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INTRODUZIONE
Riflettere sulla lingua portoghese rende necessaria un‟attenta valutazione dello
spazio in cui essa si sviluppa, nella forma in cui si presenta, che sia essa centro o
periferia. E nella riconsiderazione del centro e della periferia, nel mio lavoro di
tesi, si rende centrale quel discorso periferico che per secoli è stato deposto ai
margini, dove la questione della lingua diventa protagonista proprio nel suo essere
subalterna.
Il mio contributo sarà quello di delineare, nel campo di indagine del canone
letterario in Angola, il modello culturale di António Agostinho Neto (Kaxicane 17
Settembre 1922, - Mosca 1979).
Poeta e intellettuale, vedrà nelle sue mani il potere del cambiamento di un‟intera
nazione, diventando il profeta che ha narrato le sorti dell‟Angola e che ha incitato
il suo popolo alla lotta per la liberazione, assumendo , insieme alla sacralità anche
delle forme di contraddizione che analizzerò in seguito.
Nel primo capitolo sarà presentata una breve storia delle origini del canone
occidentale, in particolare la differenza tra il canone e l‟anti-canone, passando poi
all‟analisi della questione d’oltremare (termine caro ai colonialismi). Il tentativo è
quello di trovare affinità e divergenze tra il canone letterario occidentale e quello
africano, in questo caso angolano, in un‟ottica di svecchiamento, attraverso gli
studi postcoloniali, per una riformazione di esso, lontana dai modelli occidentali
imposti dalle politiche coloniali. Il secondo capitolo vede la presentazione e
l‟analisi di Neto poeta, analizzo le radici del suo pensiero, la lirica e l‟epica nelle
opere A Renúncia Impossivel ma soprattutto nell‟opera principale Sagrada
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Esperança, una raccolta di poesie in cui il tema dello sviluppo della coscienza
nazionale assume un ruolo fondamentale. Inoltre analizzerò i discorsi da lui
proferiti, lungo l‟arco di tempo che va dalla lotta di Indipendenza
all‟Indipendenza stessa che lo vedrà come Primo Presidente dell‟Angola
decolonizzata. Mi soffermo poi sulla sua consacrazione politica, aiutata anche
dalla sua dissidenza e dalle numerose incarcerazioni, che hanno acceso i riflettori
su di lui per rendere il suo modello, politico e letterario, immortale.
Ritornando allo spazio letterario e in particolare al canone, Agostinho Neto svolge
la sua attività intellettuale nei primi tempi in maniera totalmente clandestina, il
suo intento è quello di svegliare le coscienze da un lato e, dall‟altro, di essere
contrario ai modelli imposti dal potere coloniale. Nel corso del tempo si ha
tuttavia un cambiamento totale, la lotta da lui condotta porterà i suoi frutti, ovvero
l‟Indipendenza, dove la questione culturale sarà sempre un nodo importante su cui
si baserà la politica netiana ma, l‟ottica da cui partirà il discorso sarà un‟altra, in
quanto non è più di sovversione ma è rappresentazione del potere stesso.
Partendo da queste riflessioni, diviene pertinente dare spazio agli obiettivi
principali della poetica netiana, a chi si rivolge il suo messaggio, qual è lo scopo e
in che modo è visibile nei suoi versi la volontà di collettivizzare la coscienza, alla
ricerca dell‟essenza angolana che svegli il suo popolo in favore di un progetto
dell‟anticolonialismo.
Politica e letteratura, in Neto, sembrano andare di pari passo e la mia analisi vuole
rispondere alla domanda se la poesia per Neto diventa solo uno strumento per il
messaggio politico o meno.
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Un altro aspetto di rilevante importanza è il carisma di Agostinho Neto, visibile
nel suo linguaggio impeccabile e seduttivo, che lo renderanno portavoce
indiscusso della sua patria; una questione che ha accompagnato il discorso
politico è, nell‟espressione del linguaggio netiano, la questione della lingua,
ovvero quale lingua dovesse essere utilizzata da parte degli scrittori angolani.
Come vedremo, alcuni hanno preferito una rottura totale con il mondo
colonizzatore e hanno prediletto forme linguistiche locali ed altri, invece, hanno
preferito continuare a scrivere nella lingua della patria colonizzatrice: Agostinho
Neto fa parte di questi ultimi.
Ma per quale motivo, Agostinho Neto scrive in lingua portoghese rivendicando la
totale angolanità delle sue idee e del suo sogno? Scelte meramente stilistiche o
derivanti da un discorso politico? Sarà questo il mio campo di indagine nel terzo
capitolo.
