4
Il terzo ed ultimo capitolo prende in considerazione quel lasso di tempo che va da dopo
Salisburgo (dove, finalmente, gli italiani, capiscono che la Germania vuole la guerra
“locale o localizzabile” contro la Polonia) alla dichiarazione di non belligeranza da parte
dell’Italia; in esso quindi si parla del patto Ribbentrop – Molotov (e di come la
Germania abbia disatteso, ancora una volta, il Patto d’Acciaio e le dichiarazioni fatte
agli alleati italiani), dell’attacco alla Polonia, dell’entrata in guerra di Francia e Regno
Unito (secondo quanto temeva Roma e contro le previsioni – speranze di Berlino). In
questo studio è stato fondamentale l’utilizzo delle raccolte dei documenti diplomatici
italiani, tedeschi, francesi, britannici
4
; a livello storiografico ho utilizzato soprattutto la
monumentale opera di Renzo De Felice su Mussolini
5
, le opere di Mario Toscano
6
;
fondamentali, sono stati anche alcuni saggi di Pietro Pastorelli
7
, del Quartararo
8
, di
Donald Cameron Watt
9
. Per quanto riguarda la questione dell’Alto Adige, molto utili
sono stati il volume ad essa dedicato da Toscano (vedi nota 6) e il volume di Umberto
Corsini
10
. Per ricostruire alcuni passi particolari, come, ad esempio, la riunione del
Gran Consiglio dell’8 ottobre 1938; l’annessione della Cecoslovacchia del marzo del
’39 e alcuni altri, per cercare di capire le sensazioni di quei drammatici momenti, di
andare al di là della mera narrazione dei fatti mi sono avvalsa di alcune opere
4
Documenti diplomatici italiani (D.D.I.) serie VIII, voll. XI – XII; Documents on British Foreign Policy
(D.B.F.P.) serie III, voll. III – V; Documents on German Foreign Policy (D.D.T.) serie C, voll. V- VI;
Documents diplomatiques français (D.D.F.) serie II vol. VIII -XIII
5
RENZO DE FELICE, Mussolini il Duce, vol. II, Torino, Einaudi, 1981
6
MARIO TOSCANO, Le origini diplomatiche del Patto d’Acciaio, Firenze, Sansoni 1956; L’alleanza
con la Germania nazista, cit.; Storia diplomatica della questione dell’Alto Adige, Bari, Laterza, 1967
7
PIETRO PASTORELLI, La diplomazia italiana e la guerra in 50 anni dopo l’entrata nella guerra
mondiale aspetti e problemi, a cura di R.H. Rainero, A. Bigini, Ufficio Storico dello Stato Maggiore
dell’Esercito Italiano, Roma 30; giugno 1995; La politica estera fascista dalla fine del conflitto etiopico
alla seconda guerra mondiale, in L’Italia tra tedeschi e Alleati, a cura di Renzo De Felice
8
R QUARTARARO, Roma tra Londra e Berlino. La politica estera fascista dal 1930 al 1940, Roma 1980
9
DONALD CAMERON WATT, 1939 (How war came), Milano Leonardo Editore, 1989
10
UMBERTO CORSINI, Problemi di un territorio di confine, Trentino e Alto Adige dalla sovranità
austriaca all’accordo De Gasperi – Gruber, Trento, Comune di Trento, 1994
5
memorialistiche
11
fra cui, soprattutto, il Diario di Galeazzo Ciano 12 . Questa opera, per
quanto affascinante, deve essere utilizzata con cautela, anche a causa delle travagliate
vicende in cui è stata coinvolta, ma se “corroborata” con altri elementi provenienti dalle
opere storiografiche o dai documenti diplomatici, può risultare molto utile.
