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“… Poiché comprende l’umanità tutta, la morale è ampia quanto la geografia e breve quanto la
memoria. L’etica è tipicamente circoscritta dal punto di vista geografico e di memoria lunga. La
memoria è il cemento che tiene insieme le relazioni spesse, e le comunità di memoria sono
l’ambiente naturale delle relazioni spesse, e quindi dell’ etica. Giocando un ruolo così nel
cementare le relazioni spesse, la memoria diviene un oggetto di interesse ovvio per l’etica, che è
appunto la disciplina che prescrive come dovremmo condurre le nostre relazioni spesse.”
Margalit A. L‟etica della memoria (2004)
La memoria non è semplicemente la quantità di ricordi che riusciamo a immagazzinare e
richiamare a noi; essa è la parte fondante dell‟identità individuale e collettiva e ciò che
differenzia l‟Io dall‟Altro, costruisce un “Noi” delimitandolo dal “loro”. I ricordi, inizialmente,
collaborano alla fondazione delle relazioni familiari (relazioni spesse), successivamente
fortificano i rapporti tra i coetanei; e i ricordi che si mantengono nell‟età adulta e anziana
diventano, infine, eredità culturale da tramandare alle future generazioni.
La memoria è quindi una tematica molto ampia e ricca di significati: per questo, in questa tesi,
viene analizzata solamente la dimensione collettiva della memoria. Se intendiamo la memoria
come l‟apprendimento e il recupero delle informazioni nella propria intimità individuale,
facciamo riferimento a processi evidenti, di cui si tiene conto, ma non approfonditi in questa
ricerca.
Non rifletto sulla memoria collettiva e ricordi intimi come entità completamente separate, anzi
tengo in considerazione che in psicologia non si possono osservare le varie tematiche come se
fossero compartimenti stagni; anzi è invece evidenza che ogni settore è in continua interazione
con tutti gli altri specifici domíni, proprio come ogni essere umano è in eterna relazione con
altri esseri umani, costruendo così i ricordi ed interpretazioni collettive.
L‟interesse nei confronti delle memorie collettive nasce durante il corso di “Sviluppo cognitivo
progredito”, tenuto dal Professor Smorti, in cui, tra le varie tematiche, si è analizzato in
particolare come le memorie, diventando narrazioni, si trasformino in strumenti culturali di
aggregazione. Le memorie collettive, nella comunicazione interindividuale, inevitabilmente si
esprimono sotto forma di una narrazione collettiva trasformandosi, così, in un potentissimo
strumento culturale d‟interpretazione condivisa della realtà.
Evidentemente, le memorie collettive sono un aspetto sociale molto importante per il genere
umano essendo tra le istanze che concorrono a formare la base delle differenze, come delle
uguaglianze, tra gli esseri umani, in quanto permettono l‟identificazione o il non
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riconoscimento, in un particolare gruppo sociale. La memoria collettiva serve all‟essere umano
per ricordarsi d‟esistere, per formarsi in primis una coscienza di sé e poi della collettività.
L‟identità di gruppo poggia le sue fondamenta sulla memoria condivisa. L‟identità è l‟ordine per
eccellenza, è unitarietà: Io sono io perché mi ricordo e perché gli altri, attorno a me mi ricordano
ogni giorno di esistere, e di esisterete nella mia specificità, così come nella mia appartenenza a
determinati gruppi. Le persone che ci circondano, ci ricordano e ci aiutano a ricordare come
siamo quotidianamente percepiti.
Ogni essere umano è circondato da altri esseri umani, con i quali condivide il lavoro mnemonico
di ricostruzione del passato e di interpretazione del presente; per quanto riguarda la memoria
collettiva di una società, il gruppo a cui essa è particolarmente legata, inevitabilmente è la
generazione. Il naturale processo di ricambio generazionale, infatti, coincide con la mutazione
dello spirito del tempo preponderante nella società, e delle memorie collettive maggiormente
diffuse.
Nelle generazioni, oltre all‟aspetto dei ricordi, spesso vi è una coincidenza anche per quanto
riguarda i sistemi valoriali; per questo motivo, in questa ricerca ho cercato di osservare
l‟esistenza di una correlazione tra tipologie di eventi pubblici e collettivi e i valori individuali. In
particolare il proposito di questo lavoro è di analizzare come in una generazione la memoria
collettiva correli con i sistemi gerarchici valoriali individuali dei membri di tale generazione. In
pratica, si vuole osservare la relazione che intercorre tra specifici ricordi di avvenimenti pubblici
e collettivi e la gerarchia d‟importanza dei valori individuali.
