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Introduzione
Il mio lavoro vuole esplorare il rapporto tra turismo naturalistico, conservazione
della natura e sviluppo socioeconomico delle comunità locale, tenendo fermo il
presupposto che i tre “poli” sono tra di essi interdipendenti.
Fin dall‟ origine, i parchi nazionali furono istituiti, oltre che per finalità
protezioniste, anche per assicurare il “ libero godimento del popolo” attraverso
attività ricreative nella natura; il turismo naturalistico ha origine proprio a partire
da questa finalità che fu all‟origine della creazione dei primi parchi. Il turismo
naturalistico è la tipologia di turismo maggiormente compatibile con le esigenze
di conservazione della natura, e può diventare anche fonte di reddito e
occupazione per le comunità locali. Infatti, in aree montane fortemente
antropizzate come quelle dei parchi italiani, le politiche di conservazione della
natura devono tenere conto della situazione delle popolazioni locali: le aree rurali
dei parchi, con il declino della pastorizia e dell‟agricoltura, spesso sono
caratterizzate da marginalità e arretratezza socio-economica, perciò ogni seria
politica vincolistica ha dovuto (e deve) tenere conto delle esigenze delle
popolazioni locali, sia in termini di politiche vincolistiche tese a garantire, nei
limiti del possibile, alcuni diritti “ancestrali” (pascolo e taglio di legna, ad
esempio), e sia con riguardo alle prospettive di sviluppo che i parchi possono
generare. Ecco che il turismo naturalistico, in queste aree, si pone come un
potenziale strumento di un tipo di sviluppo socioeconomico che valorizzi, oltre al
bene natura, anche l‟agricoltura, l‟allevamento, l‟artigianato, le tradizioni
culturali, i borghi montani. Il parco, nell‟interazione che si può creare tra
conservazione della natura e partecipazione della comunità locale alla promozione
e tutela del proprio territorio, diventa, in tal modo, anche un‟ occasione di
sviluppo… seppure indirettamente, se teniamo ben ferma la funzione prioritaria
della conservazione che il parco, almeno secondo la tesi che qui si sostiene,
dovrebbe detenere.
5
Fig. 1. Relazione tra turismo, conservazione della natura e sviluppo
socioeconomico delle comunità locali
Se ho scelto questa tesi è soprattutto per motivi che si rifanno alla mia
“biografia”. Mi sono laureato in Sociologia ( indirizzo Territorio-Ambiente) e
avevo già affrontato nei miei studi varie tematiche inerenti ai parchi nazionali e
alla sociologia del turismo e delle comunità locali. Inoltre, da sempre sono
appassionato di escursionismo e di montagna, oltre ad essere interessato alle
questioni riguardanti la tutela della natura nei parchi. Era perciò di grande
interesse per me affrontare il tema del turismo naturalistico come oggetto
dell‟indagine, anche per l‟opportunità offertami dal Master di effettuare una
ricerca empirica tramite la somministrazione di questionari ai turisti nel PNALM.
Il mio lavoro si divide fondamentalmente in due parti. Una prima parte, “teorica”,
è dedicata all‟analisi di caratteri, definizioni e problematiche connesse al turismo
naturalistico, oltre che al suo rapporto con la conservazione della natura e le
6
comunità locali; mi baserò, per l‟analisi, su vari testi di sociologia del turismo e
dell‟ambiente che hanno già affrontato queste tematiche. Nell‟altra parte, più
“empirica”, esporrò i risultati della ricerca sul turismo effettuata nel PNALM e
accennerò alla gestione dei flussi turistici tramite gli strumenti di pianificazione.
Il mio lavoro si compone di tre capitoli.
Nel capitolo 1 mi concentrerò sulla questione delle finalità di un parco nazionale e
sulla sua evoluzione, come concetto, nella storia del movimento protezionista.
Poi esporrò la questione del ruolo della comunità locale nei processi di sviluppo
sostenibile dei parchi, nonché il problema della dipendenza delle aree rurali dei
parchi da quelle urbane.
Nel capitolo 2 procederò all‟analisi di origini, caratteri, definizioni , potenziali
impatti e contraddizioni del turismo naturalistico, considerato in rapporto ai temi
della gestione, della conservazione e dello sviluppo. Accennerò inoltre alle tesi
sociologiche che si sono confrontate con la questione della costruzione sociale
dell‟ autenticità, che è fondamentale per un discorso sulle prospettive
dell‟ecoturismo.
