Introduzione La presente ricerca si occupa della proposta di cooperazione rivolta dalla NATO nel
giugno del 2004 ai paesi del Golfo Persico facenti parte del Consiglio di Cooperazione
del Golfo (Gulf Cooperation Council, GCC), proposta che ha dato origine ad una
partnership, denominata Iniziativa di Cooperazione di Istanbul (ICI), che coinvolge
l'Organizzazione transatlantica e quattro paesi del Golfo, Bahrein, Emirati Arabi Uniti,
Kuwait e Qatar.
Ciò che mi ha spinto a confrontarmi con questo tema è stata la volontà di approfondire il
ruolo politico, e non strettamente militare, rivestito dalla NATO nello scenario
internazionale, spesso trascurato, e la possibilità di concentrarmi su un'area di grande
rilevanza geo-politica e geo-strategica per le sorti degli equilibri internazionali, e su
avvenimenti di stretta attualità, la cui comprensione è fondamentale per capire gli
sviluppi futuri del quadro strategico regionale e internazionale.
L'obiettivo della presente ricerca è quello di individuare i motivi principali dell'interesse
della NATO per la regione del Golfo, e in particolare quali siano gli scopi che
l'Organizzazione si è prefissata con il varo dell'ICI, e se questi siano stati raggiunti, o se
si sia sulla buona strada per raggiungerli in futuro. Altresì la mia ricerca mira ad
evidenziare, non solo le ragioni che hanno spinto la NATO ad accrescere il suo impegno
nei confronti del Golfo Persico, ma anche le motivazioni che hanno spinto gli stessi
paesi del GCC destinatari dell'Iniziativa, ad accoglierla o a rifiutarla, come deciso
dall'Arabia Saudita e dall'Oman. La presente ricerca, non potendo ovviamente ignorare
l'estesa presenza statunitense nella regione, tende a verificare quali siano le sue
interazioni con il progetto della NATO, e se eventualmente la NATO, tramite l'ICI,
possa porsi seriamente come un'alternativa alle garanzie di sicurezza offerte dagli Stati
Uniti. Per fare ciò ho dedicato una buona parte della mia ricerca a delineare
sinteticamente, ma il più chiaramente possibile, il quadro strategico complessivo
all'interno del quale l'ICI va si inserisce, e le possibili interazioni con le altre iniziative
rivolte all'ampia area geo-politica del Grande Medio Oriente, cui il Golfo fa parte.
La ricerca è stata effettuata prevalentemente sulla base di materiale documentario
prodotto dalla NATO, sul quale sito web è stato possibile reperire dichiarazioni ufficiali,
sia dei Segretari Generali che si sono succeduti alla guida della NATO dal momento in
cui l'ICI è stata varata, Jaap de Hoop Scheffer e Anders Fogh Rasmussen, sia le
dichiarazioni conclusive dei Vertici dei Ministri degli Esteri e dei Capi di Stato e di
Governo dei paesi membri, utili per individuare i momenti storici e le motivazioni che
hanno spinto l'Organizzazione transatlantica a guardare con accresciuto interesse il
Golfo. Nel sito dell'Alleanza è stato inoltre possibile consultare diversi testi ufficiali, tra
i quali quello dell'ICI, necessario per apprenderne le motivazioni ufficiali e darne una
corretta definizione. Molto utili sono state anche le trascrizioni dei discorsi, tenuti sia
dal Segretario Generale, sia da diversi Ambasciatori NATO come Claudio Bisogniero,
Alessandro Minuto Rizzo, Martin Erdmann e Jean François Bureau, alle conferenze e ai
seminari organizzati proprio in seno all'ICI, i quali hanno fornito diversi spunti di
analisi, poi approfonditi nella presente ricerca.
Se il sito della NATO si è rivelato utile e completo, lo stesso non si può dire del sito
ufficiale del GCC, nel quale nessun cenno viene fatto all'iniziativa di partnership che
lega la maggior parte dei suoi membri alla NATO, ed è ugualmente difficile reperire
materiale documentario che testimoni la storia e le azioni dell'organizzazione stessa, a
parte il proprio Trattato Istitutivo e alcune, ma solo le più recenti, dichiarazioni ufficiali
che seguono alla riunione annuale del Consiglio Supremo del GCC.