La memoria collettiva, il concetto di generazione e i valori sono argomenti molto vasti,
interessanti e complessi, essi sono stati studiati da diverse discipline umanistiche come: la
sociologia, l‟antropologia, la psicologia; conseguentemente anche questa tesi usufruisce
dell‟interazione di queste scienze, senza presunzione di trattare interamente tutte queste tre
grandi tematiche, ma cercando di approfondire in ottica multidisciplinare, tutte le particolarità
implicitamente collegate con l‟obiettivo della ricerca.
In ogni capitolo di questa tesi vi sono quindi inserti delle altre discipline, mantenendo comunque
sempre una forte matrice psicologica di base. Nello specifico, la prima parte di questo lavoro
illustra i prerequisiti concettuali dai quali sono partito per esplorare il profondo legame che esiste
tra memorie collettive e valori.
Nel primo capitolo viene descritta la memoria collettiva nella sua trasformazione da ricordo a
narrazione. Descrivendo inoltre dove nasca la memoria collettiva, come si sviluppa e perché,
osservando trasversalmente in tutti i paragrafi la capacità della memoria collettiva di cercare
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significati comuni e interpretazioni della realtà condivise. Nel secondo, invece, illustro il
concetto di generazione in quanto strettamente legato all‟evoluzione ed allo scorrere delle
memorie collettive nella società. In generale e in particolar modo le caratteristiche peculiari
della generazione dei giovani, cercando di descrivere la mutazione culturale in atto oggi,
principalmente dovuta alla globalizzazione delle informazioni e allo sviluppo delle nuove
tecnologie.
Infine, il terzo capitolo, è centrato sull‟interazione tra i valori e le generazioni e l‟appartenenza
generazionale, (formata dalle memorie e dalle interpretazioni), osservando come i valori
determinino un‟ identità generazionale e da essa scaturiscano i comportamenti individuali
comuni a tutti i membri della generazione. I valori sono quindi intesi come fattori determinanti
nel creare l‟identità generazionale e i rispettivi comportamenti; inoltre essi contribuiscono alla
selezione degli eventi collettivi significativi, sia per il singolo individuo che per la collettività.
Il quarto capitolo è interamente dedicato allo svolgimento della ricerca, evidenziando gli
obiettivi, l‟ipotesi, i risultati e la loro discussione.
Riassumendo, molto brevemente, il tentativo di questa tesi è di offrire un contributo alla
comprensione delle modalità con cui eventi pubblici significativi correlino con specifici valori
negli individui, nella generazione degli adolescenti universitari; nella ferma convinzione che
questa relazione permetta di trarre importanti deduzioni, oltre che sul singolo individuo immerso
nel gruppo, anche riguardo alla collettività e alle sue mutazioni e alle sue possibili direzioni
future. Osservare pertanto l‟individuo nelle sue dimensioni psicologiche delle memorie e dei
valori, autorizza l‟osservatore ad ipotizzare lo sviluppo dinamico e il percorso della società;
intrecciando quindi dati legati allo sviluppo ontologico, si possono rintracciare informazioni
riguardanti la direttrice filologica della società.
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CAPITOLO I
1. LA MEMORIA COLLETTIVA DA RICORDO A STORIA
1.1 La memoria collettiva
La memoria collettiva può essere definita come: l'insieme delle tracce del passato che un gruppo
sociale trattiene, elabora e trasmette da una generazione alla successiva, in relazione con i
materiali della propria storia e con i contenuti delle proprie tradizioni. La memoria collettiva è
fondamento e insieme espressione dell'identità di un gruppo. In quanto fondamento dell'identità,
la memoria collettiva ha il suo nucleo nelle rappresentazioni che riguardano le origini (storiche e
mitiche) del gruppo. In quanto espressione dell'identità, la memoria collettiva richiama e rafforza
i valori e le norme intrinsecamente legati al patrimonio culturale del gruppo stesso. Non
diversamente da quanto accade per la memoria in generale, la memoria collettiva rappresenta il
passato interpretandolo: ogni gruppo seleziona e riorganizza incessantemente le immagini del
passato, in relazione agli interessi e ai progetti che predominano nel presente.
