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INTRODUZIONE
La povertà diffusa è ancora oggi una piaga sotto gli occhi di tutti. Nel
mondo quasi un miliardo della popolazione vive sotto la soglia di sussistenza, e
1.200.000 miliardi di persone vivono con meno di 2$ al giorno.
Per questi individui una prospettiva di redenzione attuabile con le loro
sole forze resta spesso un miraggio. Privati dei più elementari diritti, meno che
mai potrebbero accedere all’unico mezzo che li aiuterebbe a risollevarsi,
l’accesso al credito, poiché non possono fornire nessun tipo di garanzie.
Eppure questa convinzione è stata ribaltata a partire dagli anni ’70, ovvero
da quando l’economista bengalese Muhammad Yunus ebbe un’idea tanto
semplice quanto rivoluzionaria: il microcredito.
Come la parola stessa suggerisce, si tratta della concessione di un
piccolissimo credito.
A partire dalla nascita della Grameen Bank per opera dello stesso Yunus,
centinaia di altre banche rurali sono nate in tutto il mondo e i piccoli prestiti
sono stati concessi a milioni di poveri prima considerati non bancabili. Il
modello si è dimostrato di successo, rivelando un impatto positivo sulle fasce di
popolazione a cui è stato concesso.
Contrariamente a quanto si pensi, il microcredito non è una prestazione
assistenziale ma prevede una restituzione, seppure a condizioni protette, del
prestito erogato. E ha portato in questi anni ad una vera a e propria
democratizzazione del credito.
Il nostro lavoro parte dalle origini e traccia un quadro di come il
microcredito si sia diffuso a livello mondiale tramite banche etiche e istituzioni
di microfinanza. A questa diffusione contribuisce il fatto che il diritto di
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accesso al credito è stato riconosciuto a pieno titolo come un diritto dell’uomo,
e il microcredito fa certamente da paladino a questo diritto.
Ricorderemo come questo strumento si sia rivelato anche un importante
mezzo per l’emancipazione femminile, tramite un processo noto come
empowerment.
Sebbene vi si ricorra in misura assai maggiore nei paesi in via di sviluppo,
misure di microcredito sono state adottate anche in Italia e in Europa,
riconoscendone l’utilità nella creazione di nuovi posti di lavoro e come
opportunità di inclusione sociale.
Una nuova applicazione nel campo della microfinanza ha dato negli ultimi
cinque anni grande impulso al settore: il microcredito in rete. Questa novità è il
fulcro di questo lavoro.
L’idea viene dagli Stati Uniti e si deve a due giovani studentesse che in
seguito a esperienze presso la Grameen e a istituzioni di microfinanza hanno
creato uno strumento in grado di incrementare enormemente il mercato del
microcredito.
Le piattaforme on line da cui si può fare microcredito, ancora poco
conosciute in Italia, si stanno moltiplicando rapidamente, permettendo alla
gente comune di entrare a far parte del circuito del microcredito e a fasce
sempre più ampie di poveri di vedere concretizzato il diritto di accesso al
credito.
La nostra analisi si concentrerà sulle due piattaforme fondatrici, Kiva e
Microplace. Sebbene entrambe proclamino la stessa missione, la prima opera in
maniera completamente no profit mentre la seconda è un broker regolarmente
registrato.
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Il percorso del prestito e le modalità di restituzione saranno quindi
differenti.
Ciò che cambia non sono i progetti di microcredito gestiti dalle IMF
partner che le due piattaforme permettono di finanziare, ma il modo in cui
queste si propongono e il modo in cui i prestatori scelgono, partecipano e
investono nei progetti.
Questo diverso approccio dà vita a due modelli che verranno analizzati nel
presente lavoro.
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CAPITOLO PRIMO
Alle origini del microcredito
1.1 Breve storia dell’ideatore del microcredito, Muhammad Yunus
Quando si parla di “microcredito”, la parola stessa suggerisce che si è di
fronte a un credito di piccole dimensioni.
Spesso questo prestito è veramente “micro”, tuttavia può cambiare la vita
di coloro ai quali viene erogato.
Dopo essere stato concesso con successo a milioni di persone soprattutto
nei paesi in via di sviluppo, oggigiorno il microcredito è una realtà consolidata
e in continua espansione.
