INTRODUZIONE
«Let everything that's been planned come true. Let
them believe. And let them have a laugh at their
passions. Because what they call passion actually is not
some emotional energy, but just the friction between
their souls and the outside world. And most important,
let them believe in themselves. Let them be helpless like
children, because weakness is a great thing, and
strength is nothing. When a man is just born, he is
weak and nullexible. When he dies, he is hard and
insensitive. When a tree is growing, it's tender and
pliant. But when it's dry and hard, it dies. Hardness
and strength are death's companions. Pliancy and
weakness are expressions of the freshness of being.
Because what has hardened will never win»
Stalker
1
La presente ricerca, all’interno dell’ambito più ampio degli studi sulla trattazione del Sogno
Americano riferendosi all’evoluzione del linguaggio cinematogranullco dagli anni ’30 ad oggi, ha
considerato suo oggetto d’indagine il cinema di Paul omas Anderson, esaminandone tre null lm in
particolare: Boogie Nights, ere Will Be Blood e Punch-Drunk Love. La scelta del regista è stata
determinata da un duplice presupposto teoretico. Da una parte, Anderson ha rivelato una
personalità eclettica, sempre in evoluzione; un regista innovativo, originale, citazionista silenzioso
e caratterizzato da una marcata fantasia oltre ad essere padrone della tecnica e dello stile.
Dall’altra, i personaggi da lui descritti sono complessi, la narrazione è lunga e tortuosa, eccentrica
e mai prevedibile. L’analisi dei suoi null lm non è mai sufficientemente esauriente, talmente sono
“monumentali”. Il suo stile è unico, perché riesce con un’abilità inusuale a creare trame a mosaico,
mai noiose. Nel convincente prologo di Magnolia – in cui vengono narrate tre vicende dominate da
coincidenze al limite dell’inverosimile – il regista dichiara come sottotraccia ciò che è la chiave di
lettura principale di tutto il null lm: la rete di legami che unisce i personaggi, con le loro storie e
complicate relazioni, spesso fortuite, descritte dai movimenti della macchina da presa e dal ritmo
1
1
Tratta da Сталкер (Stalker, A. Tarkovskij, 1979)
del montaggio. Il pathos dell’esistenza è reso magistralmente nell’ “unione musicale” : è Wise Up di
Aimee Mann, il null lo rosso che li collega. In una nota sequenza, tutti i personaggi cantano alcuni
versi della canzone ed “ è infatti da questo momento che i nove dannati della saga andersoniana
trovano la forza ed il coraggio di agire, nel bene o nel male, di diventare artenullci del proprio
destino”
2
. Quest’ultima sequenza è fusione di musica e immagini che arriva quasi a sfociare nel
musical e riesce a comunicare molto più di un dialogo ben scritto e ben recitato. Magnolia è
paradigma di tutta l’opera andersoniana: il null lm racchiude e racconta temi e tipi di personalità
ricorrenti nel cinema di Anderson, come la paternità mancata ( Hard Eight, ere Will Be Blood), la
frustrazione derivante da un ambiente familiare ossessivo e possessivo ( Boogie Nights e Punch
Drunk Love), il rapporto con il passato, il caso, e la ricerca della felicità. Tutti gli eroi ( o meglio, gli
“antieroi”) andersoniani sono affetti da un infantilismo che li protegge dal passato e dai suoi
traumi segno di un’innocenza perduta troppo presto. Il loro obiettivo è raggiungere il Sogno
Americano (fama, successo, soldi e quindi felicità) che in realtà si rivela per quel che è: una
menzogna in cui, al posto dell’armonia, della serenità e della forza ci sono solo solitudine, dolore e
sangue ( notevole è il null nale de ere Will Be Blood ovvero una parabola discendente di Plainview
paragonabile a quella di Kane in Citizen Kane). E’ questa la tematica su cui si concentra la mia tesi:
appunto, la distruzione del Sogno Americano ( usando il contributo fondamentale di Jeremy
Rifkin ed attraverso le analisi dei null lm cosiddetti “classici” degli anni ’20/’30 null no ad arrivare al
cinema indipendente) e la tentata ricerca della felicità dell’eroe andersoniano, dalla personalità
fragile e insicura, in apparenza ribelle, simbolo delle contraddizioni dell’animo umano.