11
GIUSEPPE BOTTAI, Diario, Milano, Rizzoli, 1949 12 GALEAZZO CIANO, Diario, a cura di Renzo
De Felice, Milano, Rizzoli, 1990
6
ABBREVIAZIONI
D.B.F.P.: Documents on British Foreign Policy
D.D.F.: Documents diplomatiques français
D.D.I.: Documenti diplomatici italiani
D.D.T.: Documenti diplomatici tedeschi (D.G.F.P.)*
_______________________________
∗ la denominazione sarebbe quella di: “Documents on German Foreign Policy” in quanto pubblicate, per
la prima volta a Londra
7
CAPITOLO I: ITALIA GERMANIA DALL’ASSE ALLA
FIRMA DEL PATTO D’ACCIAIO (1036 – 1939)
1: L’ASSE ROMA – BERLINO
Come è noto l’alleanza italo – tedesca si perfezionò formalmente con la sottoscrizione
del Patto d’Acciaio avvenuta a Berlino il 22 maggio 1939. Ma il momento dal quale la
politica estera fascista si avvicinò a quella nazista risale a qualche anno prima e cioè alla
cosiddetta costituzione dell’Asse Roma – Berlino. Di tale costituzione Mussolini ne
diede l’annuncio nel suo discorso di piazza del Duomo a Milano il 1° novembre 1936,
una settimana dopo che Ciano, Ministro degli Esteri, aveva sottoscritto a Berlino
quell’insieme di accordi conosciuti come Protocolli d’Ottobre. Per il momento l’intesa
italo tedesca aveva una portata limitata: era, in fondo, il frutto della tensione verificatasi
tra l’Italia e le Potenze Occidentali in seguito all’impresa etiopica (1935 – 1936) e del
riavvicinamento tra Roma e Berlino dell’estate del 1936 che si era andato delineando in
conseguenza, soprattutto, della guerra civile spagnola.
1
Durante il conflitto italo –
etiopico, però, la Germania, ben lungi dall’attivarsi in favore dell’Italia
2
, aveva
addirittura offerto i suoi servigi a Londra
3
ed aveva approfittato della rottura del fronte
di Stresa
4
per eliminare, con la rimilitarizzazione della Renania (Regione tedesca
1
MARIO TOSCANO, L’alleanza con la Germania nazista (1936 – 1940), in 30 anni di storia politica
italiana…. pag. 317
2
In proposito si veda Attolico a Ciano, telespressi del 1° e 2 dicembre 1939, in I DOCUMENTI
DIPLOMATICI ITALIANI, Roma, La libreria dello Stato, 1952 e segg. (d’ora innanzi citati D.D.I.), serie
VIII vol. II, DD. 411 e 427
3
B DAHLERUS, The last attempt, Londra, Hutchinson, 1948, pag. 45
4
Nell’aprile del 1935 a Stresa si era tenuta una conferenza in cui i rappresentanti di Italia, Gran Bretagna,
Francia, avevano denunciato la politica militaristica di Hitler; tale “fronte” si era rotto con l’attacco
italiano all’Etiopia e le conseguenti sanzioni economiche della Società delle Nazioni contro l’Italia.
8
confinante con Francia, Lussemburgo, Belgio) le ultime limitazioni di ordine militare
impostele dalla pace di Versailles.
5
Con il delinearsi della vittoria italiana in Etiopia,
l’atteggiamento di Hitler verso l’Italia cominciò a Mutare.
6
Già con l’accordo austro –
tedesco del 11 luglio del 1936 (sostenuto da Mussolini) era venuto meno uno dei
maggiori punti di attrito tra Italia e Germania
7
e il 3 ottobre 1936 l’ambasciatore tedesco
in Italia, von Hassell, consegnò a Ciano l’invito formale a recarsi in Germania dal 21 al
22 dello stesso mese.
8
Fu in occasione del soggiorno di Ciano a Berlino che i due
Ministri degli Esteri, Ciano per l’Italia, von Neurath, per la Germania, sottoscrissero i
già ricordati protocolli di ottobre.