Per meglio capire come funziona questa realtà dobbiamo andare un po’
indietro nel tempo per scoprire chi ha ideato questo “piccolo credito”, per quali
motivi e con quali finalità.
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Colui al quale si deve la nascita del microcredito in senso moderno è
Muhammad Yunus, economista e banchiere bengalese, premio Nobel per la
pace nel 2006.
Dopo aver conseguito una laurea in economia presso l’università di
Chittagong , in Bangladesh, Yunus proseguì i suoi studi negli Stati Uniti, con
un dottorato di ricerca in economia presso l'Università Vanderbilt di Nashville.
La provenienza geografica di Yunus (il Bangladesh, paese poverissimo) e
quella familiare ( famiglia di mercanti appartenenti alla piccola borghesia),
devono aver fatto riflettere Yunus sul problema del come le persone sfortunate
potessero avviare attività economiche senza però avere un capitale alle spalle
per potere uscire dalla loro situazione di indigenza iniziale o quantomeno
riuscire a migliorare il loro tenore di vita.
Il problema nel caso del credito a persone bisognose è infatti legato alla
mancanza di garanzie da parte del creditore. L’evento scatenante di questa presa
di coscienza da parte di Yunus fu un’inondazione che nel 1974 devastò il suo
paese. La situazione aggravata della povertà diffusa spinse Yunus a scendere
“sul campo” per capire meglio come funzionasse l’economia di quelle zone
rurali.
L’incontro con una donna che cercava di guadagnarsi da vivere facendo
sgabelli di bambù gli aprì un orizzonte per quello che sarebbe poi diventato il
microcredito moderno.
La donna comprava il bambù a 22 cent/$ (dove 22 cent/$ è l'investimento
col quale la donna s’indebitava presso l’usuraio locale, il moneylender) da chi
poi le avrebbe ricomprato la sedia a 24 cent/$. Quindi il suo lavoro, per pezzo
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prodotto, valeva 2 cent/$. Cifra evidentemente irrisoria che non poteva
garantire alla donna quasi da mangiare, figuriamoci un tenore di vita decente.
La situazione della donna (così come di quasi tutte le donne del villaggio)
era aggravata dal fatto che nessuno era disposto a prestarle una somma per
potersi rendersi indipendente, e gli usurai approfittavano di questa debolezza
chiedendo fino al 10% di interessi (al giorno!).
Yunus avrebbe voluto regalare 22 cent alla donna, ma lei rifiutò poiché
non voleva l’elemosina. In ogni caso non sarebbe stato il gesto, per quanto
generoso, a risolvere il problema.
Rifacendosi alla massima - in questo caso illuminante - di Confucio
“Piuttosto che regalare un pesce a chi ne ha veramente bisogno per
sopravvivere è meglio insegnargli a pescare”, Yunus cominciò ad elaborare un
modo per poter fare uscire la donna, così come le persone sotto quello lo stesso
giogo, da quel circolo vizioso.
Decise quindi di approfondire anzitutto le ricerche, scoprendo così che nel
villaggio di Jobra (dove aveva incontrato la donna) ben 42 famiglie erano in
condizioni di povertà tali da essere ridotte alla fame, per l’ equivalente di 27
dollari. Mosso a compassione, decise di prestare di tasca sua i soldi. Benché
sapesse che il suo era un aiuto limitato nel tempo e ad un numero insignificante
di persone.
Doveva però esistere un modo per aiutare realmente quelle famiglie…
Il problema principale in queste economie di villaggio, definite “economie
informali” è rappresentato soprattutto dagli strozzini locali. Yunus cominciò a
capire che per poter “insegnare a pescare” alle donne, ai lavoratori, servivano
garanzie più forti e soprattutto ufficiali.
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Decise quindi di rivolgersi alla filiale locale di una grande banca
chiedendo i 27 dollari, puntando all’ottenimento di un prestito a tassi
commerciali. Purtroppo il suo tentativo venne snobbato dal Direttore che
addusse scuse come la mancanza di garanzie, l’analfabetismo ecc, negando così
il prestito.