Ripercorrendo la nulllmogranull a del regista, analizzando in particolare tre dei suoi null lm ( Boogie Nights,
ere Will Be Blood e Punch-Drunk Love) e le sequenze più importanti, si seguirà il cammino dei suoi
personaggi, considerati da Anderson, “amici” e, universalmente, uomini. Amore per la vita,
dunque. Vita = cinema come affermava Pasolini che denullniva la Settima Arte come un continuo ed
innullnito piano sequenza. Ed è proprio il piano sequenza la soluzione registica prediletta da
Anderson: suggestivo e acrobatico è il long take con cui si apre Boogie Nights. Anderson osserva e
descrive la vita e la ricerca del Sogno dei suoi personaggi. Li segue null no alla distruzione del Sogno e
alla presa di coscienza che la felicità non è utopica ( lo è solo se assimilata alla fama e al successo)
ma è raggiungibile, forse, con l’amore ( Punch-Drunk Love).
2
2
D. Mondella, Piovono rane dal cielo. Il cinema di Paul Thomas Anderson , Livorno, Il Foglio Letterario, 2008, p.131
Tratta da ere Will Be Blood (Il Petroliere, P.T. Anderson, 2007)
3
PRIMA PARTE
AMERICAN CINEMA/AMERICAN CULTURE
CAPITOLO 1: AMERICA GOT IT RIGHT?
IL SOGNO AMERICANO E LA SUA DISSOLUZIONE
1.1 Il sogno che ha conquistato una Nazione
«All people dream but not equally.
ose who dreams by night
in the dusty recesses of their minds
wake in the day to nullnd that it was vanity.
But the dreamers of the day are dangerous people
for they may act their dream with open eyes
to make it possible»
T.E. Lawrence
Su una carta geogranullca degli Stati Uniti si muovono delle null gure femminili, giovani donne, vestite
tutte con la stessa divisa, in una serie di serpentine quasi “robotiche”, simbolo di dinamismo,
trasformazione, movimento. In una serie di sovrimpressioni molto suggestive che rimandano ad
una componente attrazionale tipica del cinema dei Roarig ‘20s ed evocano storie di trasformazione
femminile
1
, una comune donna in tailleur diventa la tipica Ziegfeld girl, donne comuni si
sovrappongono ad un un treno in movimento, alle automobili nelle città stilizzate e innullne la
didascalia Glorifying 1927 sembra fuoriuscire dall’inquadratura e chiude in modo cronologico il
prologo iniziato con Glorifying 1919. La sequenza in questione è l’inizio di Glorifying the American
Girl (id, Millard Webb, 1929), la storia dell’ascesa di una ragazza comune ai fasti di Broadway.
Webb mostra eloquentemente la condizione storica della donna americana: il movimento robotico
delle donne sulla carta geogranullca indica in modo visivamente efficace il movimento migratorio
4
1
T. Gunning, The Cinema of Attractions. Early Film, Its Spectator and the Avant-Garde, in Th. Elsaesser (edited by),
Early Cinema. Space Frame Narrative, London, BFI,1990, pp. 56-62
delle giovani in cerca di lavoro che caratterizza la null ne dell’Ottocento e l’inizio del Novecento; il
treno in movimento sovrapposto alle automobili oltre a creare un effetto travolgente raffigura la
trasformazione della metropoli che converge con l’evoluzione della null gura femminile
2
. Talento,
giovinezza, successo, emancipazione.
