5
INTRODUZIONE
Il presente lavoro ha l’obiettivo di indagare e individuare le determinanti della
corruzione nelle regioni italiane. La corruzione è un fenomeno molto discusso anche in
contesti al di fuori di quello economico, poichØ influenza l’intera collettività in campo
politico, sociale e morale. Si tenterà, in particolar modo, di analizzare piø specificatamente
quei fattori politici, culturali e sociali che possono in qualche modo creare le basi per favorire
l’insorgere e il consolidarsi del fenomeno corruzione. Negli ultimi decenni la letteratura
economica ha cercato di trovare risposte adeguate a questo fenomeno, con l’obiettivo di
tradurre fattori comportamentali degli individui (cioè fattori culturali, politici e morali che
risultano essere determinanti della corruzione) in variabili quantitative, per poter spiegare la
corruzione in modo oggettivo e condivisibile.
La corruzione cui si farà riferimento è un insieme di delitti (peculato, resistenza, violenza,
malversazione, omissione di atti d’ufficio) commessi ai danni della collettività da parte di
funzionari pubblici. Essi, in determinati contesti, possono avere un elevato grado di libertà
d’azione sulle risorse pubbliche. Dunque, la posizione di un funzionario pubblico può
rappresentare un’invitante opportunità per facilitare determinati gruppi di interesse al
raggiungimento di obiettivi e vantaggi personali. Questi vantaggi possono essere economici
(in favore dei funzionari che vedono ampliato il proprio budget personale) e politici (in favore
di gruppi di interesse che puntano alla rielezione politica). Il circolo vizioso che vede accordi
e alleanze illegali tra funzionari pubblici e gruppi di interesse crea, quindi, una ripartizione dei
costi e dei benefici delle politiche pubbliche diversa da quella che vi sarebbe se fossero
esclusivamente i numeri a contare (se, cioè, un gruppo piø numeroso fosse sempre in grado di
imporre le proprie preferenze a un gruppo meno numeroso). Questa situazione, inoltre, porta
ad un utilizzo non efficiente delle risorse a disposizione della società.
Questo lavoro si propone di verificare la robustezza e la solidità delle teorie che la letteratura
economica ha elaborato ai fini delle spiegazioni del fenomeno corruzione nelle regioni
italiane.
Il lavoro è organizzato come segue. Nel primo capitolo, in particolare, verrà presentata
una rassegna della letteratura economica riguardo i rapporti tra il fenomeno corruttivo e
alcune variabili economiche, politico-istituzionali e socio-culturali. Le teorie che verranno
analizzate, riguarderanno anche contesti geografici e culturali diversi fra loro; ciò, potrebbe
rappresentare un problema nella scelta delle variabili da utilizzare perchØ ogni diverso luogo
si caratterizza per avere proprie specifiche peculiarità che lo differenziano da altri.
6
Il secondo capitolo esaminerà dettagliatamente tutti gli indici che, nel contesto
internazionale, vengono utilizzati da Transparency International per darci una stima sulla
percezione della corruzione nel Mondo.
Infine, nel terzo e ultimo capitolo, l'attenzione si sposta sull'Italia e sul contesto delle
regioni italiane. In primis verrà analizzata la posizione dell'Italia nel contesto internazionale
attraverso l'utilizzo dei diversi indicatori disponibili. Successivamente, si fornirà un quadro
della corruzione in Italia dagli anni che vanno dal 1970 ai giorni nostri sulla base dei dati
provenienti dalle statistiche giudiziarie dell'ISTAT e riguardanti l’andamento denunce per
reati contro la P.A. Infine, si procederà all'esame regione per regione dell’andamento della
corruzione e dei legami tra corruzione e d alcune variabili che la letteratura individua come
possibili determinanti dei fatti corruttivi. La scelta di analizzare anche il contesto regionale è
stata fatta essenzialmente perchØ nel nostro paese ogni regione presenta proprie peculiarità
che la differenziano dalle altre. A tal fine, per ogni regione verranno illustrati gli andamenti
dei reati presi in considerazione e il rapporto esistente tra la corruzione e le variabili ritenute
piø importanti. Inoltre, si è tenuto conto anche dell’elevato valore della “cifra nera” del
fenomeno corruttivo, cioè fatti criminosi, scoperti e accertati, ma non sanzionati da condanna
definitiva molto spesso a causa della prematura scadenza dei termini di prescrizione. Per
avere un trend piø realistico della situazione si esaminano anche i rapporti esistenti tra il reato
corruttivo e altri reati.
