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PREFAZIONE
Prima di addentrarci nel merito del tema è necessario soffermarsi brevemente
sulle motivazioni che mi hanno portato a scegliere un argomento tanto particolare
quanto interessante. La passione per la realtà, nella totalità dei suoi fattori, mi ha
condotto a studiare e ad appassionarmi di economia, l’arte di reggere e bene
amministrare le cose della famiglia e dello stato. Tale passione è sempre stata
alimentata dai rapporti di amicizia che, per grazia, mi sono stati donati nella mia
vita. Senza anche una sola delle esperienze e degli incontri che ho vissuto in
questi anni non mi sarei appassionato di questa tematica, di finanza islamica, un
aspetto prima a me sconosciuto che mi ha mosso e impegnato a svolgere questo
lavoro di tesi.
Ci sono tre criteri fondamentali, riconducibili poi ad uno, con cui cerco di portare
avanti il mio lavoro.
Il primo è il realismo, la verità, intendendo con questo riferirmi all’urgenza di non
privilegiare uno schema che si abbia già presente alla mente rispetto alla
osservazione intera, dell’avvenimento reale: come diceva sant’Agostino “Io cerco
per sapere qualcosa, non per pensarla. “La verità infatti è logos che crea dia-logos
e quindi comunicazione e comunione. La verità, facendo uscire gli uomini dalle
opinioni e dalle sensazioni soggettive, consente di portarsi al di là delle
determinazioni culturali e storiche e di incontrarsi nella valutazione del valore e
della sostanza delle cose. […] Lo sviluppo, il benessere dell’uomo, un’adeguata
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soluzione dei problemi socio economici che affliggono l’umanità, hanno bisogno
di questa verità e ancor più che essa sia amata e testimoniata”
1
.
La verità va però ricercata ed espressa nel secondo criterio guida: la carità, amore
ricevuto e donato, senza la quale non potrebbe nascere in me tale interesse per il
bene degli altri e senza la quale l’amore per la verità sarebbe svuotato, privo del
suo fondamento. La carità è l’essenza della vita sociale: è la legge della carità che,
in ogni campo, ci invita a far fruttare il talento ricevuto a favore dei nostri fratelli
nelle comunità in cui siamo inseriti. È la carità che volge le differenze umane,
costituzionali e di condizione, al bene comune.
Infine un terzo criterio fondamentale guida il mio lavoro: la ricerca
dell’essenziale, del senso ultimo e profondo, di ciò che è necessario e duraturo e
separabile perciò dal contingente e caduco, sotto il quale a volte è nascosto. Una
miriade di lavori si stanno sviluppando attorno alla tematica della finanza
islamica, ma nessuno che si incentri sui valori funzionali allo sviluppo dell’uomo,
unica fonte di interesse del lavoro. Chi scrive è persuaso di essere chiamato, nel
piccolo delle mie capacità, a contribuire ad un disegno più grande in cui ognuno
può svolgere il proprio compito.
“Distinguere tra contingente ed essenziale significa, logicamente, credere che la
realtà umana partecipi di questa dualità, che deriva dal fatto che la sostanza ultima
dell’uomo, essendo immutabilmente la stessa dal primo uomo fino alla fine del
mondo, si contrappone alla evoluzione storica, ancorando quest’ultima ad un
continuo confronto. Per noi cioè la storia non è una evoluzione continua ed una
continua modificazione sostanziale, fatto che conduce, come conseguenza, alla
1
Benedetto XVI (2009), “Caritas in veritate”, Libreria Editrice Vaticana, Roma
7
impossibilità di una distinzione tra ciò che è perennemente valido e ciò che
muore; è invece il faticoso progresso di adeguazione all’unica vera realtà, Dio.
Ogni azione ed ogni parola che l’indagine storica ci pone dinnanzi, nel momento
stesso che caratterizza il volto superficiale dei fatti e delle idee, si pone in
relazione con la sostanza ultima dell’uomo, nel suo rapporto con la verità
immortale”
2
, il criterio in cui i tre sopraelencati trovano la loro sintesi.
Questo è l’approccio e l’inquadratura dentro la quale ho tentato di svolgere un
processo di conoscenza che mi ha appassionato sin dal primo giorno.