1
Altro materiale documentario, utile in particolar modo ai fini dell'analisi concernente
l'imprescindibile presenza statunitense nel Golfo Persico, è stato possibile reperirlo
presso il Dipartimento di Stato statunitense, e presso il sito della Casa Bianca. Altro
ancora presso il sito dell'Unione Europea, dove è stato possibile consultare il Trattato
che dal 1988 ne regola le relazioni col GCC, e vari documenti concernenti i rapporti fra
le due organizzazioni regionali, in modo da poter effettuare un paragone fra le politiche
della NATO e quelle europee rivolte al Golfo Persico. Infine presso il sito dell'Agenzia
Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) è stato possibile consultare i dossier
riguardanti la vicenda nucleare iraniana, le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza
dell'ONU che la riguardano, e i rapporti del Direttore Generale dell'Agenzia che
testimoniano la mancata applicazione del Trattato di non-proliferazione da parte
dell'Iran, oggetto di grande preoccupazione da parte dei paesi del GCC e degli Alleati
NATO.
Nell'ambito della ricerca è stato inoltre di grande utilità il sito dell'Assemblea
Parlamentare della NATO, nel quale è stato possibile reperire diverse relazioni,
concernenti le relazioni fra l'Alleanza e il Golfo Persico, particolarmente ricche di
informazioni, fra le quali segnalo quelle dei relatori Ruprecht polenz 1
e Mike Ross 2
.
Altre fonti rivelatesi interessanti e accuratamente documentate provengono dal
Congressional Research Service (CRS), un'agenzia di supporto al Congresso
statunitense, le cui pubblicazioni sono reperibili presso il sito della Federation of
American Scientist (FAS), utili in particolare per delineare con chiarezza l'entità della
presenza statunitense nel Golfo, paese per paese, e per avere dei riferimenti
particolarmente precisi cui attingere per gli avvenimenti più recenti, essendo queste
relazioni costantemente aggiornate.
Molto utili e interessanti si sono inoltre rivelati i saggi reperibili presso il sito ufficiale
del NATO Defense College di Roma, molto completi e ricchi di spunti. Si sono rivelati
in particolar modo utili il breve saggio di Pierre Razoux sull'ICI
3
, ricco di dati
aggiornati sull'implementazione pratica dell'Iniziativa e di suggerimenti da cui partire
per ulteriori approfondimenti, e il saggio di Ashraf Kishk 4
, Direttore del Centro
Diplomatico di Studi Strategici del Cairo e specialista in questioni concernenti la
sicurezza del Golfo, che si concentra prevalentemente sui problemi irrisolti che
affliggono l'iniziativa NATO, le possibili soluzioni e gli scenari di sviluppo futuri.
Molto utili, anche se più risalenti, sono stati i saggi di Laure Borgomano-Loup, Carlo
Masala e Peter Faber 5
, che guardano sempre ai futuri sviluppi dell'ICI, tenendo anche
conto delle connessioni con la precedente iniziativa NATO del Dialogo Mediterraneo.
Molti altri sono stati poi i saggi, non concernenti direttamente l'ICI, ma riguardanti la
1 POLENZ Ruprecht, NATO and Persian Gulf security , (2005), NATO Parliamentary Assembly,
Committee Reports , 19 aprile 2005, http://www.nato-pa.int/Default.asp?
CAT2=0&CAT1=0&CAT0=576&SHORTCUT=676&SEARCHWORDS=POLENZ
2 ROSS Mike, Security in the Gulf and on the Arabian Peninsula: an agenda for NATO , (2010), NATO
Parliamentary Assembly, Committee Reports, 14 november 2010, http://www.nato-pa.int/default.asp?
SHORTCUT=2076
3 RAZOUX Pierre, What future for NATO's Istanbul Cooperation Initiative? , Research Paper, Research
Division, NATO Defense College, Roma, gennaio 2010
4 KISHK Ashraf, The Istanbul Cooperation Initiative Agreement between NATO and the Gulf
Cooperation Council Countries. Obstacles and Propositions , NATO Defense College, Research Division,
Roma, dicembre 2009
5 B ORGOMANO-LOUP Laure, NATO’s Mediterranean Dialogue and the Istanbul Cooperation
Initiative: Prospects for Development , Research Paper n. 21, Research Division, NATO Defense College,
Roma, giugno 2005
MASALA Carlo/ FABER Peter, The Istanbul Cooperation Initiative - Possible Next Steps Ahead ,
Research Paper n. 21, Research Division, NATO Defense College, Roma, giugno 2005
2
pirateria al largo del Golfo e il ruolo dell'Alleanza, la questione israelo-palestinese e i
suoi effetti sulla cooperazione della NATO nel modo arabo, o più in generale la politica
dell'Organizzazione verso il Grande Medio Oriente, rivelatisi fondamentali per costruire
una più ampia visione d'insieme del quadro politico e strategico all'interno del quale si
inseriva l'analisi dell'ICI. Particolarmente utile a questo proposito è stato il recente
studio di Sally K. Isac sulla condivisione della sicurezza fra NATO e paesi del Medio
Oriente 6
.