Un capitolo conclusivo evidenzierà i risultati principali dell’analisi condotta.
7
CAPITOLO 1
LA CORRUZIONE NELLA LETTERATURA ECONOMICA
1.1 Cos’è la corruzione. Una visione d’insieme
In diversi sistemi giuridici la corruzione ha varie definizioni specifiche, mentre gli
economisti non si sono trovati nella necessità di individuare una definizione ristretta; di
conseguenza, in economia il termine corruzione tende ad essere piø vicino al senso comune,
ad esempio non distinguendo fra corruzione e concussione; è quindi utile dare subito delle
definizioni.
Secondo un approccio molto generale di tipo giuridico una definizione di corruzione è
la seguente (Huber, 2002): “la corruzione è un […] deterioramento nel processo decisionale
in cui il decisore (in una impresa privata o nel settore pubblico) consente o a domanda di
deviare dal criterio che dovrebbe guidare il processo decisionale in cambio di una
ricompensa, della promessa o dell’aspettativa di essa, mentre questi motivi che influenzano il
suo processo decisionale non possono essere parte della giustificazione della decisione”.
Come si nota, questa definizione è comportamentale poichØ focalizza l’attenzione sul
comportamento del decisore deviante, indipendentemente dalla politica, dalla pubblica
amministrazione, dal sistema giuridico o dalla pubblica opinione. Inoltre, è centrale
l’elemento di scambio, anche se non necessariamente monetario, per distinguere la corruzione
dall’abuso di potere. Alla base vi è un conflitto di interessi fra il perseguimento degli obiettivi
istituzionali secondo i criteri “teorici” e il perseguimento di altri obiettivi deviando da tali
criteri.
Invece, per corruzione secondo l’idea degli economisti, si intende: “l’insieme di
comportamenti di pubblici ufficiali o di impiegati pubblici finalizzati all’arricchimento
personale (o di persone vicine), e che si realizzano attraverso l’abuso dei poteri preposti al
loro ufficio; tale abuso comporta necessariamente una violazione dell’insieme dei doveri
d’ufficio” (Transparency International); piø semplicemente per corruzione si intende:
“l’abuso di un pubblico potere per ottenere vantaggi privati” (Treisman, 2000).
Grazie alla loro generalità, queste definizioni sono un punto di riferimento molto utile
per gli studi di economia della corruzione in quanto hanno il vantaggio di cogliere la
complessità di un fenomeno caratterizzato da molteplici aspetti. Innanzitutto, risulta evidente
che la tipologia di abuso di potere alla quale ci si riferisce non deve essere limitata alla
8
dimensione pubblica; viene incluso anche l’abuso di facoltà esercitato da parte del settore
privato.
Le dimensioni proprie del fenomeno della corruzione comprendono sia le relazioni tra
settore pubblico e privato, sia quelle interne al settore pubblico, sia quelle all’interno del
settore privato. Per quanto concerne la dimensione pubblico-pubblico, si possono menzionare
gli episodi di corruzione tra politici e funzionari. Pagamenti sottobanco finalizzati a ottenere
servizi privati, tangenti pagate con l’obiettivo di influenzare la scelta del personale o di creare
distorsioni nel mercato sono esempi di corruzione che riguardano solo il settore privato;
tuttavia viene data maggiore enfasi alla corruzione nel settore pubblico perchØ:
• essa spesso coinvolge personaggi con una certa reputazione;
• va ad intaccare interessi dell’intera società civile anche se a volte solo indirettamente;
• lede l’immagine di imparzialità e di giustizia che dovrebbero essere valori portanti per
chi è chiamato a gestire, nei vari livelli, la res publica.
