di Counseling, mi sono quind i posto il problema di compiere
una ricognizione di come sia oggi inquadrata l’attività del Counselor come figura a sé stante
rispetto a quella degli Psicologi, e con questo accertarmi di operare correttamente dal punto di
vista formale e legale, oltre che dal punto di vista sostanziale ed etico.
Questo ha comportato una ricerca specifica da parte mia durata poco più di due mesi,
orientata a due obiettivi: da un lato definire una più condivisibile definizione dei compiti che
avrei potuto svolgere all’interno dell’Unità Operativa dove avrei svolto il mio Tirocinio,
dall’altro riportare le fonti normative cui fare riferimento.
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Da questo lavoro di ricerca e ridefinizione sono scaturiti elementi aggiornati che vanno
anche al di là di quanto comunemente reperibile sulla stessa materia, e che quindi ho ritenuto
interessante consolidare in questa mia Tesi finale per conseguire il Diploma di Counselor.
b. Obiettivo
L’obiettivo della presente Tesi è dunque quello di evidenziare, dopo una panoramica
sulla storia del counseling, lo spazio normativo e di mercato in Italia per una professione di
aiuto basata sulla relazione interpersonale nei confronti di persone o gruppi, differente dallo
Psicologo, e quale ne siano le caratteristiche ed i contorni normativi.
Sulla base di questi elementi verrà illustrata l’esperienza di Tirocinio presso l’Unità
Operativa di Psicologia Clinica dell’Ospedale Fatebenefratelli San Giovanni Calibita all’Isola
Tiberina.
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2. Cosa è il Counseling e sua storia.
a. La storia del counseling.
La prima attestazione dell'uso del termine “counseling” per indicare un'attività rivolta a
problemi sociali o psicologici risale al 1908 da parte di Frank Parsons (1854-1908). Sebbene
fosse un ingegnere, un insegnante, un avvocato, Parsons è meglio conosciuto per i suoi
interessi nell’aiutare gli individui a compiere scelte professionali e di carriera, ed è
considerato come il “p adre” dell’Orientamento Professionale
1
.
Il 1° maggio 1908 egli presentò, in una conferenza, un rapporto che descriveva le
procedure di orientamento sistematico utilizzato per fornire “counseling” ad 80 uomini e
donne che avevano richiesto aiuto al Bureau of Vocational Guidance
2
( Ufficio per
l’Orientamento Professionale) da lui organizzato. Nel suo libro “Choosing a Vocation”
(“Scegliere una Professione”), pubblicato postumo nel maggio 1909, egli parla
esplicitamente di “ counselling”
3
. Egli indica come scelte di carriera ideali si basino sulla
messa in relazione delle caratteristiche personali (attitudini, capacità, interessi, risorse,
personalità, limiti e loro cause) con i fattori di lavoro (salari, ambiente, condizioni di
successo, vantaggi e svantaggi, compensazioni, opportunità e prospettive) per produrre le
migliori condizioni di successo professionale. Ed in merito a ciò egli esplicitamente dice che
<<Ogni persona [...] ha necessità di aiuto su tutti [ ...] questi punti. Ha bisogno di un
counsellor professionale.>>, proseguendo poi ad illustrare il processo tra il richiedente
l’aiuto di orientamento ed il counsellor professionale.
Lo psicologo statunitense Rollo May (1909-1994), agli inizi degli anni ’30, dopo un
periodo di tre anni di insegnamento in Europa e dopo un seminario tenuto a Vienna da Adler,
rientrò negli Stati Uniti, allora nel pieno del periodo della Grande Depressione che fece
seguito al tracollo finanziario del 1929. Lì ebbe l’incarico
4
di Consulente Psicologico
1
Fonte: CEDEFOP – European Center for Developmente of Vocational Training, “L’orientamento sociale e
professionale”, par. 4.1.1, pag. 68-69 (URL: http://www.cedefop.europa.eu/EN/Files/5134_it.pdf).
2
Conosciuto anche come “Boston Vocational Bureau” come riportato nell’articolo “Parsons’ Work & Influence”
sul sito di 100 Years Celebration of Career Guidance & Education (URL:
http://www.celebratecareers.com/documents/ParsonsPaper.pdf).