Yunus decise allora di coinvolgere direttamente il direttore provinciale
della banca. Una proposta del genere non era mai stata avanzata prima, e
rendeva quanto mai scettici i banchieri. Il direttore interpellò quindi i suoi
superiori. Passarono addirittura dei mesi prima che la banca approvasse il
progetto arrivando a prestare 300 euro (a patto che lo stesso Yunus avesse fatto
da garante, escludendo un rapporto diretto banca-poveri, almeno inizialmente).
Tale progetto fu portato avanti per tutto l’anno seguente.
L’idea che si stava profilando nella mente di Yunus era quindi quella di
una sorta di “banca dei poveri”, benché lui stesso non sapesse esattamente come
gestirla.
Il problema era legato al fatto che le banche richiedevano di essere
rimborsate in un’unica soluzione, mentre sovente il debitore, una volta in
racimolata tutta la somma, era restio sul restituirla tutta.
Yunus aveva appurato che in questi casi "il denaro è una sostanza
adesiva, si attacca al suo possessore. Se il rimborso deve avvenire dopo sei
mesi o un anno dalla concessione del prestito, anche se il debitore avrà in
tasca il denaro proverà inevitabilmente un certo dispiacere a staccarsene. Il
segreto consiste nelle brevi scadenze"
1
.
1
Muhammad Yunus, Il banchiere dei poveri, pag 109
Disponibile su
<http://books.google.it/books?id=knLIsQVW5YoC&pg=PA109&lpg=PA109&dq#v=onepage&q&f=false>
Data di accesso [07/11/2010]
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Elaborò allora una strategia che avrebbe consistito nel richiedere ai
debitori rate più piccole ma a distanza ravvicinata.
Un’altra idea fu quella di concedere prestiti a gruppi, composti
principalmente da donne.
Le regole di tale prestito erano:
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Prestito con scadenza di un anno
Tratte settimanali d’identico importo
Inizio dei pagamenti dopo una settimana dalla concessione del prestito
Tasso d’interesse del 20%
Quota di rimborso: 2% a settimana per 50 settimane
Quota d’interesse: 2 per mille a settimana per 50 settimane.
Un aspetto importante di tale progetto era che le banche non si sarebbero
potute rivolgere alla polizia in caso d’insolvenza, poiché Yunus metteva al
primo posto il rapporto da instaurarsi fra debitore e creditore.
Le banche locali, però, timorose non si fecero convincere. A questo punto
Yunus decise comunque di far da sé, mettendo a garanzia i suoi soldi.
Diversamente da quanto appreso dai libri fino allora, Yunus si rese conto
che chi riceveva il prestito considerava una questione d’onore restituire la
somma pattuita, per quanto non avesse fornito garanzie patrimoniali e potesse
teoricamente rimanere insolvente. Soprattutto le donne si impegnavano a fondo
per restituire il prestito.
La lungimiranza di Yunus fu premiata e il progetto a Jobra si rivelò un
successo, cosicché Yunus poté lanciare il suo progetto su scala più vasta.
2 Scibelli L., Il microcredito: un’opportunità di vita, 2009
Consultabile su < http://knol.google.com/k/il-microcredito-un-opportunit%C3%A0-di-vita#>
Data di accesso [28-09-2010]
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La sua idea venne ostacolata sia da chi lo riteneva un marxista, sia da
certe autorità mussulmane che vedevano di cattivo occhio un’eventuale
emancipazione della donna, sia dalle stesse banche.
A dispetto di tutto ciò, il suo piano andò avanti e riscosse finalmente il
sostegno delle autorità finanziarie, fino a fondare, nel 1983, la Grameen Bank.
La riuscita del progetto ideato da Yunus è da ricondursi alla sua
lungimiranza non solo con finalità “finanziarie”, ma anche e soprattutto
socioeconomiche. Yunus stilò infatti le Sedici Raccomandazioni, una sorta di
“vademecum” dei poveri riceventi il microcredito, che recitano come segue
3
:
1. Rispetteremo e applicheremo i quattro principi della Banca Grameen:
disciplina, unità, coraggio e impegno costante in tutti gli ambiti della
nostra esistenza.