Questo studio si concentra tuttavia sulle transazioni illecite che avvengono tra il
settore pubblico e quello privato; la corruzione in quest’ambito non solo incide
sull’andamento generale dell’economia, ma influenza significativamente le sfere politiche
(Heidenheimer, 1978), socio-culturali oltrechØ morali; la corruzione va a minare il buon
funzionamento delle istituzioni pubbliche e di governo, distorce gli effetti e gli scopi delle
politiche pubbliche, conduce ad un’allocazione inefficiente delle risorse, oltre che, a
danneggiare il settore privato e il suo sviluppo.
Di seguito andremo ad analizzare ciò di cui tratta la letteratura economica sul fenomeno della
corruzione.
1.2 La corruzione nella letteratura economica
Sia la letteratura economica sia la scienza della politica hanno a lungo dibattuto su
quali potessero essere le cause e le determinanti della corruzione, intesa come un insieme di
delitti (di natura pecuniaria, resistenza, omissione di atti di ufficio, malversazione ecc.)
procurati da funzionari pubblici ai danni dell’intera collettività o solo a parte di essa. Alcuni
studi effettuati per esempio sugli Stati Uniti (Glaeser e Saks, 2006) hanno smentito
chiaramente l’errata convinzione che il fenomeno corruttivo non riguardi solo paesi con un
basso grado di sviluppo economico o culturale e con una istituzione democratica non avanzata
ma anche paesi con grandi economie e istituzioni democratiche ben sviluppate.
9
L’informazione sull’azione dell’agente pubblico è un bene scarso (esistenza di
asimmetrie informative), difficilmente accessibile a tutti, e ha un costo molto alto. Questi
costi rappresentano una perdita per la società e hanno un peso significativo nell’influenzare le
scelte degli operatori privati; mostreremo in seguito che sono un elemento di inefficienza
all’interno del sistema economico.
La teoria economica generalmente analizza i problemi derivanti da asimmetrie
informative tra individui attraverso l’utilizzo del modello principale-agente; questo modello è
una formulazione che ci permette di rappresentare un insieme di relazioni che sono connotate
da caratteristiche che possono essere inquadrate in un’unica cornice teorica. Tale modello
viene generalmente utilizzato nel contesto dei problemi che derivano dalla presenza, come
detto sopra, delle asimmetrie informative. Si parla di rapporto principale-agente ogni
qualvolta un individuo (il principale) incarica un altro individuo (l’agente) di svolgere un
determinato compito, per proprio conto. Tale rapporto è caratterizzato dal fatto che gli
interessi del principale e quelli dell’agente possono differire e che il principale ha una
conoscenza limitata relativamente alle caratteristiche o all’operare dell’agente. Date queste
premesse, l’agente ottimizza la propria utilità: massimizza i profitti che può ricavare
dall’esecuzione dell’incarico e minimizza il piø possibile il suo contributo. Data
l’impossibilità di controllarne le caratteristiche o l’operato, il principale deve servirsi di un
efficiente sistema di incentivi che garantiscono una buona condotta da parte dell’agente
nell’esecuzione del mandato.
¨ opportuno evidenziare che la tipologia di asimmetrie informative che caratterizzano
il modello principale-agente si riferisce principalmente all’incapacità del principale di
conoscere caratteristiche o azioni nascoste che connotano il contratto con l’agente. Qualora il
problema del principale riguardi l’impossibilità di conoscere le caratteristiche qualitative
dell’oggetto del contratto con l’agente, il sistema di incentivi deve limitare la possibilità di
situazioni di selezione avversa (situazione in cui le regole del contratto non garantiscono
l’esclusione di oggetti/agenti con caratteristiche qualitative svantaggiose per il principale).