9
Essi constavano dell’accordo dei rispettivi governi
sulla politica da seguire nei confronti della Società delle Nazioni
10
, del progetto francese
per un patto orientale con l’Unione Sovietica, della guerra di Spagna, della lotta contro
il comunismo, delle rivendicazioni di Berlino sulle antiche colonie, del trattamento
riservato ai cittadini tedeschi in Etiopia, delle relazioni con l’Austria e dei rispettivi
interessi nel bacino danubiano.
11
La portata dell’Asse era dunque circoscritta al
semplice coordinamento della politica dei due Governi nei riguardi di alcuni problemi
contingenti: si era alquanto lontani da una alleanza, soprattutto da una alleanza di tipo
militare, ed era chiaro che gli sviluppi futuri delle relazioni tra Roma e Berlino
sarebbero dipesi da altre circostanze.
12
Come ci racconta Mario Toscano
13
, i colloqui in
5
MARIO TOSCANO, L’alleanza con la Germania nazista, cit., pag. 317
6
Le aperture tedesche si manifestarono già nel corso del viaggio che il Ministro della giustizia del Reich,
Hans Frank, fece in Italia nell’aprile del 1936 e divennero più insistenti dopo che i due governi ebbero
assunto un atteggiamento sostanzialmente identico di fronte all’insurrezione falangista.
7
Di questo accordo si farà cenno nel par. II
8
Von Hassell a von Neurath, telegramma del 3 ottobre 1936, in DOCUMENTS ON GERMAN
FOREIGN POLICY, 1919 –1945, Londra, Her Majesty Stationery Office, 1949 e segg. (d’ora innanzi
citati D.D.T.), serie C, vol. V D. 568 e Promemoria Ciano, in pari data, in l’Europa verso la catastrofe 184
colloqui con Mussolini, Hitler, Franco, Chamberlain, Summer-Welles, Rustu Aras, Stojadinovic,
Goering, Zog, François-Poncet, ecc. verbalizzati da Galeazzo Ciano, Milano, Mondadori, 1948, pag. 82
9
MARIO TOSCANO, L’alleanza con la Germania nazista, cit., pag. 317
10
L’Italia uscirà dalla Società delle Nazioni nel 1937; la Germania ne era già uscita nel 1936
11
Per il testo dei Protocolli di Ottobre si veda D.D.T., serie C, vol. V, D 624
12
MARIO TOSCANO, L’alleanza con la Germania nazista cit., pag. 318
9
quell’ottobre del 1936 tra Ciano e von Neurath si svolsero normalmente senza
particolari degni di nota; invece i colloqui tra il conte Ciano e Hitler furono di ben altro
tono.
14
Queste conversazioni si svolsero a Berchtesgaden e ivi Ciano consegnò al
Cancelliere tedesco un fascicolo di documenti del Foreign Office (il Ministero degli
Esteri del Regno Unito) di cui l’ambasciatore italiano a Londra, Dino Grandi, era
venuto in possesso; il fascicoli conteneva alcuni rapporti dell’ex ambasciatore di Gran
Bretagna a Berlino, Sir Eric Phipps, nei quali si davano giudizi molto severi sulla
Germania nazista e sui suoi dirigenti; vi era inoltre un commento di Eden (Ministro
degli Esteri britannico) dove si sottolineava la necessità di affrettare il riarmo britannico
mentre con la Germania proseguivano i negoziati per cercare di stabilire un modus
vivendi che, però, a parere di Eden, aveva un valore puramente dilatorio.
15
Non appena
scorse i documenti Hitler comprese che era vano sperare in una intesa con Londra e ciò
Lo indusse a considerare subito superati nello spirito i Protocolli di Ottobre. Il Fuehrer
dichiarò: “Alla intesa fra le democrazie bisogna imporne una guidata e capeggiata dai
due dittatori. Ma non bisogna limitarsi a tenere un atteggiamento passivo. Bisogna
assumere un contegno attivo. Bisogna passare all’attacco.
