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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI TORINO SCUOLA UNIVERSITARIA INTERFACOLTA' IN SCIENZE MOTORIE ABSTRACT - LAUREA TRIENNALE CANDIDATO: Gabriele Valpiani RELATORE: Roberto Marocco SESSIONE: Straordinaria A.A. 2009/2010
TITOLO: Allenatori di pallacanestro giovanile: quanto conoscono la preparazione fisica?
CONTENUTO:
Dopo aver trattato in generale i temi principali della preparazione fisica nel basket, la tesi sviluppa
una ricerca sulle conoscenze degli allenatori nel settore giovanile sulla preparazione fisica nella
pallacanestro.
Lo studio si compone di un questionario anonimo consegnato personalmente agli allenatori del
settore giovanile, in cui, gli intervistati sono sottoposti ad alcune domande di tipo tecnico e di tipo
pratico/comportamentale; nella parte tecnica si propongono domande di base, ma mirate sulla
preparazione fisica nella pallacanestro per verificare le conoscenze in loro possesso; mentre nella
parte pratico/comportamentale, si punta ad avere informazioni su quello che gli intervistati
propongono in campo, se fanno fare lo skip e la calciata, se dedicano una parte dell'allenamento alla
coordinazione motoria e quali esercizi ed infine quanto tempo dedicano alla preparazione fisica
durante gli allenamenti.
Questi dati mi hanno permesso di effettuare un'analisi comparando le risposte di ogni macro
argomento per ogni singolo allenatore in modo da verificare l'effettiva conoscenza dello stesso.
Dai risultati ottenuti ne è scaturito che gli allenatori presi in esame hanno una conoscenza più
sviluppata verso alcuni argomenti, ma meno su altri, con un totale del 68% di risposte corrette,
quindi una buona percentuale.
N° SOGGETTI ESAMINATI: 60
TIPOLOGIA SOGGETTI ESAMINATI: allenatori delle categorie (Under 13-14-15 maschile e
femminile)
Torino,
Firma Candidato Firma Relatore 3
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Prefazione La scorsa estate, ho potuto partecipare presso l'università di Scienze Motorie alla settimana di stage
tenuta dal prof. Marocco sulla preparazione fisica nella pallacanestro.
Le giornate erano caratterizzate da parti teoriche che successivamente si sviluppavano in campo,
anche attraverso lavori di gruppo.
Una settimana molto intensa, ma sopratutto interessante che mi ha aperto gli occhi su una parte
della pallacanestro che a me era sconosciuta.
Da questa settimana ho tratto molti spunti, che mi hanno poi permesso di “collaborare” con il prof.
Marocco, alla mia tesi di laurea triennale.
Grazie a questo corso ho appreso alcune metodiche che mirano a migliorare l'aspetto fisico-
coordinativo e che sto tutt'ora mettendo in pratica nel mio percorso di allenatore/istruttore all'interno
della società Beinaschese Basket. All'interno di questa società ho l'incarico di seguire tre gruppi con
tre ruoli ben distinti, un gruppo minibasket come istruttore, un gruppo Under 15 femminile come
vice allenatore ed infine la serie B femminile come terzo allenatore.
Grazie a queste esperienze seppur ancora in via di sviluppo, ho potuto constatare come la
preparazione fisica sia davvero importante, sopratutto perché durante la composizione della tesi, ho
potuto notare come la maggior parte delle società, tranne quelle più rinomate, non hanno la
possibilità di avere un preparatore fisico durante tutto l'anno, anche se devo riconoscere che le cose
stanno lentamente cambiando.
Ho deciso quindi di contattare il mio relatore proponendogli una tesi sull'importanza della
preparazione fisica nel settore giovanile, comprensiva di un questionario a cui allenatori di varie
società del settore giovanile dovevano liberamente rispondere con l'obiettivo di “valutare” le loro
conoscenze in materia.
Quel che seguirà spero possa essere di spunto per eventuali “valutazioni” di coloro che tengono
clinic agli allenatori del settore giovanile e per permettere agli allenatori che lavorano in società con
situazioni economiche non di primo livello di avere qualche nozione in più sull'aspetto fisico.
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Parte I
Introduzione 7
Introduzione L'evoluzione della pallacanestro ha portato progressivamente alla massimizzazione della
prestazione fisica, però questa scelta, specie nei giovani, spesso è stata fatta a discapito della
valenza tecnico-tattica del gioco e della capacità di effettuarne delle corrette letture
[1]
.
La preparazione fisica del basket sta cambiando ormai da un decennio, in maniera lenta ma
inesorabile, non solo per il cambiamento dei contenuti che vengono sempre più legati al modello
prestativo del basket e al modello del giocatore, ma anche perché gli attori sono diversi.
Per troppi anni sono stati importati contenuti non specifici della pallacanestro, che hanno creato
confusione.
La prima cosa molto importante da sottolineare riguarda l'individualità della preparazione fisica,
che non può essere svolta sempre collettivamente perché il ragazzo/a oltre ad avere delle sue
necessità, deve essere sempre corretto e monitorato nelle sue posture e movimenti.