Qualora invece il problema del principale riguardi il comportamento dell’agente, gli incentivi
devono limitare la possibilità di comportamenti di azzardo morale da parte dell’agente
(situazioni in cui l’agente devia intenzionalmente da una condotta finalizzata all’esecuzione
dell’incarico).
Passiamo ora alla trattazione della letteratura economica che ha individuato tre tipi di
determinanti della corruzione:
1. economiche;
10
2. politico – istituzionali;
3. socio – culturali.
Di seguito le analizzeremo una per una.
1.2.1 Corruzione e crescita economica
Uno dei primi problemi affrontati dagli studiosi è stato quello di definire il legame
(direttamente o inversamente proporzionale che sia) tra corruzione e crescita economica; degli
studi effettuati nei paesi del Sud-Est asiatico sulla crescita e sulla corruzione, hanno in un
primo momento rafforzato l’idea che la corruzione potesse avere effetti positivi sulla crescita
del paese (Salinas Jimenez, 2006). Per esempio nel caso dell’Indonesia si concluse che la
concomitanza tra alti tassi di crescita e corruzione fosse dovuta perlopiø alla corruzione
istituzionalizzata, e quindi meno dannosa di quella decentralizzata e casuale (Schneider,
2007).
Soprattutto in presenza di regolamentazioni eccessive e di una burocrazia lenta e
macchinosa, la corruzione era vista come lo strumento per superare l’inefficienza creata dallo
Stato e quindi, come quasi una cosa indispensabile per ottenere benefici. In alcuni studi degli
anni ’60 (Leff, 1964; Huntington, 1968) ad esempio, viene teorizzato che la corruzione
consiste in un meccanismo capace di “oliare i rigidi ingranaggi del sistema” così da rendere il
sistema stesso piø efficiente. Tutto ciò consente di superare le rigidità che si oppongono sia
agli investimenti sia alle decisioni economiche favorevoli alla crescita; in queste teorie la
variabile tempo ha una sua valenza: dare molto valore al tempo comporta avere costi piø alti
nel caso di ritardi e lungaggini burocratiche e, in questo caso, la tangente può essere vista
come mezzo per ridurre tali costi permettendo così “economie di tempo” accelerando l’iter
burocratico.
Alcuni studi effettuati hanno reso evidente la relazione che esiste tra l’inefficienza
istituzionale (cioè la propensione dell’apparato burocratico a commettere reati contro la
pubblica amministrazione, provocando così corruzione) e la crescita economica (Easterly,
1993); l’inefficienza burocratica potrebbe influenzare la crescita economica di un paese in due
diversi modi:
• direttamente, attraverso una non efficiente allocazione delle risorse derivante dalla
propensione dei funzionari pubblici a commettere reati;
11
• indirettamente, poichØ gli individui avendo conoscenza dell’inefficienza dell’apparato
istituzionale non saranno di certo incentivati a investire ingenti somme di denaro.
Inoltre è chiaramente espresso che la corruzione è maggiore in paesi in cui le istituzioni non
sono ben sviluppate e c’è un basso sviluppo economico (Easterly, 1993); in questo caso la
corruzione tenderà ad essere sempre maggiore poichØ non si riesce in alcun modo a porre
rimedio all’inefficiente istituzione.
Un ulteriore canale attraverso il quale la riduzione della corruzione consentirebbe una
maggiore crescita economica è quello della riduzione indotta della pressione fiscale sui salari.