Articoli molto interessanti sono stati reperiti mediante la consultazione della Rivista
della NATO, presente anche in lingua italiana, ma più completa in lingua inglese. Si
sono rivelati in particolare interessanti ai fini della presente ricerca gli articoli di Nicola
De Santis 7
, Carlo Masala
8
, Alani Mustafa
9
e Abdulaziz Sager 10
.
Sempre di Abdulaziz Sager, direttore del Gulf Research Center, è stata molto utile la
lettura del saggio del 2006 " What do the Gulf Cooperation Council States want from
NATO?"
11
, che fornisce diversi spunti per capire le motivazioni che hanno spinto i paesi
del GCC ad aderire all'ICI e cosa questi si aspettano dalla NATO.
Se il materiale documentario e la saggistica riguardante, la NATO, l'ICI e il Golfo
Persico non sono stati di difficile reperimento, maggiori difficoltà vi sono state nella
ricerca di materiale riguardante il GCC. Come già detto il sito ufficiale non offre molto
spunti, e anche la manualistica e la saggistica sono state di difficile reperimento. Di
grande importanza sull'argomento si sono rivelati il testo di un dottorato di ricerca
reperito presso il sito della Università di Lund, in Svezia, di Reyadh Alasfoor 12
,
mostratosi completo e accuratamente documentato, e il saggio di Elena Maestri 13
del
2002; mentre più semplice è stato reperire articoli e saggi che trattassero degli sviluppi
più recenti del GCC, riguardanti in particolare il suo coinvolgimento nella Primavera
Araba.
Vari saggi e articoli riguardanti la più stretta attualità, sono stati reperiti presso il sito
dell'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), il Centro Studi Internazionali
(Ce.S.I), l' Ististuto per le relazioni fra l'Italia e i paesi dell'Africa, America Latina,
Medio ed Estremo Oriente (IPALMO), la rivista online di politica, strategia ed
economia Affari Internazionali, l'Institut Français des Relations Internationales (IFRI), e
il sito del Carnegie Endowment for International Peace.
La presente Tesi è strutturata in tre Parti. La prima è da considerare una parte
introduttiva, avente l'obiettivo di spiegare, nel primo capitolo, le origini e le finalità
della politica di partnership della NATO, e di fornire, nel secondo capitolo, un'analisi
6 ISAC Sally Khalifa, NATO and Middle East and North Africa (MENA) Security. Prospects for Burden
Sharing , NATO Defense College, Research Division, Roma, marzo 2011
7 DE SANTIS Nicola, Aprire al Mediterraneo e al più vasto Medio Oriente , "NATO Review", autunno
2004, http://www.nato.int/docu/review/2004/issue3/italian/art4.html 8 MASALA Carlo, La NATO e il Medio Oriente. Aspettative crescenti , "NATO Review", inverno 2005,
http://www.nato.int/docu/review/2005/issue4/italian/art1.html 9 ALANI Mustafa, Arab perspectives on NATO , "NATO Review", inverno 2005,
http://www.nato.int/docu/review/2005/issue4/italian/art3.html 10 SAGER Abdulaziz, The Gulf and NATO: time to revisit relations , " NATO Review", estate 2008,
http://www.nato.int/docu/review/2008/08/NATO_GULF_RELATIONS/EN/
11 SAGER Abdulaziz, What do the Gulf Cooperation Council States want from NATO? , in Ronald D.
Asmus (ed.), "NATO and Global Partners: Views from the Outside", Riga Papers, the German Marshall
Fund of the United States (GMF), Washington, DC, 2006
12 ALASFOOR Reyadh, The Gulf Cooperation Council: Its Nature and Achievements. A Political
Analysis of Regional Integration of the GCC States 1979-2004 , Lund Political Studies 149, Department of
Political Science, Lund University , 2007
13 MAESTRI Elena, I fori di cooperazione multilaterale regionale: GCC e ECO , in FIORANI
PIACENTINI Valeria (a cura di), "Il Golfo nel XXI secolo. Le nuova logiche della conflittualità", il
Mulino, Bologna 2002, pagg. 351-372
3
generale della regione del Golfo Persico, per evidenziarne l'importanza strategica e le
principali problematiche che ne minacciano la sicurezza e la stabilità, in modo da
riprodurre in maniera più chiara possibile, il quadro regionale verso il quale la NATO
sta concentrando i suoi sforzi.