Storicamente, il concetto di memorie collettive è stato coniato da Maurice Halbwachs nel 1925,
che lo ha differenziato dalla nozione di memoria individuale, descrivendolo come una
ricostruzione condivisa (da un gruppo, generazione, o nazione) del passato. Tutte le memorie
sono formate ed organizzate in un contesto collettivo, secondo Halbwachs, e per l‟esistenza
stessa di una società, è fondamentale che ci sia un‟ alta percentuale di condivisione di esperienze
per amalgamare gli individui tramite le memorie. L‟autore interpreta la memoria come un
fenomeno collettivo attraverso cui il singolo costruisce la propria interpretazione delle
esperienze, all‟interno dei canoni culturali del gruppo a cui appartiene.
La memoria collettiva è formata da eventi che hanno un forte impatto sulla collettività, tale
memoria successivamente è destinata a guidare e modificare le istituzioni sociali (a livello di
macrosistema), le credenze ed i valori individuali (a livello del microsistema).
Famiglie, quartieri, città, regioni ed intere culture sono legate insieme da una porzione di
credenze, valori, esperienze e memorie. Una parte specifica di tali memorie è comune a tutti:
incidenti, disastri, fatti politici e sportivi, nascite e morti.
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La base delle memorie collettive è trasmessa tra le generazioni oralmente; cosicché le memorie
collettive sono largamente condivise; esse comprendono la conoscenza di eventi del passato ed
immagini che non sono personali, ma collettivamente create e condivise assumendo così il ruolo
di funzioni sociali. Infine, le memorie collettive sono potenti strumenti di conoscenza sia per la
comunità, di per sé, che per gli individui della comunità. Questi ultimi definiscono se stessi
attraverso i loro tratti personali, ma anche attraverso il gruppo a cui appartengono; le memorie
collettive, in pratica forniscono uno sfondo e una cornice per l‟identità individuale. La storia ci
definisce così, come noi definiamo la storia: in un circolo eterno in cui la cultura è costruita,
rinegoziata dai membri che ne fanno parte; mentre memorie storiche, definite in modo collettivo
servono a fornire l‟identità di base per le generazioni successive. Mentre le nostre identità e
culture si evolvono, noi implicitamente le ricostruiamo attraverso la genesi di nuove storie e
memorie, atteggiamenti e condotte (Pennebaker, Paez, Rime, 1997).
La memoria collettiva è l‟incontro della memoria individuale dell‟essere umano con l‟aspetto
sociale e culturale. Nella memoria, l‟apprendimento e il recupero delle informazioni avvengono
molto spesso in gruppo. L‟azione di ricordare usufruisce della collaborazione tra più individui, in
maniera tale da poter essere considerata una costante interazione e collaborazione tra
interindividuale alla ricerca di un senso comune. La memoria collettiva è la punta dell‟"Iceberg
sociale” della memoria, è la dimensione della memoria più evidentemente sociale, ma anche la
parte immersa è ineluttabilmente sociale, in quanto l‟essere umano necessita di altri esseri umani
per l‟interpretazione del mondo. In questa tesi si presuppone come fondamento l‟assunto che in
ogni attività mnemonica vi sia strutturalmente una componente sociale e culturale. Due studiosi
tedeschi Jan e Aleida Assemann, furono i primi a sviluppare i concetti espressi
precedentemente da Halbawachs. Aleida Assmann nel 2002, suggerisce di suddividere la
memoria in quattro grandi aree:
1) la memoria individuale; (rievocata attraverso la memoria autobiografica)
2) la memoria generazionale;
3) la memoria collettiva;
4) la memoria culturale.
1) La memoria individuale è essenzialmente legata alla singola biografia di una persona e
quindi non è scindibile dalle peculiari esperienze dirette e dalle specifiche relazioni sociali di
ogni essere umano. Tra le quattro è sicuramente la memoria meno affidabile, il ricordo
immagazzinato in essa è spesso incoerente, poco strutturato e frammentario. La memoria
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individuale è una tipologia di memoria estremamente mutevole, poiché si modifica
costantemente nel corso della vita, a seconda delle condizioni sociali definite dall‟età, lo status, il
ruolo ecc. Ciò conferma che anche la memoria individuale, è qualcosa di più di una semplice
questione intima dell‟individuo, in quanto essa dipende dalle specifiche circostanze di natura
esterna; è quindi, almeno in parte, anch‟essa sociale.
