4
Introduzione
L’analisi che verrà effettuata in questo lavoro, si concentra sui metodi di
valutazione della sostenibilità del turismo rurale, il quale, da un lato, per
molte regioni italiane, rappresenta una forte opportunità di crescita, ma
che, dall’altro, impatta in maniera evidente sull’ambiente in termini di
sfruttamento delle risorse e del paesaggio. Del resto il turismo, come
ricorda La Camera [2005], è legato, proprio, al contesto geografico e
paesaggistico in cui opera, richiede lo sviluppo di aree edificate e
incrementa la presenza dell’uomo in quelle stesse aree. L’eccesso di
pressione turistica sulle aree di villeggiatura può essere valutato in svariati
termini e tanto per iniziare, la cosa più opportuna da fare, è definire quali
siano gli impatti positivi e negativi che l’attività turistica provoca in ambito
economico, sociale ed ambientale e, per farlo, utilizzeremo, come “opere
principali,”sia la GUIDA DEGLI INDICATORI DI SVILUPPO SOSTENIBILE
PER LE DESTINAZIONI TURISTICHE, redatta dal World Tourism
Organization, sia il libro di La Camera [2005] incentrato sullo sviluppo
sostenibile.
IMPATTI POSITIVI:
Dalla lettura delle opere sopra ricordate, si deduce sicuramente che
un’ampia presenza di turisti comporta, nelle aree interessate, un
incremento dei flussi di liquidità sia per le imprese turistiche sia per i
commercianti, sia per i ristoratori e sia per tutte le altre attività connesse,
dovuto all’aumento dei consumi. Non solo apporta benefici monetari
anche al settore edile e permette la costruzione e il miglioramento delle
infrastrutture. Allo stesso tempo genera nuovi posti di lavoro e, quindi, può
favorire l’aumento del reddito medio della popolazione locale. Infine può
costituire un’ importante fonte di finanziamento per certe attività di
rilevanza ecologica, come le aree protette,si pensi, infatti, al pagamento
dell’ingresso ad un parco naturale.
5
Dal punto di vista sociale, invece, permette il rafforzamento del legame tra
i popoli, favorisce l’incontro tra culture diverse e, come nel caso del
turismo rurale, favorisce il riavvicinamento al mondo contadino e alle sue
antiche tradizioni che negli anni passati sono state messe in disparte,
senza contare che può favorire la rinascita d’interesse per il settore
agricolo, che ha conosciuto, a seguito della terziarizzazione, un notevole
calo occupazionale. In sostanza, dunque, il turismo sostenibile, in
generale, e il turismo rurale, in particolare, possono essere adoperati
come strumento di integrazione socio-culturale.
Infine se pensiamo all’ambiente, il turismo può rafforzare la
consapevolezza della necessità di preservare le risorse naturali, intese
come bene comune, per l’intera popolazione mondiale, può favorire il
recupero di zone abbandonate al degrado, può sensibilizzare i turisti a
tenere comportamenti compatibili con l’ambiente, può aiutare a conoscere
nuove tipologie di ecosistemi e può incrementare l’interesse per la
bioedilizia.
IMPATTI NEGATIVI:
Gli impatti negativi sono numerosi nei diversi ambiti e, per ovvie ragioni,
non mi soffermo a farne un elenco molto dettagliato.
Dal punto di vista economico è vero che crea nuovi posti di lavoro e nuove
infrastrutture, ma queste sono strettamente connesse con l’attività
turistica, quindi un drastico calo dei flussi può comportare ingenti perdite
economiche. I beneficiari principali degli effetti economici positivi sono,
poi, in molti casi, solo le grandi multinazionali, le grandi catene d’alberghi
e ristoranti o le grandi aziende agricole. Quindi, si osserva che, anche dal
lato economico esistono impatti di tipo negativo, ma è in ambito sociale e,
soprattutto, in ambito ambientale che i danni apportati da uno sviluppo
turistico incontrollato sono innumerevoli.
6
In ambito sociale il rischio più grave è connesso alla perdita di identità
delle popolazioni locali, dal momento che ogni attività viene svolta in
funzione del turista, infatti possono essere sostituiti gli usi e i costumi locali
imponendo abitudini del tutto estranee alle popolazioni autoctone, oppure,
gli operatori del settore, possono sfruttare e spettacolarizzare gli eventi
culturali tradizionali allo scopo di attrarre persone in villeggiatura.
Infine in ambito ambientale l’eccessiva pressione turistica incrementa
l’inquinamento in ogni sua forma, comporta l’eliminazione di ecosistemi, la
perdita di biodiversità , la cementificazione di aree naturali e la distruzione
di paesaggi naturali.
