Cap.1 - RIASSUNTO
1. RIASSUNTO
Obiettivo principale di un trattamento ortognatodontico è quello di ottenere il
raggiungimento di una corretta intercuspidazione e di un equilibrio estetico-funzionale
che coinvolga le varie componenti neuro-muscolari e scheletriche, col fine ultimo di
fornire stabilità al risultato terapeutico.
Il Lip Bumper, o “paraurti vestibolo-labiale”, è un apparecchio ortodontico che se
utilizzato opportunamente e correttamente, esercita un ruolo fondamentale nel recupero
dello spazio nell’arcata inferiore.
Il principio di funzionamento su cui si basa il Lip Bumper è l’eliminazione della
pressione esercitata dai muscoli buccinatori e periorali sulle arcate dentarie,
permettendo agli elementi dentari anteriori di spostarsi vestibolarmente sotto l’azione
della spinta esercitata dalla lingua.
Scopo del presente studio è stato quello di valutare l’effetto a lungo termine
dell’espansione dell’arcata dentale mediante terapia ortognatodontica con Lip Bumper
in base alle diverse caratteristiche morfostrutturali cranio-facciali dei pazienti presi in
esame. È stato condotto uno studio retrospettico longitudinale su soggetti trattati con
Lip Bumper che non presentassero agenesie all’arcata inferiore e per i quali non fosse
previsto un piano terapeutico estrattivo. Sono stati individuati 159 casi. Di questi, 52
sono stati sottoposti esclusivamente a terapia con Lip Bumper, 76 hanno beneficiato
anche di terapia all’arcata superiore con QuadHelix e 31 di terapia con espansore rapido
palatale. La durata media della terapia con Lip Bumper è stata di 3,3±1,4 anni. Tra i 159
casi sono stati individuati 96 pazienti che hanno proseguito la terapia con apparecchio
Cap.2 - INTRODUZIONE
2. INTRODUZIONE
Il trattamento ortognatodontico ha come obiettivo finale il raggiungimento di una
corretta intercuspidazione ed un equilibrio estetico e funzionale soddisfacente tra le
componenti neuro-muscolari. Queste però non garantiscono a priori la stabilità del
trattamento.
Un periodo di contenzione al termine del trattamento risulta necessario, a volte
imprescindibile, al fine di permettere alle strutture dento-alveolari, parodontali, ossee
basali e muscolari di “consolidare” il nuovo equilibrio raggiunto
(1)
.
Senza una fase di mantenimento, il trattamento ortodontico risulta potenzialmente
instabile e può comportare il ritorno alla situazione precedente al trattamento, oppure ad
una nuova malocclusione a causa di tre problemi maggiori:
a) i tessuti parodontali modificati dal trattamento ortodontico necessitano di tempo per
riorganizzarsi dopo la rimozione dell'apparecchiatura;
b) i tessuti molli che circondano la cavità orale esercitano una pressione che può
comportare recidiva;
c) i cambiamenti prodotti dalla crescita possono alterare l'allineamento dei denti
(2)
.
La recidiva interviene quando queste forze muovono i denti in modo sfavorevole
rispetto alla loro corretta posizione
(3)
.
La recidiva post-ortodontica può avvenire per un adattamento e recupero fisiologico, per
una tendenza dei denti a tornare nella posizione iniziale, per una perdita parziale o totale
della correzione ottenuta con il trattamento ortodontico, per una ricomparsa parziale o
totale della dismorfosi iniziale, per un ritorno di aspetti negativi della malocclusione
Cap.2 - INTRODUZIONE
originale, per adattamenti conseguenti al posizionamento dei denti fuori dall’area di
tolleranza funzionale, per la riorganizzazione delle fibre collagene parodontali
(4)
.
Il problema della recidiva, pertanto, va affrontato sin dall’inizio del trattamento per
poterlo prevedere e, se possibile, neutralizzare. La persistenza dell’agente eziologico,
errori diagnostici e terapeutici, il potenziale residuo di crescita, una mancata
ipercorrezione, trattamenti troppo veloci, uno squilibrio neuromuscolare e\o occlusale,
una mancata collaborazione del paziente, fattori ereditari e, in minor misura, l’azione
del terzo molare sono tutte possibili cause di recidiva
(1)
.
La contenzione si identifica, quindi, in quella fase del trattamento ortodontico che
tramite apparecchiature mobili o fisse ha come obiettivo quello di mantenere i denti
nella loro corretta posizione al termine del trattamento attivo. È quindi parte integrante
del trattamento stesso
(3)
.
Le aspettative a fine terapia riguardo alla stabilità a distanza devono tener conto delle
modificazioni morfologiche e tissutali che si manifestano naturalmente con gli anni,
come lo spostamento centripeto della dentatura, la progressiva prevalenza della
muscolatura periorale su quella intraorale e la diminuzione delle capacità di sostegno
parodontale
(1)
.
Cap.3 – STABILITÀ DEL TRATTAMENTO ORTODONTICO
3. STABILITÀ DEL TRATTAMENTO ORTODONTICO
A fine trattamento ortodontico è necessario effettuare una buona contenzione affinché i
risultati raggiunti siano mantenuti il più possibile inalterati nel tempo, limitando la
comparsa di recidive.
Alcuni autori hanno studiato e analizzato la stabilità dei risultati ortodontici in
associazione con la durata del trattamento, il sesso, le estrazioni e la situazione del terzo
molare, osservando che il trattamento è abbastanza stabile nel tempo e che, comunque,
una buona contenzione contribuisce al mantenimento del risultato
(5)
.