16
Come dice Mario
Toscano
17
, la mossa di Mussolini era andata oltre il segno ed aveva messo in moto un
meccanismo di cui lo stesso dittatore doveva diventare prigioniero. Un’altra tappa sulla
via dell’alleanza fu costituita dalla visita che Mussolini fece in Germania nel 1937: le
manovre dell’esercito tedesco nella Prussia Orientale, la visita ai maggiori complessi
industriali della Ruhr, lo spettacolo di organizzazione dello stato nazista, lasciarono
13
Ibidem.
14
Ibidem.
15
L’Europa verso la catastrofe, cit., pag. 78 n 1
16
Sul colloquio di Berchtesgaden si veda il promemoria Ciano, 24 ottobre, 1936, ibid., pag. 93. Manca un
corrispondente tedesco
17
MARIO TOSCANO, L’alleanza con la Germania nazista, cit., pag. 318
10
senza fiato il Duce e lo convinsero che, sul piano militare e morale, la Germania era, di
gran lunga, il paese più forte: il sicuro vincitore nell’eventualità di un conflitto.
18
Tanto
è vero che Cameron Watt ci narra che Mussolini, al momento della stipulazione del
Patto d’Acciaio fu ingannato sì dai tedeschi, ma anche dall’orgoglio e dalla presunzione,
allettato dalla prospettiva di una alleanza con la potenza e la grandiosità della nazione
tedesca e della Wehrmacht, che Hitler gli aveva accuratamente mostrato nel 1937 nella
sua visita a Berlino e durante le manovre militari nella Prussia Orientale. Non
conosceva per nulla gli Stati Uniti. E l’unica visita che aveva compiuto in Gran
Bretagna risaliva al 1922, quando tutto quello che aveva visto era quella parte di Londra
che si estende dalla Victoria Station a Withehall.
19
Intanto il 6 novembre 1937 l’Italia
aderì al Patto Anticomintern stipulato tra Germania e Giappone: il patto aveva lo scopo
di combattere il comunismo.
20
I relativi negoziati diedero luogo ad un clamoroso
episodio di malafede dei dirigenti nazisti nei riguardi dell’Italia; esplicitamente
interrogati essi negarono che l’accordo contenesse delle clausole segrete
21
, ma, dopo la
guerra, quando il testo dell’alleanza nippo – tedesco fu noto, si è appreso che esso
comprendeva in un protocollo segreto, l’impegno a seguire una politica comune verso
l’URSS.
22
Impegno che fu violato dalla Germania il 23 agosto 1939 con la firma del
Patto di Non Aggressione tra la Germania e l’URSS (cd Patto Ribbentrop – Molotov)
senza la preventiva consultazione del Giappone. L’adesione dell’Italia al Patto
Anticomintern venne sottoscritta a Palazzo Chigi il 6 novembre 1937 da Ciano, von
18
MASSIMO MAGISTRATI, L’Italia a Berlino, Milano, Mondadori, 1956, pagg. 65 - 76
19
DONALD CAMERON WATT, 1939, (How war came), Milano, Leonardo Editore 1989
20
Testo in ETTORE ANCHIERI, La diplomazia contemporanea. Raccolta di documenti diplomatici,
Padova Cedam, 1959 pag. 131
21
Von Hassell a von Ribbentrop, telegramma del 20 ottobre 1937, in D.D.T., Vol. I, D. 10 e promemoria
Ciano del 20 ottobre 1937, in l’Europa verso la catastrofe, cit., pag. 213 relativi al colloquio di Ciano con
il Capo di Gabinetto di von Ribbentrop, Raumer; promemoria Ciano del 22 ottobre 1937, ibid., pag. 214,
sul suo colloquio con von Ribbentrop.
22
Il testo del protocollo addizionale segreto è riportato in D.D.T., serie D, vol. I pag. 734
11
Ribbentrop (succeduto al Ministero degli Esteri a von Neurath) e dall’ambasciatore
giapponese a Roma Hotta. Per dirla con Ciano: “L’Italia ha rotto l’isolamento: è al
centro della più formidabile combinazione politica – militare che sia mai esistita”.