Attraverso il ricorso ad intellettuali a lui contemporanei, scrittori della sua stessa
generazione, di generazioni successive, interviste e testimonianze rilasciate, studi
e ricerche sulla sua persona, ho condotto infine miei studi nel campo di indagine
contemporaneo, per vedere che immagine si ha, al giorno d‟oggi, del Poeta-
Presidente attraverso gli studi postcoloniali, in particolare riferimento alla
dimensione di nozioni come lingua e linguaggio, subalternità e canone
letterario.
Agostinho Neto sembra esortare, in maniera quasi epica, il suo popolo a
rivendicare i diritti negati per secoli, in quanto africani, rendendoli coscienti di
essere uomini di dignità e soprattutto di essere liberi. Cercherò di capire se sono le
circostanze a dare eternità alla parola di Neto o se, a prescindere da determinati
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fattori storici e politici, la sua poesia sarebbe stata comunque un esempio del
canone letterario angolano. Molte sembrano le contraddizioni che avvolgono la
figura di Neto e su tali contraddizioni segue la mia indagine, facendo riferimento
sia a considerazioni , a volte semplicistiche, di autori che lo limitano ad uno
scrittore mediocre, altre che lo limitano ad uno scrittore del messaggio politico e
quindi solo funzionale a ciò, ed altre ancora che invece lo venerano come un
immagine sacra: difficile è trovare una totale estraneità emotiva dato che si tratta
di una storia che si sta ancora narrando, molti sono ancora i sogni, le disillusioni e
le utopie che il suo popolo ha legato alla sua immagine.
A detta di Leonel Cosme, ad esempio, Neto sembra rappresentare, non solo il
leader rivoluzionario ma anche il “kilamba”, tipicamente africano, ovvero il
protettore, il profeta e annunciatore di buone notizie e vedremo le cause.
In conclusione, in una prospettiva futura che dia valore al passato, ho cercato di
verificare quale sia l‟eredita lasciata da Agostinho Neto, di un uomo che è riuscito
a togliere le catene ad un paese schiavo, un paese che poi non ha saputo,
inizialmente, fare i conti con la propria libertà, dove non è risultato tanto difficile
la liberazione, ma la realizzazione della liberazione, a causa dei conflitti interni.
Le utopie di Agostinho Neto si inseriscono in un discorso moderno dove si tenta
di non ridare più vita a tali utopie , nel tentativo di decostruirle.
Nella questione coloniale, la letteratura e il potere vanno di pari passo, e l „Africa
ancora oggi sente la pressione di una colonizzazione che si presenta in forme
diverse come ad esempio nelle politiche editoriali di prediligere un determinato
discorso, a volte inserito nell‟idea di un Africa esotica e stereotipata, che danno
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poca voce all‟angolanità , alla letteratura emergente e agli scrittori che provano in
tutti i modi di riappropriarsi della propria identità.
La liberazione nazionale per l‟Angola è stata un atto di cultura, ovvio è chiedersi,
ricorrendo a Said, se si può parlare di cultura liberata dai suoi vincoli col dominio.
Questo è il quesito fondamentale che mi pongo all‟interno del mio contributo,
sviscerando, in base agli strumenti da me utilizzati, di delineare l‟immagine di
Agostinho Neto, in visione di quello che ha fatto, in relazione al futuro da lui
immaginato e, la reale concretezza delle sue utopie e dei suoi sogni, concludendo
con l‟immagine che oggi si ha del Poeta Presidente in Angola e, in generale, dei
progressi culturali in relazione alla parola libera e decolonizzata.
Agostinho Neto ha descritto il popolo angolano nel considerare la sua condizione
di subalternità, subalternità che cerca al giorno d‟oggi il riscatto per rendersi
centro in quel discorso di appartenenza alla periferia.
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CAPITOLO I
1. Il canone letterario tra origini e svecchiamento
Parlare di un personaggio come Agostinho Neto, considerato il canone della
letteratura angolana, implica la riconsiderazione del concetto di canone letterario
inserito nel discorso politico-letterario che la figura di Neto, poeta e primo
Presidente dell‟Angola, vede racchiudere in sé.
Che cosa intendiamo per canone letterario? Quali sono i modelli che ne fanno
parte? E soprattutto, l‟idea del canone è un concetto occidentale africanizzabile o
meno?