2
Zaccherini Giovanni Battista (1959), Il problema economico e i problemi sociali nel pensiero e nell’azione
di un Padre della Chiesa del IV secolo: San Basilio di Cesarea, Tesi di Laurea svolta presso Università degli
studi di Bologna
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9
INTRODUZIONE
L’attenzione al tema della finanza islamica nei paesi occidentali è sempre
maggiore. Il modo in cui all’interno delle diverse nazioni ed enti sovranazionali è
stata data attenzione alla questione è tuttavia vario e figlio delle attitudini
comportamentali e delle inclinazioni culturali che differenziano le popolazioni. In
Italia ad esempio, paese oggetto di enormi flussi migratori provenienti dai paesi
arabi e perlopiù di religione musulmana, la possibilità di conoscere ed
approfondire aspetti culturali e religiosi caratteristici di tali etnie rappresenta una
importante occasione di mitigazione dei contrasti. Come nella maggior parte dei
casi l’approccio istituzionale è stato scarso, ma la forte proattività del tessuto
imprenditoriale privato ha man mano accresciuto l’attenzione al punto di portare
l’Italia ad essere all’avanguardia nella gestione della certificazione dei prodotti
islamici Halal
3
. In particolare sono da segnalare il convegno su “Banche islamiche
in contesto non islamico”, promosso nel 1994 da Banca di Roma, il convegno
organizzato a Roma il 19 dicembre 2002 dalla Islamic Development Bank, dallo
Islamic Research and Training Institute e dalla Camera di Commercio Italo-Araba
dal titolo “Le banche islamiche” ed in ultimo il convegno promosso da Banca
D’Italia dal titolo “Seminario sulla Finanza Islamica”, svoltosi a Roma nel
Novembre del 2009.
3
Il termine Halal significa “lecito” e sta ad indicare la certificazione, sviluppata grazie al sostegno della
regione Lombardia, che la società Halal Italia appone su tutte quante le merci prodotte in Italia e compatibili
con i dettami della Shariah. Tale certificazione se da un lato ha condotto ad una maggiore disponibilità
interna di beni conformi ai precetti islamici, ha anche un grande valore a livello economico in quanto facilita
grandemente l’opera di operatori economici italiani che commerciano con paesi islamici.
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Le motivazioni di questo interesse sono molteplici:
-‐ il maggior interesse dei capitali arabi, soprattutto sauditi, a ricercare opportunità
d’investimento nell’area europea e il contestuale bisogno di capitali di istituzioni
pubbliche e private occidentali acuito dalla crisi dei mercati del 2008;
-‐ I continui e crescenti flussi migratori verso l’Europa e verso gli Usa, che hanno
fatto nascere una domanda interna di servizi finanziari a carattere islamico. Tale
tematica si è fatta particolarmente scottante e continua ad esserlo in virtù della
situazione esplosiva nel Maghreb e nel medio oriente;
-‐ La possibilità di sviluppare un ponte di relazioni con le popolazioni di religione
musulmana;
-‐ La necessità di cogliere gli aspetti positivi di un sistema finanziario alternativo
che possa contribuire a migliorare il fragile e migliorabile capitalismo occidentale.
Per dare un’idea della vastità del fenomeno dell’immigrazione di popolazione di
religione musulmana in Italia è utile analizzare i dati sulla evoluzione
demografica dal 2000 ad oggi
4
. L’Islam in Italia è stato una realtà modesta fino
alla fine degli anni ’60, allorchè si iniziò a registrare la presenza di qualche
centinaio di studenti. Secondo gli ultimi dati disponibili, gli immigrati di religione
musulmana presenti nel nostro paese sono circa 1.300.000 contro i 580.000 del
2000 pari a una quota superiore al 30% del totale degli stranieri presenti in Italia.
4
Fonte: Caritas, Immigrazione: Dossier statistico. Elaborazione personale dei dati e analisi dei trend.
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L’evoluzione è stata graduale dagli anni ’80 al 2000, fino a raggiungere il picco
odierno. La gran parte degli immigrati di origini musulmane provengono dal
Maghreb, ma si registrano numeri importanti anche dall’Albania, Pakistan,
Nigeria, Somalia, Iran, Ex-Iugoslavia e India. Gli immigrati di religione
musulmana sono concentrati soprattutto al Nord e nel Lazio: in Lombardia ne
sono stimati circa 300.000.
Questi dati devono essere letti, nell’ottica di un attento demografo, alla luce della
qualità della popolazione musulmana. L’incidenza della popolazione di religione
islamica è maggiore nelle fasce dei giovani e dei lavoratori ed indica dunque un
numero in costante evoluzione, specialmente se accostato al forte impatto di tale
fascia sulle nascite. Se a ciò aggiungiamo anche la crescita quasi zero della
popolazione di origine italiana, completiamo un quadro che per molti è letto come
allarmante, ma che un approccio sistematico ed attento può trasformare in grande
opportunità.
L’attenzione del lavoro di tesi si è concentrata sulla realtà italiana, ma potremmo
fare un’inferenza di tali dati, senza incorrere in gravi errori, per tutte le realtà
europee e nord-americane. I musulmani nel mondo sono oggi circa 1,5 miliardi,
seppure le stime, specie in contesti arabi, presentino molte zone d’ombra. La loro
evoluzione demografica è imponente in tutto il mondo al cospetto della staticità
dei tassi di nascita che caratterizzano le popolazioni occidentali.
Prima di procedere nell’analisi del tema, occorre compiere degli importanti
distinguo. Spesso si fa confusione andando a sovrapporre il termine arabo con il
termine musulmano; pur essendo vero che i contesti arabi vedono la
preponderante presenza di popolazione di origine musulmana, la religione si
estende territorialmente ben oltre la zona abitata dalle genti arabe, arrivando fino
in estremo oriente, come in Malaysia ed Indonesia, e costituisce una importante
fetta della popolazione “occidentale”.
