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Introduzione
Per approfondire il tema dei niños de la calle in
Messico è importante trattare la situazione sociale che
si vive attualmente in questo paese, legata ad alcune
problematiche che generano arretratezze in diversi
aspetti, tanto economici quanto sociali. E‟
innanzitutto necessario volgere lo sguardo verso le
condizioni di vita dei bambini a livello mondiale per
individuare le principali caratteristiche di questa
realtà e in seguito descrivere le particolarità del
Messico, tema centrale della mia ricerca. L‟origine di
tale fenomeno è da contestualizzare all‟interno del
nuovo ordine politico, economico e sociale. Al giorno
d‟oggi, la globalizzazione ha, infatti, preso le redini
dell‟umanità, riflettendosi in una grandissima varietà
di fenomeni che vanno dall‟aumento del commercio
internazionale di beni e servizi fino alla mobilitá dei
capitali, la interdipendenza dei mercati finanziari e
la disponibilità mondiale istantanea di informazione.
Questo paradigma ha acuito, però, anche gravi
conseguenze quali la disoccupazione, la discriminazione
sociale, la diseguaglianza nella distribuzione della
ricchezza, l‟emarginazione e la povertà nei paesi
sottosviluppati. Tutto ciò ha creato una struttura
sociale complessa, che favorisce l‟arretratezza in
diversi ambiti della realtà quotidiana.
All‟interno della società odierna si vivono situazioni
problematiche anche di tossicodipendenza,
prostituzione, estrema povertà e niños de la calle,
situazioni che si presentano quando le condizioni di
vita sono deplorevoli. Indubbiamente l‟esclusione si
traduce anche in altri ambiti come in quello educativo,
4
affettivo e sociale e, disgraziatamente, questo incide
principalmente sui bambini di qualsiasi società, in
quanto rappresentano la popolazione più vulnerabile.
Vedere un bambino che vive per strada è un campanello
di allarme, un segnale che qualcosa non va bene nella
società.
La situazione economica, politica e sociale messicana,
in particolare, ha sofferto un grande deterioramento
che fomenta l‟emarginazione e l‟arretratezza. Questi
aspetti, a loro volta, generano un processo di
diseguaglianza ed esclusione sociale a discapito delle
classi più povere.
Il fenomeno dei niños de la calle è estremamente
complesso, pertanto si deve essere consapevoli delle
possibilità e dei limiti con i quali fanno i conti le
istituzioni nazionali per affrontare e risolvere questo
problema.
La crisi economica è il fattore principale per cui
giornalmente sia bambini che adolescenti lasciano la
scuola per integrarsi alla classe lavoratrice perché il
capo famiglia non riesce da solo a soddisfare le
necessità della casa. Le politiche pubbliche messicane
hanno prestato poca attenzione alle condizioni che
mettono a rischio questa popolazione infantile infatti
alcuni programmi ancora non funzionano nemmeno nelle
principali città in cui si é registrata la maggiore
presenza di questo fenomeno sociale, né sono stati
progettati o adattati alle caratteristiche particolari
che presenta. In più la infrastruttura comunitaria
(come i centri di servizio o le scuole) è inaccessibile
per le famiglie dei bambini a rischio o, in molti casi,
è poco utilizzata, soprattutto perché prevale il basso
5
coordinamento tra i programmi e la prestazione dei
servizi è a breve scadenza, quindi inefficace.
L‟uso politico e pubblicitario che alcuni attori
pubblici hanno fatto del tema dei niños de la calle,
inoltre, non è stato corrisposto con un appropriato
investimento in infrastrutture adeguate né in un
finanziamento volto ad appoggiare o complementare le
azioni che realizzano le organizzazioni non
governative, ritenute le responsabili dell‟assistenza a
questa parte di popolazione. Frequentemente le autorità
pubbliche, soprattutto in ambito locale, svolgono
azioni che violano i diritti dei più deboli
collocandoli in una posizione di maggiore
vulnerabilità. La mancanza di appoggio a metodologie
appropriate che permetta di ottenere fondi pubblici
permanenti e di buona qualità, pone seri ostacoli al
raggiungimento di un maggiore impatto per contenere i
danni di cui soffre questa popolazione.