Il secondo punto importante riguarda la necessità di differenziare con attenzione la preparazione di
adulti, adolescenti e ragazzi in fase puberale
[2]
, in quanto tutti e tre hanno bisogno di programmi
differenziati tra loro, in base alla crescita strutturale, all'età, al loro bagaglio tecnico e alle loro
capacità nonché alle loro abilità.
La pallacanestro è uno sport aciclico, caratterizzato da gesti tecnici e motori di diversa natura come
palleggi, passaggi, tiri, rimbalzi, sprint, salti, cambi di direzione e cambi di velocità improvvisi dove
lo sforzo fisico può essere interrotto da avversari, interventi arbitrali o richieste di pause
dell'allenatore. Quindi, possiamo notare, come in tutti gli sport di situazione è difficile classificare
la prestazione in termini energetici.
Per questo motivo, la presente ricerca ha due obiettivi:
il primo è quello di sottolineare l'importanza della preparazione fisica nel settore giovanile, dove
bisogna lavorare con personale qualificato per migliorare in primo luogo il ragazzo/a da un punto di
vista motorio, arrivando così alla creazione di un atleta; in secondo luogo per lavorare in ambito
sportivo in modo specifico, cioè senza adottare metodiche copiate da altre discipline. Il secondo
obiettivo è quello di valutare le conoscenze dell'allenatore sulla preparazione fisica nella
pallacanestro giovanile.
Per raggiungere il secondo obiettivo, ho realizzato un questionario anonimo, che ho consegnato
personalmente agli allenatori di diversi settori giovanili (Under 13-14-15 maschile e Under 13-14-
15 femminile, fase estremamente delicata in cui si ha la formazione di quell'embrione che il
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minibasket, si spera, in forma di gioco abbia creato) in cui rispondere a domande di tipo tecnico,
pratico e comportamentale.
La parte tecnica propone domande sui concetti chiave dell'attività motoria e della preparazione
fisica nella pallacanestro, cioè cosa sono le capacità motorie e quelle coordinative, che tipi di
sistemi energetici si utilizzano nella pallacanestro, i metodi con cui si allenano le capacità
condizionali, mentre la parte pratico/formale riguarda il lavoro che svolgono gli allenatori, se si
controllano e come, eventuali miglioramenti o peggioramenti degli atleti, se e cosa propongono
sulla coordinazione motoria, quanto tempo dedicano, in media, alla preparazione fisica durante la
settimana ed infine il tipo di squadra allenata e quindi il tipo di categoria, maschile o femminile.
I risultati ottenuti, come si potrà notare più avanti, sono molto interessanti e su certi aspetti vari,
dove tutti gli allenatori dedicano una parte dell'allenamento alla preparazione fisica, con diverse
proposte, alcune non propriamente utili e specifiche per la pallacanestro.
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Parte II
Cenni storici 10
Cenni storici sulla preparazione fisica nella pallacanestro La figura del preparatore atletico nel basket ha fatto la sua comparsa in Italia negli anni settanta,
copiando ciò che qualche anno prima era accaduto nel calcio.
La cultura della preparazione fisica non era riferita solo ed esclusivamente al basket, ma in esso
veniva riversata la cultura della preparazione derivante principalmente dall’atletica leggera, che era
l’unica ad avere una metodologia strutturata.
Ciò è accaduto perché la preparazione degli allenatori in questo campo non era particolarmente
sviluppata infatti è noto che gran parte degli allenatori non avevano una qualifica nel campo delle
scienze motorie, questo ha permesso al preparatore di avere libero arbitrio, senza alcun tipo di
controllo sul suo operato.
Inoltre si applicano modelli copiati da sport di tipo ciclico (corsa lunga continua), mentre la
pallacanestro è uno sport di situazione e soprattutto aciclico.
Negli anni ottanta e in parte dei novanta assistiamo alla scoperta della forza e dello stretching, con
l’avvento di molti preparatori provenienti da sport di velocità, saltatori ed anche di molti body
builder, quindi con una cultura molto scarsa della pallacanestro.
Inizia un lavoro sistematico sulla forza, sopratutto tramite l'utilizzo di macchine con criteri copiati
da specialisti di altri settori (forza per sollevatori di pesi, velocisti, bodybuilders) che produrrà
quindi lavori non affini a ciò che richiede questo sport.
Viene introdotto lo stretching nel riscaldamento, ma è considerato utile solamente per migliorare la
flessibilità muscolo-tendinea; si sviluppano metodiche di corse con variazione di ritmo (fartlek) o
lavori di corsa sul campo da basket.
A fine anni 90, l'enorme crescita degli infortuni inizia a manifestare seri dubbi sul lavoro svolto dai
preparatori atletici, in quanto non si riesce a capire se ciò che viene svolto è utile oppure dannoso
per gli atleti. É ben visibile che il passaggio delle informazioni tra i preparatori era carente se non
inesistente, ciascuno sviluppava il proprio lavoro spesso pensando di essere il migliore poiché non
aveva nessun confronto o solo perché la sua squadra vinceva i campionati. Nasce così la ricerca
della specificità.