Nel capitolo 3 affronterò il nucleo della mia indagine, con un‟analisi descrittiva
dei dati empirici ricavati da una ricerca sulle motivazioni e le aspettative dei turisti
che visitano il Parco Nazionale d‟Abruzzo, Lazio e Molise. Inoltre analizzerò
brevemente i criteri di gestione dei flussi turistici nel PNALM, con particolare
riferimento al turismo escursionistico; descriverò l‟attività di alcuni operatori
turistici del PNALM che si occupano di ecoturismo e riporterò dei resoconti su
alcune escursioni guidate e in solitaria che ho potuto compiere nel Parco.
7
Capitolo 1.
Finalità del parco tra conservazione della natura, funzione
ricreativa e sviluppo socioeconomico delle comunità locali
1.1 L’idea originaria di Parco Nazionale e la sua evoluzione: le finalità di un
parco
L‟idea di Parco Nazionale ha ai suoi albori una connotazione nettamente
protezionista. L‟espansione della civiltà capitalistica industriale di fine „800, con
l‟aumento della popolazione e della pressione antropica sull‟ambiente, metteranno
a rischio specie ritenute culturalmente ed etologicamente rilevanti, nonostante la
creazione delle prime riserve di caccia
1
. Già dal 1850 numerosi zoologi avevano
cercato di sensibilizzare l‟opinione pubblica sulla decimazione e l‟estinzione di
numerose specie animali. Sono gli Stati Uniti i veri precursori del
conservazionismo, che si affermerà in quegli anni con realizzazioni di grande
portata storica e sociale: già nel 1864 la vallata di Yosemite veniva dichiarata area
protetta, mentre nel 1872 viene ufficialmente istituito il primo parco nazionale: lo
Yellowstone National Park, a cui seguiranno i parchi di Mac Kinac Island (1875)
di Sequoia, Yosemite e General Grant
2
. Sebbene i parchi nazionali nascono alla
fine dell‟ 800, abbiamo esempi “arcaici” di aree protette: in molte culture
tradizionali queste aree rappresentavano luoghi di culto che mostravano un
legame spirituale con la Natura e un ponte tra l‟umano e il divino
3
. La concezione
americana dei parchi nazionali era caratterizzata da due elementi fondamentali:
quello del valore scenico e panoramico e l‟uso turistico ricreativo. Tale
concezione com‟è stato rilevato, in America è ancora attuale. Per molti anni “gli
intendimenti della conservazione avranno come oggetto le bellezze naturali e
quindi la preservazione di grandi ambiti di eccezionale valore estetico dalle
1
Giuntarelli, Parchi, politiche ambientali e globalizzazione 2008, p.14
2
Giacomini-Romani, Uomini e parchi 2007, p. 15
3
Giuntarelli, Parchi, politiche ambientali e globalizzazione 2008, p.12
8
alterazioni umane, ma soprattutto è da notare come essi siano già dal principio
finalizzati al „beneficio e godimento del popolo‟ ”
4
. Nonostante l‟evoluzione
dell‟idea di parco, soprattutto in relazione all‟adattamento che essa ha avuto in
contesti sociali come quello italiano ed europeo in generale, marcare l‟accento
verso questa finalità è ancora oggi imprescindibile, proprio alla luce della
motivazione originaria che ne fu alla base. In effetti, se conservare la bellezza dei
luoghi è un‟esigenza importante anche ai fini del godimento estetico, ricreativo,
spirituale e la preservazione degli habitat naturali, l‟ipotesi da cui si parte è che
questa esigenza dovrebbe avere effetti positivi anche sull‟esperienza del turista
moderno (o meglio su certi target di turisti) e la qualità della sua “immersione
nella natura”. Ne discende che la finalità prioritaria della conservazione, che portò
all‟istituzione delle aree protette è estremamente attuale e sfida la le
trasformazioni della società tardo-moderna. Essa rimanda in qualche modo a
quell‟imprescindibile “valore in sé” della natura selvaggia, che fu all‟origine del
conservazionismo americano, ben espresso nelle idee del preservazionista
americano John Muir, fondatore del Sierra Club e pioniere della creazione dei
primi parchi americani: “per Muir le aree naturali vanno preservate perché dotate
di valori (scientifici estetici, spirituali) che non possono essere misurati in termini
di vantaggi economici e utilitaristici per l‟uomo. Le aree naturali non sono merce
di scambio da vendere, contrattare e sfruttare, ma luoghi da tutelare nel loro
aspetto selvaggio e incontaminato”
5
. Natura selvaggia che ha una doppia valenza
quindi, che si rifà a quel concetto di “Wilderness” intraducibile in italiano e che
rimanda sia ad una condizione geografica che ad stato d‟animo, secondo la
celebre ( e anonima) definizione apparsa su un numero dello United States Forest
Service
6
.