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Una seconda importante sottolineatura è da farsi circa la compatibilità tra finanza
occidentale e finanza shariah compliant. Se infatti lo sviluppo demografico è
imponente, questo dato non conduce necessariamente allo sviluppo della finanza
islamica. Molti musulmani che vivono da tempo in contesti non islamici hanno
affidato le proprie ricchezze a istituzioni finanziarie convenzionali, se non altro in
quanto mancavano IFI (istituzioni finanziarie islamiche). Alla stessa maniera in
contesti islamici sono presenti banche e investitori che operano secondo la finanza
convenzionale ed attraggono capitali islamici. Sono inoltre presenti istituzioni
“ibride”, banche convenzionali che offrono prodotti e servizi finanziari islamici
tramite le cosiddette “islamic windows”, business unit separate e operanti
all’interno della struttura organizzativa della casa madre convenzionale.
Gli ultimi dati a disposizione dimostrano che la finanza islamica, da fenomeno di
nicchia, sta assumendo crescente rilevanza registrando tassi di crescita sostenuti
tali da indurre diverse banche “convenzionali” ad affacciarsi a tale opportunità, sia
nei paesi in cui è prevalente la popolazione di religione islamica, sia nei paesi
occidentali, ed a sviluppare prodotti finanziari shariah compliant.
Dalle rilevazioni degli osservatori internazionali risulta che istituti di credito
islamici siano operativi in almeno 75 paesi, gestendo complessivamente attività
finanziarie per circa 230 miliardi di dollari
5
.
La finanza islamica è uno dei segmenti commerciali che cresce più rapidamente,
attirando investitori in tutto il mondo: il suo tasso di crescita complessivo dal
2004 al 2009 è stato del 26 per cento, totalizzando un valore di mercato pari a 822
miliardi di dollari alla fine di questo periodo. È quanto sostiene Stefan Leins,
analista del Crédit Suisse, evidenziando come la finanza islamica abbia avuto un
andamento relativamente positivo durante la crisi finanziaria e le sue prospettive
5
Fonte: www.islamicbanking-finance.com
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di crescita futura sembrano intatte. Gli asset conformi alla sharia, infatti,
potrebbero triplicare nei prossimi cinque anni, raggiungendo i 3.000 miliardi di
dollari entro il 2016
6
.
Occorre inoltre ancorare questa prospettiva di sviluppo alla crescita delle risorse
detenute dai fondi sovrani diffusi in tutto il mondo, ma soprattutto nei paesi in cui
è prevalente la confessione islamica. Le motivazioni che conducono alla scelta
degli investimenti di tali fondi possono essere di tipo economico o extra-
economico. Spesso molti degli investimenti effettuati da fondi sovrani localizzati
in paesi a maggioranza musulmana sono legati alla diffusione e al rispetto della
religione del profeta Mohamed. Un esempio di grande rilievo riguarda la
realizzazione di una partnership tra Qatar e Filippine per la costituzione di un
fondo sovrano di un miliardo di dollari, destinato al finanziamento di progetti
infrastrutturali nell’area di Mindanao (Filippine) in cui risiede la minoranza
musulmana. Nella stessa prospettiva rientra l’accordo sviluppato dai fondi sovrani
dei governi dei Gulf Cooperation Contries
7
, per lo sviluppo di istituzioni
finanziarie conformi alla legge islamica nell’area del Golfo, nel Maghreb e in
Pakistan. Tale orientamento sta avendo riflessi sul mondo occidentale in quanto si
è invertita la prospettiva: se prima erano le banche arabe che importavano
operatori e conoscenze dal mondo occidentale, oggi sono le istituzioni finanziarie
europee ed americane ad importare prodotti finanziari arabi, per rispondere alla
domanda crescente che proviene dai grandi clienti arabi, ma anche dalla
popolazione musulmana radicata nei paesi europei in continuo aumento.
L’attività finanziaria Shariah Compliant si pone obiettivi economici, comuni a
quelli della finanza convenzionale, e obiettivi religiosi da cui deriva la differenza
6
Stefan Leins (2011), “Conciliando islamismo e finanza”, In Focus, magazine online, Credit Suisse,
Edizione del 22-02-2011
7
I paesi del Gulf Cooperation Countries sono Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Kuwait e
Oman.
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degli strumenti utilizzati e delle logiche di funzionamento degli stessi. Da tali
peculiarità nasce la presenza di strumenti partecipativi, che costituiscono una
caratterizzazione distintiva dell’approccio islamico, ma al tempo stesso
presentano tratti comuni con venture capital e private equity. Attorno ad essi si
vuole incentrare questo lavoro, con attenzione a quei principi come la realità delle
transazioni, la cui analisi costituisce un’opportunità di miglioramento anche per la
finanza convenzionale. Tutto infatti è stato pensato nella prospettiva di un’analisi
delle fragilità occidentali, al fine di individuare ambiti in cui la finanza Shariah
compliant possa offrire spunti interessanti.