Uno degli aspetti fondamentali della situazione sociale
in Messico è l‟insufficiente controllo delle nascite e
di pianificazione familiare le cui conseguenze si
riversano inevitabilmente sui bambini non desiderati.
In questa investigazione cercherò di spiegare quali
sono le possibili soluzioni avanzate dalle
organizzazioni non governative e dalle istituzioni
nazionali per poter fronteggiare e risolvere tale
problema per la cui risoluzione l‟educazione si
converte in un‟alternativa importante. A tale proposito
prenderò in considerazione il Sistema di sviluppo
integrale della famiglia (DIF) e le misure adottate
specialmente nella città di Puebla, in Messico,
servendomi anche della mia visita presso le sedi del
DIF statale e municipale della città di Puebla. Qui ho
6
potuto intervistare sia il responsabile del DIF che
segue i programmi statali per i niños de la calle,
Uzziel Avalos, che ha mi spiegato il funzionamento di
quest‟organo governativo che offre assistenza sociale
alla popolazione messicana più vulnerabile, sia la
direttrice del Centro de día per i niños de la calle
nella città di Puebla, Shalom Alduncin Collado.
Il fenomeno sociale dei niños de la calle sarà
presentato facendo riferimento agli antecedenti
giuridici internazionali per la protezione dei bambini,
focalizzando il tema sulla legislazione messicana
riguardo i diritti e la tutela dell‟infanzia, dato
l‟oggetto della mia tesi. Cercherò di dimostrare,
mediante le interviste effettuate per le strade di
Puebla ai niños de la calle e ai loro parenti, quali
sono le ragioni che spingono i bambini a vivere per
strada, le loro aspettative, i loro disagi. Presso gli
incroci semaforici e nel centro storico di Puebla ho
potuto intervistare diversi bambini. Nel corso del mio
lavoro citerò qualche chiacchiera che ho avuto con
circa sette bambini che lavorano per strada mentre ho
intervistato cinque bambini che lavorano durante il
giorno per le strade di Cholula, Puebla; parlerò di
quattro bambini che lavorano di notte per le strade del
centro storico di Cholula e di due bambini che lavorano
nel mercato di San Andrés Cholula aiutando i loro
genitori per un totale di diciotto bambini
intervistati. Inoltre ho intervistato anche tre
genitori di niños de la calle per capire ciò che li
spinge e li motiva a spingere i loro figli a lavorare
per strada.
La mia ricerca è stata resa possibile grazie alla mia
permanenza in Messico di circa sei mesi, durante la
7
quale ho avuto l‟opportunità di fare una preziosa
esperienza di volontariato presso Casa del Sol, una
casa che accoglie niños de la calle nella città di
Puebla. Inoltre ho potuto contattare la Fundación
Juconi, un‟importante organizzazione non governativa
poblana che lavora con i niños de la calle, e avere
chiarimenti sulla sua metodologia educativa grazie ad
un‟intervista con uno dei suoi responsabili, Maricarmen
Bartínez Benítez. Ho avuto anche l‟opportunità di
visitare Ipoderac, un‟altra importante organizzazione
non governativa poblana a favore dei niños de la calle;
qui ho trascorso un‟intera giornata con dodici dei
sessanta bambini dell‟associazione e con il direttore
generale di Ipoderac, Francisco Javier Jaimez Luengas e
con il direttore educativo, Ignacio Pérez Mondragón.
Con la visita agli Hogares Infantiles y Juveniles
Calasanz a Puebla, ho avuto la possibilità di parlare
con Concepción Walle Zapien, la responsabile educativa
dei bambini di questa organizzazione non governativa
cattolica poblana.
Ho, infine, potuto collaborare per un breve periodo con
Héctor Enrique Reyes Pacheco, il segretario con la
Commissione dei diritti umani per lo Stato di Puebla,
che mi ha esposto il lavoro della Commissione nelle
diverse aree di lavoro.