La seconda parte entra nel merito dell'Iniziativa di Cooperazione di Istanbul,
descrivendone, nel terzo capitolo, le motivazioni, gli scopi e i contenuti, ed
evidenziandone, nel quarto capitolo, i principali punti deboli.
La terza parte cerca invece, nel quinto capitolo, di analizzare la partnership della NATO
in connessione con le altre iniziative rivolte alla regione del Grande Medio Oriente, il
Dialogo Mediterraneo della NATO stessa, il Partenariato per il Progresso e un Comune
Futuro con il Medio Oriente allargato e il Nord Africa ( Partnership for Progress and a
Common Future with the Broader Middle East and North Africa, BMENA), iniziativa
lanciata al G8 del 2004, e le iniziative dell'Unione Europea, per evidenziarne le affinità,
le divergenze, e le interazioni. Nel sesto capitolo infine si cerca di redigere un primo
bilancio dell'ICI nei suoi sette anni di vita, di analizzarne i progressi e le prospettive
future, sullo sfondo del nuovo Concetto Strategico del 2010, e della recente ondata di
rivolte nota come "Primavera Araba", che non ha risparmiato il Golfo Persico.
4
PARTE PRIMA UNA INTRODUZIONE STORICA E GEOPOLITICA ALLA
NATO E AL GOLFO PERSICO Capitolo Primo LA NATO E LA SICUREZZA ATTRAVERSO LA PARTNERSHIP
1.1 Origini ed evoluzione della politica di partnership Anche se non è nelle intenzioni di questo studio esaminare in modo dettagliato le storia
completa di ogni programma di partnership della NATO, è non di meno utile, prima di
affrontare nello specifico l'Iniziativa di Cooperazione di Istanbul, passare brevemente in
rassegna le origini, gli scopi e la cornice strategica all'interno della quale la politica di
partnership della NATO è stata concepita.
Innanzitutto possiamo definire il concetto di partnership come un accordo
istituzionalizzato o non-istituzionalizzato, che coinvolge un gruppo di stati, che
perseguono una politica di dialogo e di cooperazione in una ampia varietà di questioni,
in primo luogo quelle riguardanti la sicurezza
14
. Nel caso specifico della NATO La
cooperazione agisce su basi estremamente flessibili, lasciando che gli attori coinvolti
definiscano loro stessi il grado di coinvolgimento: l'Alleanza offre una grande varietà di
attività, e i partner possono scegliere quelle che desiderano.
Dal punto di vista storico possiamo affermare che la cooperazione con i paesi non
membri della NATO sia un obiettivo di lunga data dell'Alleanza; il rapporto del 1967
intitolato “The Future Tasks of the Alliance” meglio conosciuto come il Rapporto
Harmel, già presentava la cooperazione come un cammino da percorrere. Il Rapporto
Harmel viene redatto in seguito ad una iniziativa del Ministro degli Esteri belga, e ha
come oggetto l'individuazione degli obiettivi futuri dell'Alleanza e delle procedure
necessarie per soddisfarli, in modo da rafforzare l'Organizzazione come fattore di pace
duratura. Nel rapporto si sottolinea come, dal momento in cui il Patto Atlantico è stato
firmato nel 1949, la situazione internazionale sia significativamente mutata e le funzioni
politiche dell'Alleanza abbiano assunto una nuova dimensione, da qui la
raccomandazione di non concentrarsi solamente sulla sicurezza attraverso l'uso della
forza militare, ma di utilizzare in maniera complementare la politica di dialogo. Il
rapporto stesso afferma che "l'Alleanza Atlantica ha due funzioni principali. La sua
prima funzione è di mantenere un'adeguata forza militare e la solidarietà politica per
scoraggiare aggressioni e altre forme di pressione e di difendere il territorio dei paesi
membri se dovesse verificarsi una aggressione.[...] In questo clima l'Alleanza può
attuare la sua seconda funzione, perseguire la ricerca del progresso attraverso una
relazione più stabile in cui le questioni politiche sottostanti possano essere risolte.