La protagonista del null lm, Gloria, mette in pratica l’insegnamento di Henry David oreau
enunciato in Walden (1854), «[...]that if one advances in the direction of his dreams, and
endeavors to live the life he has imagined, he will meet with a success unexpected in common
hours» e si pone come rappresentante universale di un national ethos più noto come American
Dream, espressione usata per la prima volta da James Truslow Adams nel 1931, anno in cui fu
pubblicato il suo libro più famoso, e Epic Of America. Il potenziale evocativo e l’efficacia
dell’espressione erano chiari allo stesso Adams. Il titolo sarebbe dovuto essere e American Dream
ma Ellery Sedgwick, l’editore, era certo che « nessuno avrebbe pagato tre dollari per un libro su un
sogno»
3
. Titolo o no, è l’American Dream l’essenza del libro di Adams che evoca questa espressione
più di trenta volte
4
e non ritiene nulla più importante di ciò che chiama «il sogno americano di
una vita migliore, più ricca, più felice per tutti i cittadini di qualsiasi rango sociale». Una speranza
che è sempre esistita sin da quando l’America è diventata una nazione indipendente, sin da
quando gli Americani hanno difeso e salvato il sogno di libertà da quanti volevano sopraffarlo
5
.
Come afferma l’economista statunitense Jeremy Rifkin, «l’intuizione di Adams riguardo
allo spirito americano si è dimostrata quella più vicina alla realtà»
6
. Il mito del successo e della
felicità raggiungibili grazie all’impegno (99%) e al talento (1%)
7
è famoso non solo negli Stati
Uniti ma in tutto il mondo e, avendo un signinullcato ben preciso, di solito non viene tradotto. Ma
attenzione: è famoso in tutto il mondo ma non è di tutto il mondo. Il Sogno appartiene solo
all’America e la sua potenza risiede nell’unicità, nell’esclusività. Il successo è possibile solo negli
Stati Uniti, terra promessa in cui risiede un popolo eletto. Un popolo discendente da quei padri
pellegrini che «si consideravano i nuovi israeliti e paragonavano il loro viaggio periglioso alla fuga
degli antichi ebrei dall’Egitto»
8
. John Winthrop, il capo spirituale, e i suoi erano gli emissari di Dio
e l’America, la selvaggia terra dove imperava una natura decaduta, un potenziale Eden da redimere
5
2
V. Pravadelli, La Grande Hollywood. Stili di vita e di regia nel cinema classico americano, Venezia, Marsilio, 2007, pp
57-60.
3
J. Cullen, The American Dream: A Short History of an Idea that Shaped a Nation, New York, Oxford University Press,
2003 p. 3
4
Ivi. p.4
5
Ibid.
6
J. Rifkin The European Dream, tr. it. Il sogno europeo. Come lʼEuropa ha creato una nuova visione del futuro che sta
lentamente eclissando il sogno americano, Milano, Mondadori, 2004, p. 14
7
Ibid.
8
Ivi, p. 19
e sottomettere a Dio. «Noi americani siamo il popolo prescelto, il popolo eletto, l’Israele del nostro
tempo, noi portiamo l’arca della civiltà del mondo. Settant’anni fa sfuggimmo alla schiavitù, ed
oltre alla primogenitura, perché abbracciammo un continente della terra, Dio ci ha dato in futura
eredità i vasti domini dei pagani politici che verranno a riposare all’ombra della nostra arca senza
alzare mani lorde di sangue. Dio ci ha predestinato, l’umanità attende grandi cose dalla nostra
razza, e grandi cose noi sentiamo nelle nostre anime [...]»
9
. Melville descrive in modo eloquente la
componente spirituale del Sogno secondo cui i pellegrini, rendendo l’America una terra
paradisiaca non furono maledetti ma protetti dal Signore.
«Se John Winthrop ha rappresentato il lato spirituale del Sogno Americano, è stato
Benjamin Franklin a riempirlo di contenuti pragmatici»
10
. Non fu più la salvezza eterna ad essere
l’obiettivo principale dell’americano medio ma fu il benessere materiale. Il cosiddetto successo.
omas Jefferson affermava nella Dichiarazione d’Indipendenza Americana che ogni individuo
non ha semplicemente diritto alla vita e alla libertà ma anche alla ricerca della felicità (pursuit of
happiness). Franklin prese alla lettera l’insegnamento di Jefferson e unì nella sua personale idea di
American Dream il fervore religioso e il materialismo connesso all’utilitarismo e all’interesse
individuale nel mercato. Gli americani capirono di essere destinati al successo sia in terra che in
cielo. Felici e destinati alla salvezza eterna.