3
F. Parsons, “Choosing a Vocation”, (1909), Houghton Mifflin, Boston, pp.5, come riportato su un estratto del
testo reperibile sul sito di Orientamento.it (URL: http://www.orientamento.it/risorse/parsons.pdf), in lingua
inglese.
4
R. May, “L’arte del counseling”, (1989), 1991, Astrolabio-Ubaldini, Roma, p.7
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all’Università Statale del Michigan, con tre diversi incarichi: insegnamento di una materia
all’università, consulenza psicologica agli studenti, supervisione delle attività studentesche
nella Chiesa Interconfessionale di fronte all’Università, dove egli aveva tra l’altro il suo
studio. Riporta May
5
che in quel tempo egli veniva spesso sollecitato a pubblicare le sue
lezioni sul processo di counseling, non esistendo ancora nulla di scritto su tale argomento, e
così egli scrisse e pubblicò “L’Arte del counseling”, il primo libro pubblicato in America
sull’argomento.
Fu Carl R. Rogers (1902-1987) la figura assolutamente cruciale nello sviluppo del
counseling e della psicoterapia. Nel 1942 nel suo libro “ Counseling and Psychotherapy” egli
descrive quello che secondo lui era l’orientamento più produttivo d a dare alla terapia
6
indicando con una certa precisione il comportamento del terapeuta
7
. Egli indica che una delle
tecniche più consigliate consisteva nel dare al cliente risposte che potessero chiarificargli il
significato di quanto stava dicendo. Il suo metodo a quel tempo era denominato “non directive
counseling”.
Secondo Rogers è il cliente che conosce i suoi problemi, è lui che conosce le proprie
esperienze significative, è lui stesso che sa in quale direzione muoversi: è al cliente che deve
essere lasciata la scelta della direzione che il processo evolutivo deve prendere
8
.
Nel 1951 la parola “counseling” è usata direttamente da Rogers, nel suo libro “ Client-
centered therapy”
9
(“La terapia centrata-sul-cliente”) per indicare una relazione nella quale il
cliente è assistito nelle proprie difficoltà senza rinunciare alla libertà di scelta e alla propria
responsabilità
10
.
Con la seconda guerra mondiale, a seguito del ritorno dei Veterani negli Stati Uniti,
sorge la necessità di avere un programma di assistenza per l’inserimento o reinserimento
professionale di coloro che tornavano dalla guerra, per fornire loro una assistenza psicologica
che li aiutasse a riorientarsi nel mondo civile dopo gli orrori e l’esperienza devastante del
5
R. May, op. cit., p.7
6
C. R. Rogers, “La terapia-centrata-sul-cliente”, 1994, PSYCHO - G. Martinelli & C. s.a.s., Firenze, p. 31
7
Fonte: C. R. Rogers, op. cit., p. 13 (presentazione al lettore italiano, a cura di A. Palmonari e J. Rom bauts)
8
C. R. Rogers, op. cit., p. 29. Vedi capitolo ‘Citazioni’: (1) Carl Rogers.
9
C. R. Rogers, “Client-centered therapy: its current practice, implications, and theory”, (1951), Houghton
Mifflin, Boston, p. 13
10
Fonte: Associazione Nazionale Svizzera per il Counseling, “Counselling – Come e dove è nato” (URL:
http://ansco.ch/index.php?option=com_content&view=article&id=48&Itemid=2&lang=it).
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fronte. Questo programma doveva poter essere messo rapidamente a disposizione di una gran
massa di persone, e fornire loro un aiuto per riuscire a riorganizzare le proprie vite nei tempi i
più brevi possibili. La T erapia Centrata sul Cliente (TCC) che Rogers stava definendo,
rappresentava la forma più credibile, relativamente breve ed economica, e per la quale si
sarebbero potuti formare nuovi terapeuti in tempi brevi
11
. Fu così che venne effettuato un
grosso investimento in questo tipo di terapia che dalla fine degli anni ’40 divenne l’approccio
terapeutico dominante negli USA.
Il nascere in psicologia della cosiddetta “Terza Forza”, la Psicologia Umanistica, e con
essa una diversa concezione dell'uomo, responsabile, quindi padrone, del proprio destino, e
potenzialmente in grado di accedere ad una dimensione dell'essere caratterizzata da chiarezza,
direzione, scopo, dette un ulteriore impulso a questo approccio nella relazione d’aiuto
12
.