15
"
Ovviamente è inverosimile che un documento risalente al 1967 abbia aperto la strada ad
14 PERTUSOT Vivien, NATO Partnerships: Shaking Hands or Shaking the System? , Institut Français des
Relationes Internationales IFRI, Focus stratégique, No. 31 , marzo 2011, http://www.ifri.org/?page=detail-
contribution&id=6665, file PDF, pag. 23
15 The Future Tasks of the Alliance Report of the Council - 'The Harmel Report', NATO Official texts, 14
dicembre 1967, http://www.nato.int/cps/en/natolive/official_texts_26700.htm 6
una politica di partnership che verrà seriamente perseguita solo dopo la fine della
Guerra Fredda, ma ci offre la testimonianza di come gli Alleati fossero già allora
consapevoli della necessità di promuovere una politica di dialogo e cooperazione 16
.
In maniera più concreta però l e origini dell'attuale politica di partnership della NATO
risalgono alla trasformazione che si impose all'Organizzazione al momento della
dissoluzione dell'Unione Sovietica e del Patto di Varsavia nel 1991, quando la NATO ,
venuto meno il tradizionale antagonista nella scena internazionale, si trovò ad affrontare
un contesto strategico fortemente mutato. Ovviamente gli obiettivi fondamentali
dell'Alleanza rimasero invariati: così come previsto dal Trattato di Washington del 1949,
la NATO continuava ad essere un'alleanza difensiva dei suoi Membri, ma nel nuovo
contesto acquisirono maggiore importanza gli "articoli non militari" del Patto Atlantico,
come l'Articolo 2, in cui si afferma che "le Parti contribuiranno al futuro sviluppo di
relazioni internazionali pacifiche ed amichevoli rafforzando le proprie istituzioni libere,
diffondendo i principi sui quali tali istituzioni si basano e promuovendo stabilità e
benessere. Esse cercheranno di eliminare i conflitti nelle rispettive politiche economiche
internazionali ed incoraggeranno le reciproche relazioni economiche 17
", che individuano
la possibilità per la NATO di utilizzare mezzi "politici", per il raggiungimento dei propri
obiettivi di sicurezza.
Testimonianza di questo processo di trasformazione si è avuta nel Summit di Londra,
tenutosi tra il 5 e il 6 luglio 1990, e nella dichiarazione che ne seguì, in cui i Capi di
Stato e di Governo annunciarono grandi passi per la trasformazione dell'Alleanza in
modo consono al nuovo contesto di sicurezza. Come si può infatti leggere al punto 2
della " Dichiarazione di Londra su un'Alleanza Atlantica trasformata":
"Di tutte le alleanze della storia, l'Alleanza Atlantica è stata quella che ha
conseguito il maggior successo. [...] tuttavia, ora più che mai, la nostra Alleanza
deve promuovere il cambiamento: essa può contribuire ad edificare le strutture
di un continente più unito, sostenendo la sicurezza e la stabilità con la forza che
ci viene dalla nostra fede comune nella democrazia, nei diritti degli individui e
nella soluzione pacifica delle controversie. Riaffermiamo che la sicurezza e la
stabilità non riposano sulla sola dimensione militare e intendiamo rafforzare
l'elemento politico della nostra Alleanza secondo quanto dispone l'art. 2 del
nostro Trattato 18
"
Questo mutamento ha trovato ulteriore espressione nel Concetto Strategico per
l’Alleanza, approvato nel novembre 1991, nel quale, benché la dimensione della difesa
rimanesse fondamentale, venivano messe in evidenza le nuove opportunità per
raggiungere gli obiettivi di sicurezza prefissati attraverso mezzi politici. Il documento si
concentra in particolar modo sul nuovo quadro strategico venutosi a creare in Europa in
seguito ai mutamenti succedutesi a partire dal 1989, sottolineando come questo debba
spingere l'Alleanza ad aggiornare i vecchi canoni di difesa, sfruttando al meglio i mezzi
politici di cui dispone per poter fronteggiare al meglio le nuove sfide in atto. In
particolare ai punti 24 e 25 si afferma:
"L'Alleanza ha sempre cercato di conseguire i suoi obiettivi di salvaguardia della
16 PERTUSOT Vivien, op. cit. , pag. 23
17 The North Atlantic Treaty, Washington D.C. - 4 aprile 1949, NATO Official texts,
http://www.nato.int/cps/en/natolive/official_texts_17120.htm?