2) La memoria generazionale. La famiglia, la parentela, il quartiere, o la ristretta cerchia di
conoscenti non sono i soli luoghi della memoria. I ricordi non vengono condivisi e confermati
soltanto da chi conosciamo personalmente, ma anche da coloro con i quali non siamo in contatto
diretto. Infatti, la memoria della società è definibile dal cambio delle generazioni: in una società
il profilo dei propri ricordi si modifica con il mutare delle generazioni. Le generazioni sono un
gruppo sociale, in cui in tutti i membri vi è un comune modo di percepire il mondo e di
significarlo, interpretarlo, farlo proprio, che si fonda su una memoria condivisa.
3) La memoria collettiva, così come concepita da Aleida Assemann, è un costrutto prodotto da
specifiche istituzioni formali: nazioni, stati, chiese; come da istituzioni non formali: gruppi di
pari e associazioni sportive, culturali, aventi lo scopo preciso di creare un‟identità. Si tratta di
una memoria che può basarsi su una specifica volontà politica attuata attraverso la selezione
calcolata degli eventi a livello mediatico. La memoria collettiva consiste in un insieme di segni,
simboli, rappresentazioni, riti, cerimonie, pratiche, spazi, luoghi e monumenti. Essa è quindi
meno labile e frammentaria delle precedenti, giacché possiede una chiara struttura narrativa,
transgenerazionale, che si fonda su quegli elementi precedentemente menzionati, i quali fissano,
generalizzano e standardizzano i ricordi all‟interno di una società.
4) La memoria culturale ha l‟obiettivo di accumulare e tramandare il maggior numero di
esperienze e la maggior quantità di sapere del passato per un periodo di tempo futuro, il più
lungo possibile. Se la memoria collettiva si distingue per la sua intenzionalità e funzionalità,
quella storico culturale è paragonabile ad un magazzino in cui vengono stivati tutti i ricordi, a
prescindere dalla loro odierna rilevanza. Essa è l‟archivio culturale in cui arrivano ordinati e
classificati i resti di epoche diverse. Lo storico analizzerà le differenze presenti tra i vari strati
(scaffali) di questo archivio, al contrario nella memoria collettiva si valorizzano le uguaglianze
tra ricordi. Alla memoria culturale appartengono tutti quei documenti conservati in specifiche
istituzioni, anche quando rimangono inutilizzati. La memoria collettiva contribuisce a creare
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identità ed unitarietà,invece la memoria culturale è spesso pretesto per conflitti e divisioni tra
gli individui.
Oltre a queste divisioni puramente semantiche, esistono altre distinzioni funzionali, (memoria
semantica ed episodica) della memoria, tali funzioni sono state studiate approfonditamente
trovando conferme neurologiche, evidenziando la frammentazione in moduli della memoria. In
particolar modo essa si rende evidente nei casi di lesioni e deficit, in cui il danno appare limitato
alla singola funzione colpita; ciò è molto evidente, ad esempio, nei casi riportati da Oliver Sacks
(1985) come: “Il caso del marinaio perduto” esempio paradigmatico di come senza memoria
non vi sia azione, percezione e pensiero, in altre parole non vi sia vita psichica. Ugualmente,
risulta evidente che l‟influenza culturale e sociale viene esercitata trasversalmente in ogni
dimensione mnemonica, cioè il contesto sociale culturale influenza tutti i domíni specifici della
memoria. Nello studio della memoria, quindi, non si può prescindere dall‟aspetto ambientale che
influenza tutte le funzioni della memoria stessa. La socialità, intrinseca in ogni essere umano, e
l‟interazione con il contesto culturale pervadono tutte le funzioni mnemoniche, ed è proprio da
questa convinzione che questo lavoro prende le mosse.
Nel corso della storia, questa convinzione fu sottovalutata per diversi anni; in effetti fu la
principale imprecisione commessa dagli studiosi: la memoria fu essenzialmente studiata come un
processo individuale, fino alla sveglia suonata da Neisser, nel 1978, il quale dichiarò: “la
memoria che serve ogni giorno è stata molto potentemente influenzata da fattori sociali”.
Successivamente egli dichiarò in tono estremamente polemico: “ Se c’è qualcosa di interessante
nella memoria, quel qualcosa non è stato certamente studiato dai ricercatori”(Neisser, 1982).
Gli studi sulla memoria mancavano di validità ecologica, si analizzava prevalentemente la
memoria in situazioni di laboratorio, non consone alla realtà dell‟uso quotidiano che l‟uomo fa
della sua memoria.