2. Porteremo la prosperità nelle nostre famiglie.
3. Non vivremo in case diroccate. Ripareremo le nostre case e cercheremo
quanto prima di costruirne di nuove.
4. Coltiveremo ortaggi tutto l'anno. Molti ne mangeremo, e venderemo
quello che ci resta.
5. Durante il periodo della semina, metteremo a dimora quanti più
germogli possibile.
6. Faremo in modo di non avere troppi figli. Limiteremo le nostre spese. Ci
cureremo della nostra salute.
7. Educheremo i nostri figli, e lavoreremo per aver modo di provvedere
alla loro istruzione.
3
Becchetti L., 2008. Il microcredito. Bologna: Il Mulino. p.16
12
8. Sorveglieremo la pulizia dei nostri figli e dell'ambiente in cui viviamo.
9. Costruiremo e useremo le fosse biologiche.
10. Berremo l'acqua dei pozzi profondi. Se non ne avremo, la bolliremo o la
disinfetteremo con l'allume.
11. Non chiederemo una dote per il matrimonio di nostro figlio, né
pagheremo una dote per il matrimonio di nostra figlia. Faremo sì che i
nostri centri non siano afflitti da questa calamità. Rifiuteremo la pratica
del matrimonio tra bambini.
12. Non commetteremo ingiustizie e ci opporremo a che altri le
commettano.
13. Investiremo collettivamente al fine di aumentare i nostri redditi.
14. Saremo sempre pronti ad aiutarci reciprocamente. Se qualcuno è in
difficoltà, ci mobiliteremo in suo aiuto.
15. Se apprendiamo che in un centro si contravviene alla disciplina,
interverremo personalmente per ristabilirla.
16. Introdurremo l'esercizio fisico in tutti i nostri centri. Parteciperemo
collettivamente agli incontri organizzati.
Tali raccomandazioni, per noi forse scontate, costituiscono il vero segreto
del successo di Yunus, poiché senza questi “banali” accorgimenti non si
sarebbe potuto pensare ad uno sviluppo parallelo anche livello economico, che
sarebbe poi sfociato nel fenomeno di cui ci occuperemo.
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1.2 La progenitrice delle banche etiche: la Grameen Bank
Vista l’importanza rivestita dalla banca di Yunus in quanto apripista nel
mercato del microcredito, dedicheremo un paragrafo alla Grameen Bank, che
dal 1983 è una banca indipendente riconosciuta dal governo del Bangladesh,che
ne detiene il 10%, (mentre il restante 90% delle sue azioni appartiene ai suoi
mutuatari).
I dati più recenti , forniti dalla stessa Grameen nel suo sito, elencano oltre
8,34 milioni di beneficiari, di cui il 97% sono donne. Diramatasi ormai in 2.565
filiali, offre i suoi servizi a 81.376 villaggi
4
, coprendo oltre il 97% dei centri
rurali in Bangladesh.
La “banca del villaggio” (questa è la traduzione in italiano) nasce con
l’intento di:
Estendere i servizi bancari e in particolare i microprestiti alle persone
indigenti;
Eliminare lo sfruttamento degli strozzini del villaggio;
4
Dati consultabili su
<http://www.grameeninfo.org/index.php?option=com_content&task=view&id=26&Itemid=175>
Data di accesso: [24-10-2010]
14
Creare opportunità di auto impiego per l’enorme quantità di disoccupati
in Bangladesh;
Riuscire a portare gli svantaggiati, prevalentemente le donne, all’interno
di un sistema che loro stessi riescono a capire e gestire.
Come prima caratteristica, la Grameen non richiede il collaterale ai suoi
beneficiari.
Benché questa scelta possa sembrare rischiosa, la banca di Yunus non
intende portare i suoi mutuatari in tribunale nel caso di insolvenza, ed è per
questo che i beneficiari non firmano nessun contratto legale.
Anche se ogni beneficiario deve far parte di un gruppo di 5 membri, al
gruppo non è richiesto di dare garanzie. Il ripianare il debito ricade sul singolo,
ma il gruppo ha il compito di vegliare affinché non si verifichino casi di
insolvenza e tutti si comportino secondo norme di onestà e responsabilità.
Nel caso in cui uno dei membri non sia in grado di ripagare il debito, questo
non ricadrà sul resto del gruppo.