18 Declaration on a Transformed North Atlantic Alliance, Issued by the Heads of State and Government
participating in the meeting of the North Atlantic Council ("The London Declaration"), NATO Official
texts, 6 luglio 1990, http://www.nato.int/cps/en/natolive/official_texts_23693.htm
7
sicurezza e dell'integrità territoriale dei propri membri, nonché di creare un
ordine pacifico giusto e duraturo in Europa, con mezzi tanto politici quanto
militari. Tale impostazione globale continua a costituire la base della politica di
sicurezza dell'Alleanza.
19
"
"La novità, tuttavia, è che, con i radicali cambiamenti intervenuti nella
situazione della sicurezza, le opportunità che gli obiettivi dell'Alleanza vengano
conseguiti con mezzi politici sono maggiori di quanto sia stato in passato. E'
adesso possibile trarre tutte le conseguenze dal fatto che la sicurezza e la stabilità
contengono elementi politici, economici, sociali ed ambientali, oltre che
l'indispensabile dimensione di difesa. Fronteggiare l'eterogeneità delle sfide che
si pongono all'Alleanza richiede un'impostazione ampia della sicurezza. Ciò si
riflette in tre elementi della politica di sicurezza dell'Alleanza, in grado di
rafforzarsi vicendevolmente: il dialogo, la cooperazione e il mantenimento di
una capacità di difesa collettiva
20
".
Sulla base delle considerazioni riportate nella Dichiarazione di Londra e nel nuovo
Concetto Strategico, la NATO cominciò a impegnarsi per favorire lo sviluppo di
relazioni internazionali pacifiche e amichevoli attraverso il meccanismo delle
partnership. Ciò avvenne in primo luogo coi paesi dell'Europa C entrale e Orientale che
uscivano dall'orbita sovietica, n ei confronti dei quali la NATO avviò nel 1994
un'iniziativa nota come Partnership for Peace (PfP), un programma concepito per
aiutare i paesi partner a ristrutturare le proprie forze armate e che, adattandosi alle
esigenze individuali di ciascun paese, offre opportunità di cooperazione pratica in molti
settori diversi, consentendo ai partecipanti di scegliere tra le attività offerte in base alle
proprie esigenze in materia di sicurezza
21
. In seguito la politica di partnership assunse
una più ampia portata geografica rivolgendosi ai paesi del Sud del Mediterraneo e al
Medio Oriente. Nel 1995, la NATO istituì il programma denominato Dialogo
Mediterraneo con sei paesi - Egitto, Israele, Giordania, Mauritania, Marocco e Tunisia -
nella più vasta regione mediterranea
22
. Nel 1997 poi, NATO e Russia
23
, da una parte, e
NATO e Ucraina
24
, dall'altra, diedero vita ad una partnership conferendo un carattere più
formale alla loro cooperazione bilaterale.
Ma ancora più del Concetto Strategico del 1991 è il successivo Concetto Strategico
emanato a Washington nel 1999, a riconoscere la politica di partnership come una delle
funzioni di sicurezza fondamentali della NATO. Significativamente leggiamo al punto
10 di tale documento che, fra i compiti fondamentali individuati per raggiungere gli
obiettivi NATO in termini di sicurezza e per accrescere la stabilità dell'area euro-
atlantica, vi è proprio quello di "promuovere rapporti di partenariato, cooperazione, e
dialogo su larga scala con altri paesi nell'area euro-atlantica, allo scopo di aumentare la
19 The Alliance's New Strategic Concept agreed by the Heads of State and Government participating in
the Meeting of the North Atlantic Council, NATO Official texts, 8 novembre 1991,
http://www.nato.int/cps/en/natolive/official_texts_23847.htm?
20 Ibidem 21 The Partnership for Peace programme, NATO.int , NATO A-Z,
http://www.nato.int/cps/en/natolive/topics_50349.htm 22 NATO Mediterranean Dialogue, Nato.int, NATO A-Z,
http://www.nato.int/cps/en/natolive/topics_60021.htm?
