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INTRODUZIONE
L’Albania, come la maggior parte degli altri Stati dell’Europa Centrale e Orientale, è stata
caratterizzata da un processo di transizione multipla: una transizione politica, da un partito unico a
molti partiti; una transizione economica, da un’economia centralizzata a quella di libero mercato; il
passaggio da un sistema di sicurezza nazionale ad una situazione di sicurezza internazionale.
Questo processo è iniziato nel 1991, l’anno in cui si tennero le prime elezioni pluralistiche.
In questi 17 anni l’Albania ha fatto un enorme progresso in tutti i campi e in questo è sempre stata
accompagnata dall’aiuto dato dall’Unione Europea, aiuto e collaborazione che non si è mai
interrotto perfino negli anni difficili del 1997 – 1998.
La storia delle relazioni UE – Albania iniziò nel 1992 quando le due parti sottoscrissero l’Accordo
sugli scambi e sulla cooperazione commerciale ed economica. Da questo momento l’UE sarà
sempre presente in Albania accanto alle altre organizzazione internazionali. I suoi numerosi
programmi di sviluppo saranno seguiti, il suo aiuto finanziario ed economico contribuirà non solo
allo sviluppo economico del paese ma anche alla creazione di una società civile. L’UE segue con
attenzione lo svolgimento della vita politica del paese, le riforme da compiere, la modernizzazione
della macchina burocratica, la tutela dei diritti dell’uomo e tutto questo è evidente negli rapporti
annuali che la Commissione e il Consiglio dell’Unione presenta.
Con la firma dell’Accordo di Associazione, il 12 giugno 2006, l’Albania è più vicina all’Europa e
questo grazie alla collaborazione iniziata 16 anni fa.
Il mio obiettivo è cercare di descrivere queste relazioni in modo molto sintetico, molto ristretto ma
senza togliere l’importanza che queste relazioni hanno per l’Albania. E, per comprendere l’attuale
situazione dell’Albania è necessario descrivere la sua storia passata, illustrare le scelte politiche
della classe dirigente, cercare di spiegare l’isolamento assurdo e le conseguenze disastrose che tutto
questo ha avuto ed ha per il popolo albanese.
Nel secondo capitolo tratterò l’inizio delle prime riforme democratiche, gli eventi più significativi
che hanno contribuito a cambiare il regime; nel secondo paragrafo scriverò dell’accordo del 1992,
della sua importanza storica, delle relazioni che si instaureranno fra l’Unione e l’Albania,
dell’importante contenuto politico dell’accordo. Nel terzo paragrafo possiamo capire la grande
potenza economica dell’Unione che attraverso i suoi programmi si trasformerà nel più grande
donatore e partner economico per l’Albania e nel ultimo paragrafo descriverò le relazioni che a
partire dalla base dell’accordo di 1992 l’Albania concluderà con i suoi vicini, accordi bilaterali che
avranno come guida i principi fondamentali dell’Unione europea e della Carta delle Nazioni Unite.
Il terzo capitolo sarà dedicato alla situazione politica in Albania, e analizzerà gli settori
dell’amministrazione pubblica, le elezioni, il sistema giudiziario, la società civile, portando anche le
critiche e gli elogi fatti dall’UE all’Albania nei suoi rapporti che esaminano in modo profondo la
4
vita politica del paese, le riforme adottate e il loro grado di attuazione, lo sviluppo della società
civile, la protezione dei diritti umani.
Il quarto capitolo è dedicato all’integrazione regionale e al ruolo che l’UE svolge in questo
processo. L’UE promosse nel 1999 e accompagna passo dopo passo l’integrazione europea in una
regione difficile come quella balcanica, promuove e da il sostegno finanziario a molte iniziative
regionali. L’Albania partecipa in tutte le iniziative promosse nell’ambito regionale e svolge un
ruolo importante cercando di attuare tutto quello che viene stabilito a livello regionale.
L’ultimo capitolo tratterà l’Accordo di Stabilizzazione ed Associazione firmato il 12 giugno 2006,
dell’accordo temporaneo che preparerà la strada all’accordo di Associazione, delle sfide e delle
conseguenze che questo accordo comporterà per l’Albania, dell’impegno dell’Albania nel
raggiungere gli obiettivi dell’accordo, nell’adozione dell’acquis communitaire, nel garantire ed
assicurare le norme dell’Unione nel campo della libertà e della giustizia.