Si comincia a dare molta più importanza alla valutazione della postura del giocatore, della sua
funzionalità muscolare ed i piani di allenamento cercano di essere più individualizzati.
L’intervento sui giovani rimane però clamorosamente in ritardo, per una ancora scarsa attenzione
verso i settori giovanili.
Bisogna aspettare fino al 2001 con l’avvento di Recalcati alla guida della Nazionale maggiore e
Gebbia in quella giovanile, con l’inserimento di Vittorio Mattioli e di Roberto Colli perché accada
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ciò che per 30 anni nessuno ha mai pensato di fare, anche se di enorme semplicità: l’istituzione di
un corso federale di preparatori fisici del basket che riconosca una qualifica di specializzazione di
tale figura e gli dia anche dei connotati culturali riconosciuti.
A condividere e strutturare tale progetto insieme a Mattioli e Colli vengono chiamati alcuni
preparatori molto esperti che si rendono disponibili a “passare” informazioni ai più giovani
colleghi: parliamo di Cuzzolin, Sepulcri, Colombini, Rosace che forniscono tantissimo materiale,
motivazioni delle scelte, tipologia di esercizi tali da creare un metodo, che preveda sempre le
motivazioni scientifiche delle scelte ed il loro sviluppo pratico in termini di esercitazioni.
L’obiettivo è, quindi, costruire un preparatore che conosca la teoria e la padroneggi e che sia in
grado non di copiare, ma di adattare e personalizzare i suoi metodi alla situazione ed alla necessità
del livello della squadra
[3]
Da molti addetti ai lavori e genitori, ma sopratutto dai ragazzi, il preparatore fisico è visto come
colui che non permette loro di divertirsi, di giocare e utilizzare sempre l'attrezzo fondamentale, cioè
la palla. Il motivo è che questi hanno poco interesse per tutto ciò che non è tecnica e gioco, non
ambiscono ad avere come primo traguardo diventare degli atleti, quindi il preparatore fisico appare
come “il cattivo” non come colui che permette agli individui di crescere e migliorare, di togliere le
brutte abitudini posturali, di educare, di diffondere la mentalità vincente e la dedizione al lavoro, di
controllare la loro crescita attraverso valutazioni atletiche e di prevenire eventuali infortuni.
Costui è un soggetto fondamentale che dovrebbe essere integrato all'interno di qualsiasi società in
modo da fornire agli allenatori un confronto e quindi la programmazione di una stagione, senza che
questi siano abbandonati ad un “fai da te” oppure che copino metodiche specifiche per altre
discipline sportive.
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Parte III Concetti base 13
Concetti base Alcuni concetti base da sapere ma sopratutto comprendere, per poter affrontare un tema come
quello della preparazione fisica sono, la definizione di serie e ripetizione, che cos'è un muscolo
agonista ed antagonista ed infine, fondamentali per poter programmare un allenamento e quindi per
lavorare con certi criteri, la conoscenza dei sistemi energetici.
Una ripetizione è definita come il singolo movimento di un esercizio.
Una serie è definita come l'insieme delle ripetizioni che si devono eseguire, le quali vengono
intervallate da pause di recupero di diversa durata in funzione del tipo di orientamento metabolico.
Quindi con l'espressione 3 x 20, indichiamo che 3 sono le serie e 20 sono le ripetizioni.
Si definisce agonista, il muscolo che collabora nell'esecuzione di un movimento, mentre si definisce
antagonista, quel muscolo che si oppone al movimento di cui è diretto responsabile il muscolo
agonista (ad esempio, flessori ed estensori sono antagonisti tra loro).
Tutti i sistemi energetici che andrò ad elencare hanno alla base la contrazione muscolare, che come
altre funzioni cellulari, avviene grazie all'energia liberata dalla rottura del legame fosforico nella
molecola di ATP. L'ATP è una molecola di adenosina più tre parti dette gruppi fosfato. La cellula
muscolare ha a disposizione riserve limitate di ATP. Tale riserve sono sufficienti soltanto per lavori
massimali della durata di circa un secondo. Tramite i sistemi energetici l'organismo ha la possibilità
di risintetizzare ATP.
Sono presenti tre meccanismi per la risintesi di ATP dove occorre considerare alcuni fattori:
• potenza: massima quantità di energia prodotta nell'unità di tempo;
• capacità: quantità totale di energia prodotta dal sistema;
• latenza: tempo necessario per ottenere la massima potenza;
• ristoro: tempo necessario per la ricostituzione del sistema.
Il primo metabolismo che l'organismo utilizza per risintetizzare ATP è il metabolismo Anaerobico
Alattacido (AA). Nel muscolo è presente una riserva di gruppi fosforici oltre ovviamente l'ATP,
chiamato fosfocreatina (CP). La fosfocreatina si forma nel muscolo a riposo dall'unione di una
molecola di creatina e una molecola di fosfato. Quando l'organismo necessita di grandi quantità di
energia nell'immediato, la fosfocreatina cede il suo gruppo fosfato all'ADP (PC + ADP = C + ATP).
Nel meccanismo anaerobico alattacido l'ossigeno non interviene e anche la produzione di acido
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