23 NATO-Russia relations, NATO.int, NATO A-Z, http://www.nato.int/cps/en/SID-0D01E6EC-
AE5A7A06/natolive/topics_51105.htm 24 NATO-Ukraine relations, NATO.int, NATO A-Z,
http://www.nato.int/cps/en/natolive/topics_37768.htm 8
trasparenza, la reciproca fiducia e la capacità di azione congiunta con l'Alleanza"
25
.
Nel documento del 1999 è inoltre presente uno specifico paragrafo denominato
"Partenariato, cooperazione e dialogo", in cui viene affermato che:
"L'Alleanza con la sua azione di ricerca di rapporti di partenariato, di
cooperazione e di dialogo costituisce una forza positiva nel promuovere la
sicurezza e la stabilità in tutta l'area euro-atlantica. Con un comportamento
aperto e franco, l'Alleanza cerca di mantenere la pace, appoggia e promuove la
democrazia, contribuisce alla prosperità e al progresso, e incoraggia genuine
relazioni di partenariato con e tra tutti i paesi democratici dell'area euro-
atlantica. Tutto ciò ha lo scopo di accrescere la sicurezza di tutti, nessuno
escluso, ed aiuta a superare divisioni e disaccordi che potrebbero portare ad
instabilità e a conflitti 26
".
Di seguito il Concetto Strategico individua le più importanti aree di cooperazione,
ribadendo l'importanza di partenariati quali il PfP, i partenariati NATO-Russia e NATO-
Ucraina, e ponendo infine l'accento sull'ultima iniziativa di partenariato ad essere stata
lanciata, il Dialogo Mediterraneo, ribadendo l'importanza del Mediterraneo per la
sicurezza di tutta l'Europa.
Il processo di trasformazione e di adattamento dell'Alleanza cominciato alla fine della
Guerra Fredda subì una ulteriore accelerazione in seguito agli attentati terroristici
dell'11 settembre, che accrebbero la necessità di fronteggiare minacce globali e
asimmetriche, per affrontare le quali divenne inevitabile mettere a punto nuove strategie
di difesa.
L'effetto immediato dell'attacco terroristico contro gli USA è stato l'applicazione per la
prima volta del casus foederis dell'Alleanza, l’Articolo 5 del Trattato di Washington.
Dal punto di vista della politica di partnership, l'Organizzazione ha deciso di migliorare
la capacità della NATO di affrontare la minaccia posta dal terrorismo internazionale,
rafforzando la cooperazione sia fra i propri membri che con i paesi partner e con le altre
organizzazioni internazionali. È proprio nel contesto post-11 settembre che l'iniziativa di
partnership che sarà oggetto di analisi in questo studio, l'Iniziativa di Cooperazione di
Istanbul, è stata lanciata.
Il Summit dei Capi di Stato e di Governo tenutosi a Praga nel novembre del 2002,
fortemente influenzato dagli eventi terroristici avvenuti solo una anno prima, diede
impulso ad un ulteriore processo di trasformazione per far si che la NATO, dopo essere
riuscita a sopravvivere alla fine della Guerra Fredda, riuscisse a sopravvivere anche alle
nuove sfide del XXI secolo. Nella dichiarazione finale gli Alleati sottolineano di aver
approvato una serie di misure volte a rafforzare la propria capacità di affrontare le
nuove sfide alla sicurezza, da qualunque area del mondo esse provengano, con lo
sviluppo di un concetto militare contro il terrorismo e con l’adozione di un Piano
d’azione del partenariato contro il terrorismo, un programma offerto principalmente ai
paesi partner, ma anche a tutti i paesi interessati, attraverso il quale essi possano
lavorare insieme per migliorare la cooperazione nella lotta contro il terrorismo, sia
attraverso la consultazione politica sia attraverso misure pratiche. Nella dichiarazione
viene ancora una volta sottolineata l'importanza dei meccanismi di partnership nel
coinvolgere il maggior numero dei paesi possibili nella lotta contro la nuova sfida
mondiale, facendo riferimento alla necessità di accrescere la cooperazione coi paesi
partner dell'Europa Centrale e Orientale, con la Russia, coi paesi del Mediterraneo e con
25 The Alliance's Strategic Concept Approved by the Heads of State and Government participating in the
meeting of the North Atlantic Council in Washington D.C., NATO Official texts , 24 aprile 1999,
http://www.nato.int/cps/en/natolive/official_texts_27433.htm
26 Ibidem 9
l'Unione Europea, con l'obiettivo di accrescere la sicurezza e la stabilità globale 27
.