Un governo consapevole della corruzione dei propri funzionari potrebbe decidere di abbassare
i salari dell’intero settore pubblico, considerando che le tangenti vadano a compensare la
riduzione salariale. Se ci troviamo in presenza di un monitoraggio inefficiente e quindi in casi
di scarsi controlli, potrebbe anche essere ottimale per l’autorità centrale permettere la
corruzione, come strumento di compensazione dei costi di un inevitabile aumento salariale
(Dabla-Norris, 2000). L’alleggerimento della spesa pubblica, consentirebbe una riduzione del
prelievo fiscale, con un conseguente incremento dell’attività economica e quindi della
crescita; un punto da chiarire è, però, se un livello contenuto di tassazione possa essere
preferibile ad un elevato livello di corruzione; qui entrano in campo degli studi effettuati da
Shleifer-Vishny (1993) nei quali viene messo in evidenza che la corruzione provoca
distorsioni nel sistema economico di gran lunga superiori e gravi rispetto a quelli di una piø
alta tassazione. E’ interessante notare inoltre, la distinzione che i due studiosi fanno tra
corruzione con furto e senza furto: soprattutto la prima, quella con furto, produce distorsioni
serie al regolare funzionamento degli scambi; nascondendo la transazione allo Stato, il
burocrate cede il bene/servizio pubblico dietro esclusivo pagamento di tangente; l’utente in
questo caso ha fortissimi incentivi a non denunciare il burocrate, dato che il piø delle volte la
tangente da pagare è inferiore al prezzo pubblico; invece, analizzando la corruzione senza
furto, il burocrate vende il bene pubblico ad un prezzo pari a
p+b
in cui p è il corrispettivo per l’ottenimento del bene/servizio pubblico che va a finire nelle
casse dello Stato, mentre b rappresenta la tangente intascata dal burocrate stesso; quindi nel
caso senza furto la corruzione aumenta il prezzo del bene pubblico (e ne riduce la quantità
venduta), mentre il caso della corruzione con furto può anche ridurne il prezzo. Si capisce
facilmente come sia molto complesso individuare e sconfiggere questo tipo di corruzione.
12
Continuando a studiare la relazione tra corruzione e crescita economica, alcuni studi
mostrano come la corruzione abbia effetti negativi sulla crescita economica di un paese
poichØ influenza negativamente (Bliss, Di Tella, 1998):
• i comportamenti degli individui, nel senso che essi non saranno piø incentivati a
intraprendere azioni esemplari e virtuose, ma tenderanno sempre a cercare i mezzi piø
semplici, anche se illegali, per raggiungere i propri obiettivi personali;
• l’apparato produttivo; la corruzione, infatti, contribuisce pesantemente all’inefficienza
dell’apparato produttivo (la corruzione comporta un’allocazione delle risorse che in
molti casi provoca una riduzione dei profitti delle imprese). I funzionari pubblici
(all’interno dei loro luoghi di lavoro) hanno la possibilità di procurare ad altre imprese
autorizzazioni, permessi, brevetti, agevolazioni; ciò si ripercuote sugli investimenti
riducendoli drasticamente e va a peggiorare una situazione di stagnazione della
produttività e della crescita economica.
Fra gli effetti economici della corruzione si distinguono gli effetti sulla crescita
economica e quelli sui meccanismi di redistribuzione delle risorse. Per quanto concerne i
meccanismi distributivi, avvantaggiando chi ha i mezzi per ottenere benefici personali, la
corruzione incentiva la disuguaglianza sociale (Gupta – Davoodi, 1998). La corruzione può
incidere sulla stessa struttura del sistema fiscale; se la tassazione riflette criteri di
ottimizzazione dei pagamenti sottobanco, può generare sistemi fiscali regressivi. Sistemi equi
devono essere incentivati e hanno costi alti così che equità ed efficienza possono risultare in
contrapposizione. Per quanto concerne la crescita economica, la letteratura individua
l’esistenza di una correlazione significativa tra il grado di corruzione di un paese e la sua
crescita, sia a livello diretto, sia attraverso canali indiretti (Tanzi - Davoodi, 2002a). Uno dei
canali attraverso i quali ciò avviene è l’impatto che la corruzione ha sulle piccole imprese e
medie imprese; queste sono infatti piø vulnerabili rispetto alle grandi imprese. A differenza
delle seconde, le imprese di piccole dimensioni non hanno i mezzi da dedicare alla creazione
di dipartimenti specializzati a rapportarsi con i funzionari pubblici e con le perdite
d’efficienza dovute ai tempi procedurali di sistemi poco trasparenti; individualmente non
hanno potere politico nØ la disponibilità finanziaria per far fronte all’estorsione di tangenti.