23
In
questo modo si erano create le premesse politiche di quella alleanza militare a tre che,
stipulata nel settembre 1940
24
, doveva portare i tre regimi alla catastrofe. Ma prima
dell’alleanza tripartita vide la luce l’alleanza bilaterale italo – tedesca. L’idea di una
alleanza militare fra Italia e Germania era stata contemplata da Hitler già nel suo libro
Mein Kampf
25
, tuttavia il dittatore tedesco la prese in seria considerazione solo dopo
l’Anschluss (l’annessione austriaca alla Germania), quando l’atteggiamento tenuto da
Mussolini di fronte all’unione austro – tedesca fece sorgere a Berlino una favorevole
disposizione psicologica; si erano realizzate le premesse essenziali: la creazione di una
frontiera comune tra i due stati ed il consenso accordato al progetto dai militari tedeschi,
prima dichiaratamente ostili ad una alleanza con l’Italia.
26
2: L’ANSCHLUSS E LE SUE CONSEGUENZE
Dall’avvento al potere di Hitler, Mussolini aveva cercato di difendere l’indipendenza
austriaca cercando di coordinare la politica dell’Austria con quella tedesca, ma ricevette
come risposta ai suoi tentativi il netto rifiuto della Germania nazista
27
; nel gennaio del
23
MARIO TOSCANO, L’alleanza con la Germania nazista, cit. pag. 319
24
Testo in ETTORE ANCHIERI, op. cit., pag. 162
25
ADOLF HITLER, La mia battaglia, Milano, Bompiani, 1941, pagg. 302 - 303
26
Su questo punto si vedano le dichiarazioni di Goering al ministro consigliere a Berlino, Magistrati
(Magistrati a Ciano, lettera personale del 21 aprile 1938, in MARIO TOSCANO, Pagine di storia
diplomatica contemporanea, Milano, Giuffrè, 1963, vol. II pagg. 176 – 180)
27
PIETRO PASTORELLI, L’Italia e l’accordo austro – tedesco dell’11luglio 1936, in Annali dell’istituto
italo – germanico di Trento, Bologna, il Mulino, pag. 395
12
1936 si ebbe un mutamento dell’atteggiamento di Mussolini: tanto è vero che l’allora
sottosegretario, Suvich, in due appunti indirizzati a Mussolini illustrava tutte le ragioni
per le quali l’Italia non si doveva avvicinare alla Germania e doveva continuare a
difendere l’indipendenza austriaca.
28
Mussolini non accolse il suggerimento di Suvich (che proponeva di risolvere il
problema con un accordo diretto italo – tedesco avente ad oggetto l’Austria, o con un
sistema trilaterale, o, almeno, favorendo un accordo austro – tedesco) e accettò la
richiesta nazista di essere lui a comunicare agli austriaci il cambiamento di rotta della
diplomazia italiana. Il nuovo atteggiamento italiano aveva spianato la via all’intesa
austro tedesca: infatti il Cancelliere austriaco, Schuschnigg, aveva preso nota del
cambiamento italiano, aveva affermato che l’unico modo per giungere ad un
miglioramento dei rapporti tra Austria e Germania era che ciò avvenisse tramite gli
alleati dell’Austria: voleva avere come “garanzia” la partecipazione ad esso dell’Italia,
anche se, il Cancelliere austriaco sapeva, ormai, che si sarebbe trattata di una garanzia
priva di valore; aveva capito che era “autorizzato” ad eliminare dal governo gli
oppositori dell’accordo; e infatti, a metà maggio ci fu la crisi di governo e furono
estromessi dall’esecutivo il Principe Starhemberg (leader dell’opposizione all’accordo
austro tedesco) e il Ministro degli Esteri Berger – Waldenegg, anche lui sulle stesse
posizioni politiche del principe. Nel colloquio tra Schuschnigg e Mussolini, tenutosi il 5
giugno 1936 alla Rocca delle Camminate, il cancelliere austriaco enunciò le concessioni
che era disposto a fare: partecipazione al governo dei nazisti, amnistia per i fondatori e
gli iscritti al partito nazista (fino ad allora considerato illegale); alcune concessioni in
materia di stampa e aggiunse che se l’Italia parlava con la Germania avrebbe potuto
darle l’impressione che quello era il massimo a cui l’Austria poteva arrivare.