L’insegnamento di Winthrop è imperituro. Nonostante i problematici anni ’70, il Vietnam
e le proteste contro l’impero americano, considerato responsabile di una società malata,
nonostante i terribili eventi che l’America ha provocato e subito ( La Grande Depressione), lo zelo
religioso non ha cessato di infervorare gli animi dei giovani americani che hanno creduto e
credono che l’America fosse ed è «un posto speciale con un destino speciale»
11
. A perdere colpi è
proprio il materialismo frankliniano. Come rileva Rifkin, l’insegnamento inneggiante al duro
lavoro e alla perseveranza si è perso. In uno dei sondaggi d’opinione analizzati dall’economista,
veniva chiesto ai giovani di età inferiore ai trent’anni se credevano che sarebbero diventati ricchi.
Il 55% ha risposto affermativamente. Alla domanda: come avrebbero raggiunto la ricchezza? Il
71% dei lavoratori dipendenti ha risposto che non sarebbero diventati ricchi con l’occupazione
attuale. Per quanto riguarda le prospettive di occupazione futura, l’indagine ha rilevato che il 76%
dei giovani tra i 18 e i 29 anni crede che gli americani non sono più disposti a lavorare duramente
per fare carriera
12
. L’incognita è proprio la fortuna. Secondo Lasch i giovani statunitensi vivono
per se stessi, concentrati sulla gratinullcazione immediata null glia di una cultura del narcisismo in cui
6
9
H. Melville, Giacca Bianca, trad. it. in (a cura di) R. Bianchi, Tutte le opere narrative di Herman Melville, Milano,
Mursia, 1989 ( ed. or. 1850), vol III, p. 386
10
J. Rifkin The European Dream, tr. it. Il sogno europeo. Come lʼEuropa ha creato una nuova visione del futuro che sta
lentamente eclissando il sogno americano, Milano, Mondadori, 2004, p. 26
11
Ivi. p. 6
12
Ivi. pp. 28-29
tutti avvertono la felicità come un diritto e non come un bene da conquistare. «Dalle stalle alle
stelle» diceva Horatio Alger. Ma senza fatica, direbbero i giovani americani che ormai se ne
innullschiano dell’etica del lavoro. Quello che oggi milioni di statunitensi stanno abbracciando non è
il Sogno americano ma una Fantasia americana, alimentata da illusioni derivanti dal gioco
d’azzardo e dagli spettacoli televisivi. «Per loro, il Sogno Americano ha meno a che fare con la fede
e la perseveranza di quanto ne abbia con la fortuna e la faccia tosta»
13
.
1.2 La materia di cui sono fatti i sogni
«La popolarità di Hollywood deve più al diavolo che a
Dio[...] la costa californiana non è, per il cineasta
dotato e appassionato, quell’inferno che alcuni vogliono
che sia, bensì una patria di elezione, quella patria che fu
Firenze nel ‘400 per i pittori o Vienna nell ‘800 per i
musicisti [...] l’aria che vi si respira non è solo salubre,
ma ha un profumo inebriante»
Eric Rohmer
«e American Dream in entrenched in American popular culture. Books, movies, tv, shows and
songs express the basic ideals of the American Dream and, in turn, continually communicate it to
a receptive audience »
14
.