La figura di Agostinho Neto in Angola, da un punto di vista poetico, è uno dei
modelli letterari che si sono instaurati durante la lotta di decolonizzazione del
paese ed è proprio per questo motivo che parlare del canone letterario è doveroso
nel momento in cui ci si avvicina ad una letteratura prendendo come tema di
discussione il modello letterario. Se da un punto di vista Occidentale, siamo
abituati, nel riferirci ad una letteratura, ad avere come riferimento i modelli
culturali che il canone letterario ci impone, da un punto di vista africano, e in
questo caso angolano, è possibile fare lo stesso discorso?
Il canone, si basa su criteri di selezione ed esclusione e, da un punto di vista
occidentale, come scrive Francesco Sinopoli:
“L‟introduzione di nuove prospettive sul canone, in Europa e negli Stati Uniti, da parte dei post-
colonial studies (studi postcoloniali), dei cultural studies (studi culturali) ha anche ridimensionato
il presunto valore 'oggettivo' della storia letteraria come descrizione attendibile di un sistema
letterario sia esso nazionale o plurinazionale. Essa è stata infatti riconsiderata in quanto
'narrazione', cioè come discorso costituito da intrecci e argomentazioni che funzionano come vere
e proprie strategie di identificazione culturale, finalizzate a legittimare anche politicamente
l'esistenza di alcuni soggetti collettivi (la patria, la nazione, la cultura, le tradizioni locali, ecc.) e a
cancellarne o ad escluderne altri (le minoranze linguistiche, la letteratura prodotta dalle donne, la
10
letteratura delle culture subalterne, della migrazione ecc.)”.
1
A tal proposito, facendo riferimento alle nuove prospettive sul canone
Occidentale, la mia intenzione è quella di capire come le strategie di
identificazione culturale abbiano agito su di esso.
1.1 L’origine del canone letterario occidentale
Partendo dalle origini, il canone letterario occidentale si ricollega ad una base
letteraria ben salda che risale alla nascita della tradizione scritta e all‟uso della
lingua che ne viene fatto.
Il concetto di canone che ha in sé un sistema di valori, da un punto di vista
etimologico, il termine canone viene dal greco kanón che designa una regola, un
modello o una norma rappresentata da un‟opera o da un poeta. La chiesa, ad
esempio, utilizzava questo termine per designare una lista di santi ed anche una
selezione di libri riconosciuti come degni di autorità. All‟origine del termine vi è,
quindi, la scelta di modelli piuttosto che di altri, in sostanza, si basa su di un
processo di esclusioni.
A. Compagnon nell‟opera O demônio da teoria: literatura e senso comum
2
,
sostiene in questo senso, che la letteratura abbia importato il concetto di canone
inteso secondo il modello teologico del XIX° secolo, epoca che vede l‟ascesa dei
nazionalismi dove grandi scrittori diventano eroi dello spirito delle nazioni
3
. Il
canone letterario vedrà, quindi, ancorato il suo significato al nazionalismo e sarà
1
Sinopoli, F., La storia comparata della letteratura, (Saggio), in Gnisci, 1999, pp.1-50
2
Cimpagnon, A., O Demônio da Teoria: literatura e senso comum. Trad. Cleonice P. B.
Mourão, Consuelo F. Santiago. Belo Horizonte: Editora UFMG, 2001.
3
Ibidem
11
promotore di opere che meglio incarnano il sentimento per la nazione.
L‟obiettivo è quello di costruire una memoria collettiva, un patrimonio che
assicuri il proprio dominio sulla cultura; vengono assunti modelli da seguire come
contenitori di un concetto culturale condivisibile.
Un interessante studio di Perrone-Moisés
4
sostiene che furono i filologi
alessandrini, molto tempo prima dei nazionalismi borghesi, quelli che fecero una
selezione di autori letterari affinché fossero letti nelle scuole di grammatica.
L‟autrice afferma, inoltre, che nell‟Antichità classica il concetto di “scrittore-
modello” era relazionato al livello di erudizione del linguaggio, quindi era
utilizzato anche nelle scuole di grammatica.
L‟autrice, vede, ad esempio, nel XVIII° secolo, un ridimensionamento del
concetto di canone, la cui universalità si riduce quando il giudizio estetico non
viene più considerato come universale, e i classici non rappresentano più modelli
assoluti ed eterni.