28
Ibid. pag. 396
13
Con l’accordo austro – tedesco dell’11 luglio 1936 la Germania riconosceva la sovranità
dell’Austria (e questo apparente caposaldo del trattato permetteva a Mussolini di
considerarlo come un successo per l’Italia). La Germania prometteva di non intervenire
nella vita pubblica austriaca e l’Austria faceva lo stesso. La politica austriaca verso la
Germania avrebbe tenuto conto del carattere di “Stato tedesco” proprio anche
dell’Austria. Contemporaneamente veniva tolto il bando, imposto nel 1934,
all’esistenza del partito nazista che da allora veniva candidato al governo.
29
Nonostante il riconoscimento della sovranità austriaca, l’11 marzo 1938, Hitler compì
l’Anschluss: l’annessione austriaca alla Germania. L’annessione fu uno scacco
durissimo per il Duce sia sul piano interno, sia sul piano internazionale. Fino al 1936
egli aveva difeso l’indipendenza austriaca anche per evitare di avere i tedeschi sulle
porte di casa; poi, in un momento di gravi pericoli per l’Italia, vi era stato un
cambiamento di rotta per cercare di avvicinarsi alla Germania, per uscire da
quell’isolamento in cui l’Italia si era trovata a causa della guerra etiopica. Tuttavia, il
Duce, mantenne la sua decisione anche quando non aveva più un bisogno urgente
dell’amicizia tedesca, ossia dopo l’aprile del 1936, quando i pericoli derivanti dalla
guerra di Etiopia (chiusura del canale di Suez, inasprimento delle sanzioni, scontro con i
franco – britannici) si erano ormai dileguati. Mussolini, dopo la proclamazione
dell’Impero sarebbe potuto ritornare sui suoi passi, ma preferì andare dritto per la strada
intrapresa ( prova ne siano i Protocolli di Ottobre). Questo consente di affermare che il
cambiamento della politica di Mussolini verso l’Austria implicasse anche una
accettazione dell’Anschluss:
30
ma egli sperava che non accadesse in breve tempo
31
.
29
ENNIO DI NOLFO, Storia delle relazioni internazionali, Bari, Laterza, pag. 211
30
PIETRO PASTORELLI, L’Italia e l’accordo austro – tedesco dell’11 luglio 1936, cit. pag. 408
14
Egli stesso aveva bisogno di tempo: Mussolini si preoccupava del momento in cui
avrebbe dovuto annunciare pubblicamente questo cambiamento della politica italiana,
ben sapendo che ci sarebbero state delle reazioni negative in vasti settori dell’opinione
pubblica italiana
32
e stava cercando di fare accettare agli italiani due idee: intanto che
nella nuova realtà determinata dall’Asse, l’indipendenza dell’Austria non fosse così
indispensabile, e poi che l’Asse ben lungi dall’essere un pericolo per l’Italia, fosse, anzi
un beneficio. Il tempo, datogli dalla fluida realtà internazionale non era però bastato;
infatti dal punto di vista interno l’Anschluss provocò reazioni alquanto negative: essa fu
sentita come la prima vera sconfitta del fascismo; si guardò con sempre maggior
sospetto ed ostilità alla politica dell’Asse: si ebbe l’impressione di avere fatto un nuovo
passo (dopo la guerra di Spagna) su una strada molto pericolosa per l’Italia: la strada
dell’alleanza con la Germania.