Nel 1929, la Grande crisi scosse l’impero americano e provocando una profonda depressione
economica e sociale, seminò paura, incertezza e povertà. Crollarono i prezzi delle merci, crollò la
produzione, si ebbero licenziamenti di massa. Fu il democratico Franklin Roosevelt, presidente dal
’33 null no alla morte a risollevare il Paese. Egli avviò con il National Recovery Act un nuovo corso, il
New Deal. Furono potenziati i lavori pubblici, sostenuti i prezzi agricoli, sviluppata l’assistenza
sociale, sottoposti a controlli gli istituti null nanziari e regolamentati i rapporti padronato/
manodopera. La sua politica ebbe successo. Ma occorreva anche rifondare la null ducia che i cittadini
americani avevano perso nei confronti delle istituzioni. Fu il cinema in questa situazione ad avere
un ruolo fondamentale. «Il messaggio proposto dal cinema americano classico va quindi letto nella
temperie successiva alla grande crisi, come tentativo, perfettamente riuscito di restituire umanità
e piacevolezza alla vita sociale altrimenti distrutta dalla fame e dalla miseria»
15
. Il cinema doveva
7
13
Ibid.
14
J. Emmett Winn, American Dream and Contemporary Hollywood Cinema, London, The Continuum International
Publishing Group, 2007, p. 1
15
S. Bernardi, Lʼavventura del Cinematografo. Storia di unʼarte e di un linguaggio, Venezia, Marsilio, 2008, pp 145-146
essere per tutti e di tutti: il suo modello dichiarato era la popular litterature di Dickens e di Balzac
che mescolava sapientemente lo svago e il linguaggio curato e colto. Inoltre le tematiche affrontate
vertevano principalmente su valori forti come la famiglia, il matrimonio, la speranza, la felicità e
l’upward mobility, quella tipica del Sogno. Cullen chiama upward mobility «one of the most familiar
American Dreams [...] a dream typically understood in terms of economic or social advancement
[...] is about a person who elevates himself or herself as a result of hard work and individual
endeavor»
16
. Il cinema di cui stiamo parlando si fonda sulla straordinaria capacità di dare
consistenza ai sogni, «ha il potere di estorcere l’attenzione, porta lo spettatore fuori da sè per
immergere i suoi occhi nella magia dell’immagine»
17
. Dietro a questo tipo di cinema era necessario
un apparato produttivo solido, in grado di creare prodotti fruibili da qualsiasi tipo di spettatore
anche non americano, fondato sull’intrattenimento, utile per capire il mondo, caratterizzato da un
«meccanismo scorrevole e ben oliato»
18
e da scelte stilistiche comprensibili in cui la trasgressione
è tabù. C’è un rapporto vero tra le due Americhe. Tra quella reale e quella del Cinema: è un
«rapporto di desiderio, di eco, di trasposizione, di spostamento, di inversione, di compensazione,
di rinforzo, d’esempio, di ammonimento»
19
. E come affermava Michael Wood in America in the
Movies: «Materia dei null lm è la materia dei sogni [...] ma allora i sogni sono messaggi, mescolati alla
rinfusa, dalla vita solenne [...] Non è probabile che leggiamo nel mondo rinullesso e abitualmente
roseo del cinema quello che non c’è, perché non possiamo non vedere il nostro mondo allo
specchio [...] Il cinema non descriveva l’America né l’esplorava, ma l’inventava, sognava
un’America tutta sua e ci persuadeva a condividere il Sogno. Noi vi prendevamo parte felicemente,
perché il sogno era a suo modo autentico [...] e anche perché non c’erano molti altri sogni, lì
intorno [...] Anche le menzogne banali sono una forma di confessione: anche i sogni esili e
calcolati hanno segreti da rivelare»
20
. E’ stata Hollywood ad animare e ad alimentare i sogni di
intere generazioni. E’ il mito consacrato del cinema, la città fantasma che ha creato la barriera
magica che separa il popolo dai divi, esseri soprannaturali, «non toccati dall’amarezza delle
frustrazioni quotidiane»
21
, che ha prodotto un mito universale e ha coniato un’immagine
dell’America esportata in tutto il mondo
22
. Il famoso null lm di Cukor, What price Hollywood? ( A che
8
16
J. Emmett Winn, American Dream and Contemporary Hollywood Cinema, London, The Continuum International
Publishing Group, 2007, p. 2
17
R. Borde, Eloge du style americain, in «Positif», n 50-52, Parigi, marzo 1963
18
O. Caldiron (a cura di), Il sogno americano: cinema e immaginario collettivo, Cosenza, Centrocinema, 19 maggio - 15
luglio 1979, pp. 8-9
19
Ibid.