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CAPITOLO I.
L’ALBANIA NEL CONTESTO INTERNAZIONALE
1912 - 1990
1.1. Dall’indipendenza alla seconda guerra mondiale.
La storia dello stato albanese inizia nel 1912, quando un gruppo di patrioti guidati da Ismail Qemali
proclamò a Valona l’indipendenza
1
. Al grande sogno dell’indipendenza seguì la grande delusione
della separazione della popolazione albanese. Nella Conferenza di Londra del dicembre 1912, le
Grandi Potenze riconobbero l’indipendenza dell’Albania, ma una commissione incaricata da loro
per la determinazione dei confini lasciò fuori del territorio albanese più della metà della sua
popolazione compreso il Kosovo nel Nordest, alcune città e villaggi popolati interamente da
albanesi nel Montenegro e un intera regione nel sudest (chiamata Cameria, oggi parte della Grecia).
Durante la prima guerra mondiale, il paese fu terreno di scontro e fu attraversato da forze austriache
e francesi, serbe e greche. Alla fine della guerra i suoi vicini volevano dividerla, ma l’indipendenza
si mantenne grazie all’intervento del presidente americano Wilson e anche per l’incapacità dei suoi
vicini di raggiungere un accordo per la sua divisione
2
.
I primi partiti politici albanesi si formarono all’inizio degli anni venti, ma l’esperienza albanese del
pluralismo politico non ebbe una lunga vita: i partiti politici erano in contraddizione, e il parlamento
era impotente di fronte alla crisi che aveva schiacciato il paese. Questa situazione di crisi finì nel
1924 quando Ahmet Zogu, un grande proprietario, sostenuto dalla classe dei feudatari e dalla
Serbia, prese il potere
3
. Tre anni più tardi si proclamò re e cercò di instaurare una monarchia di
tipo costituzionale. Il re Zogu riuscì a gettare le fondamenta di uno stato moderno e a realizzare
profonde riforme economiche e sociali. Con grande abilità si distaccò dal Regno di Serbia, Croazia
e Montenegro e stabilì relazioni con l’Italia di Mussolini, rendendo nel giro di un decennio
l’Albania totalmente dipendente dall’Italia. Nel 1939, per rispondere all’espansione del Terzo
Reich, Mussolini decise di invadere l’Albania
4
.
1
Un gruppo di patrioti albanesi che rappresentavano tutte le province proclamarono l’indipendenza
dell’Albania nella città di Valona. È importante sottolineare che il primo movimento per l’indipendenza dell’Albania
ebbe inizio nel 1878 con la cosiddetta Lega di Prizren, città situato nel Kosovo, circa trenta chilometri dall’confine
dall’Albania.
2
I maggiori dissidi si ebbero fra l’Italia e la Serbia, dove l’Italia appoggiava la creazione di un piccolo Stato
albanese, mentre la Serbia voleva la sua incorporazione in un grande Stato serbo.
3
Ahmet Zogu salì al potere nel dicembre 1924.
4
L’Italia occupò l’Albania il 7 aprile 1939.
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1.2. L’Albania durante la seconda guerra mondiale e l’avvento del comunismo
L’influenza delle idee comuniste nell’Albania era stata molto debole, essendo l’Albania un paese
molto arretrato, con un settore industriale poco sviluppato e con una classe operaia molto esigua e
senza esperienza. I primi gruppi comunisti si formarono nella metà degli anni venti, ma la loro
influenza si estendeva solo sulle città principali. Durante la seconda guerra mondiale si creò, con
l’aiuto diretto dei comunisti jugoslavi, il Partito Comunista Albanese
5
. Il Partito comunista riuscì
ad avere aiuto materiale dall’Occidente e, sotto l’influenza del Partito Comunista Jugoslavo, i
comunisti albanesi organizzarono un movimento per la resistenza agli occupanti. Dichiarando di
combattere per la libertà, riuscirono ad assicurarsi un appoggio da parte della popolazione,
trasformandosi nel partito più grande del paese. In questo modo i comunisti albanesi si sentivano
legittimati dall’appoggio del popolo e alla vigilia della liberazione iniziarono una piccola guerra
civile contro gli altri gruppi oppositori, che sostenevano il ritorno del re e la proclamazione di una
repubblica parlamentare.