Mentre la psicoanalisi si adattava bene ai bisogni emotivi della classe media europea, la
TCC si sintonizzava meglio alla vita e alle aspirazioni degli americani. La TCC era simile alla
psicoanalisi, nel senso che era costruita attorno all'esplorazione del sé, o alla ricerca del
proprio 'vero' sé, ma era meno lunga e dispendiosa, più egualitaria nella sua filosofia, e più
ottimistica
13
.
Nel 1952 negli USA, attraverso la fusione di un numero di gruppi di orientamento
professionale che erano già ben istituiti e presenti in quel tempo, fu fondata la American
Personell and Guidance Association (APGA), che divenne in seguito l'American Association
for Counseling (ACA). L’APGA era costituita da counselor che lavoravano in scuole, college
e in servizi di consulenza alla carriera
14
.
In Gran Bretagna il counseling ebbe forti radici nel settore del volontariato. Per
esempio, la più grande agenzia di counseling del Regno Unito, il National Marriage Guidance
Council (NMGC, che oggi si chiama RELATE), fu fondata nel 1938, quando un membro del
clero anglicano, Dr. Herbert Gray, mobilizzò gli sforzi di persone che erano preoccupate della
minaccia al matrimonio causata dalla vita moderna. La minaccia ulteriore alla vita
matrimoniale introdotta dalla Seconda Guerra mondiale, condusse alla fondazione formale del
11
Fonte: articolo di Giovanni Turra, “Origini e storia del counseling”, sul sito www.vertici.com (URL:
http://www.vertici.com/rubriche/articolo.asp?cod=14523)
12
Fonte: articolo di Stefania Orsi, Psicologa e Counselor, "Il Counseling nella società", sul sito di Insight (URL:
http://www.insightformazione.it/ruolo-counseling-nella -societa.html)
13
Fonte: articolo di Giovanni Turra, op. cit.
14
Fonte: articolo di Giovanni Turra, op. cit
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Marriage Guidance Council nel 1942. Sin da allora, molti altri gruppi di volontari hanno
fondato e organizzato servizi di counseling come risposta alle rotture sociali percepite e d a
crisi in aree come la violenza carnale, il lutto, il trauma, le questioni legate all'omosessualità e
a quelle legate all'abuso e al maltrattamento dei minori. Così come il NMGC, molte di queste
iniziative furono condotte da gruppi ecclesiali. Per esempio in Scozia, molte agenzie di
counseling debbono la loro esistenza al lavoro pioneristico del Board of Social Responsability
of the Church of Scotland
15
.
Nel 1971 in Gran Bretagna, da una rete di persone che operavano primariamente nei
servizi sociali, nel social work e nel settore del volontariato, fu inaugurato lo Standing
Council for the Advancement of Counselling (SCAC), che divenne più tardi la British
Association for Counselling
16
.
Nel 1987 Robert Carkhuff, allievo di Rogers, riassume il processo di aiuto, come egli
stesso riporta
17
, nel seguente modo:
- per cambiare o migliorare, i client i devono agire in modo diverso da quanto
fatto in precedenza: agire per muoversi da dove si trovano a dove vogliono
essere;
- per riuscire a fare questo devono capire accuratamente i propri obiettivi e come
raggiungerli: capire dove si trovano in rapporto a dove desiderano essere;
- per capire questo devono esplorare il loro mondo in maniera esperienziale:
capire dove si trovano in rapporto al loro mondo ed alle persone per loro
significative;
- i clienti devono poi imparare ad utilizzare il feedback delle loro azioni per
riciclare l’intero processo nella direzione di una più accurata esplorazione e
comprensione dei suddetti elementi, perseguendo una azione sempre più
efficace nella direzione dei loro obiettivi.
Da quanto fin qui riportato si può osservare come la storia del “counseling” sia
principalmente fondata su radici che si inseriscono nella tradizione sociale, anche del
volontariato, degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, anche se l’interazione con le pratiche
15
Fonte: articolo di Giovanni Turra, op. cit
16
Fonte: articolo di Giovanni Turra, op. cit.
17
R. Carkhuff, “L’arte di aiutare”, (1987), 2006, Erickson, Trento, p. 181. Vedi capitolo ‘Citazioni’: (2) Robert
Carkhuff.