La scelta dell’argomento del nostro lavoro non è, ovviamente, casuale, in
quanto la sostenibilità è uno dei temi di maggior rilevanza nell’analisi degli
scenari futuri. È infatti, ormai, evidente il depauperamento delle risorse
ambientali che il nostro pianeta sta subendo a scapito delle generazioni
future e diventa sempre più basilare dare la caccia a possibili soluzioni
che permettano sia il rispetto dell’ambiente naturale, degli ecosistemi e
della biodiversità, sia la crescita socio-economica. Trovare soluzioni che
apportino la sostenibilità non è chiaramente facile per svariate motivazioni,
ma due su tutte, oserei ricordare:
1. le pressioni che l’uomo esercita sulle risorse sono destinate ad
aumentare dal momento che la popolazione mondiale è in continua
crescita e, quindi, il deficit ecologico
1
rischia di crescere a
dismisura. A tal proposito esiste addirittura una proposta, alquanto
irrealizzabile, che suggerisce la riduzione della popolazione
mondiale come risposta all’incremento del deficit ecologico
[Francesco La Camera, 2005];
2. l’essere umano è accecato dallo scopo di lucro e,
paradossalmente, non riesce a prendere piena coscienza del fatto
1
Per deficit ecologico si intende la misura del sovraccarico sulle risorse dovuta all’eccessivo
sfruttamento di queste da parte dell’essere umano. Francesco La Camera, 2005.
7
che sta lentamente distruggendo proprio la fonte primaria da cui
derivano tutte le sue ricchezze, ossia il pianeta Terra.
Pertanto, alla luce di quanto appena detto, l’obiettivo di questo lavoro è
quello di suggerire possibili metodologie di valutazione della sostenibilità
del turismo rurale e l’adozione di queste, dal momento che il turismo è uno
dei settori destinato a trainare l’economia mondiale nel futuro, come
ricorda Camarsa [2003]. La stesura di questo elaborato ci mostrerà che la
misura della sostenibilità richiede di trovare metodologie specifiche e
plasmabili a seconda del contesto territoriale e socio-economico di
riferimento. In particolare, analizzeremo degli elaborati che sottolineano
costantemente che la scelta degli indicatori di misura deve essere
contestualizzata al territorio di analisi e basarsi sull’opinione degli
stakeholders.
Il lavoro sarà articolato in tre capitoli, secondo una logica ben definita,
partiremo, infatti, dal primo capitolo molto generico, fino ad arrivare al
capitolo terzo in cui verranno fatti alcuni approfondimenti. Nello specifico
all’interno del capitolo uno riporteremo la definizione di sviluppo
sostenibile e spiegheremo il concetto di capacità di carico allo scopo di
facilitare il lettore nella comprensione dell’argomento. Tenteremo, inoltre,
di dare una definizione di turismo rurale e di esplicare le motivazioni che
ne hanno sancito l’avvento.
All’interno del capitolo due, daremo, invece, ampio spazio allo studio delle
metodologie e riassumeremo i contenuti di alcuni papers. I papers ci
mostreranno, poi, che queste tecniche non sono propriamente applicate al
turismo rurale, ma, data la loro facilità di applicazione e la loro struttura
malleabile, possono adattarsi benissimo anche a questo ambito.
Infine, nel capitolo tre, ci soffermeremo ad effettuare alcuni
approfondimenti inerenti i lavori studiati. Nello specifico, vedremo quali
sono i portatori di interesse privilegiati, vedremo che esiste il concetto di
8
educazione ambientale e concluderemo analizzando la rilevanza del ruolo
del monitoraggio in sede di misurazione della sostenibilità.
10
CAPITOLO 1
Sostenibilità e turismo rurale
1.1 La questione ambientale e la definizione di sviluppo
sostenibile.
Le parole chiave che incontreremo durante la stesura di questo lavoro,
incentrato sulle metodologie di valutazione della sostenibilità, sono tre:
sviluppo sostenibile, capacità di carico, che è richiamata, quasi, in tutti gli
articoli analizzati, e stakeholders.
Cominciamo la nostra analisi ripercorrendo, rapidamente, la storia della
questione ambientale e ricordando quale sia la definizione di sviluppo
sostenibile.
Il dibattito sullo sviluppo sostenibile tiene banco in campo nazionale ed
internazionale ormai da parecchi anni e sull’argomento sono stati scritti
numerosi volumi ed elaborati, tra questi si ricorda l’opera del 2005 di
Francesco La Camera “Sviluppo Sostenibile”, che in questa sede mi ha
fornito le informazione basilari in materia di sostenibilità.