Le “tendenze istitutive” conservazioniste e ricreative del parco permarranno in
tutta l‟evoluzione dell‟idea di parco ma, soprattutto in contesti territoriali
4
Giacomini-Romani, Uomini e parchi 2007, p. 16
5
Schroeder-Benso, Pensare ambientalista 2000, p. 159
6
Braschi, Sui sentieri del Pollino 1993, p. 17
9
totalmente diversi da quelli americani ad esse se ne aggiungeranno presto altre.
Fondamentalmente il processo di creazione dei parchi rimane legato alle
fisionomie territoriali dei diversi paesi
7
. “Nel contesto europeo il concetto di parco
e, più in generale di area protetta, si è necessariamente precisato in relazione alle
caratteristiche di un territorio densamente popolato e diffusamente assogettato alla
proprietà privata. Soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, alla finalità
originaria della conservazione della natura intesa prevalentemente come
wilderness, si sovrappone l‟obiettivo della ricerca di un uso antropico del
territorio, compatibile con la salvaguardia dei processi ecologici, dei valori estetici
e storico-culturali”
8
. L‟ Italia arriva tardi nel processo di protezione pubblica della
natura: i primi parchi (Gran Paradiso, Parco d‟Abruzzo, Parco Nazionale dello
Stelvio, Circeo, Calabria) “vengono solitamente definiti in letteratura come
„parchi storici‟ e ciò a sottolineare non solo un ordine temporale ma anche al fine
di mettere in risalto l‟avvio di un nuovo corso del movimento protezionista ed una
nuova stagione delle politiche pubbliche ambientali”. La data a cui fare
riferimento è quella dell‟ottobre del 1980, quando si tenne il noto convegno a
Camerino indetto dal Comitato per i parchi e le riserve analoghe, dove fu
elaborata quella strategia per la conservazione che portò alla designazione di
nuovi parchi nazionali
9
. In Italia le finalità dei primi parchi saranno la tutela della
fauna, del paesaggio e delle formazioni geologiche nel caso del Gran Paradiso, ex
riserva reale di caccia, mentre nel caso dello Stelvio “occorre rammentare che
esso fu ideato e istituito con intenti e criteri certamente più vicini alle concezioni
del Touring Club, che non a quelle delle osservazioni scientifiche, e si poneva
nettamente in contrasto con i parchi scientifici di tipo svizzero, a favore della
concezione estetico-ricreativa di vaga impostazione americana”. Accanto alle
impostazioni turistiche e estetico-ricreative Giacomini ne individuava una mista,
che già negli anni ‟30 considerava degna di protezione anche l‟azione
7
Giacomini-Romani, Uomini e parchi 2007, p. 16
8
Rota-Rusconi, I Codici tecnici - Ambiente 2007, p. 172
9
Fulvio Beato, Parchi e società. Turismo sostenibile e sistemi locali 2000, p. 42 - 45
10
modificatrice dell‟uomo (tipica di Inghilterra, Germania, Giappone, Olanda
ecc.)
10
. La questione delle finalità del parco chiama in causa direttamente le
questioni della sua definizione, anche a partire dalla richiamata evoluzione che il
concetto ha attraversato. Giacomini e Romani in Uomini e Parchi richiamavano
sostanzialmente la questione di allargamento del parco ai territori antropizzati e lo
sviluppo socioeconomico delle popolazioni locali, prefigurando il parco più come
modo d‟amministrare
11
che come area naturale sottoposta a vincolo, vista la
peculiarità dei paesi europei di contenere territori permeati dall‟uomo dove ogni
azione di conservazione non può prescindere dalla considerazione dell‟elemento
umano
12
. E‟ questa un‟acquisizione importante, perché al di là della questione dei
problemi e delle contraddizioni che può presentare una promozione dello sviluppo
grazie al parco, ogni serio protezionista deve evidentemente tenere conto delle
esigenze e dei problemi delle comunità locali che vivono nelle valli montane. E‟
un argomento che comunque tratterò più avanti quando mi soffermerò a parlare
del rapporto tra turismo e sviluppo economico delle comunità locali… Più che la
conformazione di un‟area geografica quindi, il parco assumeva la connotazione
di un‟istituzione volta a conservare i valori naturali con l‟uomo e per l‟uomo,
distinguendolo dal concetto di “riserva” e rifiutando di inibire l‟utilizzazione del
territorio: il parco diventava perciò un modello di convivenza compatibile fra
ecosistema naturale ed ecosistema umano
13
. Il concetto che prendeva corpo,
almeno in questo libro pionieristico, era quello di una tutela che prendesse piede
dalla valorizzazione: “si propone una politica diversa, la quale promuove lo
sviluppo al pari della tutela, insistendo su quello come espressione costruttiva di
questa”. Una finalizzazione che “delinea l‟istituto stesso [del parco] come
un‟operazione non priva di ambizioni economiche in senso produttivo,