Anche il successivo Summit tenutosi a Istanbul nel 2004 ebbe grande importanza in
questo senso, poiché la d ichiarazione dei Capi di Stato e di Governo che ne seguì ribadì
ancora una volta la volontà dell'Alleanza di sfruttare al meglio la propria dimensione
politica. Inoltre sempre a Istanbul la NATO ha posto p articolare attenzione agli sviluppi
riguardanti le relazioni con i Paesi dell’area del Mediterraneo e del Medio Oriente
allargato: i l Dialogo Mediterraneo è stato ulteriormente approfondito, ed è stata lanciata
l’Iniziativa di Cooperazione di Istanbul
28
.
Sulla stessa lunghezza d'onda sono anche le Dichiarazioni ufficiali che seguono ai
Summit di Riga nel 2006, di Bucarest nel 2008 e in particolar modo di Lisbona nel
2010, in cui si sottolinea con forza la necessità di proseguire coi programmi di
partenariato, riaffermando la loro grande importanza e indicandone le prospettive future.
1.2 Una nuova politica di partnership per il futuro Un'idea di quale futuro attenda i programmi di partnership, almeno nelle intenzioni della
NATO, la possiamo ricavare dall'analisi delle dichiarazioni dei leader dell'Alleanza
seguite al Summit di Lisbona del 2010, dalla lettura del nuovo Concetto Strategico, e
dal recente meeting tenuto dai Capi di Stati e di Governo a Berlino nell'aprile 2011.
Il nuovo Concetto Strategico della NATO è stato adottato a Lisbona nel novembre 2010,
e individua chiaramente come uno dei compiti primari della NATO la "sicurezza tramite
la cooperazione"
29
. Al Summit di Lisbona che ha preceduto l'adozione dell'atto, gli
Alleati avevano dichiarato che le partnership della NATO "possono fornire cornici per il
dialogo politico e la cooperazione regionale nel campo della sicurezza e della difesa;
contribuire al rafforzamento dei nostri valori comuni; e sono essenziali per il successo
di molte delle nostre operazioni e missioni 30
".
Per questo, proprio a Lisbona, è stato avviato uno sforzo strategico per riformare la
politica di partnership della NATO, con l'obiettivo di rendere il dialogo e la
cooperazione più inclusivi, flessibili, significativi e orientati strategicamente 31
.
Tappa successiva di questa volontà riformatrice è stata l'approvazione, da parte dei
Ministri degli Esteri dei paesi NATO incontratisi nel meeting di Berlino dell'aprile 2011,
di una nuova politica di partnership. Elaborata in base al Concetto Strategico del 2010 e
alle decisioni prese al Summit di Lisbona, lo scopo di questa politica è sostanzialmente
approfondire e ampliare le partnership NATO, accrescere la loro efficacia e flessibilità,
rafforzando i meccanismi di consultazione e facilitando una cooperazione concentrata
maggiormente sulla sostanza, al fine di intensificare il loro contributo alla sicurezza
internazionale ed Euro-Atlantica nel XXI Secolo 32
.
27 Prague Summit Declaration issued by the Heads of State and Government participating in the meeting
of the North Atlantic Council in Prague, Czech Republic, NATO Official texts, 21 novembre 2002,
http://www.nato.int/cps/en/SID-5885A213-A0B18B99/natolive/official_texts_19552.htm?
28 Istanbul Summit Communiqué Issued by the Heads of State and Government participating in the
meeting of the North Atlantic Council, NATO Official texts, 28 giugno 2004,
http://www.nato.int/cps/en/SID-5885A213-A0B18B99/natolive/official_texts_21023.htm?
29 Strategic Concept For the Defence and Security of The Members of the North Atlantic Treaty
Organisation, Adopted by Heads of State and Government in Lisbon, 19 novembre 2010,
http://www.nato.int/lisbon2010/strategic-concept-2010-eng.pdf, file PDF
30 Partnerships: a cooperative approach to security,
http://www.nato.int/cps/en/natolive/topics_51103.htm?selectedLocale=en 31 Ibidem 32 Active Engagement in Cooperative Security: a More Efficiente and Flexible Partnership Policy, 15
aprile 2011, http://www.nato.int/nato_static/assets/pdf/pdf_2011_04/20110415_110415-Partnership-
Policy.pdf, file PDF
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