Non ritengo lecito, però, trattare argomenti inerenti la sostenibilità senza
prima aver richiamato alla memoria la storia della questione ambientale
che, date le informazioni ottenute da La Camera [2005], può essere
brevemente riassunta come segue.
Finita la seconda guerra mondiale, nella conferenza di San Francisco le
potenze vincitrici elaborarono la Carta delle nazioni unite, con la quale si
costituiva un nuovo organismo internazionale, l’ONU, che poneva
l’accento sui diritti umani, sulla pace e sullo sviluppo socio-economico
equo. L’attenzione dei governi era, infatti, tutta rivolta alla ricostruzione dei
vari paesi distrutti da anni di conflitto, nessun cenno veniva fatto ancora
11
sulla tematica ambientale. Negli anni sessanta e settanta, però,
cominciano ad emergere gli innumerevoli danni provocati all’ambiente da
uno sviluppo intensivo e indiscriminato. Proprio in quegli stessi anni, in
concomitanza con la nascita delle prime associazioni ambientaliste, quali il
WWF e Greenpeace, emerge la cosiddetta questione ambientale, che si
concentra sul rapporto tra economia e ambiente e sulla necessità di
preservare le risorse naturali. Nel 1972 si tiene a Stoccolma la prima
conferenza mondiale dell’ONU su tematiche ambientali e, sempre nello
stesso anno, il Club di Roma, un club culturale, costituito da scienziati,
economisti, umanisti, industriali, funzionari di Stato ed esponenti di ONG,
su iniziativa dell’economista italiano Aurelio Peccei, affida al MIT uno
studio per osservare la dinamica della crescita di cinque grandezze:
- Popolazione;
- Capitale industriale;
- Produzione di alimenti;
- Consumo di risorse naturali;
- Inquinamento.
Il risultato del loro lavoro, come riporta La Camera [2005], fu pubblicato a
New York in un’opera: “The limits to Growth”. L’opera esponeva una lucida
analisi del mondo contemporaneo spinto da una crescita demografica
enorme e caratterizzato da uno sviluppo economico incontrollato, ma
mancava ancora la definizione di sviluppo sostenibile che farà la sua
apparizione solo dopo la metà degli anni ottanta. Il principio di sviluppo
sostenibile risale, infatti, al 1987 quando la Commissione mondiale su
ambiente e sviluppo, produce il “Rapporto Bruntland” nel quale è definito
sostenibile quello “sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni delle
generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni
future riescano a soddisfare i propri”
2
. Tale concetto pone all’attenzione
dei governi e delle imprese che esiste un limite allo sfruttamento delle
2
The World Commission on Envirmonment and Development. Our Common Future, 1987.
12
risorse naturali, soprattutto delle risorse non rinnovabili, oltre il quale si
pregiudica la loro capacità di riprodursi [Valeri 2004]
3
e viene posto come
obiettivo l’integrazione della sfera economica, sociale e ambientale in ogni
settore dell’economia, dal primario fino al terziario. Dunque la sostenibilità,
come si evince dal paper a cura di Luca Savoja del 2007, cerca di
conciliare l’equità sociale e la conservazione dell’ambiente con la crescita
economica; in particolare, lo sviluppo sostenibile pare la quadratura del
cerchio tra i due universi contrapposti della crescita illimitata e della
crescita zero [Savoja 2007]. Inoltre, con riguardo alla conservazione
dell’ambiente, sia La Camera, nel 2005, che Savoja, nel 2007, ricordano
che esistono due specificazioni di sostenibilità, la sostenibilità forte e la
sostenibilità debole, che differiscono per lo sforzo ecologico adottato, in
quanto, rispettivamente, la prima corrente vuole lasciare alle generazioni
future lo stesso stock di risorse attuali, mentre la seconda si prefigge di
lasciare loro solo uno stock di risorse equivalenti. Pertanto, si deduce che
la sostenibilità debole è riconducibile ad un filosofia ecologica meno
stringente, rispetto alla sostenibilità forte. In accordo con Savoja [2007] si
riporta che l’idea di sviluppo sostenibile che, ad oggi, si è radicata a livello
mondiale si avvicina di più al ramo della sostenibilità debole, in quanto più
compatibile con la crescita economica, e si caratterizza per possedere forti
tratti tipici della multidimensionalità.
Infine, possiamo concludere ricordando che si parla di sviluppo
sostenibile in ogni settore, dal primario fino al terziario. Nello specifico, ai
fini della stesura di questo lavoro, è proprio un ramo del settore terziario, il
turismo, quello su cui ci concentreremo.
3
L’informativa socio-ambientale d’impresa, Massimo Valeri, 2004.