Per le piccole e medie imprese tali costi possono essere decisivi per l’uscita dal mercato; in
una prospettiva insider-outsider, costi significativi possono impedire la stessa entrata.
L’evidenza empirica individua anche l’esistenza di una relazione positiva tra l’allocazione del
credito e l’esistenza di relazioni di tipo personale tra gli operatori del mercato (Tanzi –
Davoodi, 2002a); il fatto che le piccole imprese siano sottoposte a maggiori vincoli di tipo
13
finanziario costituisce per loro un ulteriore ostacolo allo svolgimento dell’attività economica.
La relazione di tipo quantitativo che lega il livello degli investimenti alla crescita economica
consente di individuare un altro canale attraverso il quale la corruzione diviene un ostacolo al
benessere collettivo. Mauro (1995) rileva una correlazione tra l’indice di corruzione e il
rapporto degli investimenti sul PIL. Mostra inoltre che una caduta degli investimenti ha un
effetto significativamente negativo sulla crescita. Gli investimenti che risentono
maggiormente di percezioni negative sul livello di corruzione di un Paese sono quelli
effettuati da operatori stranieri; l’impatto è particolarmente significativo sugli investimenti
diretti esteri (IDE). Gli IDE sono capitali stranieri destinati ad attività che presentano un basso
grado di liquidità (a differenza dei capitali destinati ad attività finanziarie) attraverso i quali
gli operatori assumono un impegno di medio – lungo periodo in un Paese. In vista dei vincoli
che queste attività comportano, gli investitori devono considerare con particolare attenzione
tutti i possibili rischi relativi all’ambiente economico nel quale investono. ¨ quindi evidente
che la corruzione e i costi che questa comporta entrano nel processo decisionale degli
operatori internazionali. In Paesi con alti livelli di corruzione, la composizione degli
investimenti si sposta generalmente a favore delle joint ventures; attività dominate da una
componente nazionale vengono infatti percepite piø deboli e incapaci di resistere al
fenomeno. La corruzione deprime significativamente il rendimento degli investimenti e ha un
effetto qualitativamente analogo a una tassa marginale. Studi econometrici (Wei, 1997) hanno
messo in evidenza che un incremento percentuale dell’imposta marginale sui rendimenti degli
investimenti diretti esteri riduce il flusso degli IDE di un ammontare pari al 3,3 punti
percentuali; l’incremento di un punto percentuale dell’indice della corruzione è correlato
invece ad una diminuzione dei flussi di investimento diretti di ben 11 punti percentuali.
Inoltre, qualora il livello di corruzione interno al sistema sia scarsamente prevedibile dagli
agenti privati, l’effetto sugli investimenti diretti è analogo a quello di una imposta arbitraria;
maggiore è la dispersione delle percezioni individuali di corruzione dei Paesi destinatari dei
capitali, maggiore è l’impatto negativo sul livello degli investimenti.
Tanzi e Davoodi (2002a) hanno sottolineato che la corruzione fa aumentare la spesa per
investimenti pubblici ma deprima la produttività delle opere realizzate. Infatti, la scelta delle
spese di investimento non riflette criteri di efficienza e può dar luogo ad investimenti poco
produttivi. Si noti inoltre che per lo stesso motivo un alto livello di corruzione è associato a
infrastrutture di bassa qualità e a scarsa manutenzione delle opere; i benefici privati che
possono derivare illegalmente dalla manutenzione sono di piccola entità se comparati a quelli
che si possono ottenere nell’ambito della costruzione di infrastrutture.