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Capitolo 1. La legislazione internazionale per la
protezione del bambino
1.1 Breve evoluzione storica dei diritti
dell‘infanzia
A livello internazionale la legislazione sui minori é
cresciuta e si è modificata con il passare del tempo. I
suoi principali promotori sono stati gli organismi
internazionali creati con il fine di assicurare e
mantenere la pace tra le nazioni.
La prima iniziativa in ambito internazionale risale al
1919 con la “Convenzione sull’età minima”.
Secondo l‟UNICEF, però, è solo dal 1924, anno in cui
viene adottato il primo strumento giuridico a favore
della fanciullezza grazie alla Dichiarazione di Ginevra
o Dichiarazione del diritto del fanciullo, che i
diritti del bambino assumono una connotazione diversa.
In tale documento, il bambino è concepito destinatario
passivo e non come titolare di diritti. Questa
Dichiarazione si rivolge agli Stati affinché offrano
protezione ai minori.
La necessità di redigere la Dichiarazione nasce come
risposta alle incalzanti esigenze di migliaia di
persone, in particolar modo donne e bambini che, in
seguito alla prima guerra mondiale, si trovarono senza
alcun tipo di protezione e assistenza a causa della
perdita dei loro familiari che si occupavano del loro
sostentamento.
La Dichiarazione di Ginevra è composta da cinque
principi volti a rispondere ai bisogni dei minori di
età. Il principio basilare si fonda sull‟eguaglianza
tra nazionalità, etnia e credenza religiosa. Lo scopo
9
è garantire la protezione del bambino da qualsiasi
circostanza che possa incidere negativamente sulla sua
integrità
1
.
Cronologicamente, un progresso che segue a favore dei
minori latinoamericani si deve alla stesura di un
documento scritto in seguito all‟inaugurazione
dell’Istituto Interamericano del bambino, della bambina
e degli adolescenti fondato in Uruguay con il nome di
Istituto Internazionale americano di protezione
all’infanzia. Nel Documento dei diritti dei bambini,
risalente al 1927, si tutelano i diritti del bambino
tra cui il diritto alla vita, all‟educazione e alla
nutrizione completa, il diritto a mantenere e
sviluppare la propria personalità, il diritto
all‟assistenza economica completa, alla considerazione
sociale, all‟allegria e all‟educazione specializzata.
Si precisa che “dal riconoscimento e dall’osservazione
di tali diritti dipende la grandezza e la gloria delle
nazioni e dei popoli
2
” in quanto i bambini sono
considerati come i futuri uomini e donne che formeranno
le famiglie e la società perciò lo stato deve
assicurare al bambino tutte le opportunità di
benessere.
Inizia solo dopo lo scioglimento della Società delle
Nazioni, con la nascita dell'Organizzazione delle
Nazioni Unite e del Fondo Internazionale delle Nazioni
Unite per l'Infanzia (UNICEF), la redazione della Carta
sui diritti dei bambini che si affianca alla
Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
1
http://www.unicef.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/325
5
2
Estratto dal Discorso del Ministro dell‟Istruzione Pubblica, Don
Enrique Rodríguez Fabregat, 9 giugno 1927,consultabile in
www.iin.oea.org/2005/historia_del_IIN.htm
10
La Carta delle Nazioni Unite del 1945, esorta i paesi
affinché promuovano il rispetto dei diritti umani e le
libertà fondamentali “per tutti”.
Nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani,
approvata dall‟Assemblea Generale delle Nazioni Unite
nel 1948, compaiono altri segnali che indicano la
volontà di riconoscere e proteggere i diritti dei
bambini. La Dichiarazione Universale stabilisce che: “
Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in
dignità e diritti…
3
” e sottolinea che “la maternità e
l’infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza.
Tutti i bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso,
devono godere della stessa protezione sociale.
4
” e si
riferisce alla famiglia come “Il nucleo naturale e
fondamentale della società e ha il diritto ad essere
protetto dalla società e dallo Stato
5
”. Alla
Dichiarazione Universale del 1948 seguì la
Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, approvata
dall‟Assemblea Generale il 20 novembre 1959
all‟unanimità e senza astensioni.
