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Introduzione
Obiettivo di questo elaborato è quello di sviluppare non solo una ricognizione
del peso, della consistenza, dell'adeguatezza delle funzioni manageriali così come
vengono svolte nelle odierne organizzazione, ma anche di cogliere le linee
prospettiche del loro sviluppo, oltre che collegare l'esercizio di tali funzioni ed il
dispiegarsi delle relative competenze, nel passaggio tuttora in corso
dall‟organizzazione burocratica tradizionale a ciò che viene talora chiamato “post-
burocrazia”
1
.
Un processo del genere, riferito ad un “oggetto” così complesso e variegato,
ha implicato, nel corso dello studio, più dimensioni di analisi e di proposizione
2
:
storica, sociologica, tecnico-professionale, economica, valoriale. In definitiva, si è
compiuto un percorso di successive acquisizioni rispetto all'insieme delle dimensioni
sopra indicate, attraverso un confronto tra modelli di riferimento, valutazione dei
problemi, priorità asserite, obiettivi di fondo prescelti, per tentare di proporre una
prospettiva di come il lavoro dei manager, all‟interno delle organizzazioni, abbia o
avrebbe dovuto subire, negli ultimi decenni, una notevole trasformazione.
In una grande varietà di modi di essere e di operare delle organizzazioni e in
uno scenario ipercompetitivo, caratterizzato da rapidissimi mutamenti economici, il
lavoro è stato affrontato in termini di analisi e monitoraggio delle „sfide‟ e delle
„risposte‟, attraverso strumenti e metodi diversi, ma comunque convergenti tutti con
il fine ultimo di evidenziare le tendenze evolutive delle progettazioni organizzative e
dei manager loro artefici, oltre che di interrogarsi su un possibile sviluppo della
formazione manageriale.
1
Hendry, J. (2010). Formazione Manageriale e cultura umanistica: la sfida della post-burocrazia.
In L. M. Sicca, Leggere e scrivere organizzazioni (D. Bizjak, Trad., ). Napoli: Editoriale Scientifica,
p.153-190.
2
La presente voce va intesa nel senso tecnico del termine, quello per cui ogni dichiarazione, quando
espressa, suggerisce che una certa affermazione è vera. È quindi possibile, in questo senso, che
dichiarazioni diverse (ma dall‟identico significato) esprimano la stessa proposizione.
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In questo ambito, il contributo della tesi va considerato non come punto di
arrivo, ma come punto di partenza nello sviluppo di approfondimenti e proposte, così
come la scelta di fondo di operare in questo contesto ha comportato la volontà di
misurarsi sul piano teorico ed operativo con alcune nuove istanze che emergono dalle
principali riviste di economia e organizzazione, cercando di comprenderle nelle loro
componenti strutturali di riferimento, attraverso l‟approfondimento della letteratura
critica che ha interpretato il modello burocratico e quello post-burocratico a cui più
volte si rimanda nell‟elaborato.
Con questo animo, nel capitolo primo si indaga sull‟effetto dell‟accelerazione
nello scenario competitivo, espressa dall‟avvento della “new economy”, sul ruolo
sempre più importante della conoscenza, nonché sulle sfide aperte con lo sviluppo
tecnologico, sul ruolo del management e sulle strutture organizzative in cui tale
funzione si dispiega. Pertanto si da voce, in questo capitolo, agli studi di strategia
aziendale i quali, delineando un contesto che premia le organizzazioni in grado di
rispondere tempestivamente al cambiamento, suggeriscono la necessità, sia per le
strutture che per i manager, di attuare continui processi di innovazione atti ad
assicurare la sopravvivenza delle imprese. Considerate oggi le forme burocratiche
verticali, incapaci di rispondere alla competizione, oltre che un ostacolo alla
valorizzazione delle competenze e delle conoscenze, di cui il fattore umano è
detentore, si è arrivati ad individuare in forme organizzative più flessibili una
possibile soluzione, soprattutto per la capacità da queste espressa a consentire una
maggiore diffusione della conoscenza tra i membri dell‟organizzazione. Da tali
premesse vengono messi in risalto interrogativi su nuovi percorsi che il management
dovrà seguire, per far emergere una leadership in grado di coagulare gli sforzi
dell‟impresa verso il cambiamento auspicato e in particolare verso una
democratizzazione della realtà dell‟impresa, così come definita dai recenti dibattiti
sulle riviste di management e organizzazione.
Il secondo capitolo introduce il tentativo di una definizione di democrazia
organizzativa, quale sforzo ad armonizzare gli obiettivi individuali e collettivi dei
soggetti all‟interno di un organizzazione, definita da Sasoon “impresa
collaborativa”
3
. Un‟impresa questa che non afferisce ad uno specifico modello
3
Sassoon, E. (2011). "Collaborazione". Harvard Business Review Italia, Luglio-Agosto, p. 1.