Esistono, però, tre grandi studiosi: Bartlett, Vygotsky, e Halbwachs, ai quali sicuramente non
erano rivolte le feroci critiche di Neisser, in quanto essi riuscirono ad osservare e sviscerare
l‟aspetto sociale della memoria molto prima del trillo della sveglia fatta suonare da Neisser.
Bartlett (1932), per esempio, fu il primo che fece uso di un paradigma esplicitamente basato su
un livello di analisi di tipo interpersonale, evidenziando così, la natura costruttiva della memoria
( la co-costruzione interindividuale) (Belleli, Backhurst, Rosa; 2000). Lo studioso sottolinea così
la natura sociale della memoria già nella fase dell‟apprendimento delle informazioni: gli
individui costruiscono assieme ad altri individui le informazioni da ricordare, scremando quindi
le percezioni che collettivamente non sono considerate valide e significative. Bartlett aveva
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inoltre sostenuto che la cultura e i vincoli sociali non fossero estranei al processo di
memorizzazione; in una delle sue ricerche, infatti, egli aveva proposto ai soggetti di memorizzare
storie estranee al loro contesto culturale. In particolare, a un soggetto di cultura anglosassone era
stata proposta una storia indiana, e gli era stato richiesto, come procedura sperimentale, di
ripeterla ad un secondo soggetto, e via di seguito ad un terzo. La lunga catena della ripetizione
mise in evidenza le modificazioni imposte alla storia originale: ciò che apparve chiaro fu che
tutti gli aspetti culturalmente dissonanti o non comprensibili furono abbandonati durante il
passaggio narrativo da soggetto a soggetto. Così Bartlett poté osservare la formazione di uno
schema culturalmente definito, dove la semplificazione del ricordo (evento, che diventa
narrazione originale) coincideva con la trasformazione o l‟eliminazione di elementi avvertiti
come estranei alla cultura d‟appartenenza dei partecipanti all‟esperimento. Ciò che Bartlett ha
osservato è: come ogni cultura si racconti (racconti se stessa) in una modalità culturalmente
determinata e rinegoziata da i membri che condividono esperienze,memorie ed interpretazioni.
Quasi contemporaneamente in Russia, Vygotsky (1931,1934) si soffermò, con grande ardore e
coerenza in tutte le sue opere, sull‟importanza del ruolo della cultura e del linguaggio, nelle
attività mentali individuali. Egli propose un modello in cui ogni attività cognitiva individuale
(per cui anche l‟apprendere ed il ricordare) si produce e si determina in un contesto storico
culturale in cui la cooperazione interindividuale è implicita. Vygotsky evidenziò, inoltre,
l‟importanza che gli strumenti culturali forniti dalla società esercitano sullo sviluppo individuale
in alcuni, facilitando ed accelerando la crescita nell‟area di sviluppo prossimale; tali agevolazioni
possono influenzare anche le capacità mnemoniche individuali e quelle collettive. E‟ inoltre
ipotizzabile considerate che anche la memoria collettiva possa assolvere il ruolo di strumento
culturale in grado di modificare i processi cognitivi così come quelli motivazionali e valoriali.
Sicuramente, lo studioso che più di tutti mise in risalto l‟aspetto sociale delle memorie fu
Halbwachs (1950), il quale collocandosi in un punto di intersezione tra sociologia e psicologia,
descrisse le memorie collettive; in generale, diede alla memoria un‟origine e un‟ evoluzione
radicalmente sociali.
La memoria individuale, viene quindi a ridefinirsi all‟interno di una memoria di gruppo sociale.
Halbwachs, arrivò ad estremizzare il suo pensiero fino a sostenere che solo i sogni non sono
radicati nel contesto in cui si vive; egli, infatti, enfatizzò il ruolo del contesto culturale nella
memoria, attribuendo alla memoria collettiva dei vincoli spazio-temporali, creati da gruppi di
persone.
Riassumendo, Bartlett ci ha offerto la visone di gruppo della memoria: la memoria
interindividuale.
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Vygotsky, ha evidenziato l‟aspetto storico culturale avvicinando la memoria alla funzione di
strumento culturale, mutevole e intergenerazionale, in quanto ogni gruppo sociale dispone di
nuovi mezzi e strumenti di interpretazione della realtà; strumenti che arrivano a modificare le
principali modalità cognitive degli individui.