Durante la contenzione è importante rispettare i diversi principi istologici e fisiologici
dell’apparato stomatognatico del paziente trattato, garantire un giusto equilibrio tra
articolazione, occlusione e muscoli. La contenzione dovrebbe includere, pertanto, il
mantenimento della posizione del dente, la salute dentale e uno status parodontale
eccellente, raggiungibili mediante la combinazione di diversi apparecchi ritentivi,
procedure conservative e, eventualmente, interventi chirurgici. Negli adulti trattati
ortodonticamente non vi è nessuna garanzia per la stabilità a lungo termine, soprattutto
se dopo il trattamento non vi è contenzione
(6)
.
La comparsa di recidive nel settore incisivo, in termini di irregolarità e affollamento,
sono maggiori nell’arcata mandibolare. Variabili presenti prima del trattamento (quali
aumento delle dimensioni mesio-distali degli incisivi, grave irregolarità e affollamento
degli incisivi, carenza di lunghezza e larghezza dell’arcata, overbite importante) e
situazioni dopo il trattamento (come espansione dell’arcata, aumento della lunghezza
dell’arcata, rapporti molari di II o III classe non completamente corretti) sono
importanti fattori di comparsa di recidiva nel settore anteriore
(7)
.
Cap.3 – STABILITÀ DEL TRATTAMENTO ORTODONTICO
Le abitudini orali viziate dovrebbero essere subito eliminate, in quanto causa di
malocclusioni e interferenze nel corso di un trattamento. Generalmente il controllo della
parafunzione dovrebbe essere raggiunto prima della correzione della malocclusione, nel
tentativo di rimuovere tutti i fattori eziologici per il suo sviluppo e il suo
mantenimento. Molto spesso, dietro a tali abitudini, si nascondono problemi psicologici,
che portano ad un allungamento dei tempi per la loro eliminazione. Goto et al. hanno
documentato un caso di un paziente affetto da protrusione mascellare associata a
suzione del pollice (vizio persistito dall’infanzia fino ai 12 anni). La malocclusione è
stata corretta dapprima eliminando il vizio, successivamente eseguendo un trattamento
ortodontico consistente nell’estrazione di due promolari mascellari e nell’applicazione
di apparecchiature fisse. Il risultato ottenuto è risultato essere stabile nel tempo
(8)
.
L’adeguamento funzionale dei muscoli, l’abolizione delle abitudini viziate e la durata
della contenzione sono fattori essenziali anche per la stabilità delle arcate in direzione
trasversale e sagittale, in cui un’intercuspidazione massima dei premolari e molari è
importante quanto l’esatta posizione dei canini per i contatti di lateralità delle arcate.
Dovrebbe, quindi, essere evitata un’eccessiva espansione trasversale perché risulta
difficile stabilizzarla nel tempo
(9)
.
Per quanto concerne invece i cambiamenti adattativi e la stabilità della postura della
lingua a seguito dell’espansione palatale rapida, si è visto che, nel tempo, la nuova
postura della lingua risulta essere stabile, tanto più in assenza di segni o sintomi di
disturbi respiratori
(10)
.
Lima et al. hanno studiato le risposte cliniche a lungo termine dell’espansione
mascellare rapida come unico trattamento eseguito in 30 pazienti, osservando che la
larghezza dell’arcata aumenta significativamente durante il trattamento e diminuisce
Cap.3 – STABILITÀ DEL TRATTAMENTO ORTODONTICO
leggermente durante il lungo periodo di follow-up (5 anni). La risposta clinica a lungo
termine ha dimostrato l'efficacia e la stabilità di questo tipo di trattamento nell’aumento
della larghezza dell’arcata mascellare
(11)
.
È stato condotto uno studio da Kuijpers-Jagtman et al. con l’obiettivo di valutare la
stabilità a lungo termine del trattamento ortodontico in un campione di 1016 pazienti,
fino a dieci anni di follow-up, mediante l’indice PAR (Peer Assessment Rating). È
emerso che il 67% del risultato del trattamento ortodontico si mantiene per dieci anni di
contenzione. I punteggi della linea mediana e del morso aperto sono rimasti pressoché
identici nel corso degli anni. Tuttavia, i punteggi riferiti ai rapporti di occlusione
laterale, all’overjet, all’overbite e allo spostamento del punto di contatto dei denti
anteriori superiori e inferiori aumentano progressivamente nel tempo. Quasi il 50%
delle recidive hanno avuto luogo nei primi due anni della contenzione. Il più grande
cambiamento si è riscontrato a livello della posizione degli incisivi inferiori, che è
addirittura peggiorato rispetto all’inizio del trattamento
(12)
.
Il PAR index è un indice occlusale che è stato sviluppato prima da Richmond nel 1992
e poi da DeGusman nel 1995, per fornire un valore riassuntivo a tutte le anomalie
occlusali che possono essere riscontrate in una malocclusione. Il concetto è quello di
assegnare un valore a tutti i vari tratti occlusali (segmento anteriore superiore destro e
sinistro, segmento anteriore inferiore destro e sinistro, occlusione vestibolare antero-
posteriore, trasversale e verticale destra e sinistra, overjet, overbite, linea mediana),
misurati sui modelli in gesso, che compongono una malocclusione. Tutti questi valori
vengono poi sommati per ottenere un valore finale che rappresenta il grado di
deviazione di tale malocclusione rispetto a un’occlusione normale. Un valore di 0 indica
buon allineamento, mentre maggiore è il valore, maggiore è il grado di deviazione dalla