33
Dal punto di vista di politica estera, l’Anschluss aveva messo in forse la credibilità del
Duce nella comunità internazionale.
34
Anche dal punto di vista di politica
internazionale quello che a Mussolini occorreva era il tempo; il fine ultimo della politica
di Mussolini era quello di allearsi con il Regno Unito per poi spingere la Francia ad un
accordo; la cosa più importante da fare era riavvicinarsi a Londra: l’intesa con la
Francia (che avrebbe comportato il soddisfacimento di alcune mire espansionistiche
italiane) sarebbe venuto dopo e come conseguenze di quella con il Regno Unito. Egli
inoltre era convinto che fosse meno probabile un accordo franco – tedesco sulla testa
dell’Italia rispetto ad un accordo tra Germania e Gran Bretagna. Infine la situazione tra
Francia e Italia era più fosca rispetto a quella esistente tra Italia e Regno Unito: infatti
31
RENZO DE FELICE, Mussolini il Duce, lo stato totalitario 1936 – 1940, vol. II, Torino, Einaudi, 1981,
pag. 467
32
PIETRO PASTORELLI, L’Italia e l’accordo austro – tedesco dell’11 luglio 1936, cit., pag. 410
33
RENZO DE FELICE, Mussolini il Duce, cit., pag. 474
15
con la Francia era più difficile trovare una piattaforma d'accordo da cui partire: essa era
assai più impegnata psicologicamente, ideologicamente, politicamente, della Gran
Bretagna a sostenere la Spagna repubblicana ed era tutto fuorchè rassegnata ad una
vittoria nazionalista e, dunque, ad una ulteriore permanenza in Spagna dei “volontari”
italiani. Ma non era solo la guerra di Spagna a rendere spinosa la situazione; le richieste
italiane sintetizzate nello slogan: Tunisi, Gibuti, Suez, erano considerate alquanto
“pesanti” dalla Francia. Infine vi era la difficoltà ideologica e politica di giustificare un
riavvicinamento con la Francia governata dal fronte popolare, legata da un patto di
amicizia e collaborazione con l’URSS e sul cui territorio era concentrata la parte più
attiva dell’antifascismo italiano.
35
Mussolini era anche convinto, data la difficoltà in cui
versava il fronte popolare, che tale esperienza di governo fosse arrivata alla fine: ciò
avrebbe portato ad un declino della potenza francese e ad una trasformazione del suo
assetto politico interno ad opera di forze nuove.
36
Dopo l’Anschluss, però, delle porte si erano aperte per l’Italia: sia Hitler, sia la Francia,
sia il Regno Unito avevano dato per scontato (e a ragione) che Mussolini di fronte
all’Anschluss avrebbe fatto buon viso a cattivo gioco;
37
una testimonianza di ciò ci
viene data anche dal diario dell’allora Ministro degli Esteri italiano, Conte Galeazzo
Ciano: egli in data 13 marzo 1938 annotava: “L’evento fatale si è compiuto; non è stato
piacevole, certamente no”.
38
Ciò nonostante, o forse proprio per questo, a Londra e a Parigi, per alcune settimane, ci
si domandò con ansia quale sarebbe stata la mossa italiana all’Anschluss.
39
Tanto è vero
34
Ibid. pag. 467
35
Si veda, per esempio, i fratelli Rosselli
36
RENZO DE FELICE, Mussolini il Duce, cit., pag. 468
37
Ibid. pag. 474
38
GALEAZZO CIANO, Diario, Milano, Rizzoli, 1990, a cura di Renzo De Felice, pag. 112
39
RENZO DE FELICE, Mussolini il Duce, cit. pagg. 475 e segg.
16
che il 12 marzo 1938 l’incaricato d’affari francese a Roma,
40
Blondel, si era affrettato a
consigliare all’allora Ministro degli Esteri francese Delbos, di cercare di evitare il più
possibile, visto l’estrema sensibilità di Mussolini che la stampa francese attaccasse il
comportamento dell’Italia.