Infine, Halbwachs, illustra l‟aspetto della memoria nel gruppo, il senso di appartenenza ad esso,
evidenziando come le memorie collettive siano il principale collante delle società.
Coerentemente con questi tre grandi studiosi, in questa tesi, la memoria è considerata come un
prodotto collettivo, in quanto tra l‟individuo e il rispettivo ambiente storico-culturale, in cui
viene prodotta e si diffonde, vi è un costante interscambio. Le memorie collettive ne sono un
eclatante esempio: esse nascono come possibili interpretazioni della realtà; con il tempo, ma
soprattutto attraverso l‟interscambio tra uomini e cultura, esse diventano interpretazioni valide e
condivise della realtà.
Per definire specificatamente la memoria collettiva, è doveroso rimarcare ed approfondire,
ancora una volta, la sua distinzione dalla memoria individuale, la quale riguarda eventi privati
del passato di ogni individuo. Essa può essere considerata la memoria intima dell‟essere umano;
una sua particolarità è che non tutte le informazioni che vi sono stivate dipendono dalla
volontà. In tutti i ricordi privati vi è sempre e comunque lo sfondo sociale al quale l‟individuo
ricorre per confermare un ricordo, o per precisarlo, o per colmare qualche lacuna, utilizzando la
memoria collettiva come appiglio. Le due memorie, quella individuale e quella collettiva, a
volte si fondono: per rievocare il proprio passato, spesso l‟uomo fa ricorso ai ricordi altrui. A
differenza della memoria individuale, quella collettiva è composta da una serie di ricordi di
eventi che hanno una valenza pubblica: questi possono essere ricordati da tutti gli individui
appartenenti ad una società, ed essere evocati insieme ad altri. Il privato e il sociale, il primo
piano e lo sfondo, possono miscelarsi fino ad invertire i ruoli. Quindi, la principale differenza
fra le due memorie concerne soprattutto la “modalità del ricordo”: le memorie condivise sono
più schematiche e generiche; hanno a che fare con la conoscenza e il sapere. Le memorie
collettive sono un ricordarsi insieme ad altri individui, definibile come un “esserci collettivo”
(Smorti,2007).
Invece, le memorie personali sono un ricordarsi individuale, intimo e nella maggior parte dei casi
autonomo, un “esserci individuale”. La vera grande differenza tra le due memorie è insita nel
momento del recupero dell‟informazione, non nel momento dell‟apprendimento iniziale, in
quanto nell‟istante della prima percezione, la dimensione sociale e quella individuale non sono
mai perfettamente scindibili. Un‟altra differenza è che le memorie comuni hanno delle proprietà
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estensionali, cioè possiedono caratteristiche che le rendono simili alle memorie dei membri del
gruppo. I ricordi sono fortemente influenzati dalla memoria altrui; viceversa, le memorie
individuali si riferiscono ad un particolare oggetto in maniera più specifica, possiamo così
connotarle in termini di intenzionalità. Le prime assolvono all‟esigenza umana di appartenenza
sociale, le seconde implicano la separazione individuale, valorizzando le proprietà intrinseche
dell‟individuo. La memoria personale definisce il nostro specifico percorso di vita, mentre la
memoria collettiva ci accomuna agli altri.
Le memorie personali sono collocate nel tempo e nello spazio, esse rappresentano una sequenza
di eventi legati dal punto di vista soggettivo; le memorie collettive, invece, sono molto più
influenzate dagli altri, intesi come individui, mezzi di comunicazione, fenomeni collettivi in
generale. La memoria collettiva è più orientata a trattenere e codificare classi generali degli
eventi, cogliendo così la somiglianza tra singoli fatti e inserendo ogni nuovo ricordo sintetizzato
in uno schema preesistente.
Osservando il proprio passato sia privato che collettivo, si trovano due tipi di elementi: quelli che
è possibile evocare a nostro piacimento, e quelli che, al contrario, non obbediscono ai nostri
richiami, ostacolano la nostra volontà di recupero.
In realtà, alcuni ricordi sono accessibili proprio perché sono di dominio comune, di uso
familiare, facilmente disponibili per tutti i membri di un gruppo sociale, in quanto sono utili
materialmente e/o ideologicamente, nella vita di tutti i giorni. Questi ricordi sono in una certa
misura di tutti (Halbwachs, 1950), e proprio perché ci si può aiutare con la memoria altrui nella
rievocazione, tutti gli individui sono capaci di riportarli alla luce quando vogliono, visto che
l‟ambiente sociale in cui il fatto è stata appreso è ancora vissuto e convissuto.