Successivamente, Perrone- Moisés sostiene che sia possibile spiegare il canone
moderno a partire dalla teoria kantiana secondo la quale:
[…]o juízo estético parte do princípio do consentimento, ou seja, ao longo de um determinado período, uma
obra e seu escritor que tiveram maior assentimento, independentes das transformações ocorridas nas
sociedades,
tornam-se obras modelares. Dessa maneira, a sociedade, não raro, é assujeitada por um discurso dominante
que lhe faz calar a voz,“consentir” às decisões dos superiores. Na esteira desse processo encontra-se a
constituição do “clássico”, conceito mais ligado à noção de nobreza e soberania. Indiferentemente,
tanto a idéia do cânone literário, como o clássico da literatura, são processos pautados na hierarquização da
arte
5
.
4
Perrone- Moisés, L. Altas Literaturas: Escolha e Valor na Obra Crítica de Escritores
Modernos. São Paulo: Companhia da Letras, 1998, p.1-15.
5
Ivi, p.5
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Verso la fine del XX° secolo, a detta di Perrone- Moisés, temi come quello delle
verità assolute prendono piede, anche se l‟assolutezza dei valori vede contrari
lavori di filosofi come Michael Foucault, Roland Barthes e Jacques Derrida, che
proposero la decostruzione delle basi strutturaliste e tradizionali della Storia e
della storia e nel campo della letteratura.
La figura del lettore diventa centrale nel processo di lettura con le nozioni di
piacere e fruizione introdotte da Barthes nella seconda metà del XX secolo
6
;« Le
texte que vous écrivez doit me donner la preuve qu’il me désire. Cette preuve
existe : c’est l’écriture. L’écriture est ceci : la science des jouissances du langage
»
7
, questo piacere, a detta di Barthes, si raggiungerà solo quando si avrà la
decostruzione di leggi che riguardano “la langue, son lexique, sa métrique, sa
prosodie”
8
. Un testo di piacere è quello che “contente, emplit, donne de
l’euphorie ; celui qui vient de la culture, ne rompt pas avec elle, est lié à une
pratique confortable de la lecture”
9
. A detta di Barthes il piacere del testo esige
l‟esclusione dell‟ideologia,che soddisfa i principi dello strutturalismo che vede il
testo come una struttura chiusa su se stessa. Sostiene che il piacere del testo è una
distruzione di valori alla quale dobbiamo rinunciare, invita il lettore a combattere
la repressione ideologica e della libido. Bisogna rifiutare l‟ideologia che
comprende la politica, la società i suoi valori e le istituzioni, e il linguaggio.
Nell‟associazione delle funzioni del processo di formazione del canone letterario e
dei suoi presupposti, si è percepito che il problema non risiede esattamente nella
6
BARTHES, B., Storia o letteratura? (1960), in Saggi critici, trad. it., Torino, Einaudi, 1972, pp. 95-
115.
7
Barthes, R., Le plaisir du texte, éd.du Seuil, 1973, Paris, p.13-14
8
Ivi, p.17
9
Ivi, p. 25
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“formazione” del canone, nella selezione o nell‟esclusione di alcuni autori e di
alcune opere al posto di altre ma risiede nella strutturazione sociale e morale della
costruzione.
Il concetto di canone letterario, in questo senso inteso, non è universalizzabile,
specie se ad influire sulla sua formazione sono il contesto storico, il concetto di
potere, gli avvenimenti socio-storici.
Parlare di canone letterario ha a che vedere con l‟idea di comunità essa stessa
immaginata in una specifica realtà che rivede in un tipo di letteratura le sue radici
salde.
Barthes, nel saggio interrogativamente intitolato Storia o letteratura?
10
Vede la
letteratura come il segno di una storia perché non può prescindere da una
tradizione, ma al tempo stesso, essendo una creazione, resiste alla storicità
nell‟aspirazione di farsi assoluta. Se esistesse soltanto la critica, l‟opera letteraria
sarebbe vista come un procedimento centripeto e al contempo periferico, perché
mira a rilevare la peculiarità del testo, il suo essere unico e speciale. La storia
letteraria ne modera la tendenza ed intende coglierne lo sviluppo e il senso
attraverso la temporalità, con approccio in direzione centrale e allo stesso tempo
di connessione affinché l‟opera letteraria venga proiettata dall‟interno verso
l‟esterno per legarsi alle altre.
Il XX° secolo, inoltre, vede nascere il dibattito relativo alla funzione pedagogica del
canone letterario con l‟intenzione di voler fornire letture formatrici per i giovani e
prepararli al riconoscimento delle opere con qualità estetica.
Formandosi fin dalla sua nascita sulla scelta realizzata da un soggetto critico e
costituitosi come base di conoscenza determinata (letteraria, teologica o
10
BARTHES, B., op. cit., p.9, nota n.6, p.88