20
M. Wood, America in The Movies, New York, Columbia University Press Morning Side Edition, 1989, p. 23
21
P. Tyler, Magic and myth of The Movies, New York, Holt, 1947
22
storia personale e storia pubblica del Cinema Classico e delle sue star si intrecciano in J. Charyn Jerome, Movieland:
Hollywood and The Great American Dream Culture, New York, NYU press,1996
prezzo Hollywood? G. Cukor, 1932) ha come protagonista una ragazza qualunque che riesce a
diventare una diva hollywoodiana. Il null lm oltre a raccontare una storia di autoaffermazione
femminile dove il maschio sembra essere secondario nella coppia
23
, è anche una rinullessione sul
divismo, sulla distanza tra lo spettatore e il divo e sul concetto di emulazione della star. Nella
sequenza iniziale, la protagonista Constance Bennett piega il giornale che sta leggendo e appoggia
il suo viso a quello di Clark Gable e imita la Garbo. La donna è quindi cosciente del processo di
imitazione e lo commenta ironicamente
24
.
Illusione di realtà, continuità narrativa, primato dell’azione: questo era il cinema
americano classico. Almeno in supernullcie. In realtà, il null lm classico può essere visto come un
«sistema dinamico a livelli molteplici in cui forze contraddittorie coesistono e si scontrano
regolarmente»
25
. Quindi, la nozione di classicità che per Bordwell «indica armonia, razionalità,
controllo, capacità di seguire le regole, controllo e standardizzazione» non è sufficiente per Altman
a spiegare il cinema hollywoodiano
26
. Ciò è visibile non solo in Hitchcock o in Hawks ( rivalutati
poi dalla Nouvelle Vague e considerati veri e propri autori) ma anche in Frank Capra, che è
considerato il regista più importante del New Deal ed il cantore del Sogno Americano
( «un’ispirazione per chi crede nel Sogno Americano» - John Ford), un mythmaker, capace di
plasmare una mitologia sociale e produrre un immaginario collettivo popolare
27
. Anche se verrà
considerato sempre il tipico ottimista americano, i critici hanno sottolineato l’ambiguità degli
happy endings dei suoi null lm. «L’ottimismo del lieto null ne nasconde in realtà un’angoscia della morte
più grande di quella che riscontra allo stadio della null nzione popolare[...]. Questa maggiore angoscia
è caratteristica della coscienza borghese, e si traduce, nell’ambito del realismo in una fuga fuori
della realtà»
28
. Le storie di Capra sono pessimiste null no alla null ne: mostrano, infatti, il lato oscuro
della società americana, dalla corruzione all’avidità, dal razzismo al bigottismo puritano, dalla
povertà alla prigionia delle convenzioni. Ma, come un deus ex machina, un evento, un personaggio,
una situazione conducono ad un null nale ottimista ma che ha il sapore amaro dell’inverosimile.
Come amari sono i dialoghi-monologhi del nonno Vanderhof in You Can’t Take It With You
( L’eterna illusione , F. Capra, 1938) in cui ad essere criticata è proprio la società capitalista fondata
sull’accumulazione forsennata di denaro e beni materiali che «non puoi portare con te», non
9
23
V. Pravadelli, La Grande Hollywood. Stili di vita e di regia nel cinema classico americano, Venezia, Marsilio, 2007,pp
61-63
24
S. Berry, Screen Style. Fashion and Femininity in 1930ʼs Hollywood, Minneapolis, University of Minnesota Press,
2000, pp. 24-30.
25
R. Altman, Dickens, Griffith and Film Theory Today, in «The South Atlantic Quarterly» LXXXVIII, 2, primavera, 1989,
pp. 331-334
26
Ivi. pp. 321-359
27
V. Zagarrio, Frank Capra , Milano, Il Castoro Cinema, 1995, p. 27
28
E. Morin, I divi, Milano, Mondadori, 1972