specialmente nel voler tendere ad una condizione di autosufficienza finanziaria,
10
Ibid. p. 19
11
Giacomini-Romani, Uomini e parchi 2007, p.55
12
Ibid. p 47
13
Ibid. p. 64 - 69
11
generatrice a sua volta di occupazione e di economie indotte”. Questo modello del
parco generatore di reddito e occupazione inoltre avrebbe potuto “eliminare
all‟origine eventuali problemi di indennizzo e compensazione”
14
. Questa
accezione di parco in lavori successivi, assume esplicitamente la connotazione di
“modello di sviluppo sostenibile” e di “laboratorio di sviluppo”: “tutto questo a
partire da un parco? Sì, perché un parco si pone come reale e concreto modello di
sviluppo sostenibile, che inoltre, in esso assume una doppia lettura: sostenibile per
gli ambienti naturali e per le popolazioni residenti”
15
. Guardare al parco come
strumento di sviluppo non comunque è privo di rischi e ambiguità, come
sottolineava giustamente il sociologo dell‟ambiente Fulvio Beato: “ si deve
tuttavia osservare che il dibattito italiano conferisce questa valenza strategica al
rapporto tra parchi ed economia […] anche se si può registrare un „uso politico‟
della tematica nel senso che essa ha costituito talvolta la porta d‟accesso alle aree
protette per i partiti politici”. In sé questo ingresso della politica nel tema della
conservazione non era negativo, ma solo se, come sottolineava l‟autore, non
avesse comportato “uno scadimento dei grandi ideali ambientalisti ed una
gestione particolaristica delle aree naturali protette”.
16
Secondo la mia tesi è
comunque da tenere ben salda, contro i rischi che comporta un uso del concetto di
parco che svii o ponga in secondo piano la finalità storica della conservazione,
l‟autorevole definizione di parco che ne ha dato la IUCN (International Union for
Conservation of Nature): “area naturale terrestre o marina, designata per: (a)
proteggere l‟integrità ecologica di uno o più ecosistemi per le presenti e future
generazioni, (b) escludere sfruttamento o occupazione incompatibili con le
esigenze di tutela (c) fornire i presupposti per attività scientifiche, educative,
spirituali e ricreative purché ecologicamente e culturalmente compatibili”
17
.
L‟obiettivo dello sviluppo economico attraverso il turismo è inserito nell‟ordine
14
Ibid. p. 71-72
15
Giuntarelli, Parchi, politiche ambientali e globalizzazione 2008, p.14
16
Fulvio Beato, Parchi e società. Turismo sostenibile e sistemi locali 2000, p. 23
17
State of the world‟s protected areas, IUCN, 2003
12
dei restanti obiettivi: obiettivo importante anch‟esso ma diremmo quasi indiretto,
nel suo porsi come ridimensionato rispetto alla tutela della natura
18
. Del resto era
la stessa legge 394 che affermava decisamente la priorità conservazionista nella
definizione di un parco nazionale: “i Parchi nazionali sono costituiti da aree
terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono uno o più ecosistemi intatti o
anche parzialmente alterati da interventi antropici, una o più formazioni fisiche,
geologiche, geomorfologiche, biologiche, di rilievo internazionale o nazionale per
valori naturalistici, scientifici, estetici, culturali, educativi e ricreativi tali da
richiedere l'intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le
generazioni presenti e future”
19
. Le finalità sono precisamente enucleate nella
stessa legge, e anche qui le attività economiche sostenibili non assumono un
aspetto prioritario: “ a) conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni
vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di
comunità biologiche, di biotopi, di valori scenici e panoramici, di processi
naturali, di equilibri idraulici e idrogeologici, di equilibri ecologici;
b) applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare
una integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei
valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-
silvo-pastorali e tradizionali; c) promozione di attività di educazione, di
formazione e di ricerca scientifica, anche interdisciplinare, nonché di attività
ricreative compatibili; d) difesa e ricostruzione degli equilibri idraulici e
idrogeologici. 4. I territori sottoposti al regime di tutela e di gestione di cui al
comma 3 costituiscono le aree naturali protette. In dette aree possono essere
promosse la valorizzazione e la sperimentazione di attività produttive
compatibili”
20
.
La disamina delle questioni relative alla definizione e alle finalità di un parco
nazionale e il relativo dibattito che ne è scaturito evidentemente chiariscono come
18
Category II, National Park - www.iucn.org
19
Classificazione delle aree naturali protette - www.minambiente.it
20
Legislazione - www.ambientediritto.it