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organizzativo, ma che racchiude in se lo scopo di abbattere le barriere poste dalle
rigide strutture burocratiche e sviluppare un disegno organizzativo in grado di far
leva sulle sinergie collaborative che in questo modo si vengono a creare nei network
di persone
4
. Un‟impresa collaborativa che, nel capitolo terzo, lascerà il posto ad un
archetipo organizzativo comprensivo di tutti i modelli sviluppatisi dopo la burocrazia
e che il lavoro di Hackscher permette di definire post- burocrazia. L‟approccio
collaborativo viene accolto da numerosi progetti di organizzazioni flessibili, oltre che
nello sviluppo di forme di integrazione orizzontale e trasversale. Il tentativo di
allineare l‟intera organizzazione intorno a obiettivi comuni è la difficoltà maggiore
posta a carico dei manager in questo nuovo modo di fare impresa. Nel capitolo
emerge, pertanto, la necessità di una leadership in grado di aprire nuovi canali
comunicativi, oltre che in grado di sviluppare capacità di ascolto e di comunicazione.
Una leadership insomma che, opposta a quella autoritaria, sappia apprezzare
l‟eterogeneità e la creatività, che colga le opportunità di connessione interne ed
esterne, che gestisca i conflitti e soprattutto che abbia la capacità di decidere e di
assumersi le proprie responsabilità.
La riduzione dei livelli formali di gerarchia, l‟enfasi sulla flessibilità piuttosto
che un sistema di regole formali e confini organizzativi più permeabili sono, così
come descritto nel terzo capitolo, alcuni dei pilastri dell‟ „ideal tipo‟ organizzativo a
cui ci si può riferire con il termine “post-burocrazia”. Prima di fare esplicitamente
riferimento a quest‟ultimo, però, nel capitolo è data descrizione, così come proposta
da Grey, delle caratteristiche e dei limiti del modello che ha dominato per oltre un
secolo
5
. Si fa dunque riferimento alla burocrazia, „ideal tipo‟ weberiano, considerato
a lungo la forma organizzativa più efficiente e razionale, capace di raggiungere gli
obiettivi in modo migliore rispetto ad ogni altra forma, poiché basata su un sistema di
regole formali, sulla divisione del lavoro, su una stretta gerarchia e sulla
spersonalizzazione. I limiti di tale modello, quali la scarsa motivazione, la
focalizzazione esclusiva sulla produttività e l‟inerzia sono visti come costitutivi della
mancanza di flessibilità e dell‟incapacità a competere. Lo sviluppo di un consenso
4
Ibarra, H. & Hansen, M. T. (2011). "Sei un leader collaborativo?", Harvard Business Review Italia,
Luglio-Agosto, p. 29-35.
5
Grey, C. (2009). Burocrazia e Post Burocrazia. In D. Knights, H. Willmott, R.
Mercurio, & G. Mangia (A cura di), Comportamento organizzativo. Organizzazione aziendale e
management, Torino, ISEDI, p. 317-346.
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informato e di una responsabilità comune per il successo dell‟organizzazione nella
sua globalità sono le caratteristiche che Hackscher stesso illustra, nel tentativo di
astrarre il suo ideal tipo dalle varie organizzazioni ad esso afferenti
6
. Sistemi questi
che devono necessariamente sviluppare un elevato grado di fiducia su cui poter
poggiare l‟influenza e la persuasione che sostituiscono le regole. Anche in quest‟
ideal tipo, caratterizzato da confini più difficili da definire, emergono, come si evince
nel capitolo, numerosi punti di tensione dovuti ad una frequente ricostruzione dei
processi decisionali, ad un problema di equità, oltre che ad una maggiore ampiezza
dei porti di entrata e di uscita dell‟organizzazione.
Conseguenza del processo di de-burocratizzazione è l‟evoluzione della forma
e della natura del controllo organizzativo, oltre che dell‟identità manageriale stessa.
Intento de capitolo quarto è quindi tentare di individuare, seguendo il pensiero di
John Hendry, quali siano le implicazioni e le nuove sfide che investono i manager
nell‟effettivo svolgimento della loro funzione, con uno sguardo puntato ad una
formazione idonea che permetta loro di governare e affrontare le „sfide‟ poste dalla
post-burocrazia
7
. Sembra infatti superato il paradigma di management, quale
tecnocrate imparziale, impegnato a perseguire la massima efficienza economica
attraverso la soluzione di problemi di natura puramente razionale, a partire cioè da
valutazioni prive di ogni valenza etica. Venendo meno il principio gerarchico,
vengono meno anche gli scudi che coprivano il manager, oggi assediati da problemi
morali. Ai manager odierni è affidato un compito politico e morale che gli era stato
interdetto nel passato, dovendo conciliare interessi contrastanti e coltivare relazioni
interpersonali. Capacità di leadership, capacità di accordare e riscuotere fiducia,
responsabilità non più prettamente tecniche: sono queste le caratteristiche educative
che dovrebbe assumere una nuova formazione manageriale in grado di non limitarsi
all‟analisi costi-benefici. Nel tentativo di conseguire tale risultato e di generare una
classe dirigenziale, capace di costruire una comunità basata sulla fiducia, Hendry
sostiene con forza l‟importanza degli studi umanistici.
6
Heckscher, C., & Donnellon, A. (1994). "The Post-Bureaucratic Organization: New Perspectives on
organizational Change". Newbury Park: Anne, editors, p.15-44.
7
Hendry, J. (2010). Formazione Manageriale e cultura umanistica: la sfida della post-burocrazia.
In L. M. Sicca, Leggere e scrivere organizzazioni (D. Bizjak, Trad., ). Napoli: Editoriale Scientifica,
p.153-190.