Per quanto riguarda i ricordi inaccessibili, se appartengono all‟individuo in modo intimo,
l‟evocazione è più complicata, in quanto non c‟è l‟appoggio esterno di altri individui, (approccio
invece presente nei casi di recupero di ricordi collettivi). Evidentemente la facilità di recupero
dei ricordi del primo tipo è anche spiegata dal fatto che essi sono sempre alla nostra portata,
poiché si conservano nei gruppi sociali più vivi e vicini ed in flussi di pensiero collettivo locale,
con i quali l‟essere umano è sempre in contatto; in una parola, si tratta di ricordi più familiari. I
ricordi meno disponibili, lo sono anche perché i gruppi che sarebbero in grado di ricondurci a
loro sono psicologicamente lontani, il contatto con loro avviene in maniera intermittente.
Una specifica generazione può essere considerata come un gruppo sociale, in cui le memorie
sono molto accessibili; le esperienze condivise vengono rievocate assieme ai membri della
generazione di appartenenza, in questo senso i ricordi specifici di una generazione sono molto
accostabili da tutti gli individui che ne fanno parte. La generazione adolescente è emblema del
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gruppo-generazione che diventa riferimento nella rievocazione degli eventi, diventando così un
fondamentale punto di riferimento per i suoi membri, particolarmente vivo e vicino nella
quotidianità, così come nell‟eccezionalità. In particolare, gli studenti universitari appartengono a
coorti d‟età ravvicinate, che si incontrano quasi tutti i giorni per motivi di studio. La loro
naturale curiosità è notevolmente incrementata dall‟ambiente accademico e vivendo esperienze
simili, nello stesso ambiente, vengono esercitate su di loro influenze simili, divenendo così un
gruppo in grado di agevolare il ricordo e la formazione di ricordi collettivi.
La memoria collettiva, nella visone sociologica, è definita come: l‟insieme delle rappresentazioni
del passato che un gruppo produce, conserva, elabora e trasmette attraverso l‟interazione dei suoi
membri fra loro. Bisogna aggiungere, inoltre, quel patrimonio di ricordi individuali, ma che
collettivamente appartengono a intere generazioni: usi, costumi, modi di fare, modi di dire, sigle
tv, fumetti, cartoni animati, eccetera; ossia tutto ciò che è di domino pubblico ma di fruizione
privata, tenendo sempre ben presente che: ciò che rende una memoria veramente collettiva, non
è il suo contenuto ma il suo utilizzo cioè la sua elaborazione, durante la quale i contenuti
vengono “dotati di significato” nella socializzazione. Tramite la trasmissione orale, la memoria
collettiva, si diffonde, assolvendo così, a particolari funzioni a livello interindividuale:
1) permette a chi diventa membro di una comunità di interiorizzare le tradizioni della comunità;
2) tale internalizzazione, a sua volta agevola la formazione del senso di appartenenza sociale;
3) suscita un senso di nostalgia del passato, il quale viene sopravvalutato rispetto al presente,
rinforzando così il valore della storia comune costruita.
Inoltre, le memorie collettive tendono ad essere ricostruite in maniera da giustificare i bisogni e
gli scopi del presente; (Paez, Basabe e Gonzalez,1997).
Le memorie collettive sono una ricostruzione del passato con la “luce” del presente
(Coser,1992). Il passato è quindi costantemente ricostruito; ogni generazione riscrive la storia,
mai su una pagina totalmente bianca, sempre sulla pagina impostata dalle generazioni precedenti.
La memoria, specialmente quella collettiva, necessita degli altri per sopravvivere, per essere
tramandata, per determinare la continuità sociale. A conferma di ciò, in ogni persona, coabitano
due tipologie di memorie collettive: una memoria effettiva codificata, significata ed interpretata
dalla propria generazione ed una memoria codificata, significata ed interpretata dalla
generazione precedente, lasciata in “eredità” come “base sicura” sopra alla quale stratificare i
nuovi eventi, e dalla quale partire per interpretazioni esplorative future.Tali interpretazioni
possono portare ad un rifiuto totale dell‟ eredità, o ad una sua convivenza, in maniera sincronica,
con la propria identità generazionale.