Il metodo finora usato, ovvero il fatto di concedere oltre ai prestiti anche
fiducia, sembra essere ben ripagato, dato che il tasso di restituzione nella
Grameen è del 97,24%
5
.
Questo dato appare interessante se si considera anche che la Grameen è una
banca che si autofinanzia, dato che, nel 1995, ha deciso di non accettare denaro
da donatori. I prestiti che concede possono variare: dall’acquisto di una casa
all’avvio di microimprese. La Grameen premia anche il merito dei figli dei
5
Grameen Bank at a glance.
Consultabile su <http://www.grameeninfo.org/index.php?option=com_content&task=view&id=26&Itemid=175>
[Data di consultazione 28-09-2010]
15
beneficiari tramite concessione di prestiti a tassi convenienti da investire nello
studio a borse di studio vere e proprie.
Ogni anno la Grameen Bank valuta se la situazione socio-economica dei
suo beneficiari è effettivamente migliorata, tramite 10 indicatori:
1) La famiglia vive in una casa del valore di almeno 25000 Taka
6
o
in una casa con un tetto, e ogni componente dorme in un letto e
non sul pavimento.
2) La famiglia beve acqua pulita proveniente da pozzi tubolari, o acqua
fatta bollire o purificata con allume di potassio, senza arsenico, o anche
purificata con sistemi per la potabilizzazione dell'acqua o filtri.
3) Tutti i bambini della famiglia di più di sei anni vanno regolarmente a
scuola.
4) La rata minima settimanale da ripagare è di 200 Taka.
5) La famiglia dispone di una latrina.
6) Ogni membro della famiglia ha un adeguato vestiario per ogni stagione e
reti anti-zanzare
7) La famiglia può contare su fonti di reddito aggiuntivo, come giardini
coltivati a ortaggi, alberi da frutto ecc., di modo da non entrare in crisi
nei momenti di bisogno.
8) Il beneficiario è in grado di mantenere un bilancio annuo di 5000 Taka
nel libretto dei risparmi.
9) Ogni membro della famiglia riesce ad avere tre pasti completi al giorno.
10) La famiglia è in grado di occuparsi della salute di tutti i suoi
componenti.
6
Il Taka è la valuta del Bangladesh. 1 Taka vale 0,01€.
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Come già detto, la Grameen s’impegna a concedere i prestiti alle fasce più
deboli, accordando sin dalla sua nascita una preferenza particolare alle donne.
Il prestito concesso viene ripagato settimanalmente in piccole tranches
“spalmate” di solito nel giro di un anno. Per cui si ha diritto alla seconda
tranche se la precedente è stata ripagata. La Grameen ha anche attuato un
sistema di risparmio volontario o forzoso per i suoi beneficiari, di modo da
minimizzare i rischi che potrebbero sorgere in caso di necessità.
Il modo in cui la Grameen opera è il seguente: una filiale, con a capo un
direttore di succursale coadiuvato da un numero variabile di direttori operativi
copre un area dai 15 ai 22 villaggi. Il direttore e gli agenti di credito
7
come
prima cosa visitano i villaggi, per familiarizzare con l’ambiente e per
individuare nella popolazione locale il tipo di beneficiari, ai quali v erranno
spiegati gli scopi e il modus operandi della banca.
Vengono in seguito formati gruppi di 5 persone, delle quali però solo 2
ricevono inizialmente il prestito. Il gruppo viene monitorato per un mese per
verificare che stia agendo secondo le norme suggerite dalla banca. Solo nel caso
in cui i due beneficiari iniziali nel giro di sei settimane siano in grado di
ripagare la somma pattuita con i relativi interessi il prestito verrà esteso a tutto
il gruppo. A causa di questa restrizione, si crea una certa pressione da parte del
gruppo affinché la restituzione vada a buon fine. In questo senso, la
responsabilità collettiva agisce da collaterale.
Questi prestiti certamente sono di piccola entità, ma sufficienti a
finanziare le micro-imprese.
7 Gli agenti di credito, in micro finanza, sono quelle persone cioè che battono i villaggi o i quartieri poveri per conto
dell’istituzione di micro finanza.