Dopo la creazione di un governo provvisorio nel novembre 1944, i comunisti cominciarono ad
estendere la loro zona di influenza e soprattutto cercavano di costruire uno stato comunista
seguendo l’esempio sovietico. Nel dicembre del 1945 si tennero le elezioni dell’Assemblea
costituente, la quale il mese dopo proclamò l’Albania “Repubblica Popolare”. L’Assemblea adottò
una nuova costituzione che era molto simile a quella della Jugoslavia
6
. Anche se la nuova
costituzione non menzionava né accennava ad un ruolo preminente del Partito comunista, i
comunisti da parte loro escludevano ogni alleanza con altri gruppi.
Una volta al potere i comunisti praticarono una politica di terrore contro le elite politiche e la classe
dirigente che era al potere prima della guerra. Molti politici furono imprigionati, internati nei campi
di lavoro oppure costretti a rimanere nel silenzio, mentre altri presero la strada dell’esilio. Grazie
alla repressione e al terrore esercitato sulla popolazione, alla fine del 1946 il regime comunista
aveva esteso il suo controllo su tutto il paese e aveva cominciato a distruggere le basi economiche
del vecchio sistema, cercando allo stesso tempo di stabilire nuove relazioni giuridiche ed
economiche basate sull’ideologia marxista leninista. Lo stato comunista confiscò tutte le imprese e
le proprietà degli stranieri, confiscò anche le proprietà degli oppositori politici esiliati e di tutti
quelli che erano in prigione. Sulla base della nuova ideologia marxista, lo Stato diventò il
principale soggetto di politica economica assicurando il suo monopolio sia nel commercio interno
sia esterno.
5
5. Il Partito Comunista Albanese fu creata l’otto novembre del 1941.
6. La nuova Costituzione fu approvata nel 1946.
6
7
La costituzione del 1946 garantiva la libertà di religione, eppure i comunisti mostrarono sin
dall’inizio le loro intenzioni di distruggere e cancellare ogni forma di religione organizzata. La
religione veniva vista come una forza reazionaria, connivente coi nemici del popolo, che impediva
il cammino del popolo verso la libertà e si opponeva al progresso del paese. La nuova classe
dirigente accusò le tre comunità religiose del paese - musulmana, ortodossa e cattolica - di aver
collaborato con gli occupanti e di aver aiutato l’instaurazione di un regime filo-nazista. Le
proprietà religiose furono confiscate, e molti esponenti della classe clericale furono uccisi o messi
in prigione. Così il primate Gaspar Thaci, arcivescovo di Scutari, morì agli arresti domiciliari,
mentre era nelle mani della polizia segreta. Vincent Prendushi, arcivescovo di Durazzo, condannato
a trent’anni di lavori forzati, morì nel febbraio del 1949, probabilmente in conseguenza delle torture
subite. Nel febbraio 1948, cinque preti furono condannati a morte e fucilati
7
. Questa ondata
persecutoria terminò nel 1967, portando con sé migliaia di morti, la distruzione di tutte le moschee
e le chiese, e la cancellazione di una parte fondamentale della storia sociale e culturale del paese,
simbolo di una politica di pace e convivenza fra le diverse religioni. Nel 1967 il dittatore Enver
Hoxha dichiarò che l’Albania era diventata il primo Stato ateo del mondo, e un articolo nella
gazzetta “Nentori”
8
(Novembre)” rivelava che erano state demoliti 2169 luoghi di culto, fra cui 327
santuari cattolici.
La nuova classe politica del dopoguerra era senza esperienza; e per di più si trovava sotto la
pressione jugoslava. Con l’affermarsi della divisione Ovest-Est, il regime comunista albanese si
legò con il blocco dei paesi comunisti, chiudendo le porte alle potenze occidentali. Con la vittoria
dei comunisti nel 1946 si chiuse anche la fase delle trattative per portare l’Albania in Europa che
era iniziata con la proclamazione dell’indipendenza nel 1912. Il paese si trovava ancora una volta
legato ad una potenza orientale e costretto a rimanere fuori dell’Europa sviluppata per un
cinquantennio.