41
L’interrogativo era se la sua reazione sarebbe stata quella
di accelerare il riavvicinamento al Regno Unito per poi tentare di avvicinarsi alla
Francia o se, al contrario, avrebbe stretto ancora di più i suoi rapporti con Hitler, magari
firmando una alleanza militare.
42
A Parigi, ai primi di aprile si prese in considerazione la possibilità di rinnovare i contatti
con Roma.
3: GLI ACCORDI ANGLO – ITALIANI (16 APRILE 1938: I CD
ACCORDI DI PASQUA)
Nel mentre la Francia cominciava i sondaggi per vedere se da parte italiana vi era
veramente la volontà di concludere un accordo, altri negoziati stavano andando in porto:
quelli con la Gran Bretagna. I contatti italo – britannici erano iniziati nel 1936 e
avevano portato nel gennaio 1937 a quello scambio di note conosciuto come
gentlemen’s agreement che muovendo dal presupposto della cessazione dell’intervento
italiano in Spagna, vincolava le due parti a non modificare lo status quo nel
Mediterraneo, impegnandole al rispetto dei reciproci interessi e diritti in tale zona.
43
Ma a parte questo “accordo fra gentiluomini” i contatti erano andati avanti ad
intermittenza: il più grande ostacolo era costituito dalla questione spagnola. Il Primo
Ministro britannico Chamberlain e una larga parte del suo partito (il partito
40
La Francia aveva richiamato il proprio ambasciatore dall’Italia con l’attacco di quest’ultima all’Etiopia
41
Documenti Diplomatici francesi ( d’ora innanzi citati D.D.F.) serie II, vol. VIII, pagg. 736 e segg.
42
RENZO DE FELICE, Mussolini il Duce, cit., pag. 475
43
ENNIO DI NOLFO, Storia delle relazioni internazionali, cit., pag. 228
17
conservatore) erano convinti dell’opportunità di una alleanza con l’Italia, anche per
evitare che questa si gettasse tra le braccia di Hitler, ma per fare accettare tale accordo
al resto del partito, all’opinione pubblica britannica e alla Francia ci doveva essere una
svolta nella questione spagnola.
44
Le avvisaglie (nel febbraio del 1938) dell’Anschluss e
l’Anschluss stessa accelerarono i colloqui; il Regno unito aveva fretta di concludere i
negoziati: la questione pregiudiziale per Roma, quella del riconoscimento dell’impero,
fu subito impostata da Londra a Ginevra (dove aveva sede il consiglio della Società
delle Nazioni) per rendere possibile il riconoscimento stesso allorquando la Società
delle Nazioni avesse risolto favorevolmente il problema del riconoscimento della
sovranità italiana sull’Etiopia.
45
Il 16 aprile 1938 (Sabato Santo) vennero stipulati i cd Accordi di Pasqua che
ripristinavano formalmente l’amicizia tra i due paesi. Gli accordi comprendevano una
serie di documenti riguardanti diversi punti di discussione tra i due Stati. Vi era un
protocollo introduttivo nel quale le due parti ribadivano la loro volontà di mutue e
buone relazioni e quella di contribuire alla pace generale. Seguivano otto allegati, redatti
separatamente, poiché ciascuno di essi doveva essere considerato come un accordo a sé
stante. Veniva sancita la conservazione dello status quo nel Mediterraneo; veniva
predisposto uno scambio di informazioni sui movimenti amministrativi e militari nei
territori rispettivamente controllati confinanti con il Mediterraneo, il Mar Rosso e il
Golfo di Aden. Il terzo allegato era inteso ad evitare contrasti nelle rispettive politiche
mediorientali e conteneva una garanzia di riconoscimento dell’indipendenza e
dell’integrità dell’Arabia Saudita e dello Yemen.
44
RENZO DE FELICE, Mussolini il Duce, cit. pagg. 448 e segg.
45
Ibidem