Questo documento vuole mantenere una continuità con i
principi già espressi nella Dichiarazione di Ginevra,
ma ad essa aggiunge la responsabilità e l‟impegno degli
Stati sia nel riconoscimento di tali principi che nella
loro promozione, diffusione ed applicazione.
La Dichiarazione dei diritti del fanciullo consta di un
preambolo che precede gli articoli redatti in favore
dei diritti del bambino e di dieci principi. Nella
Dichiarazione del 1959 si fa riferimento alla
3
Art.1 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e del
cittadino. Per un maggior approfondimento si rimanda agli annessi
in cui la Dichiarazione Universale dei diritti del fanciullo è
presente per intero.
4
Art.25, par.3 della Dichiarazione.
5
Art. 16, par.3, della Dichiarazione.
11
Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948
e alla Dichiarazione sui diritti del fanciullo del
1924.
La nuova Dichiarazione, però, è innovativa per il
riconoscimento di nuovi diritti che anteriormente non
venivano menzionati. Tra questi compaiono:
- Il divieto di ammissione al lavoro per i minori che
non abbiano raggiunto un'età minima;
- il divieto di impiego dei bambini in attività
produttive che possano nuocere alla sua salute o che ne
ostacolino lo sviluppo fisico o mentale;
- il diritto del minore disabile a ricevere cure
speciali
6
.
La Dichiarazione dei diritti del fanciullo, nonostante
non sia uno strumento vincolante, riveste un ruolo
morale riconosciuto internazionalmente.
Nella Dichiarazione del 1959 il bambino è riconosciuto
come soggetto di diritti, inoltre viene riconosciuta
l‟importanza della tutela giuridica del bambino sin dal
suo concepimento. Per ultimo, viene aborrita qualsiasi
forma di sfruttamento dei minori citando gli Stati
membri a curare maggiormente l'educazione dei bambini
insegnandogli principi positivi di comprensione, pace e
tolleranza.
Il fine della Dichiarazione è che il bambino possa
godere di “un’infanzia felice e spensierata e dei
diritti e delle libertà che si enunciano in essa”
7
. La
società e le autorità pubbliche hanno l‟obbligo di
tutelare specialmente i bambini senza una famiglia o
che non hanno i mezzi adeguati per la loro sussistenza.
6
http://www.unicef.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/325
5
7
Preambolo della Dichiarazione dei diritti del bambino,1959.
12
È obbligo degli stati membri proteggere il bambino in
modo che possa ricevere protezione e soccorso.
Tra le iniziative a difesa del minore meritano di
essere citati i Vertici iberoamericani che si svolgono
periodicamente affrontando vari temi tra i quali anche
quello dell‟infanzia. Si tratta di incontri di
riflessione e concertazione politica dove si permette
il dialogo tra le diverse posizioni politiche e
l‟adozione di approcci comuni in temi di speciale
interesse tra i capi di stato e di governo. È, inoltre,
uno strumento di cooperazione che contribuisce a
rafforzare l‟identità iberoamericana dei 21 stati
membri. Questi incontri tra capi di stato e di governo,
che avvengono dal 1991, creano spazi di discussione su
temi incentrati sullo sviluppo dei popoli e tra questi
sono state prese importanti decisioni riguardo diverse
aree: povertà ed emarginazione, economia e
globalizzazione, violenza e narcotraffico.
Gli stati membri si sono impegnati sin dal principio a
compiere gli obiettivi definiti dal vertice mondiale a
favore dell‟infanzia tra i quali il miglioramento della
situazione dei bambini e degli adolescenti in tutti gli
ambiti che sono: salute, educazione e sicurezza sociale
attraverso la formulazione di programmi nazionali di
azione destinati a promuovere la sopravvivenza, la
protezione e lo sviluppo integrale della fanciullezza
iberoamericana. La preoccupazione per la situazione
dell‟infanzia nei paesi iberoamericani è rimasta una
costante nell‟agenda dei vertici che si sono susseguiti
negli anni. Gli impegni dei capi di stato e di governo
si basano sulla priorità che riveste l‟infanzia
nell‟ambito di qualsiasi tipo di politica dello