Il regime comunista adottò il sistema di sviluppo sovietico dando priorità all’industria pesante a
scapito degli altri settori e iniziò i suoi piani quinquennali di sviluppo pianificato. Nel campo delle
relazioni internazionali, l’Albania divenne membro del Consiglio di mutua assistenza economica
(Comecom) fondato a Varsavia nel 1949 dai paesi dell’Europa Orientale e Stato fondatore del Patto
di Varsavia. I comunisti albanesi, non avendo esperienze di governo ed una chiara via politica,
imitarono i loro compagni jugoslavi e sovietici, e all’insegna del marxismo-leninismo riuscirono a
instaurare uno dei regimi più repressivi e assurdi dell’Europa
9
.
7
7. “Il Libro nero del comunismo”.
8
8. Articolo apparso nella gazzetta “Nentori”1967
9
9 L’influenza dei jugoslavi è durata fino all’1948, quando i dirigenti comunisti albanesi rompono le alleanze
con il Belgrado e si legano all’URSS. Questo cambio di alleanze sarà seguito dalle purghe nei vertici del Partito
comunista dove i dirigenti filojugoslavi saranno eliminati o imprigionati.
8
1.3. L’atteggiamento politico dell’Albania verso l’UE.
Al momento della creazione della CEE, nel 1957, l’Albania era ancora membro del Patto di
Varsavia, nonostante si erano manifestati i primi segni della crisi. In queste situazioni, la guida
albanese non aveva né la capacità né il coraggio di pronunciarsi in modo indipendente dall’URSS, e
tanto meno di decidere le linee della sua politica estera in futuro.
Il governo di Tirana doveva in ogni modo pronunciarsi sulla creazione della CEE, volendo
dimostrare la sua indipendenza rispetto al blocco dei paesi comunisti, ma il suo giudizio era
condizionato dall’appartenenza a questo stesso blocco. Sin dall’inizio la CEE fu vista come un
organismo che sfruttava la classe operaia dei paesi membri. Secondo il capo del partito comunista
albanese la CEE aveva come obiettivo di assicurare alle grandi compagnie altri modi di guadagni
illeciti e di salvare il sistema capitalistico dalle crisi
10
. Fino a quel momento il suo atteggiamento
non era diverso da quello dell’Unione Sovietica, ed è solo più tardi, che i due atteggiamenti si
differenziano
11
. Nel 1962 Mosca accettò la realtà economica e politica della CEE, mentre la classe
dirigente albanese ribadì che non avrebbe mai riconosciuto la CEE.
Se il governo di Tirana condannava la CEE come organizzazione posta nelle mani delle grandi
multinazionali, i comunisti condannavano anche le relazioni economiche che la CEE firmava con
gli altri paesi. Secondo loro questo tipo di relazioni non erano altro che una nuova forma di
colonialismo. La cecità del governo albanese è evidente; essa considera questi rapporti come
unilaterali, ineguali, come una nuova forma di sfruttamento da parte dell’Occidente.
1.1. Le relazioni economiche dell’Albania con gli Stati membri della CEE.
Essendo parte integrante del blocco comunista, l’Albania aveva firmato una serie di accordi
economici con i paesi membri, ma con l’accentuarsi della crisi nelle relazioni politiche fra URSS e
l’Albania anche le relazioni economiche con i membri del Patto di Varsavia entrarono in crisi
12
. Il
governo di Tirana, consapevole delle difficoltà, cercò di rispondere aumentando la produttività e le
esportazioni.
Un’altra misura fu quella di creare un’impresa Statale del Controllo delle merci di Export-Import.
L’obiettivo di questa impresa era di controllare i flussi commerciali con l’estero.
Nel 1964 fu creata un’altra impresa statale, “Agroesport”, specializzata nel trattare i prodotti
dell’agricoltura e delle industrie alimentari.
10
Enver Hoxha, “Imperialismo e rivoluzione”, Tirane 1977
11
P. Milo, “Europa unità”, Tirane, 1980
12
Le relazioni tra URSS e l’Albania entreranno in una fase di crisi dopo l’arrivo al potere di Chruscev.
L’Albania condannerà il nuovo atteggiamento dell’URSS verso l’Occidente e lo accuserà di aver tradito i principi del
marxismo – leninismo. La rottura delle relazioni politiche avverrà nel 1961.